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Appunti di Lettere e filosofia - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Al di fuori dell'Europa la presenza di lingue indo-europee è legata alle vicende di colonizzazione. L'inglese è la lingua indo-europea di maggior diffusione al di fuori dell'Europa: è parlato in negli Stati Uniti, in Australia, nella repubblica del Sud Africa. Subito dopo l'inglese, lo spagnolo presenta il maggior numero di parlanti nel mondo: esso è parlato in America centrale e meridionale. Nel Canada, invede, il francese è in via di regressione, e inoltre si parla ad Haiti, e in Africa in alcuni stati. In Africa si parlano anche spagnolo, inglese e tedesco in Namibia. Il portoghese è parlato in Brasile.
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Questo appunto si riferisce al corso di storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Il territorio in cui il latino era parlato nell'entichità non corrisponde all'attuale area delle lingue romanze. Costituiscono la Romania perduta: parte dell'Europa centrale (Germania), parte della penisola balcanica (eccetto Romania e coste dalmatiche), e l'Africa settentrionale. In tutta l'Europa orientale e in parte dell'Asia il greco fu lingua di cultura fino al XII sec. Oggi è parlato solo in Grecia.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. Nel V sec. la seconda lingua che si affiancò al greco nell'uso liturgico fu l'armeno. L'importanza dell'armeno e dell'arabo consiste nel fatto che Armeni e Arabi hanno tradotto nelle loro lingue testi greci scientifici tardi, i cui originali sono andati perduti. Nel IX sec. le popolazioni slave, penetrate in Europa orientale e nei Balcani, si dotarono di una traduzione della Bibbia in lingua slava antica (paleoslavo o antico bulgaro o antico slavo ecclesiastico). L'alfabeto greco è stato lo strumento di cui si sono servie tutte le lingue parlate nell'area orientale. Le lingue slave, ad esempio, usano l'alfabeto cirillico che è un adattamento dell'alfabeto greco. Anche albanese e romeno, che ora usano l'alfabeto latino, precedentemente usavano l'alfabeto greco.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. Una lingua creola costituisce una fase successiva a un registro di lingua specialistico, il pidgin, che nasce per esigenze di comunicazione settoriale dall'incontro di due lingue diverse. Il pidgin è lo strumento linguistico cui si è dato vita nelle colonie, con un lessico derivato dalle lingue dei colonizzatori e dei colonizzati, settoriale, limitato alle necessità d'uso, senza grammatica in cui le parole sono accostate senza essere flesse. Il creolo è la fase successiva: il pidgin diventa lingua madre, amplia il lessico e introduce una sorta di grammatica.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. Al tempo dell'impero romano le lingue celtiche si estendevano dall'isola britannica alla Francia, alla Germania e a tutta la penisola iberica. In seguito il celtico subì una regressione dovuta all'espansione del latino e delle lingue Germaniche. Nel Galles, nella Scozia nord-ovest e nell'Irlanda si parlano ancora varietà linguistiche celtiche, in via di regressione. Il bretone, celtico della Britannia, è una varietà celtica di ritorno, portata da Celti che migrarono in Francia all'arrivo dei Germani nell'isola britannica.
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Esame Storia e geografia linguistica dell'Europa

Facoltà Lettere e filosofia

Appunto
Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. In una zona limitata della Spagna a ridosso dei Pirenei si parla una lingua non indo-europea, il basco, di difficile classificazione, di cui non è possibile individuare parentele linguistiche. Vi è una teoria secondo cui vi sarebbe una parentela tra il basco e le lingue caucasiche. Alcuni fenomeni fonetici do spagnolo, portoghese e francese, come la presenza di vocale protetica, potrebbero essere, elementi di sostrat basco.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. Gallese (Cimrico) e Cornico (ormai estinto), lingue celtiche, presentano elementi latini antichi, conservativi, come è possibile vedere dai prestiti latini nelle lingue celtiche: - conservazione di [j]; - conservazione del dittongo [au]; - conservazione delle velari davanti a vocale palatale. L'Irlanda fu invece latinizzata più tardi, per cui i prestiti latini in irlandese presentano esiti fonetici più tardi (ad es. l'esito [o] del dittongo [au]).
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica tenuto dal professor Antonio Filippin. Il contatto linguistico-culturale tra mondo latino e mondo germanico nei secc. I-III d.C. è legato alla romanizzazione della Germania: vi sono prestiti latini nelle lingue germaniche afferenti al lessico profano. Informazioni ci vengono da Cesare, Tacito, Plinio. Dal IV sec. in poi, nella tarda antichità e nell'alto medioevo, i contatti tra i due mondi furono legati alle invasioni barbariche e ai regni gotici: vi sono prestiti germanici in latino afferenti soprattutto al lessico religioso.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Tra i toponimi ci sono prestiti latini molto antichi entrati nelle lingue germaniche. Ad esempio, ted. Coblens, dal lat. Confluentes ted. Koln, dal lat. Colonia, ted. Aachen dal lat. Acquae. Ed inoltre i toponimi inglesi in -chester, dal lat. castrum, e in -wich, dal lat. vicus. Quest'ultimo, ad esempio, è un prestito molto antico perché è entrato in inglese quano i Latini ancora pronunciavano <v> [w].
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. I prestiti consentono talora di stabilire la cronologia relativa tra due fenomeni fonetici e la cronologia assoluta, ossia la datazione di una legge fonetica. Ad esempio il ted. keller dal lat. cellarium è un prestito antico entrato in tedesco quando ancora i Latini pronunciavano <c> [k], mentre ted. zella dal lat. cella è un prestito tardo, entrato in tedesco quando i Latini pronunciavano <c> [ts] (esempio di cronologia relativa). Inoltre poiché i prestiti latini entrati nelle lingue germaniche nel II-I sec. a.C. presentano [k] che in germanico viene mantenuta, a quell'epoca la legge di Grimm era evidentemente terminata (esempio di cronologia assoluta).
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Alcuni campi lessicali presentano un maggior numeri di prestiti latini antichi nelle lingue germaniche: - commercio; - alimentazione; - aspetto estetico; - tecnica militare; - religione; - qualità morali; - istruzione. Importanti sono soprattutto le testimonianze di Tacito e Marziale.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Vi sono pochi prestiti dalle lingue germaniche in latino prima del IV sec. d.C. Tacito cita framea, che è un a lancia, e Cesare e Plinio menzionano nomi di animali. Apicio cita invece melca, una specie di latte acido. Dopo la fine dell'impero romano e con le invasioni germaniche, parlanti lingue romanze vennero in contatto con popoli germanici. Nei secoli V-IX prestiti germanici si trovano solo nelle lingue romanze occidentali. Quando tutte le lingue romanze presentato una stessa parola germanica, deve trattarsi di un prestito molto antico, entrato quando le lingue romanze non erano ancora differenziate. Ma una parola germanica può anche essere presente in tutte le lingue romanze perché entrata in una di esse e poi passata come prestito a tutte le altre.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. L'italiano presenta elementi germanici antichi in comune con le altre lingue romanze, elementi gotici dovuti alla presenza del regno gotico in Italia, elementi longobardi più tardi dovuti alla dominazione longobarda in Italia. Il lessico gotico entrato in italiano è limitato ai campi semantici della vita quotidiana. Si parla di influenza di superstrato. Tracce di gotico in Italia sono nell'onomastica e nella toponomastica. Il gotico e il longobardo hanno influenzato soprattutto il campo semantico dei colori.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. La connotazione di orientale per i Latini era negativa. In una prima fase più antica, nel II sec. a. C., nella concezione di orientale era compresa la Grecia. Massimo esponente dell'opposizione alla penetrazione dell'elemento greco-orientale nella cultura romana fu Catone. In una fase successiva, nel I sec. d.C., quando oramia la Grecia era considerata parte dell'occidente, ciò che era orientale era visto come negativo ed estraneo, ma vi era anche una curiosità verso di esso. Per mondo orientale si intendono l'India e l'Iran. Gli orientalismi penetrati nel mondo latino in questo periodo riguardano principalmente la cultura materiale e la zoonimia.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Nel VII sec. vi fu un movimento di genti semitiche dalla penisola arabica fino alla penisola iberica, durato 70-80 anni. Gli Arabi dilagarono in tutta la penisola iberica e furono fermati a Poitiex da Carlo Martello. La popolazione della Spagna subì un'arabizzazione che riguardò molto la cultura e in parte la lingua. Si continuava a parlare ibero-romanzo, ma i testi dei secoli 800-1100 somo per lo più in mozarabico.
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Esame Storia e geografia linguistica dell'Europa

Facoltà Lettere e filosofia

Appunto
Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Il mozarabico consiste in una traslitterazione in carateeri latini di ciò che era scritto in caratteri arabi. In mozarabico erano scritti brevi componimenti poetici chiamati hargat. Poiché la grafia araba è caratterizzata da assenza della notazione delle vocali, ci sono problemi di ricostruzione del vocalismo a partire dal consonantismo. Il mozarabo si differenzia nettamente dal castigliano, alcuni tratti sono continuati dall'andaluso, altri sono scomparsi in seguito alla ri-ispanizzazione castigliana. Esso presenta alcuni tratti in comune con le aree linguistiche laterali (navarro-aragonese, catalano, portoghese, andaluso), che sono arcaismi, mentre i tratti castigliani sono innovazioni.
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Esame Storia e geografia linguistica dell'Europa

Facoltà Lettere e filosofia

Appunto
Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. Cronica, di Anonimo romano, è un'opera del XIV sec., scritta appunto da un personaggio anonimo, probabilmente un notaio, che tratta vicende del tempo di Cola di Rienzo. Si tratta del primo testo letterario scritto in dialetto romano, che ci dà un quadro della struttura linguistica del dialetto parlato a Roma nel 1300, che era un dialetto di tipo meridionale, con caratteristiche fonetiche e lessicali di tipo campano.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. In Italia sono presenti le seguenti isole linguistiche: - romanze: provenzale (Val d'Aosta, Piemonte ovest), franco-provenzale (Faeto-Puglia), catalana (Alghero); - ladine, in tre grandi aree nell'estrema Italia settentrionale; - rumena: in Istria; - germanica: dialetto cimbro in provincia di Vicenza; - slave: al confine tra Italia e Slovenia vi è una situazione di bilinguismo sloveno-italiano e in Abbruzzo vi è un'isola linguistica croata; - albanesi: in Abbruzzo, Molise, Calabria, Puglia, Sicilia. - greche: in Salento, Calabria, Sicilia.
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. In Italia vi sono delle isole linguistiche in cui si parla una varietà di greco. Esse si trovano in Puglia (Salento), in Calabria e in Sicilia. Vi sono diverse teorie sulla loro origine. Secondo Alessio i dialetti greci dell'Italia meridionale continuerebbero una grecità bizantina dei secc. IX-XII d.C. Secondo Rohlfs essi continuerebbero invece una grecità arcaica risalente al greco della Magna Grecia (VI-V sec. a.C.).
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Questo appunto si riferisce al corso di Storia e geografia linguistica dell'Europa tenuto dal professor Antonio Filippin. I dialetti italiani sono divisi in macro aree: - dialetti italiano-settentrionali: a loro volta sono suddivisi in dialetti piemontesi-lombardi, veneziani friulani, emiliano-romagnoli, genovesi-lunigiani; - dialetti toscani; - dialetti centrali; - dialetti meridionali. Ma nel continuum linguistico i confini tra aree dialettali sono impercettibili, non si avverte iato tra tra dialetti contigui.
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