Concetti Chiave
- Il fascismo, nato nel 1919 con Benito Mussolini, si affermò in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, sfruttando la crisi economica e sociale, e portò alla creazione di un regime totalitario dal 1922 al 1943.
- Benito Mussolini fondò i Fasci di Combattimento nel 1919, che si trasformarono nel Partito Nazionale Fascista nel 1921, noto per violenze e intimidazioni politiche.
- L'antifascismo emerse come risposta morale e politica al fascismo, con molti intellettuali e politici che si opposero apertamente, nonostante la dura repressione e la clandestinità.
- Il "Manifesto degli intellettuali antifascisti", scritto da Benedetto Croce nel 1925, fu una risposta al "Manifesto degli intellettuali fascisti" di Giovanni Gentile e rappresentò un simbolo di resistenza culturale.
- Il manifesto antifascista, firmato da numerose personalità del mondo intellettuale, sottolineava l'importanza dei valori liberali e si opponeva al regime totalitario in formazione.

Indice
Fascismo: l’ascesa al potere
Il Fascismo è stato un movimento politico italiano che ebbe origine nel 1919 con Benito Mussolini.
Mussolini conquistato il potere con la forza, instaurò un regime totalitario rimanendo in carica dal 1922 al 1943 (per questo si parla di Ventennio fascista). Gli anni in cui cominciò ad affermarsi il fascismo erano per l’Italia degli anni piuttosto particolari. Si usciva dalla Prima Guerra Mondiale (1914 - 1918) e gli stati erano precipitati in una grande crisi economica e sociale soprattutto tra le classi operaie (Biennio Rosso 1919 - 1921). Nel ceto medio invece si diffondevano sempre di più idee di destra. Nel 1919 Benito Mussolini, che si fece portavoce di questo malcontento antisocialista, fondò i Fasci di Combattimento, il movimento politico da cui nascerà il Partito Nazionale Fascista (1921), caratterizzato da squadrismo e violenza. Nel 1921 i Fascisti entrarono per la prima volta in Parlamento e nell’ottobre del 1922 avvenne la Marcia su Roma, manifestazione di forza con la quale i fascisti volevano indurre alle dimissioni il governo Facta. Il re Vittorio Emanuele chiamò allora Mussolini e lo incaricò di formare un nuovo governo. Pian piano i fascisti conquistano sempre più potere e grazie alla nuova riforma elettorale (Legge Acerbo) e alle minacce e violenze (la cui denuncia portò al delitto Matteotti) vinsero, nel 1924 le elezioni. A gennaio del 1925 Mussolini virerà definitivamente verso la dittatura fascista.
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Antifascismo: intellettuali e politici si oppongono
E gli antifascisti? Già nei primi momenti in cui il fascismo si manifestò, l’antifascismo nacque come reazione e sentimento morale e politico di opposizione alla dottrina di Mussolini. Fino alla Marcia su Roma i politici antifascisti tentarono di opporsi all’avanzare del fascismo. Successivamente al delitto Matteotti e con la promulgazione delle “Leggi fascistissime” però, i partiti e i sindacati persero totalmente il loro ruolo e potere, e l’antifascismo cominciò ad agire in clandestinità. La repressione di qualsiasi forma di opposizione al regime divenne infatti durissima, molti antifascisti furono costretti ad emigrare. Tra gli intellettuali e politici che ne fecero le spese, ci fu Antonio Gramsci, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, che la sera dell'8 novembre 1926, a Roma, venne arrestato insieme ad altri parlamentari del gruppo comunista.
Per ulteriori approfondimenti sul Partito Comunista italiano vedi qui
Manifesto degli intellettuali antifascisti
Tra gli intellettuali però vi fu inizialmente un’aperta opposizione al regime, con il “Manifesto degli intellettuali antifascisti”. Il documento fu redatto da Benedetto Croce e pubblicato il primo maggio (non a caso giorno della Festa dei Lavoratori) del 1925 in risposta al “Manifesto degli intellettuali fascisti” di Giovanni Gentile dello stesso anno. In quest’ultimo, tra le altre cose, si sosteneva il fascismo, si rispondeva alle accuse di limitazione della libertà di stampa, e se ne presentava una breve storia. Si giustificavano inoltre le organizzazioni fasciste paragonandole alla “Giovine Italia” di Mazzini. Molti furono gli intellettuali che vi aderirono, ma molti furono anche quelli che sentirono di dover prendere apertamente una posizione opposta. Così si arrivò appunto a pubblicare il “Manifesto degli intellettuali antifascisti”, o l’”Antimanifesto”.
A proporre di redigere il manifesto a Croce fu il politico e accademico Giovanni Amendola. Era il 20 aprile 1925 (il manifesto fascista sarebbe uscito il giorno seguente, per il Natale di Roma) e questo fu il loro scambio epistolare:
“Caro Croce, avete letto il manifesto fascista agli intellettuali stranieri? Oggi ho incontrato varie persone le quali pensano che, dopo l'indirizzo fascista, noi abbiamo il diritto di parlare e il dovere di rispondere. Che ne pensate voi? Sareste disposto a firmare un documento di risposta che potesse avere la vostra approvazione? E, in caso, vi sentireste di scriverlo voi?”
Croce rispose: “Mio caro Amendola, l'idea mi pare opportuna. Abbozzerò oggi stesso una risposta, che a mio parere, dovrebbe essere breve, per non far dell'accademia e non annoiare la gente”.
Iniziò dunque la redazione del manifesto che in finale recitava:
“La presente lotta politica in Italia varrà, per ragione di contrasto, a ravvivare e a fare intendere in modo più profondo e più concreto al nostro popolo il pregio degli ordinamenti e dei metodi liberali, e a farli amare con più consapevole affetto. E forse un giorno, guardando serenamente al passato, si giudicherà che la prova che ora sosteniamo, aspra e dolorosa a noi, era uno stadio che l’Italia doveva percorrere per rinvigorire la sua vita nazionale, per compiere la sua educazione politica, per sentire in modo più severo i suoi doveri di popolo civile.”
Venne firmato da numerose personalità del mondo della letteratura, della filosofia e dell’arte,
che scelsero di schierarsi coraggiosamente contro quello che, solo un anno dopo, sarebbe diventato un regime totalitario.
Per ulteriori approfondimenti sugli intellettuali antifascisti vedi qui
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'origine del fascismo in Italia?
- Come si è manifestato l'antifascismo in risposta al fascismo?
- Chi ha redatto il "Manifesto degli intellettuali antifascisti" e perché?
- Quali furono le conseguenze per gli antifascisti durante il regime di Mussolini?
- Qual era l'obiettivo del "Manifesto degli intellettuali antifascisti"?
Il fascismo è nato come movimento politico italiano nel 1919 con Benito Mussolini, che ha conquistato il potere con la forza e ha instaurato un regime totalitario dal 1922 al 1943.
L'antifascismo è nato come reazione morale e politica alla dottrina di Mussolini, con intellettuali e politici che si opponevano al regime, anche se successivamente furono costretti ad agire in clandestinità.
Il "Manifesto degli intellettuali antifascisti" è stato redatto da Benedetto Croce nel 1925 come risposta al "Manifesto degli intellettuali fascisti" di Giovanni Gentile, per opporsi apertamente al regime fascista.
Gli antifascisti furono duramente repressi, molti furono costretti a emigrare, e figure come Antonio Gramsci furono arrestate, perdendo il loro ruolo e potere politico.
L'obiettivo del manifesto era ravvivare e far comprendere al popolo italiano il valore degli ordinamenti e dei metodi liberali, opponendosi al regime fascista e promuovendo una consapevolezza politica più profonda.