Concetti Chiave
- Il fascismo italiano ricevette sostegno culturale, con intellettuali come Giovanni Gentile che firmarono il Manifesto degli intellettuali del fascismo, promuovendo il fascismo come movimento nazionale.
- In risposta al fascismo, intellettuali antifascisti come Benedetto Croce pubblicarono il Manifesto degli intellettuali antifascisti, sottolineando l'autonomia delle arti e delle scienze.
- Benedetto Croce, originariamente favorevole al fascismo, cambiò posizione dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti, diventando una voce prominente nell'opposizione al regime.
- Il regime fascista impose un giuramento di fedeltà agli accademici, ma solo tredici docenti rifiutarono, esprimendo il loro dissenso e abbandonando le cattedre.
- Malgrado le leggi razziali del 1938, l'opposizione intellettuale rimase limitata, con reazioni principalmente private e poca azione pubblica contro il fascismo.

Indice
La nascita del fascismo e l’appoggio ricevuto dalla cultura
Nel marzo 1925, dopo il discorso alla Camera con il quale Mussolini si assumeva l’intera responsabilità (politica, morale e storica) del delitto Matteotti, rapito e assassinato il 10 giugno del 1924 da un gruppo fascista, il mondo accademico cominciò a dividersi fra coloro che erano favorevoli e coloro che invece si dimostravano contrari al regime fascista.
Il 29 e il 30 marzo 1925 a Bologna, organizzato dalla locale Università Fascista, si svolse il Convegno per la cultura fascista al quale parteciparono 250 intellettuali italiani, rappresentanti delle più svariate discipline dalla letteratura, all’arte e musica. Intervenne anche Benito Mussolini e alla fine, tutti i partecipanti firmarono il Manifesto degli intellettuali del fascismo, redatto dal filosofo Giovanni Gentile che era stato Ministro dell’Istruzione del Governo Mussolini dal 1922 al 1924 e ispiratore della riforma scolastica che porta il suo nome. Tra i firmatari illustri possiamo citare Luigi Pirandello e Giuseppe Ungaretti. In questo documento, Gentile esprime una linea politica orientata verso la conciliazione ed una raccolta di consensi. Il fascismo viene presentato come un movimento caratteristico dello spirito della nazione italiana perché in grado di garantire tutte le tradizioni e le istituzioni dello Stato. La figura dell’intellettuale avrebbe dovuto sottoporsi al principio superiore dello Stato e diventare intrinseco nei confronti della collettività. Pertanto, per il filosofo, l’individualismo intellettuale costituiva una colpa.
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La risposta antifascista degli intellettuali contro il regime
Nonostante con il passare degli anni, il fascismo andava acquisendo sempre più consensi, alcune voci del dissenso erano ancora in grado di farsi sentire. Tre erano ancora le riviste che si opponevano al regime: Non mollare, fondata a Firenze da Gaetano Salvemini, Rivoluzione liberale di Piero Gobetti e il Quarto Stato di Pietro Nenni e di Carlo Rosselli. Il 1° maggio 1925, gli intellettuali dissenzienti risposero a Giovanni Gentile pubblicando su il “Mondo” il Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Esso fu pubblicato nel giorno della festa dei lavoratori ponendosi in antagonismo con quello fascista pubblicato il giorno del natale di Roma. Il concetto fondamentale era l’autonomia e il disinteresse a cui deve ispirarsi il lavoro degli intellettuali: le scienze e le arti sono libere ed autonome in nome dell’intelligenza di ciascun artista o scienziato. Tale documento fu condiviso da Giovanni Amendola, Piero Calamandrei, Eugenio Montale, Matilde Serao e Luigi Salvatorelli. Nel 1931, su consiglio di Giovanni Gentile, Mussolini impose a tutti i docenti universitari un giuramento di fedeltà nei confronti dello Stato fascista; accettarono tutti, eccetto tredici che preferirono abbandonare la cattedra. Nel 1938, furono promulgate le leggi razziali, ma esse passarono sotto silenzio da parte degli intellettuali. Alcune voci discordi si levarono in ambienti cattolici, in particolare ad opera del gruppo fiorentino di Giorgio La Pira; in ogni caso, al di là di voci isolate, la reazione collettiva degli italiani fu prevalentemente di indifferenza e omertà. Qualche espressione di indignazione ci fu, ma essa non andò oltre la sfera privata e comunque perse di intensità col tempo, da un lato per l’attenuarsi della campagna di propaganda, che all’atto pratico della persecuzione spense i riflettori dell’attenzione su di essa, dall’altro per la paura di essere tacciati di pietismo.
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Benedetto Croce voce dell’antifascismo
Benedetto Croce fu un critico letterario, politico, scrittore e politico italiano ed a lui viene attribuito l’essere il principale ideologo del liberalismo del 900. Nato nel 1866, studiò senza terminare i propri studi indirizzati verso la critica letteraria e la filosofia. Tra le sue fonti d’ispirazione possiamo trovare Vico, De Sanctis e Hegel e fondamentale fu l’incontro con Giovanni Gentile con il quale strinse una forte amicizia grazie al rispettivo avvicinamento all’Idealismo. Croce, in collaborazione con Gentile, fondò nel 1903 La Critica, Rivista di letteratura, storia e filosofia, ossia la rivista cardine del neoidealismo italiano. A cavallo con la Prima Guerra Mondiale divenne senatore, si schierò contro l’ingresso dell’Italia nel confitto mondiale, arrivando ad essere Ministro dell’Istruzione. Quando Mussolini prese il potere, lo scrittore fu inizialmente favorevole ma l’omicidio di Giacomo Matteotti diede una scossa al pensiero di Benedetto Croce nei confronti del fascismo. Con la stesura del “Manifesto degli intellettuali antifascisti” rilasciò una risposta evidente al Manifesto scritto da chi supportava la dittatura, ed a capo di questi intellettuali ci fu proprio Gentile, suo grande ormai ex amico. Per Benedetto Croce il fascismo era una malattia morale e per tutto il periodo in cui l’Italia rimase sotto la dittatura il filosofo continuò a esprimere il suo dissenso nei confronti del potere. Le sue idee non vennero quasi mai censurate, protette probabilmente dalla sua reputazione in Europa. Quando nel 1931 il Partito chiese ad ogni professore universitario di aderire al Partito stesso, atto denominato giuramento di fedeltà al fascismo, per poter continuare ad esercitare il proprio lavoro, Croce convinse molti professori ad accettare per poter proseguire nella loro professione e trasmissione dei propri ideali. Tra i più famosi che seguirono il suo consiglio ci furono Guido Calogero e Luigi Einaudi. Dopo l’8 settembre 1943 entrò nel Partito liberale e fu membro del Comitato di Liberazione Nazionale. Finita la guerra supportò la fine della monarchia. Nel 1947 lasciò la vita politica dopo aver essere stato uno dei membri dell’Assemblea Costituente. Morì il 20 novembre 1952 a Napoli.
Domande da interrogazione
- Quali furono i due schieramenti principali nell'ambiente culturale italiano a seguito della nascita del fascismo?
- Quale evento segnò una divisione tra intellettuali favorevoli e contrari al fascismo?
- Chi redasse il Manifesto degli intellettuali del fascismo e quale fu il suo scopo?
- Come risposero gli intellettuali antifascisti al Manifesto di Gentile?
- Quale fu il ruolo di Benedetto Croce durante il regime fascista?
Gli schieramenti principali furono quelli favorevoli al fascismo, rappresentati da Giovanni Gentile, e quelli antifascisti, con Benedetto Croce come figura di spicco.
Il discorso di Mussolini alla Camera nel marzo 1925, in cui si assunse la responsabilità del delitto Matteotti, segnò una divisione tra intellettuali favorevoli e contrari al fascismo.
Giovanni Gentile redasse il Manifesto degli intellettuali del fascismo, che mirava a conciliare e raccogliere consensi per il fascismo, presentandolo come un movimento caratteristico dello spirito italiano.
Gli intellettuali antifascisti, guidati da Benedetto Croce, risposero con il Manifesto degli intellettuali antifascisti, pubblicato il 1° maggio 1925, che sottolineava l'autonomia e il disinteresse del lavoro intellettuale.
Benedetto Croce fu una voce critica del fascismo, considerandolo una malattia morale, e continuò a esprimere il suo dissenso, proteggendo le sue idee grazie alla sua reputazione in Europa.