
Disagi diffusi, segnalati ormai da tempo dagli studenti che – proprio in questi giorni – hanno affidato le loro istanze ai rappresentanti d'istituto. Ne è scaturita una lettera aperta, il cui contenuto è stato pubblicato da 'Il Corriere della Sera'.
-
Leggi anche:
- Spazzatura per terra in classe, la collaboratrice scolastica: "Che ne pensate quando troviamo aule così?"
- Studio e salute mentale degli studenti: "Abolire il fuoricorso"
- Docenti tutor, online la piattaforma. Candidature entro il 2 maggio
La lettera degli studenti del 'Berchet' di Milano
”La scuola dev’essere amicizia, o non è scuola affatto”, nell'incipit della loro lettera, gli studenti citano Mario Untersteiner, ex docente e preside del Liceo 'Berchet', tra i pochi a non essersi piegato al Partito Nazionale Fascista. Gli studenti lanciano la loro idea di scuola: ”Non uno sterile trasferimento di nozioni, bensì un luogo e un tempo di cura dei rapporti umani in chiave formativa in cui la crescita degli individui si sviluppi a partire dal dialogo, dal rispetto e dalla collaborazione”. Qualcosa si sta già muovendo tra le mura scolastiche, e sono gli studenti a confermarlo: ”La possibilità di analizzare e condividere con buona parte dei nostri docenti e con il nostro dirigente i disagi e i malesseri scolastici, al di là dell’evidenza pubblica che ne è conseguita, ci sta consentendo di costruire insieme il cambiamento dall’interno”.Occorre però un'iniziativa collettiva – da parte di docenti e studenti - per far sì che queste ”aperture non si riducano a una disponibilità episodica”. L'attività di ascolto e dialogo tra insegnanti e alunni deve diventare normalità. I firmatari della lettera sottolineano come nessuno stia cercando scorciatoie: ”Non vogliamo passare per quelli che cercano riduzioni dei programmi didattici, come si è fatto strumentalmente intendere sui media, né per quelli che non vogliono impegnarsi”. Eppure, spiegano, ”c'è una dignità anche nella fragilità. Una condizione che crediamo sia connaturata all’essere umano e non alla nostra generazione, ancora una volta chiamata a dimostrare la propria identità e le proprie risorse mentre è costretta a subire numerose crisi, a partire da quelle globali.”.
”In altre parole – proseguono gli studenti - non chiediamo di studiare meno, vogliamo studiare meglio, in un ambiente sereno e fertile in cui lo studente non si senta alienato ma riconosciuto nelle proprie specificità”. Anche perché, come sottolineano, le problematiche di cui parliamo sono piuttosto diffuse. La vicenda del Liceo 'Berchet' insomma, è comune a molte altre realtà scolastiche: ”Sentiamo perciò la responsabilità di coinvolgere le altre realtà scolastiche, alcune delle quali hanno già intrapreso il cammino in questa direzione, nel processo trasformativo delle modalità stesse del 'fare scuola'”. Infine, un monito rivolto al corpo docente e non solo: ”Ribadiamo, infine, che noi studenti non accetteremo più atteggiamenti oppressivi e dispotici. Una scuola autoritaria prepara ad una società autoritaria, e noi non siamo disposti a tollerare né l’una, né, tantomeno, l’altra”.
Un documento in cui si sono riconosciute diverse scuole situate su tutto il territorio nazionale che – in segno di solidarietà – hanno accettato di sostenere l'appello degli studenti. Si tratta delle scuole: