ImmaFer
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 lettera aperta da una neodiplomata

Un messaggio lungo, sentito, scritto nei giorni che precedevano l’esame di Maturità e pensato per essere letto all’inizio del nuovo anno scolastico. È la lettera giunta alla redazione di Skuola.net e firmata da Vanessa, un'ex maturanda. Nel suo testo si toccano temi delicati come il bullismo, la salute mentale e il ruolo degli insegnanti nella vita degli alunni. Ma c'è anche tanta solidarietà verso i "colleghi" più giovani, caldamente invitati a godersi questi anni.

Un vero e proprio discorso di congedo dalla scuola e, perché no, un tentativo di migliorarla, rendendola un luogo più umano.

Indice

  1. L'appello: "Non siete soli"
  2. Contro il bullismo: "Non siete voi a dovervi nascondere"
  3. Il messaggio ai professori: "Dietro ogni voto c’è una storia"
  4. La scuola come casa, non come prigione

L'appello: "Non siete soli"

La neodiplomata apre la sua lettera rivolgendosi direttamente a tutti gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. “Care studentesse e cari studenti, vi sto scrivendo negli ultimi giorni di scuola della mia vita: a breve avrò la Maturità e ancora non realizzo che da lì in poi sarà tutto finito. Quando ascolterete queste parole sarà ormai settembre, un nuovo anno scolastico sarà iniziato”.

Poi il cuore del suo messaggio: la scuola come luogo complesso, fatto non solo di nozioni e interrogazioni, ma anche di emozioni forti, difficoltà, paure. “Ci sono mattine in cui alzarsi è una battaglia, giorni in cui il peso nella mente supera quello nello zaino e momenti in cui tutto sembra impossibile. A chi sta vivendo un periodo buio, voglio dire questo: non siete soli”.

E continua: “Quando vi sentite invisibili, quando la sofferenza sembra non essere compresa da nessuno, ricordatevi sempre che siete forti e coraggiosi, più di quanto lo pensiate. E quando il dolore diventa troppo forte, chiedete aiuto. Chiedere aiuto non significa essere deboli: è un atto di grande forza e coraggio verso sé stessi”.

Contro il bullismo: "Non siete voi a dovervi nascondere"

Uno dei passaggi più forti della lettera riguarda il bullismo e le sue conseguenze. Un fenomeno che, secondo la studentessa, resta ancora troppo spesso invisibile o sottovalutato. “A chi ne è vittima, voglio dire una cosa importantissima: non c'è assolutamente nulla di sbagliato in voi. Le parole cattive, gli sguardi che giudicano, i commenti e le risatine, l'esclusione, le prese in giro non definiscono il vostro valore”.

Poi un’esortazione: “Parlate, denunciate: che si tratti di bullismo a scuola o di qualsiasi altra forma di violenza. Fisica, verbale, in qualsiasi luogo. Parlate. Denunciate. Non abbiate paura di farvi sentire: non siete voi a dovervi nascondere, è il male che va cancellato”.

E si rivolge anche a chi ha ferito: “Sappiate che ogni parola lascia un segno indelebile, per tutta la vita. Non è mai troppo tardi per chiedere scusa, per cambiare, per fare meglio”.

Il messaggio ai professori: "Dietro ogni voto c’è una storia"

Un’intera parte della lettera è dedicata agli insegnanti, ai loro gesti, alle parole che, spesso senza volerlo, possono lasciare il segno.
“Ricordate sempre che dietro ogni voto c'è una persona con una storia, una vita, e spesso delle fragilità invisibili. Dietro ogni voto ci può essere uno studente che soffre d'ansia, che è vittima di bullismo, che soffre di una malattia, che subisce violenza domestica, che non si sente all'altezza e via dicendo...”.

L’appello è chiaro: “Siate giusti, ma siate anche gentili. Ciò che ho scritto rivolgendomi ai bulli, lo scrivo anche a voi: siate più consapevoli, più attenti, più sensibili.” E ancora: “A volte basta poco per fare la differenza: un sorriso, un abbraccio, una frase che rassicura, un semplice ‘come stai?’ A volte basta semplicemente essere visti, non essere invisibili”.

La scuola come casa, non come prigione

Nel finale, la lettera si trasforma in un augurio per chi comincia e per chi continua il proprio percorso scolastico. “Vorrei che ogni classe fosse un luogo un po' più umano, dove non ci si vergogna, dove si impara a parlare delle emozioni, a convivere con le proprie fragilità. La scuola è come una seconda casa per gli studenti e per alcuni di loro è l'unica casa sicura”.

E conclude: “Cari ragazzi, quando vi sentirete soli, ricordate che in questa lettera c'è qualcuno che vi ha pensato con affetto, sperando che le sue parole vi raggiungano proprio quando ne avrete bisogno. Vi auguro un buon anno scolastico. Ad maiora. Con tutto il cuore”. 

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