Concetti Chiave
- Caio Giulio Cesare, nato nel 100 a.C., intraprese una brillante carriera politica e militare, culminata nel consolato e nella dittatura a vita, fino al suo assassinio nel 44 a.C.
- Nei "Commentarii", Cesare adotta uno stile oggettivo e razionale, utilizzando la terza persona e strutture sintattiche complesse per presentare le sue decisioni come frutto di ponderate riflessioni.
- Il "De Bello Gallico", in sette libri, narra le campagne galliche di Cesare, arricchito da digressioni geo-etnografiche che sottolineano la superiorità romana su Galli e Germani.
- Nel "De Bello Civili", l'elemento ideologico-propagandistico prevale, con Cesare che ribalta la responsabilità del conflitto su Pompeo e il Senato, enfatizzando la sua dignitas e virtù.
- La narrativa di Cesare nei suoi commentarii non solo descrive eventi militari, ma anche il suo intento politico di giustificare le sue azioni e decisioni attraverso un racconto strategicamente selettivo.
In questo appunto di letteratura latina si approfondisce la figura di Caio Giulio Cesare ripercorrendo brevemente la sua biografia e cercando poi di capire la sua vita e il suo pensiero attraverso le sue opere.
Indice
- Caio Giulio Cesare: la vita
- Cesare attraverso Cesare: lingua e stile
- De Bello Gallico: struttura e contenuto dell’opera
- De Bello Gallico: la descrizione della Gallia
- De Bello Gallico: Galli e germani a confronto
- Il De Bello Civili: struttura e contenuto
- Il De Bello Civili: battaglia e la fuga di Pompeo
Caio Giulio Cesare: la vita
Caio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C. da un ramo della Gens Iulia di antica nobiltà. Imparentato con Mario, si schierò però dalla parte dei Populares, rendendosi ostile a Silla, da cui fuggì per andare in oriente dove fece pratica militare e frequentò la scuola del retore Molone. Rientrò a Roma nel 73 a.C.
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Cesare attraverso Cesare: lingua e stile
Nel delineare attraverso il suo operato il proprio ritratto, Cesare insiste sulla razionalità del proprio comportamento attraverso scelte lessicali (vocaboli appartenenti alla semantica dell’apprendere e del comprendere) e la struttura del periodo (la frase principale che contiene la scelta di Cesare è spesso posta alla fine di una serie di subordinate, implicite o esplicite, in cui sono indicate le sue operazioni mentali). Egli mette in evidenza la profondità e la sincerità del suo legame con i soldati: rende omaggio al loro valore e si preoccupa di loro. Sottolinea anche la propria mitezza che lo induce a evitare, nel possibile, di infierire contro i nemici. È soprattutto nel “De bello civili” che si intreccia alla tematica militare, a volte prendendo il sopravvento, la polemica politica tesa a gettare tutta la responsabilità del conflitto su Pompeo. Si evidenzia anche l’elemento ideologico e propagandistico inserito a posteriori proprio per mostrare la responsabilità del senato geloso del potere conquistato dall’autore dopo le campagne militari: Cesare fa intendere di essere trascinato contro la sua volontà al conflitto e delinea una contrapposizione etica tra se stesso (moderato, competente, coraggioso e laborioso) e Pompeo (inettitudine, colmo di crudelitas, codardia, rapacità) sul quale ora si esercita l’ironia e la satira dell’autore. Questo intento polemico e apologetico ha fatto sorgere il problema della veridicità delle vicende narrate già sollevato nell’antichità da Pollione: Cesare non falsifica ma deforma i fatti, selezionandone alcuni e dandogli nuovo rilievo e sminuendone altri, invertendo la cronologia e presentando così i fatti sotto una angolazione a lui favorevole. I Commentarii presentano alcune constanti stilistiche e linguistiche. Per quanto riguarda lo stile come l’uso della terza persona singolare per la narrazione che conferisce una distaccata oggettività, la prevalenza (soprattutto nel “De Bello Gallico”) della forma indiretta nell’esposizione dei discorsi che crea un effetto di semplice essenzialità; la tendenza a concatenare i periodi mediante il nesso relativo. Inoltre, a marcare lo stile dell’opera di Cesare è l’ampio ricorso a strutture sintetiche come ablativo assoluto e participio congiunto che alterandosi a subordinate perlopiù esplicite (cum narrativo) consentono la costruzione di periodi lunghi ma sempre chiari. Per quanto riguarda la lingua invece, Cesare adotta un lessico di base poco variato, evitando i sinonimi e utilizza formule semi stereotipe per la descrizione di fatti ricorrenti. Ampio poi è il ricorso che egli fa a vocaboli appartenenti all’area semantica del conoscere e del pensare mediante i quali rappresenta ogni sua azione come il frutto di una decisione razionale.Per ulteriori approfondimenti su Giulio Cesare vedi qui
De Bello Gallico: struttura e contenuto dell’opera
Il De Bello Gallico racconta in sette libri (uno per ogni anno) le campagne di Cesare in Gallia dal 58 a.C. al 52 a.C. (rivolta di Vercingetorige e sua repressione); un ottavo libro contenente gli eventi del 51 a.C. e del 50 a.C. fu aggiunto da un luogotenente di Cesare in modo da fare cerniera tra quest’opera e il “De Bello civili”. La narrazione di queste campagne militari, rischiando di essere monotona, è intrecciata (a parte nel VII libro) da frequenti annotazioni geografiche ed etnografiche che assumono le dimensioni di veri excursus. Questo interesse geo etnografico riallaccia il “De Bello Gallico” alla storiografia classica che, a partire dai logografi e da Erodoto si era sviluppata a stretto contatto con l’indagine geo etnografica. Nel solco di questa tradizione il “De Bello Gallico” pone questo interesse a favore della conquista assicurando una migliore conoscenza dei luoghi e delle caratteristiche degli abitanti, funzionali alle scelte tattiche di Cesare. La geografia di Cesare si basa in parte sull’esperienza autoptica (conoscenza diretta) e in parte sulla scienza ellenistica, grazie ai contributi dello storico Posidonio a cui risale il motivo della tryphé (amore per una vita lussuosa) come causa di decadenza, tema utilizzato da Cesare per contrapporre le energie dei guerrieri di certi popoli alla fiacchezza della società greco latina. Cesare confronta i barbari ai romani anche sul piano intellettuale: la superiorità intellettuale, tecnologica e strategica, dei romani è la chiave del loro sopravvento sui popoli conquistati. A seconda della loro estensione le sezioni geo-etnografiche possono essere divise in tre gruppi:- Digressioni estese su più capitoli (libro VI sui costumi dei galli e dei germani);
- Singoli capitoli (descrizione della Gallia al capitolo I) o parti di capitolo;
- Brevi osservazioni sparse qua e là.
- La materia è ordinata su un piano sincronico;
- Predominano l’indicativo presente e l’indicativo perfetto con valore aspettuale (stato permanente) alla terza persona plurale o singolare;
- Prevale la coordinazione (subordinate più frequenti sono le relative) e raramente il periodo è lungo.
- I Libro: dopo la descrizione della Gallia Transalpina sono narrate la campagna contro gli elvezi, che avevano attaccato gli Edui;
- II Libro: narra della campagna contro i belgi;
- III Libro: campagne contro le popolazioni galliche della costa atlantica e sottomissione dell’Aquitania;
- IV Libro: narra una spedizione punitiva oltre il Reno e il primo sbarco in Britannia di Cesare;
- V Libro: una seconda spedizione in Britannia e la repressione di alcune rivolte nella Gallia;
- VI Libro: nuove azioni repressive e una nuova spedizione in Germania insieme a un’ampia. digressione sull’ordinamento politico sociale e sulla cultura dei galli e dei germani;
- VII Libro: narra l’insurrezione della Gallia sotto Vercingetorige e la sua repressione;
- VIII Libro: spegnimento degli ultimi focolai di resistenza in Gallia e l’inizio della guerra civile.
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De Bello Gallico: la descrizione della Gallia
La Gallia è divisa in tre parti, abitate da Belgi, Galli e Aquilani, tra di loro separate da alcuni fiumi. Grazie all’isolamento che li preserva dalle lusinghe corruttrici della civiltà romana e a causa della continua conflittualità coi germani, i più forti sono i Belgi e gli Elvezi. I confini che separano le tre parti sono ben individuati da elementi naturali. Cesare suddivide la società gallica in tre classi:- sacerdoti: druidi su cui concentra gran parte dell’attenzione descrivendone le competenze religiose educative e giudiziarie, esaminandone le strutture di autogoverno e di amministrazione della giustizia indicando infine la dottrina druidica; esamina poi i privilegi fiscali e militari che attirano molti giovani alla loro scuola; esamina poi i metodi di insegnamento, prevale l’uso della memoria, e i loro contenuti ovvero la metempsicosi e l’immortalità dell’anima;
- cavalieri: nobili il cui unico scopo è fare la guerra;
- la plebe.
Dopo aver descritto il sistema di computo del tempo gallico (a partire dal tramonto e non dall’alba posto in relazione alla credenza che la loro stirpe discenda dal dio degli inferi/tenebre) Cesare tratta alcuni aspetti del diritto familiare: dal divieto dei figli maschi di comparire in pubblico alla presenza del padre prima di aver raggiunto l’età del servizio militare (ritenuta onorevole a Roma), alla gestione dei beni posseduti in comunione dai coniugi, dall’amministrazione della giustizia a livello di famiglia e di clan ai riti funebri arrivando alle misure prudenziali vigenti in alcune tribù galliche, alla luce dell’impulsività più volte sottolineata da Cesare, secondo le quali se qualcuno ha appreso qualche informazione riguardante lo stato dai popoli vicini la deve riferire al magistrato per impedire azioni avventate. Viene poi dipinto un quadro contraddittorio della posizione della donna che è in situazione quasi paritaria col marito in campo finanziario, ma sul piano giudiziario è totalmente assoggettata al marito e può essere perseguitata come uno schiavo.
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De Bello Gallico: Galli e germani a confronto
Per quanto riguarda i germani, Cesare inizia sottolineando lo scarso peso delle pratiche religiose e il carattere animistico delle loro presenze. Rimarca il carattere militare dell’educazione in cui rientra la tendenza di rinviare i rapporti sessuali. Partendo dalle abitudini alimentari si arriva alle caratteristiche economiche che vedono il fiorire dell’allevamento, che dà i generi di prima necessità, a discapito dell’agricoltura. Non esiste inoltre proprietà privata della terra e l’autorità assegna annualmente i terreni in possesso collettivo e temporaneo alle diverse comunità. L’ultimo capitolo analizza i rapporti all’interno dei germani e tra i germani e gli stranieri. Uno dei tratti della cultura romana porta a contrapporre i galli ai germani. I Galli entrati a contatto con le raffinatezze romane (tramite la cisalpina e la narbonese) si sono progressivamente infiacchiti mentre i germani hanno conservato, tramite una semplicità di costumi, il valore originario. Di conseguenza mentre un tempo i Celti sconfinavano oltre il Reno per alleviare i problemi dell’eccesso di popolazione ora non osano confrontarsi coi germani. Si genera un confronto conclusivo tra i costumi dei galli e dei germani imperniato sul tema della virus guerriera: qui Cesare usa il motivo storiografico di origine ellenistica dell’amore per il lusso come causa di infiacchimento.Per ulteriori approfondimenti sul De Bello Gallico vedi qui
Il De Bello Civili: struttura e contenuto
Rispetto al De Bello Gallico prevale l’elemento ideologico propagandistico: la polemica politica si intreccia con la tematica militare e talora vi prende il sopravvento. È qui che avviene il passaggio da conflitto politico a lotta armata. In questi capitoli prevale la tipologia testuale argomentativa. Cesare dimostra come il fallimento di una soluzione diplomatica del conflitto sia dovuta a un’intolleranza degli avversari e illustra chiaramente gli scopi per cui è sceso in campo (restaurazione della dignitas personale e delle prerogative dei tribuni della plebe). Una vena polemica è rilevabile anche al termine del terzo libro quando narrando la fine della guerra civile la tipologia narrativa e polemica si affida all’ironia e alla satira. All’arroganza dei pompeiani Cesare contrappone la disciplina, la dedizione, lo spirito di sacrificio ma anche la capacità d’iniziativa. Negli ultimi capitoli campeggia la figura di Pompeo descritto come un eroe negativo il cui declino è inarrestabile.L’opera inizia con l’episodio della marcia su Rimini che narra della seduta senatoria che non prende in considerazione le richieste di Cesare (rinuncia blaterare di Cesare e Pompeo ad alcune province) e che anzi chiede a Cesare di congelare l’esercito. In seguito il Senato proclama lo stato d’emergenza (senatus consultum ultimum) impedendo l’esercizio del diritto di veto ai tribuni della plebe cesariani. Cesare informato della situazione a Roma parla ai soldati denunciando l’ingratitudine di Pompeo, che si è spinto al di là di Silla. Rivendica poi le opere sue e dei suoi soldati e spiega i motivi del conflitto che sta per scoppiare, ottenendo l’appoggio dei soldati. Cesare marcia quindi su Rimini dove incontra i suoi tribuni scappati da Roma. Da Rimini Cesare va a Roma e a Brindisi ma intanto Pompeo e i senatori si sono già imbarcati. Dopo essersi fatto nominare console per l’anno 48 raggiunge l’esercito di Pompeo a Durazzo e cerca di accerchiarlo. Fallito il tentativo si sposta a oriente in Tessaglia e nella pianura di Farsalo si trovano uno di fronte all’altro. Pompeo confidando nella superiorità numerica dispiega le sue truppe esprimendo nel suo consiglio di guerra il suo ottimismo causato dalla superiorità e da una tattica che prevede un attacco di sorpresa della cavalleria dell'ala destra. Interviene Labieno, ex legato cesariano durante le campagne galliche passato poi al nemico, che rassicura Pompeo sostenendo la stanchezza dell’esercito di Cesare dopo tanti anni di battaglie. Smentito questo pronostico, Cesare, con divertita ironia, si vendica raffinatamente di questo suo ex legato.
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Il De Bello Civili: battaglia e la fuga di Pompeo
Cesare descrive l’innovazione tattica introdotta nel suo esercito consistente nell’aggiunta alle tre linee dello schieramento standard (triplex acies) di una quarta linea con compiti di riserva per affrontare la superiorità numerica del nemico. La narrazione prosegue con episodi di valore dei soldati per sottolineare il rapporto clientelare tra soldati e imperator. Condanna poi la tattica del temporeggiamento attuata da Pompeo ritenuta erra psicologicamente perché frustra lo slancio che anima i soldati. È poi descritta la fase cruciale del combattimento: Cesare manda all’attacco la 3 linea, finora inattiva, provocando la rotta e lo sfondamento dell’esercito nemico. Pompeo fugge nell’accampamento. Il capitolo è strutturato con una contrapposizione dei due protagonisti:- Cesare che emerge come imperator vincente grazie alla sua innovativa strategia;
- Pompeo, descritto con estrema oggettività, del quale viene sottolineato l’atteggiamento sfiduciato.
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Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza delle opere di Cesare per comprendere la sua vita e il suo pensiero?
- Come Cesare descrive la Gallia nel "De Bello Gallico"?
- Quali sono le differenze tra Galli e Germani secondo Cesare?
- Qual è l'elemento predominante nel "De Bello Civili"?
- Come viene descritta la battaglia di Farsalo e la fuga di Pompeo?
Le opere di Cesare, come i "Commentarii de bello Gallico" e i "Commentarii de bello civili", sono fondamentali per comprendere la sua vita e il suo pensiero, poiché attraverso di esse Cesare delinea il proprio ritratto, insistendo sulla razionalità delle sue azioni e sulla profondità del suo legame con i soldati.
Nel "De Bello Gallico", Cesare descrive la Gallia come divisa in tre parti abitate da Belgi, Galli e Aquilani, e sottolinea l'importanza della religione nella società gallica, concentrandosi sui druidi e sui loro ruoli religiosi, educativi e giudiziari.
Cesare evidenzia che i Galli, influenzati dalla civiltà romana, si sono infiacchiti, mentre i Germani hanno mantenuto il loro valore originario grazie a una vita semplice e militare, senza proprietà privata della terra e con un'economia basata sull'allevamento.
Nel "De Bello Civili" prevale l'elemento ideologico propagandistico, con una polemica politica che si intreccia con la tematica militare, e Cesare cerca di dimostrare che il conflitto è stato causato dall'intolleranza degli avversari.
La battaglia di Farsalo è descritta con una contrapposizione tra Cesare, vincente grazie alla sua strategia innovativa, e Pompeo, il cui declino è inarrestabile. Dopo la sconfitta, Pompeo fugge in Egitto, dove viene ucciso, e Cesare sottolinea la disciplina e il sacrificio del suo esercito rispetto alla presunzione dei pompeiani.