Concetti Chiave
- La poesia "A Silvia" di Leopardi è un'opera evocativa che esplora il tema della giovinezza e delle speranze che svaniscono con l'età adulta.
- Silvia è un simbolo della giovinezza, e la poesia trae ispirazione dalla morte di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di Leopardi.
- Leopardi utilizza un linguaggio vago e sfumato per evocare i ricordi, con aggettivi tenui che riflettono i sentimenti interiori e gli stati d'animo.
- L'ambiente descritto è privo di caratteristiche fisiche tangibili, seguendo la teoria del vago e dell'indefinito, e filtrato attraverso la memoria e l'immaginazione.
- La poesia riflette anche una dimensione filosofica, con una presa di coscienza del vero che alimenta il pessimismo del poeta.

Testo A Silvia di Leopardi
Silvia, rimembri ancoraquel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
Parafrasi
METRO: versi endecasillabi e settenari con rime libere e molte figure retoriche.
Silvia ricordi ancora la tua vita terrena quando eri bellissima e i tuoi occhi timidi erano pieni di gioia di vivere, e tu lieta varcavi la soglia della tua giovinezza.
Le stanze sembravano allegre per il tuo continuo canto, mentre tu seduta lavoravi ed eri molto contenta del futuro felice che stavi immaginando. Era maggio, mese primaverile profumato di fiori e tu eri solita trascorrere così il giorno.
I miei studi erano piacevoli e io ho trascorso molto del mio tempo sui libri, su cui si consumava la mia giovinezza e la parte migliore di me, dai balconi della casa di mio padre, ascoltavo il suono della tua voce, e sentivo il rumore prodotto dai gesti veloci con cui lavoravi al telaio. Ammiravo il cielo sereno, le vie dorate della luce del tramonto e i terreni coltivati e da una parte il mare che appariva da lontano e dall’altra il monte.
Il linguaggio degli uomini non può esprimere ciò che io sentivo nell’animo. Che pensieri dolci, che speranze, che sentimenti, o Silvia mia!
Il destino e la vita ci appaiono belli e pieni di promesse. Quando torno col pensiero a quella speranza così grande, mi opprime un sentimento amaro e torno a rammaricarmi della mia sventura. O natura, o natura perché non dai nell’età adulta ciò che prometti nella giovinezza? Perché inganni i tuoi figli in modo così crudele?
Tu o Silvia, prima che l’inverno ti facesse morire col gelo e prima che la malattia ti uccidesse. Non vedevi la giovinezza e non ti lusingavano le odi per i tuoi capelli neri e per i tuoi occhi innamorati e i tuoi sguardi pieni di pudore; né le compagne con te i giorni di festa parlavano d’amore.
Come tu stavi per morire, dentro di te moriva l’età delle illusioni: il destino mi ha negato la giovinezza. Speranza, come sei passata, cara compagna della fanciullezza!
Questo e del mondo? Sono queste le gioie, gli amori, gli eventi, di cui parlammo tanto insieme, o speranza? Questa è la sorte della gente? Così come alla fine della vita c’è la morte, così alla fine dell’età adulta arrivano i dolori.
Spiegazione della poesia
La poesia A Silvia di Giacomo Leopardi è stata scritta dal poeta di Recanati, ed è una poesia del ricordo (ossia non realistica, ma evocativa, che mette in risalto l'interiorità del poeta).
Silvia è il simbolo della giovinezza e probabilmente Leopardi scrive questa poesia prendendo spunto dalla morte della figlia del suo cocchiere, Teresa Fattorini. Silvia è un pretesto per parlare della giovinezza che è l’età in cui si comincia a pensare all’amore; è l’età dei sogni e delle speranze per il futuro, speranze che cadranno con l'avvicinarsi dell’età adulta.
Appartiene ai Grandi Idilli e presenta un tono sfumato (vengono usati aggettivi tenui) per evocare il ricordo del passato e per evidenziare le incertezze per il futuro. In questa poesia ci sono molti aggettivi, che spesso, soprattutto nelle prime strofe, sono abbinati tra loro. Servono a mettere in evidenza un dato interiore, i sentimenti. Gli aggettivi che si riferiscono a Silvia si riferiscono alla giovinezza.
Dietro a A Silvia non c’è una vera e propria vicenda d’amore: Teresa e Leopardi condividevano condizioni simili, che sono parallele, ovvero la giovinezza, le illusioni, le speranze, i sogni e le delusioni. In un passo della Zibaldone, Leopardi afferma di non aver mai conosciuto e vissuto la sua giovinezza, mentre Silvia la vive pienamente, quindi questa poesia potrebbe anche riguardare una sorta di sentimento di rimpianto del poeta.
Il nome Silvia può essere associato alla parola "selva", ossia una figura evocativa, che fa venire in mente una donna scura di capelli, rigogliosa, bella e con molte sfaccettature, come il bosco e la selva. Non è la donna che il poeta ama, ma è il simbolo della speranza. Questa lirica è improntata sul linguaggio del vago: la figura di Silvia è vaga, non ci sono indicazioni concrete, Leopardi fa un discorso generico e sfumato e parla solo degli occhi e dei pensieri della ragazza.
È vago anche l’ambiente: il poeta dice che è primavera, ma non ci sono sensazioni sensibili; usa aggettivi molto sobri e nomi evocativi, ma non ci sono descrizioni particolari. Il mondo esterno è privo di caratteristiche fisiche tangibili (teoria del vago e dell'indefinito) La descrizione della realtà è filtrata mediante:
- un filtro fisico (la finestra del paterno ostello, che impedisce il contatto immediato con la realtà fuori dal palazzo); il reale viene percepito nel chiuso del mondo interiore dell’autore e la finestra è il confine simbolico tra interiore ed esterno, immaginario e reale (come nell’infinito con la siepe, che è un confine fisico);
- il secondo filtro è quello dell’immaginazione a cui corrisponde la doppia visione (doppia vista): per esempio il canto non è percepito dai sensi, ma è trasfigurato, viene ricordato (teoria del suono);
- il terzo filtro è quello della memoria che rende indefinite e poetiche le cose; ci sono altri due filtri, quello letterario e quello filosofico; quello letterario consiste nel ricordo di alcuni suoni e immagini di passi poetici che avevano contribuito alla formazione del poeta, ad esempio A Silvia ricorda il canto di Circe nell’Odissea;
- infine il filtro filosofico è la presa di coscienza del vero, che corrisponde quindi al pessimismo.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della poesia "A Silvia" di Giacomo Leopardi?
- Chi è Silvia nella poesia di Leopardi e quale significato ha?
- Come viene descritta l'atmosfera nella poesia "A Silvia"?
- Quali sono i filtri attraverso cui Leopardi percepisce la realtà nella poesia?
- Qual è il tono generale della poesia e come si riflette nei sentimenti del poeta?
Il tema principale della poesia è il ricordo della giovinezza e delle speranze perdute, simboleggiato dalla figura di Silvia, che rappresenta l'età dei sogni e delle illusioni.
Silvia è un simbolo della giovinezza e delle speranze giovanili. Probabilmente ispirata dalla morte di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di Leopardi, rappresenta un pretesto per riflettere sulla transitorietà delle illusioni giovanili.
L'atmosfera è evocativa e sfumata, con l'uso di aggettivi tenui e un linguaggio del vago che sottolinea l'interiorità e i sentimenti del poeta, senza descrizioni concrete dell'ambiente.
Leopardi percepisce la realtà attraverso diversi filtri: fisico (la finestra del paterno ostello), immaginativo (doppia visione), della memoria (indefinito e poetico), letterario (ricordi poetici) e filosofico (presa di coscienza del vero).
Il tono generale è malinconico e riflessivo, evidenziando un sentimento di rimpianto e disillusione per le speranze giovanili non realizzate, con un pessimismo che emerge dalla consapevolezza della transitorietà della vita.