Concetti Chiave
- La poesia "A Silvia" di Giacomo Leopardi è un esempio di canzone leopardiana con uno schema metrico libero e una forte espressione dei sentimenti.
- Divisa in due parti, la poesia ricorda la giovinezza di Silvia e successivamente riflette sulle illusioni perdute e la natura ingannevole.
- Leopardi utilizza figure retoriche come anafore e metafore per esprimere il contrasto tra la giovinezza e la disillusione dell'età adulta.
- Silvia, identificata con Teresa Fattorini, diventa un simbolo universale di speranza e illusioni perdute, riflettendo il destino del poeta stesso.
- La poesia è una confessione personale di Leopardi sulla sua condizione, più che un semplice ricordo di Silvia.

Introduzione
A Silvia è il primo esempio di canzone leopardiana, con uno schema metrico libero da metri e rime fisse e soffocanti in favore di una rielaborazione della poesia petrarchesca per esprimere nella massima plasticità possibile i moti irruenti dell’animo e dell’immaginazione, caratterizzata da sei strofe con versi endecasillabi e settenari i quali sono messi a conclusione di ognuna di esse.
La composizione risale al 1828 quindi viene catalogata tra i canti pisano-recanatesi (o “Grandi idilli” così denominati da Carducci per distinguerli dai “Piccoli idilli”).
Questo è il periodo in cui Leopardi sente la rinascita della sua ispirazione poetica dopo la materialità delle Operette Morali.
Il 2 maggio di quell’anno, infatti, il poeta aveva scritto alla sorella Paolina: “Dopo due anni, ho fatto dei versi quest'aprile; ma versi veramente all'antica, e con quel mio cuore d'una volta”.
Si riprende, seppur con tinte più fosche, la poetica della rimembranza e l’uso del linguaggio vago e indefinito che evochi nell’immaginazione quell’infinito che resta precluso nella realtà.
Contenuto di A Silvia
La poesia può essere divisa in due parti. Nella prima parte il poeta chiede a Silvia se ella ricordi il tempo della sua giovinezza quando era piena di splendore e il suo canto riempiva le stanze e le strade mentre era intenta a svolgere le sue mansioni. La sua voce era così melodiosa che lo stesso Leopardi si distraeva dai suoi studi per tenderle l’orecchio ed osservare l’ineffabile paesaggio dal suo balcone.
Nella seconda parte il tono diventa più lirico e sofferto. Leopardi ricorda quel tempo felice in cui le speranze, le illusioni erano ancora vive e veritiere che ormai è passato svelando la perfidia della natura, madre matrigna e fedifraga, soddisfatta nell’ingannare i suoi figli.
Questa angustia, però, non toccherà a Silvia lei è morta di un male invisibile (forse la tisi) prima di diventare adulta. Non molto tempo dopo, conseguentemente a ciò, sono perite anche le aspettative, i piaceri, l’amore e la fede di Leopardi.
Alla fine il poeta si domanda se sia questa la sorte comune a tutta l’umanità.
Analisi di A Silvia
La canzone, vista dal punto di vista formale, risulta abbastanza lineare ma ciò non è segno di scarsità poetica dell’autore quanto più perché “la semplicità è bella, perché spessissimo non è altro che naturalezza [ … ] non affettata, non artifiziata, semplice in quanto agli uomini, non a se stessa, e alla natura”.
L’incipit è caratterizzato da un’apostrofe a Silvia, personaggio presente nell’Aminta del Tasso, di cui al verso sei è presente l’anagramma “salivi”. La stessa figura retorica si ripete in riferimento alla ragazza e come mezzo per esprimere l’invettiva verso la natura. Sono ricorrenti le anafore mentre sono presenti solamente tre metonimie: “sudate carte”, “faticosa tela” e “lingua mortal”. La prima è rivolta a Leopardi, la seconda a Silvia. Si può notare che entrambe riguardino un’attività svolta quotidianamente affiancate da aggettivi indicanti gravosità, segno che l’amenità è ormai solo nel ricordo, la realtà sta riaffiorando inevitabilmente.
Il terzo è un riferimento alle parole. Ha un carattere universale, come se il poeta volesse esprimere a tutti gli uomini il suo dolore interiore, per sua natura inenarrabile: ormai tutta la bellezza degli anni passati è scomparsa. Diverse sono le metafore ed è essenziale sottolineare il contrasto tra la primavera che ha in sé lo sbocciare dei fiori degli anni, la giovinezza, e l’inverno in cui questa vegetazione appassisce in segno di morte. Questa contrapposizione si vede anche grammaticalmente: si usa il passato remoto e il pronome “quel” per indicare il tempo della spensieratezza infantile lontano, indefinito e l’imperfetto insieme al pronome “questo” per indicare un ripetuto presente in cui la verità si è svelata, Silvia è morta, le illusioni mostrano la loro vacuità.
Le strofe della canzone, poi, sono poste secondo una simmetria. La prima introduce la lirica, la seconda e la terza ricordano l’infanzia dei due protagonisti, nella quarta regna la natura che interrompe l’idillio, la quinta e la sesta riprendono la seconda e la terza nell’esplicazione delle delusioni dei giovani.
Per un approfondimento su Tasso vedi anche qua
Commento di A Silvia
La poesia A Silvia è incentrata su Silvia, il cui vero nome è Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi. Essa non viene definita una persona concreta bensì è nel ricordo che ha la sua consistenza non solo perché era morta dieci anni prima, ma soprattutto perché in questa dimensione prevale la poetica dell’infinito che crea echi sconfinati in cui una persona, poiché slegata dalla materialità, potenzialmente può acquisire significati universali. In questo caso Silvia si propone come l’allegoria della speranza che si lega alla speranza del poeta stesso e quindi finché la ragazza era in vita, vivevano gli ideali leopardiani ma nel momento della morte tutto ciò segue Silvia nella tomba a causa della natura. Il destino di Silvia è il destino di Leopardi. La canzone, quindi, non è un epitaffio bensì una confessione del poeta sulla sua condizione.
Domande da interrogazione
- Qual è la struttura metrica della poesia "A Silvia"?
- Quali sono le due parti principali della poesia "A Silvia"?
- Quali figure retoriche sono presenti nell'analisi di "A Silvia"?
- Chi era Silvia nella realtà e quale ruolo simbolico assume nella poesia?
- Qual è il tema centrale del commento alla poesia "A Silvia"?
"A Silvia" è un esempio di canzone leopardiana con uno schema metrico libero, caratterizzato da sei strofe con versi endecasillabi e settenari.
La poesia si divide in due parti: la prima parte ricorda la giovinezza e il canto di Silvia, mentre la seconda parte riflette sul tempo passato e la perfidia della natura.
Nell'analisi sono presenti apostrofi, anafore, metonimie e metafore, che esprimono il contrasto tra giovinezza e morte.
Silvia era Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, e nella poesia rappresenta l'allegoria della speranza e degli ideali leopardiani.
Il tema centrale è la riflessione sulla speranza e la delusione, con Silvia che simboleggia la speranza perduta del poeta a causa della natura.