Concetti Chiave
- Schopenhauer's philosophy integrates Enlightenment, Romanticism, mysticism, Eastern philosophies, Kant, and Plato, diverging significantly from Idealism, especially Hegel.
- He reinterprets Kant's distinction between phenomenon and noumenon, seeing the phenomenon as an illusion and the noumenon as the true reality that can be known.
- The concept of the "veil of Maya" illustrates the illusory nature of the phenomenon, emphasizing that all knowledge is merely representation.
- Representation is structured by three a priori forms: space, time, and causality, which shape our perception of reality beyond the "veil of Maya."
- The will is the essence of the world and the noumenon, manifesting through human desires and needs, transcending individual experience to a universal force.

Indice
Fenomeno, noumeno: il mondo come rappresentazione
Schopenhauer imposta la sua filosofia partendo dalla distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno.
Per Kant il fenomeno è ciò che appare, l’unica realtà conoscibile. Mentre il noumeno è ciò che è. È dunque inconoscibile in sé e segna il limite della conoscenza umana.
Per Schopenhauer invece, a differenza di Kant, il fenomeno è illusione ingannevole, sogno, pura apparenza illusoria. È la cosa così come appare, dietro cui si nasconde il noumeno. Questi, di contro, è la cosa in sé, una realtà assoluta e autentica. Così, mentre in Kant il filosofo non può arrivare alla conoscenza, e quindi al noumeno, per Schopenhauer quest’ultimo si può conoscere.
E il fenomeno schopenhaueriano, a differenza di quello kantiano, che è oggetto della rappresentazione, è rappresentazione soggettiva. Esiste solo dentro la coscienza poiché è oggetto di conoscenza da parte di un soggetto. Essa consiste in due aspetti essenziali, imprescindibili, in quanto nessuno dei due sussiste senza l’altro: il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato (materialismo falso perché nega il soggetto, idealismo pure perché nega l’oggetto).
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Il fenomeno come il velo di Maya
Data la natura illusoria del fenomeno, Schopenhauer lo paragona al velo di Maya, concetto che prende dall’antica sapienza indiana. Il velo di Maya è infatti uno strato che nasconde la verità. Nel suo testo “Il mondo come volontà e rappresentazione” (1819) egli dice espressamente: “Il mondo è una mia rappresentazione. Se c’è una verità che si può affermare a priori, è proprio questa; essa infatti esprime la forma di ogni esperienza possibile e inimmaginabile: la quale forma è più universale di tutte le altre, e cioè del tempo, dello spazio e della causalità, perché tutte queste implicano già la prima. Nessuna verità è dunque più certa, più assoluta, più lampante di questa: tutto ciò che esiste per la conoscenza, e cioè il mio mondo intero, non è altro che l’oggetto in rapporto al soggetto, la percezione per lo spirito percipiente; in una parola: rappresentazione.”
Per ulteriori approfondimenti sul velo di Maya vedi qui
Spazio, tempo e causalità: le tre forme a priori
La rappresentazione si basa su tre forme a priori: spazio, tempo e causalità (unica categoria invece delle dodici kantiane, poiché tutte sono riconducibili ad essa. Essa assume forme diverse a seconda dell’ambito in cui agisce = principio del divenire, del conoscere, dell’essere, dell’agire). Attraverso queste forme a priori la visione delle cose si deforma (la vita è un sogno, un tessuto di apparenze - Calderòn de la Barca). Al di là del sogno e del fenomeno, al di là del velo di Maya, esiste la realtà in sé, verso la quale l’uomo non può fare a meno di interrogarsi, proporzionalmente a quella della sua intelligenza.
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Il mondo come volontà, il corpo
Per Schopenhauer noi non siamo solo conoscenza o rappresentazione (testa d’angelo alata, senza corpo). Abbiamo anche un corpo, vissuto con i nostri desideri e bisogni (Leib), ovvero ci viviamo anche dal di dentro. Quest’esperienza ci permette di squarciare il velo di Maya del fenomeno e vedere la cosa in sé. Per chi conosce, il corpo non è semplicemente un oggetto di conoscenza, ma è evidenza prima: è qualcosa di cui si fa esperienza immediata e che si conosce mentre si esperisce. In poche parole, il corpo, con i suoi bisogni, è il primo contatto dell’uomo con la volontà. La cosa in sé è volontà di vivere. Essa è il noumeno del mondo, un impulso irresistibile che ci spinge ad agire ed esistere, poiché noi siamo solo una delle tante manifestazioni esteriori della volontà nel mondo (apparato digerente è la manifestazione esteriore della volontà di nutrirsi). Il mondo fenomenico, quindi, è il modo in cui la volontà si manifesta, l’oggettivazione della volontà. La volontà, però, non è soltanto l’essenza nascosta dell’uomo ma di tutte le cose dell’universo, è infatti onnipervasiva. Il passaggio dell’essenza da essenza dell’uomo all’essenza dell’universo avviene poiché quando vivo il mio corpo, invece di renderlo un oggetto tra gli altri, lo sottraggo al fenomeno, smettendo di usare spazio, tempo e causalità. Ciò permette di uscire dalla sfera individuale e passare a quella universale.
Per ulteriori approfondimenti sulla volontà in Schopenhauer vedi qui
Gli aspetti della volontà
Secondo Schopenhauer la volontà ha cinque aspetti fondamentali:
- Inconscia, perché si identifica con un’energia impulsiva scaturita anche dal bisogno;
- Unica, poiché è onnipervasiva, ovunque e in nessun posto simultaneamente;
- Eterna, oltre il tempo, senza inizio né fine;
- Incausata, non ha un perché;
- Senza scopo, non ha un fine preciso.
Il filosofo poi precisa in che modo essa si manifesta, secondo due diverse fasi. In una prima fase la volontà si concretizza nelle forme immutabili, simili alle idee archetipiche di Platone. Nella seconda fase si concretizza negli enti del mondo naturale: forze generali della natura, forze vitali di animali e piante, e l’uomo, in cui la volontà diviene ragione.
Per ulteriori approfondimenti sulla filosofia di Schopenhauer vedi qui
Domande da interrogazione
- Qual è la distinzione fondamentale tra fenomeno e noumeno secondo Schopenhauer?
- Come Schopenhauer interpreta il concetto del "velo di Maya"?
- Quali sono le tre forme a priori su cui si basa la rappresentazione secondo Schopenhauer?
- In che modo il corpo è significativo nella filosofia di Schopenhauer?
- Quali sono i cinque aspetti fondamentali della volontà secondo Schopenhauer?
Schopenhauer distingue il fenomeno come un'illusione ingannevole, un'apparenza, mentre il noumeno è la realtà assoluta e autentica, conoscibile a differenza di quanto sostenuto da Kant.
Schopenhauer paragona il fenomeno al "velo di Maya", un concetto indiano che rappresenta uno strato che nasconde la verità, affermando che il mondo è una rappresentazione soggettiva.
Le tre forme a priori sono spazio, tempo e causalità, che deformano la visione delle cose e rappresentano il principio del divenire, del conoscere, dell'essere e dell'agire.
Il corpo è il primo contatto con la volontà, un'esperienza immediata che permette di squarciare il velo di Maya e vedere la cosa in sé, manifestando la volontà di vivere.
La volontà è inconscia, unica, eterna, incausata e senza scopo, manifestandosi in forme immutabili e negli enti del mondo naturale.