Marcello G.
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Iscritto il 9 Maggio 2016
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Ultracinquantenni e soprattutto di sesso maschile: questo l’identikit dei professori universitari, tra i più “attempati” in Europa. Per i giovani e per le donne, quello dell’insegnamento nei nostri atenei è ancora un mondo poco accessibile, nonostante un ampliamento di più del 6% delle cattedre negli ultimi 10 anni.
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Università e ricerca, l’Italia investe meno delle altre big d’Europa: il resto lo pagano le famiglie
Il nostro Paese è fanalino di coda europeo per risorse pubbliche destinate all’istruzione, anche a livello terziario. Nel 2019 il rapporto tra il PIL e gli investimenti nel settore universitario era pari allo 0,90%. Laddove i principali Paesi dell’UE sono tutti al di sopra dell’un per cento. Il contributo dei privati ha però percentuali ben al di sopra di quanto si registra tra i nostri “vicini di casa”
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Studiare Ingegneria può levare il sonno, chi si iscrive a Medicina sia pronto a dire addio alla vita sociale. Sono solo luoghi comuni tra universitari? Non proprio: un’elaborazione di Skuola.net su dati AlmaLaurea mette a confronto l’esperienza dei neolaureati nei vari gruppi disciplinari. Quali ex studenti hanno avuto voti più bassi? E dove si registrano più fuori corso? Ebbene, spesso la leggenda trova riscontro nella realtà
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Gli atenei online stanno contribuendo in maniera significativa a far aumentare il numero dei laureati: ormai il 10% consegue il titolo in una telematica. Ciò è dovuto a un’offerta formativa ampliata e raddoppiata in una decina di anni e ad un sistema che ben si adatta alle esigenze degli “over”
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Solo in altri quattro paesi europei i giovani lasciano la casa dei genitori più tardi che in Italia. Nel nostro Paese si “cresce” tardi soprattutto al Sud, spesso per via di percorsi di studio lunghi e di una stabilità lavorativa che stenta ad arrivare. Così è sempre più raro sposarsi e fare figli prima dei 35 anni
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Sono soprattutto nel Sud Italia ma sono ben rappresentate anche al Nord, in particolare in Lombardia e in Piemonte. Le frequentano circa 650mila alunni e la loro caratteristica è di essere popolate da pochissimi iscritti, spesso accorpati insieme nelle cosiddette “pluriclassi”, in particolare nelle primarie
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Una voragine si è aperta tra i giovani di appena dieci anni fa e quelli di oggi, e riflette i cambiamenti che ha subito il mondo nello stesso periodo. Che hanno colpito il modo di vivere delle nuove generazioni. Gli amici si vedono meno e si esce di casa con poco entusiasmo. Tanto è sempre attiva la “piazza virtuale”
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Secondo un recente sondaggio, circa la metà dei docenti italiani non ritiene sufficiente l’aumento di 200 euro in busta paga previsto a partire dal 2024. Ma in realtà, pur guadagnando poco, non percepiscono tanto meno di altri colleghi europei. La questione è quindi generalizzata, ma la “patologia” molto italiana è che gli scatti durante la carriera sono lenti e limitati.
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Lo dice AlmaLaurea in un recente focus: gli studenti sono sempre più vicini alle tematiche legate all’ambiente ma non sono ancora del tutto soddisfatti di come vengono trattate dagli atenei. Eppure, chi ha maggiori competenze "green" ha anche più successo nel mercato del lavoro dopo la laurea.
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Una pausa dopo il diploma è uno scenario a cui aspira un crescente numero di studenti. I motivi? Da una parte le idee confuse sul futuro, e quindi la necessità di riflettere meglio sulle scelte da fare; dall'altra il bisogno di curare il proprio benessere psicologico e fare nuove esperienze di vita
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