Concetti Chiave
- Grazia Deledda è stata una scrittrice sarda, nota per essere la seconda donna a ricevere il Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
- Ha avuto una formazione letteraria influenzata da Enrico Costa e ha iniziato la sua carriera con racconti inviati a riviste sarde.
- Le sue opere esplorano tematiche come il fato, il peccato, il bene e il male, riflettendo la morale patriarcale della Sardegna.
- Il suo stile si distingue per la rappresentazione del dolore umano e l'influenza del verismo e del decadentismo, senza però essere considerata femminista.
- Nonostante le difficoltà linguistiche iniziali, ha scritto in italiano per ampliare la diffusione della sua cultura, alimentando il dibattito sul bilinguismo.

Indice
Informazioni salienti sulla scrittrice Grazia Deledda
Grazia Deledda, alla nascita conosciuta come Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, è un’autrice italiana di origine sarda, nata a Nuoro il 28 settembre del 1871.
È nota per essere stata la seconda donna a cui è stato consegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Anni giovanili di Grazia Deledda
Grazia Deledda proveniva da una famiglia benestante: il padre laureato in legge, si dedicava al commercio ma si dilettava a scrivere poesie sarde che inseriva lui stesso in una rivista che stampava autonomamente, mentre la madre è stata colei che si occupò della sua educazione. Per quanto riguarda la sua formazione letteraria, fu importante nella sua vita la figura di Enrico Costa, romanziere e storico. Dopo un primo periodo florido, la famiglia subì un momento molto difficile a causa di una serie di lutti e della crisi economica.
Primi anni della sua carriera da scrittrice
Durante il suo periodo giovanile, inviò alcuni racconti a Roma dal titolo “Sangue sardo e Remigia Helder” e allo stesso tempo aveva un rapporto di collaborazione con delle riviste sarde. Nel 1900 Grazia Deledda si trasferì a Cagliari e sposò Palmiro Madesani, il quale prestava servizio per il Ministero delle Finanze. Dopo poco si spostarono a Roma e lì nacquero due figli. In questo periodo Grazia Deledda si affermò come scrittrice, iniziando a scrivere una sequenza di romanzi e opere teatrali, tra cui ritroviamo “Cenere” (del 1904), l’”Edera” (del 1908), “Canne al vento” (del 1913). Era molto stimata da Antonio Baldini, Giovanni Verga, Emilio Cecchi. Inoltre, la sua formazione culturale la portò anche ad intraprendere la traduzione: infatti Grazia Deledda tradusse in italiano l’opera di Honorè de Balzac e di Eugènie Grandet.
Per ulteriori approfondimenti sulla carriera di Grazia Deledda vedi qui
Assegnazione del Premio Nobel e ultima fase della sua vita
“Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano». Questa fu la spiegazione che venne data per motivare l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura a Grazia Deledda nel 1926. Dopo dieci anni dalla premiazione, nel 1936, Grazia Deledda morì a causa di un tumore al seno diagnosticato diversi anni prima. Inizialmente le sue spoglie vennero seppellite a Roma, nel cimitero del Verano. Solo dopo poco tempo vennero trasferite nella sua città d’origine, all’interno della chiesetta della Madonna della Solitudine. A causa della sua morte quasi improvvisa, Grazia Deledda lasciò l’opera autobiografica “Cosima, quasi Grazia” incompleta, editata in seguito da Antonio Baldini con il nome “Cosima”. Oggi la sua abitazione privata di Nuoro è diventata un museo.
Tematiche affrontate da Grazie Deledda
Per quanto riguarda la critica, le sue opere potrebbero essere inserite all’interno di correnti letterarie, come verismo, decadentismo ma soprattutto all’interno della letteratura sarda. Per altri invece, bisogna esaltare e riconosce alla sua arte poetica l’originalità. Le tematiche da lei affrontate sono diverse ma soprattutto si basano sulla morale patriarcale del territorio sardo, caratterizzata dall’intensità delle emozioni familiari. Ritroviamo: il fato, il peccato e la colpa, il bene e il male, il sentimento religioso.
Qualità letteraria e stile della scrittrice Grazia Deledda
I personaggi descritti all’interno delle sue opere rappresentano la voglia di vivere la vita fino alla fine, anche se non c’è un lieto fine. Ciò che si ricava dal dolore è il vissuto stesso, nella sua interezza. Il vissuto di uomini che non sono mai stati consolati. Solamente chi decide di accettare e credere in Dio riesce ad affrontare al meglio il destino che gli è stato assegnato. Inoltre, la scrittrice mette in evidenza le sue radici, la sua terra Sarda, nello specifico parla della Barbagia, descrivendola “come luogo mitico e come archetipo di tutti i luoghi, terra senza tempo e sentimento di un tempo irrimediabilmente perduto, spazio ontologico e universo antropologico in cui si consuma l'eterno dramma dell'esistere.”
I suoi romanzi tendono a criticare i valori sociali e le norme morali piuttosto che le persone che sono vittime di tali circostanze. Nelle sue opere si può riconoscere l'influenza del verismo di Giovanni Verga e, talvolta, anche quella del decadentismo di Gabriele D'Annunzio. Nonostante il suo ruolo imponente nella letteratura italiana e mondiale, Deledda non è stata riconosciuta come scrittrice femminista, forse a causa della sua tendenza a rappresentare il dolore e la sofferenza delle donne in opposizione all'autonomia delle donne.
Grazia Deledda è stata apprezzata anche per lo stile e le lingue utilizzate. Essendo una “sardofona”, non era abituata alla lingua italiana. Difatti inizialmente incontra numerose difficoltà e proprio da qui nasce il dibattito sul bilinguismo. Di conseguenza alcuni esperti pensano che la scrittrice abbia iniziato a scrivere in italiano per cercare di avere una maggior diffusione sul mercato, in modo tale da rendere la cultura più fruibile a tutti.
Per ulteriori approfondimenti sulla carriera letteraria di Grazia Deledda vedi qui
Domande da interrogazione
- Chi era Grazia Deledda e quale riconoscimento importante ha ricevuto?
- Quali sono stati gli anni giovanili di Grazia Deledda e come hanno influenzato la sua carriera?
- Quali sono alcune delle opere più conosciute di Grazia Deledda?
- Quali tematiche affrontava Grazia Deledda nelle sue opere?
- Come viene descritto lo stile letterario di Grazia Deledda?
Grazia Deledda era una scrittrice italiana di origine sarda, nata a Nuoro nel 1871. È stata la seconda donna a ricevere il Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Grazia Deledda proveniva da una famiglia benestante e fu influenzata dal padre e dal romanziere Enrico Costa. Nonostante le difficoltà economiche e familiari, iniziò a scrivere racconti e collaborare con riviste sarde.
Tra le opere più conosciute di Grazia Deledda ci sono "Cenere" (1904), "L'Edera" (1908) e "Canne al vento" (1913), che contribuirono a consolidare la sua fama come scrittrice.
Grazia Deledda affrontava tematiche come il fato, il peccato, la colpa, il bene e il male, e il sentimento religioso, spesso legate alla morale patriarcale del territorio sardo.
Lo stile di Grazia Deledda è caratterizzato da una critica ai valori sociali e morali, con influenze del verismo e del decadentismo. Nonostante le difficoltà linguistiche iniziali, il suo lavoro è apprezzato per l'originalità e la rappresentazione della sua terra natale, la Sardegna.