L’intento del presente elaborato è evidenziare i principali profili di criticità relativi alla disciplina delle circostanze del reato e i reati aggravati dall’evento, alla luce delle rispettive discipline normative, degli inquadramenti proposti dalla dottrina negli ultimi decenni, nonché dell’atteggiamento della giurisprudenza nei confronti di tali sfuggenti categorie.
Pare opportuno muovere da alcune premesse metodologiche.
In prima battuta si intende approfondire il percorso storico della disciplina delle circostanze del reato, a partire dal codice Zanardelli del 1889 fino ad arrivare, mediante lo studio delle numerose novelle che ne hanno modificato il contenuto, ai giorni nostri; successivamente, verranno sottoposti ad attenta disamina i tratti caratteristici e fisionomici delle circostanze del reato, con particolare attenzione alle circostanze comuni disciplinate agli articoli 61, 62 e 62-bis del codice penale. Tale trattazione è finalizzata a i profili di incertezza applicativa, nonché le criticità di tali forme di manifestazione del reato, categoria nell’ambito della quale sembra riconducibile altresì l’istituto della recidiva, al quale si dedicherà qualche cenno, privilegiandone l’analisi storica della disciplina odierna; a seguire, ci si soffermerà sugli effetti che le circostanze del reato implicano laddove applicate: precisamente si analizzeranno gli strumenti attraverso cui si opera la commisurazione della pena in presenza di una o più circostanze; infine sarà fatto riferimento anche al rapporto che intercorre tra accidentalia delicti e vari aspetti procedurali, quali la competenza del giudice, le misure cautelari, l’esecuzione della pena, i riti speciali e soprattutto la prescrizione del reato.
Nella seconda sezione, invece, sarà descritto il tortuoso percorso storico dell’art. 59 c.p. in ordine al regime di imputazione delle circostanze aggravanti e attenuanti, vero cardine della disciplina di cui si tratta. Successivamente, verrà approfondita la questione inerente al rapporto tra le circostanze del reato e le fattispecie autonome: la difficoltà che tutt’oggi si incontra nel distinguere questi due istituti, tra loro molto diversi sotto molteplici punti di vista, rende questa analisi particolarmente interessante e ricca di spunti, soprattutto alla luce di una mancante disciplina positiva in materia. I riferimenti saranno puramente giurisprudenziali e dottrinali, ma non si mancherà di sottolineare la necessità di un intervento legislativo volto a dare certezza e ordine ad un settore del diritto penale che appare particolarmente ombroso.
La terza sezione sarà interamente incentrata sui reati aggravati dall’evento. Trattandosi di una vexata quaestio - in ragione sia della sua complessità sia della sua vicinanza a temi quali la responsabilità oggettiva che costituiscono alcuni dei principali “nervi scoperti” del diritto penale dei nostri giorni, risulta fondamentale un’indagine approfondita dell’istituto. In primis si cercherà di dar conto delle caratteristiche di parte generale che connaturano i reati aggravati dall’evento, partendo dal concetto di evento e arrivando fino all’analisi del nesso di causalità, arricchendo il tutto con molteplici riferimenti dottrinali; proseguendo, si classificheranno le diverse tipologie di reati aggravati dall’evento, distinguendo i casi in cui l’evento che aggrava il reato sia voluto, da quelli in cui sia indifferente la volontà o meno dell’evento e, infine, da quelli ove è necessario che l’evento non sia voluto dal soggetto attivo. In quest’ultima ipotesi, si farà riferimento alle varie tipologie di reati aberranti e alla tortuosa disciplina che ne discende; successivamente verrà trattato il delitto preterintenzionale, con particolare riguardo ad una delle pochissime ipotesi contemplate dal codice penale, ovverosia la previsione di omicidio preterintenzionale di cui all’art. 584 c.p. L’importanza di questo istituto è dato dal costante richiamo al tema della responsabilità dell’agente (in particolare, anche qui, al celato rischio di attribuire una responsabilità eminentemente oggettiva) e le varie diatribe sul tema che si sono verificate; sulla stessa scia, la trattazione proseguirà con lo studio del delitto disciplinato all’art. 586 c.p. (morte o lesioni come conseguenza di altro delitto) in quanto strettamente collegato all’omicidio preterintenzionale, con il quale condivide svariati profili strutturali; poi, si cercherà, come detto, di far emergere le potenziali tensioni rispetto al principio di colpevolezza, che si traducono nel rischio di configurare casi di responsabilità oggettiva; infine, si passeranno in rassegna eventuali soluzioni applicative alternative, soprattutto alla luce delle due celeberrime sentenze della Corte Costituzionale del 1988 (364 e 1085).
La quarta ed ultima sezione del presente elaborato mira a sottoporre a disamina quattro diversi delitti disciplinati dal nostro codice penale, la cui struttura e disciplina costituisce la concretizzazione dei profili di criticità emersi nel corso della trattazione. In particolare, l’esame del primo delitto, ovverosia quello di furto disciplinato all’articolo 624 e seguenti del codice penale, permette di focalizzarsi sui criteri distintivi che hanno trovato riscontro nella prassi applicativa nel tentativo di tratteggiare il discrimen tra circostanza e fattispecie autonoma di reato; nel dettaglio si analizzerà la natura giuridica del furto con strappo e del furto in abitazione di cui all’art. 624-bis c.p., ponendo l’accento sui suoi rapporti rispetto alla fattispecie base, oltre che alla serie di circostanze speciali contenute all’art. 625 c.p. Il secondo delitto prescelto per condurre tale indagine è, invece, il delitto di lesioni personali di cui all’art. 582 c.p., in ordine al quale si porrà la lente. Sarà centrale, poi, interrogarsi sulla valenza circostanziale o meno e del relativo rapporto che intercorre tra lesioni lievissime, lievi, gravi e gravissime. Rilevante, poi, è il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi ex art. 572 c.p.: non solo per la sua forte rilevanza pratica, ma anche per le particolari novelle che hanno interessato la fattispecie nel corso del tempo e soprattutto per le figure limitrofe alla fattispecie-base quali la violenza reciproca, la violenza assistita, il mobbing e ulteriori delitti in cui appare difficile capire se possano essere assorbiti o se, al contrario, debbano concorrere con l’art. 572 c.p. Non mancherà un’attenta analisi delle circostanze aggravanti e attenuanti speciali ivi disciplinate. Infine, l’ultimo delitto di cui si vuole dar conto è il delitto di omicidio di cui all’art. 575 c.p., che si analizzerà congiuntamente alla pluralità di circostanze che vengono disciplinate agli articoli ad esso successivi. In particolare, verrà svolta un’indagine circa il campo applicativo delle circostanze, l’interpretazione che dottrina e giurisprudenza ne danno con particolare riferimento alla loro natura, nonché l’eventuale emersione di problematiche relative alla convivenza con altre figure di reato.
In sostanza, come emerge, questa tesi ha l’obiettivo di sviscerare il tema delle circostanze del reato e dei reati aggravati dall’evento non solo su un piano meramente teorico-dogmatico ma anche e soprattutto su un piano pratico, in quanto è proprio lì che affiorano tutte le problematiche interpretative e applicative non evidenti icto oculi. L’analisi delle criticità risulta fondamentale al fine di poter correggere e riformare i settori del diritto penale che maggiormente risultano fragili sotto un profilo prettamente dogmatico, o financo di legittimità costituzionale.
...continua