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Sintesi
tesina maturità che affronta il tema della libertà


Sintesi Tesina sulla libertà



In questa tesina di maturità viene analizzato il tema della libertà. In questa tesina multidisciplinare vengono effettuati vari collegamenti disciplinari: Ugo Foscolo nella sua poesia esprime la libertà, il desiderio di liberare la patria dallo straniero. Egli si arruolò, infatti, nelle truppe della Repubblica Cispadana. Nell'opera, "Ultime lettere a Jacopo Ortis" egli definisce la libertà cara; in quest'opera il protagonista si suicida e il suo suicidio viene visto come una forma di protesta contro la società e il destino. Egli incarna quindi la figura del poeta-soldato della libertà. Nelle opere di Seneca il suicidio viene visto come l'atto estremo di libertà; egli considerava la vita umana come una sorta di costrizione, per cui l'uomo si suicida per liberarsi dalla vita. Molto interessante è la libertà per Euripide, che la definisce attraverso la figura di Elena, la quale effettua una libertà di scelta: sceglie di onorare il proprio matrimonio, decidendo di lasciare Paride e Troia. In ambito filosofico invece è noto il filone relativo alla libertà dello spirito riassunto da tre filosofi molto importanti come Fichte, Schelling ed Hegel.
In relazione alla storia noto è quel fenomeno che ha portato numerosi anti-fascisti a schierarsi contro il regime attraverso la Resistenza partigiana, grazie al quale è stato possibile ottenere la liberazione dell'Italia e del Continente europeo. Nello scenario letterario straniero invece Tennyson afferma che Ulisse rappresenti l'emblema dell'eroe libero. La libertà può essere espressa anche attraverso il percorso delle stelle, attraverso la visione da parte dell'uomo delle stelle di notte che danno un'idea di libertà.


Collegamenti


Tesina sulla libertà


Italiano:La libertà nella poesia di Ugo Foscolo.
Latino: Il suicidio, atto estremo di libertà,Seneca.
Greco: “Libertà in Elena”, Euripide.
Filosofia: La libertà dello Spirito.
Storia: Le lotte dei partigiani per la liberazione dell’Italia.
Inglese: A.Tennyson, “Ulysses, a free hero”.
Geografia astronomica: Le stelle.



Altre tesine sulla libertà

1984 - Tesina sui totalitarismi- Tesina sul libro 1984 di Orwell seguendo un percorso multidisciplinare.
Libertà (18487)- Tesina in Power Point sul tema della libertà.
Libertà (19151)- Tesina interdisciplinare sul concetto di libertà.
Libertà ieri e oggi- Tesina sulle varie forme di libertà.
Sport e libertà - Tesina sulle perdite di libertà degli atleti.
Fabrizio De Andrè e la signora Libertà- Tesina per liceo sociopsico-pedagogico sulla libertà nella musica di De André.
Libertà e volontà di potenza- Tesina per liceo classico che tratta della libertà e della volontà di potenza.
Libertà e catene- Tesina che tratta del limite del concetto di libertà.
Libertà: è una risata - Tesina che affronta il tema della satira durante l'epoca fascista.
Uomo e libertà- Tesina per liceo scietifico che tratta del rapporta tra uomo e libertà.
Libertà e sfruttamento- Tesina per isituto tecnico commerciale che analizza la condizione dell'Italia nel corso della storia.
Estratto del documento

Liceo classico “Quinto Ennio”- classe 3^C

Indice

Introduzione

U.Foscolo: “Poeta- soldato della libertà”

L. A. Seneca : “Il suicidio, atto estremo di libertà”

Euripide: “Libertà in Elena”

Fichte- Schelling- Hegel: “Libertà dello Spirito”

La Resistenza: “Le lotte dei partigiani per la liberazione dell’Italia”

A.Tennyson: “Ulysses, a free hero”

Le stelle: “Corpi celesti in libertà”

Riflessioni conclusive Introduzione

Diverse persone sostengono che la vera libertà non esista, in quanto non abbiamo scelto dove né

quando nascere, chi sarebbero stati i nostri genitori né il corpo in cui vivere.

In effetti, per tutto il corso della nostra esistenza, veniamo continuamente influenzati dall’ambiente

che ci circonda, inconsciamente o meno. Gli stessi limiti dell’essere uomini influenzano i nostri

pensieri ed i nostri sogni, basti pensare al desiderio di volare, di poter andare ovunque e in

qualunque momento senza che qualcuno ci possa fermare.“Fossi un uccello/ alto nel cielo /potrei

volare/senza aver padroni /se fossi un fiume /potrei andare /rompendo gli argini nelle mie

alluvioni”,canta Guccini.

Talvolta anche noi stessi ci imponiamo dei limiti senza rendercene conto: le paure. I giudizi degli

altri spesso pesano come condanne e ci murano gli occhi, lasciandoci la certezza di essere anche ciò

che non siamo e quindi facendoci diventare l’opposto di ciò che vorremmo. Quando poi abbiamo

paura dell’opinione che gli altri potrebbero avere di noi ci conformiamo alla massa, col timore di

non essere apprezzati, anche solo per un’idea, un modo di essere. Ci si nasconde dietro una

maschera, si rimane incatenati ad un determinato pensiero che gli altri hanno fatto su di noi e si

teme di rischiare, anche soltanto per provare. Probabilmente abbiamo troppa paura di noi stessi per

scoprirci veramente, evitiamo il silenzio e le discussioni, saltiamo a piè pari qualsiasi cosa richieda

un’opinione precisa e soprattutto argomentata. “Perché la gente sa e la gente lo sa che sai suonare,

suonare ti tocca per tutta la vita”, cantava il suonatore Jones di De Andrè: così si teme di cambiare,

di scoprirsi condizionati dagli altri. Invece forse è proprio la curiosità la chiave per la vera libertà,

perché spinge a cercare nel mondo noi stessi e il nostro posto.“Viaggiare per capire che non c’è

niente da scoprire se non dentro di noi”, come la ricerca del Marco Polo di Calvino, che in ogni

città che visitava vedeva ciò che la sua non era e non sarebbe mai stata, così ognuno cerca negli altri

ciò che da essi lo differisce e lo accomuna, per farci conoscere ciò che veramente siamo, anche con

le nostre idee e i nostri sogni più latenti. Molte volte li lasciamo nel cassetto, perché cadere dalle

nuvole può far male, ci accontentiamo di sopravvivere giorno dopo giorno, senza far caso ai nostri

desideri. Invece bisognerebbe fare sempre sogni grandiosi per sentirci liberi di volare davvero;

progettare e iniziare a costruire veramente il mondo in cui vorremmo vivere. “Sii il cambiamento

che vorresti vedere nel mondo” sosteneva Gandhi, perché non può esistere la libertà senza speranza

e senza questa i sogni non si possono realizzare.

“Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del

grande gabbiano,

un'infinita idea di libertà, senza limiti”

Richard Bach – “Gabbiano Jonathan Livingston”

“Poeta- soldato della libertà”

U. FOSCOLO

Ugo Foscolo politicamente era entusiasta dei principi della Rivoluzione francese ed assunse posizioni

fortemente libertarie ed egualitarie, pieno di quel sentimento d'amore, di gloria e di libertà che lo portò ad

arruolarsi nelle truppe della Repubblica Cispadana e a pubblicare un’ode A Buonaparte liberatore, in cui

esaltava il generale francese come portatore di libertà.

Il Foscolo è il primo carattere romantico che appare nella storia della letteratura italiana, appassionato,

impetuoso, “ricco di vizi e di virtù”, come egli stesso si definisce.

Due sono gli elementi che spiccano nella sua personalità: il primo è un immediato abbandono agli impulsi

del sentimento e delle passioni, che agitarono ininterrottamente la sua vita; il secondo, in contrasto col primo,

è l’esigenza di un ordine, di una disciplina, di un’armonia interiore. Nell’abbandono agli impulsi del

sentimento e delle passioni si avverte il segno della nuova sensibilità del romanticismo; nell’esigenza

dell’equilibrio e dell’armonia interiore si avverte l’influenza del classicismo.

Tuttavia soltanto nella poesia egli riuscì a rappresentare l’armonia interiore, alla quale aspirava; nella vita

pratica, da autentico romantico, si lasciò sempre trasportare dalle passioni. Per questo è ravvisabile in lui un

motivo di pessimismo e di disperazione.

Il pessimismo del Foscolo deriva dal fatto che egli vede nella vita annullati gli ideali di libertà e di giustizia,

e secondo la visione materialistica e meccanicistica della realtà considera l’uomo come prigioniero della

materia, il quale, dopo aver compiuto il suo ciclo vitale, piomba con la morte nel nulla eterno, come un

qualsiasi animale, dopo una lunga catena di sofferenze senza senso.

La ragione quindi, esaltata dagli illuministi come fumatrice di tenebre e indagatrice di verità, per il Foscolo

non è affatto uno strumento di liberazione e di felicità ma un dono malefico della natura.

È questo il momento più acuto del pessimismo foscoliano, rappresentato idealmente dal suicidio di Jacopo

Ortis, un suicidio che è insieme una liberazione e una protesta: una liberazione dal dolore e una protesta

contro la natura, che ha destinato l’uomo all’infelicità.

Il romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis costituisce la prima importante opera di Foscolo, nel quale affronta

la questione della difficile condizione di un giovane intellettuale in conflitto con un contesto sociale in cui

non può inserirsi. Jacopo è un giovane patriota che, dopo la cessione di Venezia all’Austria col trattato di

Campoformio, cade in preda alla disperazione, che lo spinge ad un pellegrinaggio per l’Italia e poi al

suicidio.

La disperazione nasce dalla delusione rivoluzionaria, dal vedere tradite tutte le speranze patriottiche e

democratiche, dal vedere la libertà finire in tirannide, dal rendersi conto che lo strumento rivoluzionario è

ormai impraticabile. Non essendovi alternative possibili sul piano della storia, l’unica via che si offre ad

Ortis per uscire da una situazione negativa, al tempo stesso insostenibile e immodificabile, è la morte, intesa

in termini materialistici e nichilistici, come distruzione totale e “nulla eterno”.

Foscolo stesso dirà “È meglio dunque non nascere, e, una volta nati, è meglio troncare la vita col suicidio”.

L’opera ha infine per sottotitolo i versi danteschi: Libertà va cercando, ch’è sì cara,/ come sa chi per lei vita

rifiuta (Purg., vv. 71-72)

Questi versi ci rivelano la natura vera del suicidio di Jacopo Ortis. Esso non è negazione della vita, ma è

affermazione e bisogno di libertà, denuncia di oppressione e protesta contro la società e i destino.

Foscolo dunque non soccombe al pessimismo e alla disperazione, ma reagisce vigorosamente, creandosi una

nuova fede in valori universali, che danno un fine e un significato alla vita dell’uomo. Questi valori sono la

libertà, la patria, la virtù, l’eroismo, la poesia, l’arte, la gloria, tutti sentimenti che i filosofi materialisti e

scettici chiamano illusioni ma che sono verità validissime per il poeta, che le considera necessarie a sé e agli

altri, perché hanno l’ufficio di legare l’uomo alla vita e di dare uno scopo all’esistenza.

Tenendo presente la sua fede nelle “illusioni” ci spieghiamo molte delle vicende biografiche del Foscolo,

come il suo attivismo politico, militare, giornalistico, l’impegno di poeta civile, la scelta coraggiosa

dell’esilio, per fierezza e coerenza di carattere.

In questo senso, Foscolo può esser a buon diritto definito “poeta-soldato” della libertà.

“Il suicidio, atto estremo di libertà”

L. A. SENECA :

Nel contesto culturale del mondo latino uno spunto di riflessione ci è offerto dal filosofo di matrice

stoica Lucio Anneo Seneca in una delle Epistulae ad Lucilium, la 70, dell’ottavo libro.

L’occasione di questa epistola è offerta da una visita fatta da Seneca a Pompei, che avendo

richiamato alla mente del filosofo i ricordi della giovinezza, gli ricorda al tempo stesso quanto per

lui sia vicina la morte. La riflessione sulla morte scivola lentamente sulla questione del suicidio e

sull’opportunità, per il saggio e per l’uomo in generale, di ricorrervi quando è schiacciato dalla

fortuna.

In Seneca il tema del suicidio assume una rilevanza del tutto nuova e una centralità che non ha

paralleli negli stoici suoi predecessori. Egli esalta il suicidio come atto supremo di libertà:

“campione” della libertà stoica è Catone Uticense, che di fronte al soccombere della repubblica si

diede la morte, rivendicando così, proprio attraverso il suicidio, l’ideale supremo della libertà.

La meta della ricerca individuale è la libertà: il termine perde ogni connotazione politica e viene a

significare la libertà interiore, che può esser ottenuta da tutti. Per raggiungerla è necessario liberarsi

dalle passioni che offuscano la ragione, dominano i nostri comportamenti e le nostre reazioni e ci

rendono schiavi degli istinti e dei desideri. Tra queste, la più terribile e dannosa è l’ira, che non è

mai giustificabile, neppure quando si configura come una reazione di sdegno o una manifestazione

di coraggio. Ugualmente fondamentale è liberarsi dall’ansia del potere o delle ricchezze, come pure

dai condizionamenti affettivi.

Questo non significa dover vivere da asceti, ma essere consapevoli che tutto ciò che abbiamo è solo

“un prestito”, del quale possiamo esser privati in ogni momento, e che niente ci appartiene, se non

la nostra anima. Da qui deriva l’autosufficienza del saggio, che è interessato ai beni veramente

duraturi, che non si fa sconvolgere dalle vicende esterne e che di conseguenza non teme la morte.

La liberazione dalla paura della morte era fra i temi fondamentali della meditazione epicurea e

stoica, che la concepivano come una delle acquisizioni su cui si basava la serenità del saggio; essa

era tanto più avvertita come necessaria all’epoca di Seneca, quando le delazione e le calunnie,

sommate alla tirannia degli imperatori, avevano reso l’esistenza assai precaria.

In Seneca, però, la teorizzazione del suicidio non si limita ad esaltare l’esempio (estremo) di

Catone: la vita umana è costrizione, il corpo è il “carcere” dell’anima e ogni uomo, se la vita lo

opprime, può, anzi deve, uccidersi per sottrarsi al dominio della fortuna:

“…Huius unius rei usum qui exigat dies veniet. Non est quod existimes magni tantum viris hoc

robur fuisse quo servitutis humanae claustra perrumperent; non est quod iudices hoc fieri nisi a

Catone non posse(…): vilissime sortir homines ingenti impetu in tutum evaserunt, cumque e

commodo mori non licuisset nec ad arbitrium suum instrumenta mortis eligere, obvia quaeque

rapuerunt et quae natura non erant noxia vi sua tela fecerunt.”

“…di questa sola virtù verrà il giorno che richieda la messa in pratica. Non devi credere che

soltanto uomini grandi abbiano avuto la forza di infrangere le catene della schiavitù umana; non

devi credere che sia capace soltanto Catone (…): uomini di umilissima condizione con uno slancio

pieno di ardimento si misero al sicuro, e non avendo potuto morire a loro piacimento né scegliere

secondo il loro desiderio gli strumenti della morte, afferrarono tutto ciò che loro capitava fra le

man, e oggetti che per natura erano inoffensivi,li trasformarono in armi con la loro forza.”

“Libertà in Elena”

EURIPIDE:

Vv 56-67 “…E allora perché resto ancora in vita? Perché sentii la parola del dio

Ermes che ancora avrei abitato la gloriosa piana

di Sparta con il mio sposo, visto che lui sa che a Troia

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