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INTRODUZIONE
“Ciascuno di noi è, in verità,
un'immagine del grande gabbiano,
un' infinita idea di libertà, senza limiti”
Richard Bach – “Gabbiano Jonathan Livingston”
Cosa vuol dire essere liberi? Saper di poter sempre esprimere ciò che si
pensa? Lanciarsi con un paracadute nel vuoto? Salire sulla cima del
monte più alto e scrutare l’orizzonte? O stare sdraiati sotto un cielo
trapunto di stelle? Negli ultimi 2 secoli i criteri in base ai quali una
persona si poteva considerare libera sono molto cambiati, e più libertà si
hanno, più libertà si cercano e si pretendono. Miloni di persone hanno
perso la vita per guadagnare le libertà di cui noi ora oggi godiamo, e,
nonostante questo, lottiamo ancora per averla: lottiamo per la nostra
libertà. Tutti abbiamo una percezione diversa della libertà, forse perché la
viviamo in forma diversa e non ci sentiamo liberi nello stesso modo,
alcuni si sento liberi in una moto andando a 200 km/h, altri si sentono
liberi quando si trovano da soli in qualche posto sperduto ed altri si
sentono liberi quando possono fare le proprie scelte.
Per me la libertà è una sensazione ed un ideale. Essere libero non
significa scappare, non avere responsabilità, essere un uccello, o una
farfalla. Libertà non significa volare. Per me la libertà più bella è la
Libertà di essere, di lasciarsi andare, non permettere a nessuno di
opprimerci, di calpestare la nostra volontà e i nostri sogni, libertà di
esprimerci e mostrarci al mondo per quello che siamo, senza seguire
uno standard, semplicemente facendo quello che ci sentiamo di fare. Ma
esser liberi implica rispetto, rispetto per la libertà altrui. Chi vive la
propria libertà intesa come “faccio tutto ciò che voglio quando voglio”
secondo me è solo segno di egoismo, perché le nostre scelte posso
coinvolgere anche altre persone, ferirle, limitarle o influenzarle. Per
questo chi vuole essere libero deve avere un forte senso di
responsabilità e condividere con gli altri la propria libertà e felicità. 1
ITALIANO
Va dove ti porta il cuore
Di Susanna Tamaro
“Che cos’è quest’universo colmo di stupore?“, così Susanna Tamaro
recita in una dei suoi più famosi e commoventi romanzi, “Va dove ti
porta il cuore”. Ed è proprio questa la domanda che sembrano porsi le
protagoniste: un universo pieno di stupore per ciò che a volte le nostre
esistenze ci riservano, per tutti gli scalini che dobbiamo salire, tra un
bivio e l’altro di questo lungo cammino, prima di poterci voltare e
guardare con pacata serenità il panorama della nostra vita.
“Quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti,
vedi una cosa che non avevi mai visto prima: la via che hai percorso
non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c'era una freccia che
indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là una
stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste
deviazioni l' hai imboccata senza accorgertene, qualcun' altra non l'
avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti
avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma
ugualmente provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l'hai fatta, sei
tornato indietro invece di andare avanti. Il gioco dell'oca, te lo ricordi?
La vita procede pressappoco allo stesso modo. Lungo i bivi della tua
strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle o non
viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai
in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso
si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.”
Ecco dunque la storia del destino di tre donne, diverse eppure simili.
Una serie di lettere che ha inizio il 16 novembre e termina il 22
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dicembre. Una nonna che scrive alla nipote lontana, in un dialogo a
senso unico, per cui quel che risulta è più che altro un diario, quasi un
testamento.
«Queste righe non prenderanno mai il volo per raggiungerti in America.
Se non ci sarò più io al tuo ritorno, ci saranno loro qui ad aspettarti».
Notevole è la complessità dell' intreccio: infatti, l' esposizione degli
avvenimenti non rispetta la loro cronologia, ma semplicemente il
succedersi delle idee e delle memorie della narratrice. Il carosello dei
ricordi progredisce scandito dalle date che si succedono man mano
che la narratrice scrive il suo diario, raccontando degli avvenimenti
che coinvolgono almeno quattro generazioni. Numerosi sono quindi i
flash – back e le anticipazioni. Figlia di genitori rigidi, Olga nasce a
Trieste, in una famiglia borghese di origini ebraiche e cresce in
semisolitudine senza sentirsi amata. Al momento di terminare gli studi
al liceo, i genitori le negano la possibilità di frequentare l'università.
Olga, spirito inquieto ed intelligente, trascorre la sua giovinezza a casa
con i genitori senza riuscire a trovare un fidanzato, immersa in un'idea
romantica dell' amore, ma senza neanche fare nulla per cercarlo. Ormai
quasi trentenne, accetta di sposarsi con Augusto, socio abruzzese del
padre, ma questi mostrerà poco interesse per la giovane donna, la quale
inizierà a nutrire un chiaro scetticismo nei confronti delle decisioni
puramente razionali. Prendendo come pretesto il mancato arrivo di un
figlio, Olga si reca per due settimane alle terme di Porretta, ove
incontra un dottore di idee comuniste, Ernesto, con il quale inizia ad
intrattenere una relazione segreta, che le permette di sentire il
sentimento amoroso che aveva cercato per tutta la vita. Ritornata a
Trieste, dove vive col marito e gli anziani genitori, la donna scopre di
essere incinta di Ernesto, ma decide comunque di tenere la bambina
dandole il nome Ilaria. Nel corso del tempo, la relazione segreta
prosegue, con vari incontri clandestini, ma, una notte, il medico in
seguito ad un incidente automobilistico perde la vita. Olga qualche
mese dopo scopre la morte dell'amante e cade in una profonda
depressione, tanto da iniziare a trascurare la figlia Ilaria che accusa il
colpo ed inizia a nutrire un profondo rancore verso la madre. Con l' aiuto
di un gesuita tedesco, la donna inizia lentamente a riprendersi ed avvia
un percorso spirituale, ma deve scontrarsi con la sempre più crescente
ostilità della figlia. Quest' ultima con il preciso intento di allontanarsi
dalla famiglia, s’iscrive alla facoltà di filosofia dell' università di Padova.
In questo periodo muore Augusto, malato da diversi anni, il quale, in
punto di morte, confida alla moglie di aver sempre saputo che Ilaria non
era sua figlia, gettandola così in un profondo sconforto. Dopo la morte
del marito, Olga tenta di recuperare il suo rapporto con la figlia, ma
quest' ultima è sempre più ostile nei suoi confronti tanto che giunge ad
allontanarla forzatamente dalla sua casa di Padova. Ilaria lascia gli studi
3
di filosofia e si unisce alla comunità di un santone che rende ancora più
instabile la già fragile psiche della ragazza. Difatti, poco tempo dopo,
rimane incinta e racconta alla madre che il padre è uno studente turco,
anche se in realtà è un suo ex professore di filosofia. Ilaria è sempre più
fragile, ha sperperato tutti i suoi soldi, fa uso di droghe e psicofarmaci.
Sommersa dai debiti, si rivolge alla madre, Olga, chiedendole un
grosso prestito, ma quest’ ultima, per la prima volta in vita sua, dice
di no alla figlia: Ilaria esplode in un pianto isterico, nasce una lite
violenta ed Olga, fuori di sé si lascia sfuggire il segreto sulla vera
paternità di Ilaria: allorché quest' ultima fugge via disperata,
schiantandosi contro una quercia poco dopo e morendo qualche giorno
dopo in ospedale. La piccola figlia di Ilaria, Marta, rimasta orfana, viene
affidata alla nonna Olga, la quale, anche se anziana, cresce la nipote
sviluppando con lei un rapporto affettuoso, favorita anche da una certa
affinità di carattere. Durante l' adolescenza, però, la nipote, travagliata
da una dura inquietudine, si scontra sempre più violentemente con la
nonna, giungendo spesso a provocazioni arroganti e volgari. Superata la
maturità, ed indecisa sul proprio futuro, Marta sceglie di partire per
l'America. Le parole della Tamaro toccano corde semplici e a volte
sembrano sfiorare l’ingenuità, ma non sono mai superficiali ed è proprio
per questo, per questa limpida profondità, che pagine si lasciano
leggere facilmente ed altrettanto facilmente commuovono. La giovane
donna di un tempo, una nonna ormai in punto di morte a causa di un
ictus, maturata e consapevole, parla alla giovane donna di adesso, alla
nipote, e quello che, attraverso il racconto di sé, vuole comunicarle è
questo:
quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale
«…
prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con
la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al
mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai
ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’
dove lui ti porta». 4
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SCIENZE SOCIALI
La Formazione
Cos’è la formazione?
“E’ il lavoro teso a trasformare le persone in vista di un determinato
fine”.
formazione
La è quel processo che implica la trasformazione degli
individui, i quali, apprendendo nuove abilità e conoscenze, vengono messi
in condizione di inserirsi positivamente nella società e rispondere a
determinati bisogni sociali ed individuali.
Nel corso di una formazione, i formatori portano avanti
contemporaneamente azioni diverse, tra cui:
l’istruzione, consistente nella trasmissione di conoscenze e
o nozioni;
l’addestramento, tramite cui si tende a far acquisire abilità
o pratiche;
l’influenzamento, il quale, attraverso pressioni di vario genere,
o tende a cambiare i comportamenti, le convinzioni, gli
atteggiamenti e i valori della persona da formare.
manifesto,
L’influenzamento può essere espresso esplicitamente,
latente,
oppure dunque non dichiarato. In ogni formazione i
formatori tendono a fare azioni di influenzamento latente, e , nella
maggior parte dei casi, senza esserne consapevoli (ad esempio
per mezzo di espressioni facciali).
Alla base della formazione c’è l’apprendimento: la trasformazione
degli individui avviene proprio perché essi apprendono. Esistono
svariate forme di apprendimento:
per tradizione,
- quando persone più esperte in un settore
trasmettono, tramite la comunicazione, conoscenze ad altre meno
esperte in quel medesimo settore;
per imitazione,
- avviene nel momento in cui il formatore deve far
acquisire abilità complesse, difficili da spiegare a parole e facili da
mostrare e far ripetere (come nel caso dell’addestramento);
insight,
- compare se nel corso della formazione ci sono
esercitazioni o discussioni con problemi da risolvere, ed in questi
casi si può giungere alla soluzione mediante un’improvvisa
intuizione;
condizionamento,
- avviene durante tutto il periodo di formazione,
dal momento che i formatori, più o meno consapevolmente,
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elargiscono giudizi positivi o negativi impartendo premi e
punizioni, in genere sotto forma di approvazione o
disapprovazione, sull’operato delle persone che vengono formate.
Essendo l’apprendimento alla base della formazione, è scorretto
confondere l’uno con l’altra. Difatti, essi differiscono per molti punti: la
formazione, come già detto, è il lavoro teso a trasformare gli individui in
vista di un fine, mentre l’apprendimento è il fenomeno psicologico che
rende possibile tale trasformazione. Inoltre l’apprendimento che si
verifica nella formazione è solo un caso particolare dell’apprendimento
umano, dal momento che si può apprendere molto anche al di fuori di
una qualsiasi formazione. Un individuo può apprendere anche se
nessuno si incarica di farlo. Da questa precisazione è possibile fare una
distinzione tra apprendimento spontaneo, in cui manca si un individuo
sia un’azione preordinata che inducano qualcuno ad apprendere; ed
apprendimento indotto (o intenzionale). socializzazione
Altra comparazione del tutto scorretta è quella tra e
formazione. La prima è un fenomeno assai più ampio, quel processo