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Concetti Chiave

  • Nel XIII secolo, i Comuni italiani erano teatro di conflitti tra guelfi e ghibellini, ma le vere cause dei dissidi erano locali, legate a lotte di potere tra famiglie influenti.
  • La Signoria emerse come nuova istituzione politica che centralizzava il potere, trasformando i Comuni in principati simili a monarchie regionali.
  • A Venezia, la "serrata del Maggior Consiglio" del 1297 instaurò un'oligarchia, limitando il potere decisionale a poche famiglie influenti.
  • La lotta per il potere a Firenze vide le Arti prevalere sui magnati, culminando con gli Ordinamenti di giustizia, che limitarono la partecipazione politica ai soli appartenenti alle Arti.
  • La fine dell'Impero medievale avvenne con la Bolla d’oro del 1356 che trasferì il potere elettorale ai prìncipi elettori, segnando la transizione verso un'istituzione germanica più debole.

Indice

  1. Scontro tra guelfi e ghibellini
  2. Contrapposizione nei Comuni italiani
  3. Ascesa delle Signorie
  4. Oligarchie nei Comuni
  5. Firenze e le Arti
  6. Conflitto tra Bianchi e Neri
  7. Enrico VII e la discesa in Italia
  8. Ludovico il Bavaro e l'autorità imperiale
  9. Fine dell'impero medievale

Scontro tra guelfi e ghibellini

Sebbene fossero in crisi, papato e Impero continuarono a essere nel XIII secolo il riferimento dello scontro tra guelfi e ghibellini nei Comuni italiani. In realtà, le cause della conflittualità interna ai Comuni erano di tipo locale: l’adesione a uno schieramento non dipendeva dalle ideologie politiche, ma dagli scontri per il potere tra le principali famiglie, o perché il papa o l’imperatore in quel momento favoriva la propria fazione.

Contrapposizione nei Comuni italiani

Al centro della vita dei Comuni continuava a esserci la contrapposizione tra consorterie, che volevano imporre i loro interessi privati. Le loro residenze erano solitamente delle fortezze protette.

In molti Comuni si tentò di affrontare la rivalità tra famiglie affidando il governo a un podestà straniero. A esso si contrappose anche un Capitano del popolo. Per contrastare il predominio dei magnati, professionisti, artigiani e mercanti si organizzarono in associazioni, le Arti, normalmente armate. La vita cittadina si trasformò in una guerra civile permanente.

Ascesa delle Signorie

Questa situazione favorì l’ascesa di grandi famiglie signorili. Talvolta erano i cittadini stessi a richiedere a un podestà o al rappresentante di una grande famiglia di mettere pace. Si delineò nel corso del XIII-XIV secolo una nuova istituzione politica: la Signoria, una magistratura straordinaria, sovrapposta alle istituzioni comunali, e tendenzialmente ereditaria.

I signori rafforzarono il loro potere ottenendo da imperatore o papa un titolo nobiliare, divenendo duchi o marchesi. La Signoria prese il nome di Principato e i cittadini divennero sudditi. Il principe riceveva la sua autorità non più dai cittadini, ma da un’autorità superiore incontestabile. Ciò gli permise di introdurre il principio ereditario e di fondare una dinastia. Il Principato divenne simile a una monarchia: la centralizzazione del potere che portò alle monarchie in Europa si realizzò anche in Italia, ma su scala regionale.

Oligarchie nei Comuni

In alcuni Comuni, come Venezia, Genova, Siena, Lucca, la classe dirigente si rifiutò di delegare il potere a un’unica persona. In queste città si instaurò un’oligarchia, costituita dai cittadini più potenti.

A trasformare Venezia in uno Stato oligarchico fu la “serrata del Maggior Consiglio” (1297), che limitò ai soli discendenti dei membri già appartenenti l’ingresso al Consiglio (l’assemblea che eleggeva gli organi di governo il doge). In seguito, venne limitata l’elezione del doge a una cerchia ristretta di famiglie influenti.

Venezia conquistò le coste della Dalmazia e le isole greche fino al Mar Nero. Ciò inasprì i rapporti con Genova che nel 1298 la sconfisse nella battaglia delle isole Curzolari. La loro rivalità esplose nella guerra di Chioggia (1380-81). La situazione si ricompose, ma Venezia dovette limitare le sue pretese egemoniche sul Mediterraneo.

Firenze e le Arti

A Firenze l’affermazione di una Signoria fu lenta e travagliata. Le Arti (associazioni di mestiere) assunsero un ruolo istituzionale. Si distinguevano in Arti maggiori (del popolo grasso) e Arti minori (del popolo minuto). Nel 1282 una riforma affidò il governo a sei priori delle Arti maggiori. La stabilità del governo era minacciata dai magnati (dei gruppi nobiliari spesso affiancati dalla borghesia più ricca). Per limitare il loro potere, nel 1293 il priore delle Arti Giano della Bella, pur essendo di origine aristocratica, fece approvare gli Ordinamenti di giustizia che prevedevano:

  • il divieto per i magnati di partecipare alla vita politica, riservata a chi apparteneva a una delle Arti;

  • l’istituzione della magistratura del Gonfaloniere di giustizia, incaricato di difendere il Comune dalle congiure dei magnati e per questo dotato di una guardia armata.

  • Gli aristocratici non si rassegnarono. Ottennero l’esilio di Giano della Bella e la partecipazione alla vita politica, a patto che si iscrivessero a un’Arte.

    Conflitto tra Bianchi e Neri

    Vi fu una frattura interna al partito guelfo fiorentino in Bianchi (guidati dalla famiglia dei Cerchi) e Neri (dalla famiglia dei Donati). Nel 1300, i priori (tra i quali Dante Alighieri, dovutosi iscrivere all’Arte dei Medici e Speziali) esiliarono dei capi di entrambe le fazioni per terminare il conflitto.

    Ma i Neri si allearono con Bonifacio VIII. Egli intendeva approfittare degli scontri interni per imporsi su Firenze. Assegnò a Carlo di Valois (fratello del re di Francia Filippo il Bello) l’incarico di paciere. In realtà il suo compito era favorire i Neri. Questi ultimi ripresero il controllo della città e esiliarono molti esponenti dei Bianchi, tra cui Dante.

    La vittoria dei Neri, comunque, non implicò alcuna variazione negli Ordinamenti. Si era trattato del conflitto tra due famiglie in difesa dei loro interessi, non per una diversa idea di governo.

    Enrico VII e la discesa in Italia

    Enrico VII di Lussemburgo decise di scendere in Italia nel 1310 per restaurare l’autorità imperiale. Fu accolto dai ghibellini. Nonostante ciò, provocò la reazione dei Comuni guelfi (fra cui Firenze) e del regno angioino. Venne coinvolto nello scontro tra guelfi e ghibellini. Assediò la guelfa Firenze e si scontrò con il re di Napoli Roberto d’Angiò. Morì a Buonconvento, nei pressi di Siena (1313).

    La morte di Enrico VII aprì in Germania uno scontro per la successione imperiale. Terminò con la vittoria di Ludovico su Federico d’Austria nella battaglia di Mühldorf sull’Inn. Papa Giovanni XXII, però, si rifiutò di riconoscerlo. Sosteneva che la scelta dell’imperatore spettava al pontefice. Intimò a Ludovico di rinunciare al titolo. Poiché questi non si sottometteva, lo scomunicò.

    Ludovico il Bavaro e l'autorità imperiale

    Ludovico il Bavaro scese in Italia nel 1327 per riaffermarvi i propri diritti imperiali. Fu incoronato a Milano re d’Italia. Nel 1328 entrò in Roma, dove si fece incoronare imperatore da Sciarra Colonna in quanto rappresentante del popolo romano. L’imperatore era troppo debole per fronteggiare il fronte guelfo-angioino che lo minacciava e così rientrò rapidamente in Germania. Tuttavia, l’incoronazione da parte di Sciarra Colonna stava a significare che il papa non ha alcun diritto sulla scelta dell’imperatore.

    Fine dell'impero medievale

    Nel 1338, Ludovico fece approvare la dichiarazione di Rense. Questa stabiliva che l’autorità imperiale spettava al re tedesco. Il successore, Carlo IV, con la Bolla d’oro del 1356, diede il diritto di eleggere l’imperatore a sette prìncipi elettori. Questi provvedimenti posero fine all’impero medievale. L'impero perse il suo carattere universale, divenendo un’istituzione germanica, simile alle monarchie nazionali in Europa. Era però più debole, perché la successione non era dinastica ma per elezione.

    Domande da interrogazione

    1. Quali erano le cause principali della conflittualità interna ai Comuni italiani nel XIII secolo?
    2. Le cause della conflittualità interna ai Comuni italiani erano di tipo locale e non dipendevano dalle ideologie politiche, ma dagli scontri per il potere tra le principali famiglie e dall'influenza del papa o dell'imperatore.

    3. Come si è evoluta la struttura politica dei Comuni italiani nel XIII-XIV secolo?
    4. La struttura politica dei Comuni italiani si è evoluta con l'ascesa delle Signorie, una magistratura straordinaria e tendenzialmente ereditaria, che ha portato alla formazione di Principati simili a monarchie regionali.

    5. Quali furono le conseguenze della "serrata del Maggior Consiglio" a Venezia?
    6. La "serrata del Maggior Consiglio" trasformò Venezia in uno Stato oligarchico, limitando l'accesso al Consiglio ai discendenti delle famiglie già appartenenti, e restringendo l'elezione del doge a una cerchia ristretta di famiglie influenti.

    7. Quali furono le riforme introdotte a Firenze per limitare il potere dei magnati?
    8. A Firenze, gli Ordinamenti di giustizia del 1293 vietarono ai magnati di partecipare alla vita politica, riservata a chi apparteneva a una delle Arti, e istituirono la magistratura del Gonfaloniere di giustizia per difendere il Comune dalle congiure.

    9. Come si concluse il tentativo di Enrico VII di restaurare l'autorità imperiale in Italia?
    10. Il tentativo di Enrico VII di restaurare l'autorità imperiale in Italia si concluse con la sua morte a Buonconvento nel 1313, aprendo uno scontro per la successione imperiale in Germania e portando alla fine dell'impero medievale con la Bolla d'oro del 1356.

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