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Concetti Chiave

  • La morte di Teodosio nel 395 d.C. portò alla divisione dell'impero tra i suoi due figli, Arcadio e Onorio, con il generale Stilicone a difendere l'Occidente dagli attacchi barbarici.
  • Stilicone riuscì a ottenere vittorie contro i Visigoti guidati da Alarico, ma la sua caduta nel 408 d.C. portò a un nuovo assedio e al sacco di Roma nel 410 d.C.
  • Il sacco di Roma del 455 d.C. da parte dei Vandali, guidati da Genserico, evidenziò la crisi profonda dell'impero occidentale, ormai incapace di difendersi.
  • L'assassinio di Ezio e Valentiniano III lasciò l'impero d'Occidente senza una guida, aprendo la strada a ulteriori invasioni e il saccheggio di Roma da parte dei Vandali.
  • La deposizione di Romolo Augustolo nel 476 d.C. da parte di Odoacre segnò la fine dell'Impero Romano d'Occidente e l'inizio del Medioevo.
In questo appunto di Storia si tratterà degli eventi che colpirono la città di Roma nel V secolo, che porteranno alla caduta dell'impero romano d'Occidente nel 476 d.C.
La Caduta dell'Impero Romano d'Occidente: Eventi e Conseguenze articolo

Indice

  1. Stilicone, Alarico e il Sacco di Roma
  2. Genserico e il sacco del 455 d.C.
  3. La caduta silenziosa dell’Impero Romano d’Occidente

Stilicone, Alarico e il Sacco di Roma

Nel 395, alla morte dell’imperatore Teodosio, l’impero fu diviso per volontà del sovrano, tra i suoi due figli: ad Arcadio (395-408) toccò l’Oriente, a Onorio (395-423) l’Occidente.

Data la loro giovane età (Arcadio aveva diciotto anni e Onorio undici), furono posti sotto la tutela del generale di origine vandala Stilicone, il quale riuscì a esercitare la propria autorità solo sul minore dei due fratelli, poiché il maggiore si orientò a seguire una politica indipendente
Il problema fondamentale in Occidente era la difesa dell’impero, preso dall’assalto dei «barbari». Per secoli i romani avevano permesso l’entrata e l’integrazione di queste popolazioni all’interno del proprio territorio, controllandone il flusso migratorio e obbligando gli stranieri ad adeguarsi agli usi e costumi romani. Con l’indebolimento dell’apparato statale e senza più una guida stabile, queste orde barbariche circolavano senza controllo, talvolta sostituendosi alle autorità locali.
Stilicone si dedicò completamente alla difesa dell’impero di Onorio, che in quel tempo era minacciato dai visigoti, guidati da Alarico. Questi ultimi, nel 395 d.C. si erano insidiati nell’impero romano d’Oriente ma si erano sottomessi all’imperatore Valente, promettendo che lo avrebbero difeso dalla Tracia in cambio di ospitalità e di aiuti umanitari. Nel 401 però Alarico decise di abbandonare l’Oriente per spostarsi a Occidente per costringere Onorio a concedere loro un insediamento permanente. Nel 402 i Visigoti giunsero a Milano, allora capitale dell’impero d’Occidente.
Stilicone convinse Onorio ad abbandonare la città e trasferire la capitale a Ravenna, una città che grazie alle sue paludi, forniva delle protezioni naturali dagli attacchi. Inoltre il generale riuscì a ottenere due successi importanti nelle battaglie di Pollenzo, presso Asti, e nei pressi di Verona (403) costringendo i Visogoti alla ritirata.
Di fronte alla terribile minaccia che gravava sull’Occidente, sembrava naturale che la parte orientale dell’impero garantisse il suo prezioso sostegno, ma l’Imperatore d’Oriente ormai non aveva più interesse ad occuparsi dell’Occidente, e da questo momento si affermò l’idea che le due parti dell’Impero costituissero due stati diversi. Intanto i Germani irruppero dalle zone del Reno e nel 405 i Visigoti si riversarono nuovamente in Italia, riuscendo a spingersi fino quasi a Firenze; i Vandali, gli Alani, gli Svevi e i Burgundi attraversarono il Reno ghiacciato e occuparono le Gallie. In Occidente i barbari che facevano parte dell’esercito vennero epurati, e in tutto l’Impero si sviluppò un’ideologia antigermanica. Intanto l’opinione pubblica pretendeva da Stilicone – sempre più solo e osteggiato – vittorie immediate e decisive; la perdita di potere e di controllo sul giovane imperatore portò, nel 408, all’uccisione del generale e di tutta la sua famiglia. La fine di Stilicone e la politica di intransigenza intrapresa fecero precipitare i rapporti con i Visigoti, che calarono nuovamente in Italia, guidati da Alarico. Nel 408 strinsero d’assedio Roma. Dopo circa due anni di trattative, Alarico non ottenne il pagamento di alcun tributo da parte dell’imperatore Onorio e quindi diede ordine ai suoi soldati di penetrare in città. Era il 24 agosto del 410 d.C.: Roma fu sottoposta a un terribile saccheggio, che durò tre giorni.

Per approfondimenti sull'Impero Romano vedi anche qua

Genserico e il sacco del 455 d.C.

Il Sacco di Roma fu vissuto in tutto l’impero come un vero e proprio trauma; per i contemporanei fu un evento epocale poiché per la prima volta, dopo otto secoli, Roma subiva una occupazione straniera, segno che era finita un’epoca di gloria e prestigio. All’alba del V secolo d.C. l’impero romano d’Occidente era nel pieno della sua più profonda crisi.
Nel frattempo i Germani che si trovavano in Occidente, di fronte alla fragilità militare e amministrativa dello stato, continuavano a riversarsi in questa parte dell’impero, confiscando le terre, le provincie, i villaggi, le città, lasciando inoltre le infrastrutture più importanti senza manutenzione.
Sul trono imperiale, dal 423, sedeva Valentiniano III (figlio di Galla Placidia) anche se il potere effettivo era anche questa volta nelle mani di un generale, Ezio. Quest’ultimo si destreggiava con le varie popolazioni germaniche e con gli Unni, riuscendo a salvare quanto rimaneva dell’impero romano d’Occidente, dopo che l’Africa fu conquistata dai Vandali. Nel 451 Attila invase la Gallia ed Ezio lo sconfisse, con l’aiuto di altri barbari nel 451 nella battaglia dei Campi Catalunici. Dopo l’assassinio di Ezio nel 454, e quello di Valentiniano III nel 455, l’impero d’Occidente era senza una guida (l’imperatore non aveva lasciato eredi). Con la fine della dinastia valentiniana-teodosiana, che regnava da circa novant’anni, venne a mancare il simbolo attorno al quale ruotava la lealtà delle province romane, lasciando campo libero a chiunque volesse colmare il vuoto di potere.
Sbarcati a Porto, a nord dell’attuale Ostia, i Vandali, guidati da Genserico, marciarono in direzione di Roma, la quale era sguarnita di difese. La città venne occupata dai Vandali e l’unica personalità che tentò di opporsi alla devastazione fu papa Leone Magno, che trattò con Genserico. Il papa lasciò ai Vandali la possibilità di spogliare la città dei suoi averi, che in cambio non avrebbero dovuto perpetrare danni alla popolazione inerme: inutile dire che il patto fu rispettato solo in parte. la città venne depredata delle sue ricchezze per tre settimane.
La Caduta dell'Impero Romano d'Occidente: Eventi e Conseguenze articolo

La caduta silenziosa dell’Impero Romano d’Occidente

Negli anni a venire si susseguirono una serie di imperatori che però non seppero dare alcuna svolta all’autorità del governo occidentale. Nel 474 Costantinopoli impose come imperatore per la parte occidentale Giulio Nepote che in un anno viene detronizzato dal capo delle milizie, Flavio Oreste che fece incoronare il figlio Romolo Augustolo, di appena 13 anni. Il giovane imperatore governava sull’Italia continentale e sul Norico (Austria). Africa e Britannia erano perdute; la Spagna era controllata dai Visigoti mentre la Gallia era occupata dai Franchi, dagli Alemanni e dai Burgundi. Intanto le milizie mercenarie germaniche, da tempo senza paga, vagavano per l’Italia capeggiate da Odoacre, re degli Eruli. Le loro richieste erano “semplici”: diventare ufficialmente cittadini romani e avere 1/3 delle terre d’Italia. Oreste, in nome del figlio, rifiutò ogni accordo. Tale rifiuto provocò la rivolta dei mercenari, che si diressero prima verso Milano, Pavia, Piacenza (dove lo stesso Oreste morì), e infine Ravenna, dove, nel 476, catturò e depose Romolo Augustolo. A quest’ultimo fu risparmiata la vita, ed esiliato in un castello a Napoli.
Odoacre non assunse il titolo di imperatore ma si proclamò «re delle genti» (rex gentium) e governò l’Italia in quanto «patrizio» riconosciuto dall’imperatore orientale. Infine inviò le insegne imperiali a Costantinopoli. Questo atto segnò la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Se il sacco di Roma del 410 aveva creato clamore, la caduta dell’ultimo imperatore dell’impero romano d’Occidente fu silenziosa.
Il crollo del 476, che era iniziato decenni prima (molti imperatori infatti, pur cercando di contrastare i Germani, in alcune regioni dell’Impero occupate da essi avevano di fatto rinunciato ad imporre la propria autorità) rappresenta anche la fine dell’età antica e l’inizio del Medioevo.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali della caduta dell'Impero Romano d'Occidente?
  2. La caduta fu causata da una serie di fattori, tra cui l'invasione dei barbari, la divisione dell'impero, la debolezza militare e amministrativa, e la mancanza di una guida stabile.

  3. Chi erano Stilicone e Alarico e quale ruolo ebbero nel sacco di Roma del 410 d.C.?
  4. Stilicone era un generale romano che difese l'impero d'Occidente, mentre Alarico era il re dei Visigoti che assediò e saccheggiò Roma nel 410 d.C.

  5. Come reagì l'impero romano d'Occidente al sacco di Roma del 455 d.C. da parte di Genserico?
  6. L'impero era già in crisi profonda e non riuscì a difendersi efficacemente; Genserico saccheggiò Roma, nonostante i tentativi di papa Leone Magno di negoziare.

  7. Quali furono le conseguenze della deposizione di Romolo Augustolo nel 476 d.C.?
  8. La deposizione segnò la fine dell'Impero Romano d'Occidente e l'inizio del Medioevo, con Odoacre che governò l'Italia come "re delle genti".

  9. In che modo la divisione dell'impero tra Oriente e Occidente influenzò la sua caduta?
  10. La divisione portò a una mancanza di supporto reciproco, con l'Oriente che non si interessò più delle sorti dell'Occidente, contribuendo alla sua vulnerabilità e caduta.

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