Concetti Chiave
- L'invasione russa dell'Ucraina è radicata in tensioni storiche post-sovietiche e divergenze politiche tra integrazione europea e legami con la Russia.
- La crisi del 2014, con l'annessione della Crimea, ha accelerato il conflitto, con la Russia che giustifica le sue azioni come protezione della popolazione russofona.
- L'espansione della NATO verso est è vista dalla Russia come una minaccia diretta, spingendo Mosca a opporsi fortemente all'adesione dell'Ucraina all'Alleanza.
- Gli Stati Uniti e l'Europa minacciano sanzioni economiche e forniscono armi all'Ucraina, mentre la Russia potrebbe ricorrere a cyberattacchi e escalation militare.
- Le forze militari ucraine sono inferiori a quelle russe, ma l'incertezza economica e politica rendono difficile prevedere l'esito del conflitto.

Indice
Ucraina e Russia – Perché è scoppiata la guerra?
Da qualche settimana, più di 100.000 soldati russi si sono concentrati alle frontiere con l’Ucraina e molti pensano a una prossima invasione. Per capire perché la Russia ha attaccato l’Ucraina bisogna tornare indietro agli anni ’90. L’Ucraina nasce come Stato indipendente nel 1991, a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma sperimenta una crescente instabilità, soprattutto agli inizi del nuovo millennio, data dalla contrapposizione tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente e i sostenitori del legame storico con la Russia. Nel 2010 il Paese vira decisamente verso la Russia e questo spostamento dell’asse politico si palesa nel 2013 con il rifiuto, da parte del presidente ucraino di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea. Immediate (siamo in novembre) le proteste di piazza (che prendono il nome di “EuroMaidan” e in cui sono presenti nazionalisti filo-occidentali e antirussi, alcuni dei quali neonazisti), che infiammano il Paese, fanno un centinaio di morti e si concludono, tre mesi più tardi, con la fuga del presidente.
Nel marzo 2014 la Russia sancisce ufficialmente la secessione della Repubblica di Crimea dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa; la scusa è che da sempre la popolazione era russofona e non aveva alcun senso che essa continuasse a far parte dell’Ucraina. Da parte loro i Russi sostennero che gli abitanti della regione (a maggioranza russofona) avevano espresso mediante referendum (considerato illegale dalla Corte costituzionale ucraina) la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca e che i ribelli ucraini in realtà non erano altro che delle marionette manovrate dagli Stati Uniti e, come prova, fu filmato l’ambasciatore americano a Kiev che stava distribuendo dei viveri ai manifestanti.
La regione del Donbass, nell’Est dell’Ucraina, segue a ruota l’esempio della Crimea, scatenando una guerra civile nelle province di Donetsk e Lugansk, che si autoproclamano repubbliche indipendenti. Nel febbraio 2015, con l’accordo detto Minsk II, si giunge a un cessate il fuoco ma gli impegni assunti in quel momento non vengono del tutto rispettati dalle parti, con la conseguenza che le ostilità proseguono di fatto ininterrottamente fino a oggi, causando circa 13.000 morti, centinaia di edifici bombardati e abbandonati, per le strade rimbombavano colpi di mortaio, fucilate. La Russia vuole tutelare la popolazione russofona del Donbass (il governo ha approvato una serie di leggi che limitano l’utilizzo della lingua e dei media russi) ma, soprattutto, impedire l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, perché se ciò accadesse si ritroverebbe senza Stati cuscinetto a protezione di Mosca.
Il ruolo della NATO
Un giornalista americano che si era recato in Ucraina nel dicembre 2021 ha scritto che gli è sembrato di rivivere la ricostruzione cinematografica di un film avente per tema la prima guerra mondiale sul fronte orientale, quando i soldati passavano molto tempo nelle trincee, in attesa che il nemico si facesse vivo. La posizione del presidente Putin è alquanto altalenante: da un lato, con emozione, afferma che in realtà gli ucraini e i russi costituiscono un solo popolo che i nemici (cioè gli USA e le potenze occidentali en generale) cercano di dividere; dall’altro, non esita ad accusare gli ucraini di aver perpetrato una sorta di genocidio nei confronti degli abitanti russofoni della Crimea e di permettere agli Stati Uniti di arrivare con i loro missili fino sulle soglie delle case russe. Dal 2014, è la seconda volta che Putin fa convergere le proprie truppe alla frontiera ucraina, creando tensione in tutto il mondo.
Su tutta questa situazione incandescente si innesta il progressivo allargamento a Est della NATO; a eccezione degli Stati dell’ex Jugoslavia, tutti i Paesi entrati nell’Alleanza Atlantica dal 1990 a oggi erano parte dell’Unione Sovietica o legati a essa dal Patto di Varsavia: parliamo di Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria. Nel 2008, la NATO aveva promesso che essa avrebbe ammesso l’Ucraina fra le sue file, ma attualmente sono poco numerosi gli americani e gli europei disposti a farsi implicare in una situazione così complessa e il presidente ucraino l’ha capito bene, quando ha praticamente invitato le persone a fare le valigie. D’altra parte, si stima che l’adesione dell’Ucraina alla Nato non potrà avvenire prima di 10 anni. Occorre segnalare che l’aggressione russa ha stimolato il nazionalismo ucraino. Infatti alcuni studi, mostrano che nel 2013, immediatamente prima dello scoppio delle ostilità, l’85% degli Ucraini aveva un’opinione favorevole a proposito dei vicini russi; oggi tale percentuale è scesa al 60%. Da parte sua, la Russia sostiene di essere stata tradita dalle potenze occidentali poiché la NATO, a suo tempo, aveva promesso che mai si sarebbe estesa verso est, come invece è stato già fatto con la Polonia, la Lituania, la Lettonia e l’Estonia. In termini più semplici, la Russia vuole che nessuna delle vecchie repubbliche sovietiche, e soprattutto l’Ucraina, sia accolta all’interno dell’Alleanza Atlantica. Questo è anche il motivo per cui negli ultimi anni la Russia non ha esitato a inviare il proprio esercito in alcune ex territori sovietici per ristabilire l’ordine costituito come il Kazakistan, la Bielorussia e la Georgia, oltre, ovviamente l’Ucraina. Tuttavia, gli attori non solo soltanto due: bisogna tener conto anche degli Stati Uniti d’America.
Per approfondimenti sulle alleanze militari e NATO vedi qua
I rischi attuali derivanti dal conflitto
Gli USA non interverranno mai direttamente in una guerra contro la Russia: la loro strategia consiste nel vendere una sufficiente quantità di armi all’esercito ucraino per rendere più improbabile l’invasione del paese. Infatti dal 2014 gli Americani sono i più grandi fornitori di materiale bellico alla Repubblica ucraina, fatto che sta mettendo su tutte le furie il presidente russo. Una minaccia americana ed europea è quella di mettere in atto delle sanzioni economiche contro la Russia in caso di invasione. L’Europa non è compatta su questa misura; infatti la Germania è un grande partner commerciale della Russia per il rifornimento di gas naturale e le tre repubbliche baltiche, oltre la Polonia, temono le rappresaglie russe. A questo punto ci possiamo chiedere quale potrebbe essere lo scenario della situazione nei prossimi mesi, qualora la Russia non ottenesse le garanzie che richiede. Innanzitutto, invece delle ostilità tradizionali, potrebbe organizzare del terrorismo informatico, moltiplicando i cyberattacchi. A questo proposito possiamo ricordare quanto è già successo il 14 gennaio quando circa una settantina di siti informatici dell’Ucraina sono stati attaccati. Contemporaneamente, potrebbe collocare i suoi missili a est dell’Ucraina per puntarli contro l’Europa, come già fu fatto in Venezuela o a Cuba. Insomma, si tratterebbe di una guerra ibrida (informatica e militare-tecnica). La Russia potrebbe anche intervenire militarmente al fine di ingrandire i suoi territori e ritagliarsi un corridoio che la collegherebbe direttamente alla Crimea, risolvendo così il problema dell’approvvigionamento dell’acqua potabile, fino ad ora in mano all’Ucraina. Questa soluzione, però, non impedirebbe all’Ucraina di entrare nella NATO. Gli osservatori politici sono invece piuttosto propensi a prevedere una soluzione militare su larga scala, visto che, in questo momento, il budget russo è favorevole e più l’invasione sarà rimandata e più sarà costosa. I Russi possono contare fin da ora sull’appoggio della Bielorussia il cui presidente, recentemente, ha dichiarato che bisogna riunire i “fratelli” (Russia, Kazakistan, Bielorussia e Ucraina) e che il suo paese è pronto a tutto per riprendersi l’Ucraina. Da segnalare infine che le forze militari ucraine sono nettamente inferiori a quelle russe sia quantitativamente che qualitativamente
Domande da interrogazione
- Quali sono le cause principali della crisi tra Russia e Ucraina?
- Qual è il ruolo della NATO nel conflitto tra Russia e Ucraina?
- Come ha reagito la Russia alle proteste di EuroMaidan e alla situazione in Crimea?
- Quali sono i rischi attuali derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina?
- Qual è la posizione degli Stati Uniti e dell'Europa riguardo al conflitto?
La crisi è radicata nella storia post-sovietica dell'Ucraina, con tensioni tra l'avvicinamento all'Occidente e il legame con la Russia, culminate con l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e il conflitto nel Donbass.
La NATO ha promesso l'adesione dell'Ucraina, ma l'espansione verso est è vista dalla Russia come una minaccia, contribuendo alle tensioni. La Russia teme la perdita di stati cuscinetto e si oppone all'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza.
La Russia ha annesso la Crimea, sostenendo che la popolazione russofona voleva tornare sotto la sovranità di Mosca, e ha accusato gli Stati Uniti di manipolare i ribelli ucraini.
I rischi includono sanzioni economiche contro la Russia, cyberattacchi, e una possibile escalation militare. Gli USA forniscono armi all'Ucraina, mentre la Russia potrebbe cercare di espandere i suoi territori.
Gli Stati Uniti forniscono supporto militare all'Ucraina ma evitano un intervento diretto. L'Europa è divisa sulle sanzioni economiche, con paesi come la Germania preoccupati per le ripercussioni commerciali.