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Concetti Chiave

  • La strage di via D'Amelio avvenne il 19 luglio 1992 a Palermo, organizzata dalla mafia siciliana per uccidere il magistrato antimafia Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta.
  • Paolo Borsellino, nato il 19 gennaio 1940, fu un magistrato italiano impegnato nella lotta alla mafia, con una carriera simile a quella del suo amico Giovanni Falcone, entrambi uccisi nel 1992.
  • L'attentato avvenne 57 giorni dopo la strage di Capaci, con una bomba da 100 chilogrammi di tritolo nascosta in una Fiat 126, causata dalla mancata rimozione di auto dalla strada.
  • Le indagini condotte dalla Procura di Caltanissetta hanno rivelato un possibile coinvolgimento dell'intelligence civile italiana, con connessioni tra mafiosi e il SISDE.
  • Gli arresti e i processi hanno portato all'ergastolo per molti boss mafiosi, incluso Totò Riina, e nel 2020 Matteo Messina Denaro è stato condannato come uno degli istigatori dell'attentato.
In questo appunto viene descritta la strage di via d’Amelio, episodio tragico in cui morì il magistrato Paolo Borsellino e alcuni membri della sua scorta. Di seguito vengono riportate alcune informazioni sulla strage di vai d’Amelio, una breve biografia su Paolo Borsellino, una descrizione del momento della strage e le indagini che furono condotte dopo questo tragico evento che hanno portato all’arresto di molti uomini mafiosi.
Strage di via D’amelio: descrizione dell’evento e indagini finali articolo

Indice

  1. Informazioni sulla strage di via d’Amelio
  2. Chi era Paolo Borsellino
  3. Descrizione del momento della strage
  4. Indagini condotte per capire di più sulla strage di Via d’Amelio

Informazioni sulla strage di via d’Amelio

La strage di via D'Amelio è stato un attacco terroristico organizzato dalla mafia siciliana avvenuto a Palermo il 19 luglio 1992.

L’obiettivo di questo attacco era colpire ed uccidere il magistrato antimafia Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta di polizia che lo accompagnavano in qualsiasi posto. La famosa agenda rossa con cui Borsellino annotava i dettagli delle sue indagini e che portava sempre con sé scomparve dal luogo in cui si verificò l'esplosione. Un ufficiale dei carabinieri che era presente quando è avvenuta l'esplosione riferì di aver consegnato il taccuino a Giuseppe Ayala, il primo magistrato palermitano ad arrivare sul posto. Ayala, che ha affermato di essersi rifiutato di riceverlo, è stato successivamente criticato per questo gesto.

Chi era Paolo Borsellino

Paolo Borsellino nacque il 19 gennaio 1940. Nella sua vita ha svolto il lavoro di giudice e magistrato per il Pubblico Ministero italiano. Nel Palazzo di Giustizia di Palermo trascorse gran parte della sua vita professionale cercando di eliminare la mafia dalla Sicilia. Dopo una lunga e illustre carriera, il 19 luglio 1992 Borsellino fu vittima di un attentato conosciuto da tutti come la strage di via d’Amelio, avvenuta vicino alla casa della madre a Palermo. La vita di Paolo Borsellino è stata molto simile a quella del magistrato e carissimo amico Giovanni Falcone. Entrambi trascorsero i loro primi anni nello stesso quartiere di Palermo. Anche se alcuni dei loro compagni di giochi erano cresciuti in un ambiente criminale, Falcone e Borsellino avevano maturato in loro una voglia di riscatto, volevano eliminare la criminalità dalla Sicilia e per questo decisero di diventare dei magistrati. Ma questa loro passione per la legalità li condusse entrambi alla morte nel 1992, a pochi mesi di distanza. Come segno di riconoscimento per il loro impegno durante i numerosi processi antimafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati insigniti della "Medaglia d'oro al valore civile" italiana.

Descrizione del momento della strage

L'attentato si verificò alle cinque del pomeriggio del 19 luglio 1992, a soli 57 giorni dopo la strage di Capaci, in cui era stato ucciso l'amico di Borsellino, il magistrato antimafia Giovanni Falcone, con la moglie e scorta della polizia. La bomba utilizzata per l’attentato conteneva circa 100 chilogrammi di tritolo ed era stata posizionata in una Fiat 126. La normale procedura quando Borsellino viaggiava era quella di sgomberare la strada dalle auto prima del suo arrivo, ma ciò non era consentito dall'amministrazione del comune di Palermo. Quel giorno quando Borsellino arrivò non fece caso a quella macchina parcheggiata sotto casa, macchina che in realtà nascondeva un tragico destino. La notte dopo, i manifestanti assediarono pacificamente la prefettura di Palermo. Il funerale di Borsellino ha visto violente proteste della folla contro i partecipanti a tal punto che il capo della polizia nazionale, Arturo Parisi, fu colpito mentre cercava di scappare.
Strage di via D’amelio: descrizione dell’evento e indagini finali articolo

Indagini condotte per capire di più sulla strage di Via d’Amelio

Nel luglio 2007 la Procura di Caltanissetta ha aperto un'indagine sul possibile coinvolgimento nella strage di agenti appartenenti all'intelligence civile italiana (SISDE). Le indagini svolte Gioacchino Genchi hanno attestato la presenza di un'installazione del SISDE sotto copertura nel Castello Utveggio, un castello in stile liberty sul Monte Pellegrino, montagna che domina Palermo e Via D'Amelio. Tutto ciò è venuto alla luce analizzando le telefonate del boss mafioso Gaetano Scotto, che ha chiamato un telefono del SISDE nel castello. Il fratello di Scotto, Pietro, aveva eseguito delle modifiche sulle linee telefoniche di via D'Amelio; in seguito, si scoprì che Pietro aveva intercettato il telefono della madre di Borsellino per ottenere conferma dell'arrivo di Paolo Borsellino prima della strage. Le prime indagini portarono all'arresto di Vincenzo Scarantino nel settembre 1992, accusato da pentiti di aver rubato l'auto utilizzata nell'esplosione. Un secondo processo è stato avviato nel 1999 dopo che Scarantino ha modificato le sue dichiarazioni favorendo la cattura di alcuni mafiosi, tra cui Totò Riina. Nel 2002 ci fu un terzo processo che ha coinvolto altri 26 boss mafiosi che a vario titolo erano stati coinvolti nella strage, terminando con l'ergastolo per Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele Ganci, Domenico Ganci, Francesco Madonia, Giuseppe Montalto, Filippo Graviano e Cristoforo Cannella. Dopo le nuove rivelazioni, gli avvocati siciliani hanno avviato nuove indagini sulla base dell'ipotesi che Borsellino fosse a conoscenza delle trattative tra mafia, SISDE e alti politici, e che per questa conoscenza fosse stato assassinato. Il 20 ottobre del 2020 Matteo Messina Denaro è stato condannato al carcere a vita dalla Corte d'Assise per essere stato uno degli istigatori dell'attentato di via D'Amelio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la causa principale della strage di via d’Amelio?
  2. La strage di via d’Amelio è stata un attacco terroristico organizzato dalla mafia siciliana per uccidere il magistrato antimafia Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta.

  3. Chi era Paolo Borsellino e quale era il suo ruolo nella lotta contro la mafia?
  4. Paolo Borsellino era un magistrato italiano noto per il suo impegno nella lotta contro la mafia in Sicilia, simile al suo amico Giovanni Falcone. Entrambi furono uccisi nel 1992 per il loro lavoro contro la criminalità organizzata.

  5. Come si è svolto l'attentato di via d’Amelio?
  6. L'attentato avvenne il 19 luglio 1992, quando una bomba contenente circa 100 chilogrammi di tritolo, nascosta in una Fiat 126, esplose uccidendo Borsellino e la sua scorta. La strada non era stata sgomberata dalle auto, contrariamente alla procedura standard.

  7. Quali furono le conseguenze delle indagini sulla strage di via d’Amelio?
  8. Le indagini portarono all'arresto di numerosi mafiosi, tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano. Si scoprì anche il possibile coinvolgimento di agenti dell'intelligence italiana e si ipotizzò che Borsellino fosse a conoscenza di trattative tra mafia e politici.

  9. Quali furono le reazioni pubbliche dopo la morte di Paolo Borsellino?
  10. Dopo la morte di Borsellino, ci furono manifestazioni pacifiche e violente proteste durante il suo funerale, con la folla che esprimeva rabbia contro le autorità presenti.

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