Concetti Chiave
- Il movimento di resistenza attiva in Italia settentrionale è cresciuto significativamente dal 1943 al 1944, raggiungendo fino a 100.000 membri.
- Il Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (Clnai) è stato riconosciuto come il corrispettivo istituzionale del governo Bonomi nelle zone occupate.
- La Resistenza italiana è caratterizzata da divisioni interne e occasionali conflitti tra le formazioni partigiane, simile ad altre resistenze europee.
- Le ritorsioni naziste e fasciste contro i partigiani e i civili italiani sono state estremamente dure, con metodi già usati in Europa.
- Gli atti di violenza hanno incluso massicce stragi come quelle di S. Anna di Stazzema e Marzabotto, con stime di civili uccisi tra 10.000 e 15.000.
Indice
Crescita della resistenza italiana
Dall'autunno del 1943 all'estate del 1944 il movimento di resistenza attiva nell'Italia settentrionale è cresciuto di dimissioni passando da 9000 a 80-100.000 membri e si è dato anche un suo coordinamento politico generale, espresso dal Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (Clnai), che nel dicembre del 1944 viene riconosciuto dal governo Ivanoe Bonomi come il suo corrispettivo istituzionale nelle zone occupate. La Resistenza italiana possiede molte delle caratteristiche proprie delle esperienze resistenziali che già da qualche anno sono attive in altre parti d'Europa.
Divisioni interne e difficoltà
Le divisioni interne al movimento sono piuttosto chiare e a volte portano a scontri drammatici tra le stesse formazioni partigiane. La militanza non è di massa come non lo è in nessun altra resistenza europea. Non lo è anche perché la guerra partigiana messe in atto dalle truppe naziste, coadiuvate dalle formazioni militari fasciste-repubblicane, è durissima. In Italia tra il 1944 e il 1945 si impiegano metodi già largamente sperimentati in tutta Europa negli anni precedenti, con l'attuazione di spietate ritorsioni contro prigionieri e contro civili.
Ritorsioni e stragi nazifasciste
La prima azione antipartigiana viene attuata a Roma, nel marzo del 1944, quando come reazione a un attentato in cui muoiono 33 soldati tedeschi, alle Fosse Ardeatine vengono fucilati 335 detenuti, alcuni dei quali prigionieri politici, altri ebrei, altri detenuti comuni. Man mano che, a metà del 1944, le truppe e alleati avanzano verso nord e la linea militare tedesca si pone tra Toscana ed Emilia (Linea Gotica), gli atti di ritorsione contro le azioni partigiane colpiscono sempre più spesso e sempre più violentemente interi villaggi (tra cui S. Anna di Stazzema, sulle Alpi Apuane, dove vengono uccise 560 persone il 12 agosto del 1944, e Marzabotto sull'Appennino bolognese dove tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 vengono uccise 770 persone).
Ma le stragi sono molto più numerose nel suo bilancio si suggerisce una stima complessiva di 10.000-15.000 civili italiani uccisi in operazioni di questo genere.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto della Resistenza italiana nel nord Italia tra il 1943 e il 1944?
- Quali furono le conseguenze delle azioni partigiane in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale?
- Quali furono alcune delle stragi più significative avvenute in Italia durante il conflitto?
Il movimento di resistenza attiva è cresciuto significativamente, passando da 9000 a 80-100.000 membri, e ha stabilito un coordinamento politico attraverso il Clnai, riconosciuto dal governo Bonomi nel dicembre 1944.
Le azioni partigiane portarono a dure ritorsioni da parte delle truppe naziste e fasciste, con metodi spietati che causarono la morte di molti civili, come dimostrato dalle stragi di S. Anna di Stazzema e Marzabotto.
Tra le stragi più significative ci furono quelle di S. Anna di Stazzema, dove furono uccise 560 persone, e Marzabotto, con 770 vittime, parte di un bilancio complessivo di 10.000-15.000 civili italiani uccisi.