Concetti Chiave
- Nel dopoguerra italiano, la crisi economica e il malcontento sociale furono acuiti dalla disoccupazione dei reduci di guerra e dal crollo della produzione agricola.
- La riconversione delle industrie da belliche a alimentari incontrò gravi difficoltà, con settori come il siderurgico e il metallurgico che ricevettero priorità nei finanziamenti statali.
- La crisi politica vide il declino del partito liberale e la fondazione del Partito Popolare Italiano, mentre le divisioni interne indebolirono il Partito Socialista.
- Benito Mussolini approfittò del caos politico per fondare i Fasci di combattimento e, successivamente, il Partito Nazionale Fascista, consolidando il suo potere.
- Mussolini lanciò la Marcia su Roma nel 1922, portando alla formazione di un nuovo governo fascista dopo il rifiuto del re di proclamare lo stato d'assedio.

Il dopoguerra in italia
In Italia dopo la prima guerra mondiale si presentarono molte difficoltà economiche, che generarono un profondo malcontento sociale e una profonda crisi politica. La spesa pubblica era crollata e le industrie del nord furono costrette a una riconversione produttiva, cioè al passaggio da un economia di guerra a una di pace. La situazione economica italiana non era da meno: i reduci della guerra tornarono alle loro case, non trovandole più oppure trovandole distrutte e saccheggiate, inoltre i soldati avevano perso il lavoro e rimasero disoccupati, malati e affamati. Armando Diaz, aveva promesso ricchezze e prosperità a tutti i militari mediante il metodo garibaldino se avessero vinto la guerra, ma non ricevettero nulla di ciò che era stato promesso e per cui avevano rischiato la vita. Trovarono solo problemi di disoccupazione e crisi economica. Molti erano contadini e non trovarono nemmeno la loro terra per poter lavorare. I reduci quindi mostrano un sentimento di odio verso lo Stato. Tutto questo scaturì: depressione economica e disoccupazione. I problemi economici vennero aggravati dalla condizione pietosa delle banche, prive di denaro liquido da investire a causa dei prestiti bellici che avevano dovuto sostenere e che alla fine della guerra non si erano trasformati in denaro da riversare nelle casse dello Stato. A tutto ciò si aggiungeva una pesante inflazione e il crollo della produzione agricola a causa dell’abbandono delle campagne da parte degli uomini che combattevano al fronte.
La crisi delle industrie
Un altro problema che interessava tutti gli stati che preso parte al conflitto mondiale, ma prevalentemente l'Italia, era quello della conversione delle industrie alimentari in belliche. Durante la guerra, per fra fronte alla crescente e smisurata richiesta di armi per combattere sul fronte, tutte le industrie furono trasformate da alimentari in belliche. Una volta terminato il conflitto, subentrò la necessità di ritrasformarle in alimentari per produrre prodotti di prima necessità e per sfamare tutta la popolazione e i soldati tornati. Gli industriali, ovvero coloro che facevano parte della borghesia industriale italiana, ebbero gravissimi problemi nel dover riconvertire le industrie in industrie produttive. Lo stato era assente perché impegnato nella ricostruzione edilizia e politica, e anche la Società delle Nazioni non riuscì a trovare soluzioni per dare un concreto supporto. L’economia rimase quindi ferma, si bloccarono le industrie e il lavoro. I settori siderurgico, metallurgico e meccanico erano quelli dove i governi ponevano maggiore attenzione per far ripartire l’economia, quelli maggiormente interessati al cambiamento, quindi lo Stato si concentrava qui per la riconversione. I primi finanziamenti che lo Stato italiano riuscì ad effettuare interessavano questi settori ma non si riuscì a soddisfare le esigenze di tutte le industrie, solo di alcune.
La crisi politica
Nel dopoguerra i partiti politici furono incapaci di risolvere i loro problemi. Il partito liberale perdeva potere insieme a quello socialista. Fu fondato il Partito Popolare italiano da Luigi Sturzo con l’appoggio di Benedetto XV. Fu elaborata una riforma agraria e in base a questa i proprietari terrieri non erano più i “padroni” delle loro terre, ma diventavano “soci” dei lavoratori.
All’interno del Partito Socialista prevaleva una corrente rivoluzionaria-massimalista guidata da Serrati. I riformisti furono favorevoli alla collaborazione con i progressisti guidati da Turati. In seguito si verificò una problematica legata a Bordiga e al giornale L’Ordine Nuovo, che ebbe tra i suoi esponenti Palmiro Togliatti.
In questa delicata situazione, nemmeno i socialisti si trovarono preparati alla rivoluzione in atto, tanto meno la Confederazione generale del lavoro e quella italiana. Così, Benito Mussolini approfittò della situazione e riuscì ad avere l’appoggio per creare i Fasci di combattimento e iniziò il progetto di nascita del fascismo.
Ascesa di Mussolini
Mussolini nel 1919 creò le squadre d’azione che bloccavano gli scioperi e le manifestazioni. La situazione precipitò nel 1920 a Bologna, dove il governo, incapace di fermarli, si disinteressò di ciò che stava accadendo.
Giolitti per risanare il bilancio fece delle riforme e nel 1921 indisse nuove elezioni. I risultati di queste ultime consacrarono l’ascesa del fascismo. A Roma venne fondato il Partito nazionale fascista.
Cadde il ministero Giolitti e formarono un nuovo governo. Mussolini dichiarò di voler arrivare al governo con la forza, e infatti il 26 ottobre 1922 Mussolini iniziò la Marcia su Roma per il potere e preparò i fascisti, che intanto si erano uniti in un “quadrumvirato” formato da Bianchi, Balbo, De Vecchi e De Bono. Fu proclamato lo Stato d’assedio, ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare e invitò Mussolini a formare un nuovo governo.
Per ulteriori approfondimenti sul primo dopoguerra in Italia vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali difficoltà economiche in Italia dopo la Prima guerra mondiale?
- Come influì la crisi delle industrie sulla situazione economica italiana del dopoguerra?
- Quali furono le conseguenze politiche del dopoguerra in Italia?
- In che modo Mussolini riuscì a sfruttare la situazione politica del dopoguerra?
- Quali furono le azioni intraprese da Mussolini per consolidare il suo potere?
Dopo la Prima guerra mondiale, l'Italia affrontò gravi difficoltà economiche, tra cui disoccupazione, inflazione e una crisi delle banche, aggravate dalla necessità di riconvertire le industrie da belliche a civili.
La crisi delle industrie, dovuta alla necessità di riconversione da belliche a civili, bloccò l'economia e il lavoro, con lo Stato incapace di fornire supporto adeguato, concentrandosi solo su alcuni settori come quello siderurgico e metallurgico.
Politicamente, il dopoguerra vide il declino del partito liberale e socialista, la nascita del Partito Popolare Italiano e l'incapacità dei socialisti di gestire la situazione rivoluzionaria, aprendo la strada all'ascesa di Mussolini e del fascismo.
Mussolini sfruttò la situazione politica instabile creando i Fasci di combattimento, bloccando scioperi e manifestazioni, e infine organizzando la Marcia su Roma, che portò alla sua ascesa al potere.
Mussolini consolidò il suo potere formando il Partito Nazionale Fascista, organizzando la Marcia su Roma e ottenendo l'invito da Vittorio Emanuele III a formare un nuovo governo, nonostante lo Stato d'assedio proclamato.