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Concetti Chiave

  • Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, creato dopo la Seconda Guerra Mondiale, è centrale nella lotta al terrorismo ma manca di una forza militare autonoma.
  • Gli attacchi dell'11 settembre 2001, orchestrati da Al-Qaeda, hanno messo in discussione la sicurezza degli Stati Uniti e introdotto la minaccia del terrorismo internazionale.
  • La seconda guerra del Golfo ha visto una svolta nella politica estera USA, con l'adozione della "guerra preventiva" e interventi senza l'approvazione ONU.
  • Le conseguenze della seconda guerra del Golfo includono la crisi dell'ONU, l'emergere di nuovi motivi di odio verso l'Occidente, e l'instabilità politica in Iraq.
  • L'ISIS, nato da una reazione all'intervento USA in Iraq, rappresenta una deriva più brutale e transnazionale rispetto ad Al-Qaeda.
In questo appunto di storia contemporanea si tratterà degli attacchi dell'11 settembre 2001 e delle loro conseguenze.
Attacco dell'11 settembre: descrizione dei fatti e delle loro conseguenze articolo

Indice

  1. I limiti delle Nazioni Unite
  2. La svolta dell'attentato alle due torri
  3. La seconda guerra del golfo e le sue conseguenze
  4. ISIS: figlio della seconda guerra del golfo?

I limiti delle Nazioni Unite

Poco dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvò una risoluzione in cui dichiarava che il terrorismo metteva in pericolo la pace e la sicurezza internazionali.

Ma cos’è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?
Spesso definito come il protagonista nella lotta al terrorismo, la sua azione si basa sempre su quanto scritto nella Carta delle Nazioni Unite; nello specifico, il Consiglio agisce laddove ci sono situazioni in cui la pace è minacciata e/o vi sono degli atti di aggressione che minano la sicurezza internazionale. Si è configurato sulla base dell’assetto geo-politico del mondo alla fine della Seconda Guerra mondiale ed è formato da cinque membri permanenti, che sono le cinque nazioni vincitrici del conflitto (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti), e dieci membri non permanenti eletti in rappresentanza dei paesi membri delle Nazioni Unite. L'Assemblea Generale elegge i dieci membri non-permanenti (cinque all'anno) con un mandato di due anni a partire dal 1º gennaio.
Il Consiglio può disporre di alcune misure, attribuite dagli artt. 40-42 della Carta delle Nazioni Unite:

  • Misure provvisorie: hanno lo scopo di prevenire l'aggravarsi di una data situazione, inviti che però non devono pregiudicare diritti, pretese e posizioni delle Parti interessate.
  • Misure non implicanti l'uso della forza: il Consiglio può indirizzare gli Stati membri dell'ONU a certi comportamenti, che siano blandi come l'interruzione dei rapporti diplomatici, o più efficaci, come blocchi economici totali ed embarghi;
  • Misure implicanti l'uso della forza: azione di polizia internazionale, prevista espressamente all'art.42 dello Statuto che può essere adottata solo contro uno Stato colpevole di aggressione, di minaccia alla pace, di violazione della pace, o in uno Stato nel quale sia presente una guerra civile.
  • Il Consiglio Nazionale manca una forza militare autonoma d’intervento.

N.B. Dopo la caduta dell’URSS la NATO ha modificato le sue funzioni, diventando in tal modo un’alleanza militare globale, allargata anche a quei Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia e, contestualmente, una sorta di “braccio armato” dell’ONU.

La svolta dell'attentato alle due torri

L’11 settembre 2001 vennero abbattute tramite attacco aereo kamikaze le Twin Towers, sede del World Trade Centre - e quindi simbolo della potenza economica degli Stati Uniti e un’ala del Pentagono – simbolo della potenza militare della Nazione, mentre un quarto aereo diretto sulla Casa Bianca mancò l’obiettivo andandosi a schiantare in Pennsylvania.
L’artefice di tale attacco terroristico che mise per la prima volta in discussione la tradizionale “intoccabilità” degli Stati Uniti, facendo calare sulla Nazione e su tutto l’Occidente il velo della minaccia del terrorismo internazionale, fu l’organizzazione terroristica di Al-Qaeda, guidata dallo sceicco saudita Osama Bin Laden e in secondo luogo da Al-Zawahiri. Lo scopo principale dell’organizzazione – proclamato da un video in cui compare Bin Laden, reso noto qualche tempo dopo l’attentato, è quello di agire in nome della “Nazione Islamica” contro i crimini commessi dall’Occidente.
In questo caso la minaccia non deriva da uno stato ma da un’organizzazione non statale; infatti la peculiarità di Al-Qaeda è il carattere transnazionale dell’organizzazione, ripreso poi in tempi più recenti dall’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) di Abu Bakr al Baghdadi e consolidatosi nella proclamazione del Califfato.
Il 10 ottobre 2011 la NATO sferrò un attacco al regime talebano in Afghanistan, accusato di nascondere la base logistica di al-Qaeda. Il regime cadde dopo poco tempo.
Per approfondimenti sull'11 settembre 2001 vedi qua

La seconda guerra del golfo e le sue conseguenze

A seguito degli eventi dell’11 settembre 2001 la politica estera e militare degli Sati Uniti subì una svolta: si cominciò a parlare del principio della “guerra preventiva”, per il quale il governo di Washington intendeva arrogarsi il diritto di intervenire in qualsiasi parte del globo per scongiurare minacce alla pace internazionale, senza l’avallo ufficiale delle Nazioni Unite. Tale principio venne messo in pratica per la prima volta nel 2003, con la seconda invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti (Anche se bisogna ricordare che già nella guerra del Kosovo, la NATO – espressione della potenza militare degli USA - era intervenuta senza il consenso dell’ONU, che aveva avallato l’operazione solo un secondo tempo).
A differenza della prima Guerra del Golfo gli Stati Uniti agirono contro le direttive ufficiali dell’ONU e per tale motivo si trovarono diplomaticamente isolati, sostenuti principalmente dall’Inghilterra ma avversati da Paesi europei come Francia e Germania.
Le motivazioni che spinsero Washington a invadere l’Iraq una seconda volta non sono ancora certe, ma è probabile che tale decisione derivi dalla volontà statunitense si controllare direttamente il 2° Paese produttore di petrolio al mondo e di accerchiare politicamente e militarmente l’Arabia Saudita, per scongiurare eventuali derive verso posizioni integraliste, viste le origini saudite dello stesso Bin Laden.
Le conseguenze della Seconda Guerra del Golfo sono riassumibili in 4 punti:

  • Crisi della credibilità e dell’efficacia decisionale e operativa dell’ONU;
  • Si vennero a creare nuovi motivi di odio da parte del mondo islamico dell’Occidente e per tale motivo un’organizzazione integralista come al Qaeda riuscì a insediarsi in un Paese tradizionalmente laico come l’Iraq;
  • Nel 2006 ebbe luogo la condanna a morte del dittatore iracheno Saddam Hussein. Tale evento destabilizzò gli equilibri politici del Paese, perché a seguito della deposizione di Saddam il potere venne assunto da Nuri al Maliki che creò un governo sciita in un Paese a maggioranza sunnita (si vennero così a creare motivi di scontento che potrebbero essere alla base della nascita e del rapido rafforzamento dell’ISIS, che, così come e più di al Qaeda, presenta tendenze fondamentaliste dell’islam sunnita);
  • Crisi del modello monopolare della gestione del potere globale da parte degli USA, che in questa vicenda si mostrano sostanzialmente incapaci di gestire politiche di controllo territoriale in un contesto di pacificazione.
Per approfondimenti sulla Guerra del Golfo vedi qua
Attacco dell'11 settembre: descrizione dei fatti e delle loro conseguenze articolo

ISIS: figlio della seconda guerra del golfo?

L’ISIS, che viene comunemente ritenuto una deriva integralista o un braccio operativo di al Qaeda (poi allontanato dello stesso al Zawahiri, per le pratiche eccessivamente brutali e barbariche e la crudeltà dimostrata, inaccettabili persino dagli standard di al Quaeda), secondo taluni potrebbe essere figlio diretto dell’invasione statunitense del 2003. Infatti il primo nucleo operativo dell’organizzazione avrebbe visto la luce per la prima volta nel 2004 con il nome originario di “Organizzazione del monoteismo e del jihad”, in risposta all’intervento militare americano e con una particolare propensione per il carattere transnazionale del jihad internazionale.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i limiti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella lotta al terrorismo?
  2. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, pur essendo un protagonista nella lotta al terrorismo, opera secondo la Carta delle Nazioni Unite e manca di una forza militare autonoma d’intervento. Può adottare misure provvisorie, non implicanti l'uso della forza, o implicanti l'uso della forza, ma solo contro Stati colpevoli di aggressione.

  3. Qual è stata la svolta significativa degli attacchi dell'11 settembre 2001?
  4. Gli attacchi dell'11 settembre 2001, orchestrati da Al-Qaeda, hanno messo in discussione l'intoccabilità degli Stati Uniti e hanno introdotto la minaccia del terrorismo internazionale, portando a un cambiamento nella politica estera e militare degli Stati Uniti.

  5. Come ha influenzato la seconda guerra del Golfo la politica internazionale?
  6. La seconda guerra del Golfo ha segnato una svolta nella politica estera degli Stati Uniti con l'introduzione del principio della "guerra preventiva", portando a un isolamento diplomatico degli USA e a una crisi di credibilità dell'ONU, oltre a creare nuovi motivi di odio verso l'Occidente nel mondo islamico.

  7. Quali sono state le conseguenze della seconda guerra del Golfo in Iraq?
  8. Le conseguenze includono la crisi della credibilità dell'ONU, l'insediamento di Al-Qaeda in Iraq, la destabilizzazione politica dopo la condanna a morte di Saddam Hussein, e la crisi del modello monopolare di gestione del potere globale da parte degli USA.

  9. In che modo l'ISIS è collegato alla seconda guerra del Golfo?
  10. L'ISIS è considerato da alcuni come un diretto risultato dell'invasione statunitense del 2003, con il suo primo nucleo operativo nato nel 2004 in risposta all'intervento militare americano, caratterizzato da una propensione per il jihad internazionale transnazionale.

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