Concetti Chiave
- L'Illuminismo italiano si sviluppò nella seconda metà del XVIII secolo tra Milano e Napoli, influenzato dai sovrani riformatori come Maria Teresa d'Austria e Carlo di Borbone.
- L'Accademia dei Pugni e la rivista "Il Caffè" furono centri nevralgici per la diffusione del pensiero illuministico italiano, promuovendo idee di riforma sociale e statale.
- Cesare Beccaria, con "Dei delitti e delle pene", denunciò la barbarie dei sistemi inquisitoriali e carcerari, influenzando il pensiero giuridico europeo e condannando la pena di morte.
- Pietro Verri, fondatore de "Il Caffè", promosse riforme economiche e sociali in Lombardia, sottolineando l'importanza della sensazione come fonte di conoscenza.
- Alessandro Verri, collaboratore de "Il Caffè", criticò il sistema giuridico e il tradizionalismo letterario, influenzato dal crescente gusto per l'orrido e le rovine.

Indice
Illuminismo in Italia: le premesse storiche
A partire dai decenni centrali del 1700 ci fu una distensione nei rapporti internazionali che favorì il dialogo tra gli stati, questo grazie alla Pace di Aquisgrana del 1748 che pose fine ai conflitti tra Impero asburgico-austriaco, Prussia, Inghilterra, Francia e Spagna.
In Italia le zone dove si poté diffondere l’Illuminismo inglese e francese furono quelle governate da sovrani riformatori: a Milano, con Maria Teresa d’Austria e a Napoli, con Carlo di Borbone.
Da queste città uscirono gli esponenti più illustri dell’Illuminismo italiano. In Italia, tuttavia, il riformismo politico e sociale difficilmente si poteva realizzare. La cultura nazionale, infatti, era ancora profondamente segnata dall’influenza controriformistica e delle istanze della nascente borghesia che si scontravano con una società dove l’aristocrazia e il clero erano molto influenti.
Per ulteriori approfondimenti sull’Illuminismo vedi qui
L’accademia dei pugni e “Il caffè”
La Lombardia è stata il fiore all’occhiello di numerose sperimentazioni dell’Impero Asburgico. Milano, infatti, già in quegli anni è una città molto evoluta, nella quale soggiornano attivamente intellettuali di grande spessore, tra cui i fratelli Verri (Petro e Alessandro) e Cesare Beccaria (autore di “Dei delitti e delle pene”, 1764).
Si tratta quindi di un cenacolo di autori e personaggi che si ritrovano spesso a casa di Pietro Manzoni, dove veniva anche un terzo fratello Verri (Giovanni). Il giovane Manzoni crescerà quindi in un entourage che stilla cultura illuminista.
A Milano, Pietro e Alessandro Verri (con la collaborazione di altri filosofi e letterati come Cesare Beccaria) fondarono la rivista “Il Caffè” (1763-1766) che diviene il principale strumento di diffusione del pensiero illuministico italiano.
Nonostante i fondatori fossero membri dell’aristocrazia, si fecero portavoce delle istanze culturali, sociali, politiche delle classi emergenti puntando ad una razionalizzazione dell’apparato statale, e una garanzia della dignità dei cittadini e dell’organismo statale.
Nata sulla scia dei periodici inglesi, la rivista assume il ruolo di promotore di un’apertura cosmopolita che spazia in ogni campo della conoscenza umana.
Per ulteriori approfondimenti sull’Illuminismo italiano vedi qui
La polemica antipurista degli illuministi
Gli intellettuali illuministi in questi anni si battono affinché il registro linguistico favorisca una ricezione più immediata e agevole, considerando il pubblico socialmente eterogeneo.
Alessandro Verri promuove un’accesa polemica contro il purismo dei cruscanti insieme a Melchiorre Cesarotti, che in “Saggio sulla filosofia delle lingue” (1785) sostiene l’importanza di disporre di una lingua che permetta di trasmettere chiaramente le conquiste della scienza e della ragione. Il modello tradizionale deve quindi rapportarsi con un lessico e una sintassi aperti all’esigenze d’uso della lingua. L’italiano sembra essere la lingua più adeguata ad accorciare le distanze tra la lingua scritta e quella parlata da un pubblico sempre più ampio e differenziato.
Per ulteriori approfondimenti sulla lingua italiana vedi qui
Cesare Beccaria, giurista e filosofo milanese
Cesare Beccaria nacque a Milano nel 1738 da una nobile famiglia. Studiò a Parma, dai Gesuiti, e si laureò in Legge a Pavia. Pur essendo nobile, sposò Teresa Blasco, una donna di umili origini. Dal matrimonio nacque Giulia, futura madre di Alessandro Manzoni.
Tra il 1763-64 scrisse di getto “Dei delitti e delle pene” sulla scia dei fratelli Verri. Il testo ebbe un enorme successo e portò l’autore al centro della cultura progressista europea. L’opera dimostrava la barbarie dei sistemi inquisitoriali e carcerari del tempo ma soprattutto poneva la questione fondamentale della fine della pena. Le indicazioni di Beccaria vennero prese in considerazione da Caterina II di Russia, poiché il testo circolò in tutta Europa ricevendo sì confutazioni, critiche e polemiche, ma soprattutto moltissime adesioni. Cesare Beccaria venne anche invitato a Parigi nel 1767 dove fu al centro del circolo degli illuministi. Qui si trattenne però per poco tempo rifiutando il ruolo di grande intellettuale che gli venne offerto e rinunciò anche all’incito di Caterina II a Pietroburgo. Accettò però la nomina di professore di Economia politica presso le Scuole Palatine.
Tra le teorie più moderne del suo pensiero, spicca la condanna della pena di morte a favore di una maggior chiarezza e di una certezza nella pena. Studiò inoltre economia e ricoprì importanti cariche nell’amministrazione asburgica dello Stato. Morì nel 1794.
Per ulteriori approfondimenti sull’opera “Dei delitti e delle pene” vedi qui
Pietro Verri, nasce “Il Caffè”
Nato nel 1728 da un una nobile famiglia milanese, Pietro Verri fu l’animatore del gruppo di giovani intellettuali che si riunì dal 1761 intorno all’Accademia dei Pugni, dando poi vita alla rivista “Il Caffè”.
Fu un filosofo ed economista che ebbe come punti di riferimento Helévtius e de Condillac secondo i quali la sensazione è la fonte esclusiva di conoscenza sviluppata attraverso il linguaggio (de Condillac lo definisce come fenomeno storico e sociale). Verri definisce la natura umana come continua tensione nella ricerca del piacere che è frutto della cessazione del dolore. Il piacere estetico si caratterizza come interruzione di un dolore più astratto, di natura morale.
Oltre alla ricerca filosofica l’intellettuale illuminista si qualifica anche come funzionario pubblico ed economista nell’area lombarda. Qui promuove riforme mirate a ridurre inefficienze e corruzione della macchina statale (tra queste una mirata a rilanciare l’agricoltura).
Nelle “Osservazioni” l’autore sottopone a dura critica le dubbie pratiche di accertamento della verità durante i processi denunciandone la disumanità, l’irrazionalità e la contraddittorietà dei metodi adottati (come nel caso degli untori durante la peste a Milano del 1630, episodio ripreso anche da Manzoni nella “Storia della colonna infame”).
Per ulteriori approfondimenti su Pietro Verri vedi qui
Alessandro Verri, giovane intellettuale illuminista
Nato nel 1741, Alessandro Verri, fratello di Pietro, aderì giovanissimo all’Accademia dei Pugni e collaborò molto attivamente alla rivista “Il Caffè”. Scrisse per quest’ultima 32 articoli, con i quali mirò a dimostrare l’inadeguatezza del sistema giuridico, i difetti del costume letterario e i pericoli del tradizionalismo cruscante.
Visse anche a Parigi, dove maturò un giudizio profondamente negativo sugli ambienti intellettuali progressisti e a Londra, dove conobbe Laurence Sterne.
Si stabilì poi a Roma, dove rimase fino alla morte nel 1816, per poter avere una completa indipendenza e per poter vivere con la marchesa Margherita Boccapalude Gentile.
Durante la vita fu impegnato nella traduzione di opere letterarie. Maturò anche atteggiamenti pessimistici, influenzato dal diffondersi nella cultura italiana del gusto delle rovine e dell’orrido. Tale tendenza segnerà che la nascita della sensibilità romantica con un progressivo allontanamento dalle posizioni illuministiche.
Per ulteriori approfondimenti su Alessandro Verri vedi qui
Domande da interrogazione
- Quali furono le premesse storiche che favorirono lo sviluppo dell'Illuminismo in Italia?
- Qual è stato il ruolo della rivista "Il Caffè" nel movimento illuminista italiano?
- In che modo Cesare Beccaria ha influenzato il pensiero giuridico del suo tempo?
- Quali furono le principali critiche di Pietro Verri nei confronti del sistema giudiziario?
- Come si è evoluto il pensiero di Alessandro Verri nel corso della sua vita?
La distensione nei rapporti internazionali a partire dai decenni centrali del 1700, grazie alla Pace di Aquisgrana del 1748, favorì il dialogo tra gli stati e permise la diffusione dell'Illuminismo in Italia, specialmente nelle zone governate da sovrani riformatori come Milano e Napoli.
Fondata da Pietro e Alessandro Verri, "Il Caffè" divenne il principale strumento di diffusione del pensiero illuministico italiano, promuovendo un'apertura cosmopolita e affrontando temi culturali, sociali e politici delle classi emergenti.
Cesare Beccaria, con la sua opera "Dei delitti e delle pene", criticò i sistemi inquisitoriali e carcerari del tempo, ponendo la questione della fine della pena e condannando la pena di morte, influenzando così il pensiero giuridico progressista in Europa.
Pietro Verri criticò duramente le pratiche di accertamento della verità durante i processi, denunciandone la disumanità, l'irrazionalità e la contraddittorietà, come evidenziato nelle sue "Osservazioni".
Alessandro Verri, inizialmente attivo nel movimento illuminista, maturò un giudizio negativo sugli ambienti intellettuali progressisti e, influenzato dal gusto delle rovine e dell'orrido, si allontanò progressivamente dalle posizioni illuministiche verso una sensibilità romantica.