
La giustizia ha fatto il suo corso, e ora Nadir (nome di fantasia) ha il suo diploma. Lo studente, proveniente dal Pakistan, era stato bocciato a luglio alla Maturità nonostante fosse stato ammesso all'esame all'unanimità dal consiglio di classe e avesse concluso cinque anni scolastici senza un debito. Nadir, inoltre, era stato l'unico non diplomato del suo istituto.
Con l'aiuto di due avvocati e il sostegno incrollabile di amici e professori, lo studente non si è però arreso. E ha intrapreso una battaglia legale contro quella che era stata ritenuta da molti una bocciatura ingiusta, facendo ricorso al Tar.
Dopo mesi di incertezza, in cui il ragazzo si era addirittura iscritto di nuovo al quinto anno in attesa del verdetto, la sentenza è stata chiara: la bocciatura di luglio era da rivedere.
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Dagli esami alla battaglia legale
La mossa vincente dei due legali si è concentrata sulle "violazioni normative" in sede d'esame. Il 4 settembre scorso, il Tribunale Amministrativo Regionale aveva accolto le istanze degli avvocati, disponendo che una commissione riesaminasse le prove scritte del ragazzo. A distanza di tre settimane, il 24 settembre, la commissione ha infine stabilito che Nadir potesse conseguire il diploma sulla sola base dei risultati delle prove scritte, senza dunque la necessità di ripetere l'esame orale.
Nel loro ricorso, i legali si sono soffermati sugli strumenti compensativi che, per legge, spettano agli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), categoria in cui rientrano anche studenti con svantaggio linguistico e socio-culturale.
Secondo la difesa, Nadir avrebbe dovuto avere a disposizione quella tecnica di indirizzo, degli strumenti e degli aiuti (o strumenti compensativi) che potessero favorirne la comprensione durante lo svolgimento delle prove.
Tuttavia, come spiegano gli avvocati, ciò non è avvenuto, nonostante l'indicazione fosse "emersa chiaramente nel documento del 15 maggio del consiglio di classe", ovvero il testo che precede gli esami di Stato.
Fondamentale la prova scritta di italiano
Il punto di forza per vincere la causa è stata soprattutto la prova di italiano. Gli avvocati si sono concentrati su quel compito, prendendo a riferimento l'indicazione di "non guardare alla forma, ma alla sostanza del testo". Una volta letto il tema di Nadir, si sono "commossi per il contenuto".
Il testo, che parlava di "rispetto", era stato penalizzato in fase di correzione da "errori di sintassi e di grammatica" segnati in rosso. Secondo i legali, tuttavia, "sulla base del contenuto quella prova non poteva essere considerata insufficiente".
Nel ricorso, infatti, hanno messo nero su bianco che la commissione d'esame "ha errato anche nel valutare le prove: basti leggere la prova scritta d’italiano, dalla scelta della traccia ai contenuti della stessa, per avvedersi della profondità e dello spessore del ragazzo".
Il sostegno dei compagni di classe
La storia di Nadir non è solo una battaglia legale, ma anche una grande prova di amicizia e solidarietà. Fin dall'inizio, il ragazzo ha avuto il pieno sostegno dei suoi compagni. I legali, nella premessa del ricorso, hanno persino citato testualmente la "lettera aperta" scritta dai suoi ex compagni.
In quella lettera, si raccontavano i "sacrifici fatti da Nadir per cinque anni" di scuola, in cui non aveva saltato un giorno nonostante il lungo tragitto che separava la casa in cui abita dalla scuola. L’intento dei compagni era, dunque, ribadire quanto il percorso di Nadir fosse stato serio e meritevole.
Un impegno che anche gli avvocati nel loro ricorso hanno specificato: “Il ragazzo è sempre stato promosso, mai un debito in cinque anni; nell’ultimo triennio l’ammissione alla classe successiva è sempre stata deliberata all’unanimità del consiglio di classe ed è stato ammesso alla maturità con voto unanime del consiglio di classe”.
Ufficialmente diplomato
Nadir dunque ora è ufficialmente diplomato, grazie a una decisione giudiziaria che ha ribaltato l'esito della valutazione delle sue prove scritte.
I legali sostengono che la Commissione d'esame non avesse "minimamente considerato le specificità didattiche, formative e linguistiche del candidato, con grave pregiudizio al principio di personalizzazione della valutazione e alla funzione inclusiva dell’ordinamento scolastico".
La vera svolta per i legali, tuttavia, è arrivata con l'applicazione di un principio finora riservato ai concorsi pubblici, che potrebbe costituire un precedente per ricorsi analoghi: "Abbiamo chiesto e ottenuto che si applicasse un principio, ovvero che, in sede di rivalutazione delle prove scritte, se la differenza tra il voto preso e la sufficienza fosse stata minima, non sarebbe stato necessario per Nadir sostenere di nuovo l’orale, che rappresentava, come abbiamo scritto nel ricorso, il terrore e l’incubo del ragazzo".
Con la decisione messa "nero su bianco", Nadir ha quindi terminato il suo percorso scolastico e attende l'udienza del Tar del 3 dicembre, che prenderà atto della pronuncia già comunicata all’Ufficio scolastico provinciale e all’istituto Belluzzi, per emettere la sentenza definitiva. Quella che gli permetterà di mettere le mani sul diploma.