
Essere portati per lo studio non è sinonimo di successo tra i banchi, così come essere dotati di una spiccata intelligenza non garantisce per forza buoni voti a scuola. Ne sa qualcosa Antonio, studente di 12 anni di Vicenzia, bocciato in seconda media nonostante un quoziente intellettivo superiore a 130 punti.
La bocciatura, arrivata lo scorso giugno, è stata una doccia fredda per l'alunno che tra i banchi non è mai riuscito ad ambientarsi. Così la famiglia si è rivolta al Tar del Veneto che non solo ha accolto il ricorso, ma ha anche stabilito un importante precedente per tutti gli studenti plusdotati.
Il ricorso al Tar
La storia di Antonio ci aiuta a capire il delicato ruolo della scuola, che è quello di saper indirizzare i giovanissimi, mettendoli nelle condizioni di poter esprimere il proprio potenziale. Antonio, invece, tra i banchi si sentiva spaesato e spesso a disagio. Il che ha influito sul suo rendimento scolastico e ha poi portato alla conseguente bocciatura: “Nostro figlio era demoralizzato, si sentiva impotente”, racconta la madre di Antonio a 'La Stampa'. “Sapevamo che il rendimento non era all’altezza delle sue capacità, ma la bocciatura è stata ingiusta” ha aggiunto la donna.
Da qui il ricorso al Tar, che ha portato a importanti sviluppi. Il Tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto il ricorso della famiglia, stabilendo che la scuola non ha rispettato le esigenze specifiche del ragazzo, che avrebbe dovuto beneficiare di un Piano Didattico Personalizzato. “La scuola ha violato le direttive ministeriali. Gli studenti plusdotati hanno diritto a metodologie didattiche personalizzate e, in caso di necessità, al PDP” spiega l’avvocato della famiglia.
Un importante precedente
La sentenza del Tar promuove dunque l'alunno e rappresenta un importante precedente, perché riconosce per la prima volta la specificità degli studenti plusdotati e il loro diritto a un percorso scolastico adeguato alle loro esigenze. Si stima che in Italia gli studenti plusdotati siano il 6% della popolazione in età scolastica ma, ad oggi, non esiste ancora una specifica normativa di riferimento.