
L’impegno c’era, la speranza pure. Ma non è bastato allo studente per superare l'ambito traguardo. E, assieme a lui, se lo auguravano anche alcuni compagni di classe e i suoi docenti, che durante l'esame di Maturità si sono stretti attorno a quell'alunno di origini straniere.
Tutti lì per sostenerlo, per celebrare il suo successo dopo cinque anni di sacrifici. Nadir (nome di fantasia), arrivato dal Pakistan nel 2020, aveva affrontato ogni giorno due ore di viaggio per essere puntuale a lezione, dimostrando una dedizione ammirevole.
Eppure, nonostante nei cinque anni delle superiori avesse sempre messo tutto il suo impegno e la sua volontà, nonostante le difficoltà legate alla lingua, alla lontananza dal suo Paese e dalla sua famiglia, l'esito è stato una bocciatura.
Un colpo durissimo, inaspettato, che ha lasciato tutti increduli e ha dato il via a una vera e propria mobilitazione.
Un movimento per il futuro di Nadir
La bocciatura di Nadir, l'unico studente non promosso di tutta la scuola, non è passata inosservata. Anzi, ha scatenato un ampio movimento di solidarietà.
I suoi compagni, in una lettera commovente, come riporta il ‘Corriere di Bologna’ - quotidiano della città in cui si è svolta la vicenda - non hanno usato mezzi termini: "Riteniamo che abbia subito un’ingiustizia: spesso non è stato capito né aiutato nel modo adeguato e non ci si è preoccupati abbastanza della sua situazione".
Parole forti, che evidenziano una situazione comune a molti ragazzi stranieri. Ora, la battaglia è appena iniziata, e l'obiettivo è uno solo: cambiare il destino del ragazzo e offrirgli la possibilità che merita.
Maturità: solo due stranieri tra gli ammessi
La storia dello studente di origini pakistane non è un caso isolato, ma racconta una realtà che si ripete nelle nostre scuole.
Nella classe di Nadir, come raccontano i ragazzi "all’inizio del nostro percorso c’erano 10 compagni appena arrivati in Italia (NAI in gergo tecnico, Nuovi arrivati in Italia, ndr)". Di questi, solo Nadir e un altro compagno (che però aveva già un diploma ucraino non riconosciuto) sono riusciti ad arrivare alla Maturità.
Questo dato evidenzia quanto sia "difficile ottenere un diploma professionale anche solo per potersi costruire un futuro dignitoso, per chi impara l’italiano direttamente durante gli anni delle superiori".
A rendere il tutto ancora più complicato, come sottolineano studenti e docenti, è che "in 5 anni abbiamo avuto 7 insegnanti di italiano diversi".
Il racconto degli amici di Nadir
Gli amici di Nadir, però,e non si arrendono e lanciano un appello: "Vogliamo aiutare a cambiare il destino del nostro compagno. Nadir merita una possibilità per tutto quello che ha dimostrato ogni giorno".
Un compagno, anche lui pakistano, racconta l'impegno del suo amico: "Nadir si alzava alle 5 del mattino per essere a scuola puntuale e ha fatto pochissime assenze, oltre a non aver avuto alcun debito formativo".
E non solo, perché Nadir "è anche diventato tutor di altri ragazzi NAI con il ruolo di mediatore, è stato un elemento prezioso per la classe". Una dimostrazione di quanto fosse integrato e utile per tutti.
Le critiche dei docenti
Anche i docenti, che hanno seguito Nadir in questi 5 anni scolastici, non si capacitano di un epilogo del genere. Una professoressa precaria che ha affiancato Nadir fino all'anno scorso e che gli ha dedicato sette ore al giorno gratuitamente nei dieci giorni precedenti l'orale, è sconvolta: "Posso dire che Nadir si è preparato al massimo, mi chiedo come si debba sentire ora".
La docente sottolinea la "fragilità" dei percorsi didattici personalizzati (Pdp) per svantaggio linguistico, spesso poco condivisi all'interno dei consigli di classe.
Un altro ex professore di Nadir e oggi ricercatore universitario, è ancora più esplicito: "I percorsi didattici personalizzati esistono, ma sono formulati a partire da norme poco chiare. Non sono piani davvero personalizzati che invece dovrebbero prevedere misure da prendere giorno per giorno".
Per lui, "la scuola in questo caso, come in tanti altri, ha dato meno a chi aveva più bisogno".
Il problema della lingua: un ostacolo invisibile
Il nodo centrale di questa storia, e di tante altre simili, è soprattutto la lingua. Come spiega uno dei docenti, "deve essere chiaro che la lingua, per questi ragazzi, è un handicap".
E aggiunge una riflessione amara: "Se un ragazzo dà tutto quello che può e viene bocciato alla Maturità, vuol dire che quello che manca è proprio la lingua". Un ostacolo che si traduce in voti più bassi per gli studenti stranieri.
L’ex professoressa di sostegno di Nadir e oggi ricercatrice alla Sapienza, conferma la complessità del problema: "Scrivere ed esprimersi in un italiano corretto non è un dono, ma il frutto di un lungo lavoro educativo, un habitus che si è formato all’interno della propria esperienza familiare e sociale".
Per questo, la professoressa chiede un protocollo di accoglienza scolastica dal Comune e sottolinea che "il sistema va rivisto, a partire dalla raccolta dei dati su questi ragazzi". La situazione attuale, purtroppo, è che questi ragazzi "vengono abbandonati sulle sedie per giorni e anni, onde poi accorgersi di loro a un certo punto, con il fine di certificarne la bocciatura".