
Una studentessa che negli anni scorsi ha sostenuto il vecchio Esame di Stato, ha deciso di fare ricorso al Tar non per riparare ad una bocciatura ma per appagare la sua insoddisfazione personale di ottenere il massimo del punteggio.
La delusione per aver preso 98 è bastata infatti a spingerla a rivolgersi al Tribunale Regionale Amministrativo per farle assegnare quei due punti necessari per raggiungere l’ambito 100.
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I criteri per l’assegnazione dei punti bonus stabiliti dalla Commissione
La contestazione della maturanda si è concentrata sulla convinzione di un’assegnazione errata dei punti bonus da parte della commissione che come di consueto, nel predisporre i criteri di attribuzione dei punti aggiuntivi, aveva stabilito alcuni parametri principali.La prerogativa fondamentale per concedere i punti bonus era quella di essere stati ammessi all’Esame con almeno 15 crediti e aver ottenuto nelle prove almeno 70 punti. A partire da questi due principi basilari, la commissione aveva stabilito che i punti bonus potevano essere concessi se l’Esame dei candidati avesse soddisfatto fino a quattro requisiti: almeno una prova scritta doveva aver ottenuto 14/15, il percorso multidisciplinare preparato a casa doveva essere originale, l’orale doveva essere “condotto in modo personale e brillante” e le altre prove scritte dovevano aver ottenuto almeno 13/15.
Appello della maturanda per l’assegnazione errata dei punti bonus
La contestazione della studentessa ha dunque riguardato proprio la quantità dei punti bonus a lei assegnati secondo i criteri stabiliti dalla Commissione poiché riteneva di averne raggiunti almeno tre dei quattro complessivi. Dopo avere infatti ottenuto 24 crediti nel triennio, 14 punti nella prima e terza prova, 15 punti e 30 punti per la prova orale, perché non sono stati concessi due punti bonus per arrivare al 100? Accanto al numero del punteggio inoltre, il commento della Commissione è stato assolutamente positivo poiché, come si legge nel verbale di Esame, la studentessa ha sostenuto un orale con un’esposizione definita “sicura e brillante”, con “un lessico ricco e appropriato” capace di analizzare in modo esaustivo “il significato dei termini usati”.Per questo i giudici amministrativi hanno voluto sottolineare che il ricorso della giovane era ammissibile per varie ragioni poiché anche se il voto del diploma di Maturità “non pregiudica irreparabilmente le prospettive di futura carriera”, secondo i giudici “comunque legittima l’aspirazione dello studente a vedersi valutato coerentemente con i risultati raggiunti nel quinquennio di studi”.
La sentenza dei giudici del Tar a favore della maturanda
Secondo i criteri generali vigenti per il vecchio Esame di Stato che il Ministero dell’Istruzione aveva stabilito, i punteggi erano distribuiti nel seguente modo: “45 punti per la valutazione delle prove scritte e di 30 per la valutazione del colloquio. Ciascun candidato può far valere un credito scolastico massimo di 25 punti”.Sulla base del confronto con i risultati raggiunti dalla studentessa, il parere dei giudici amministrativi si è mostrato favorevole alle sue aspirazioni poiché il presupposto per assegnare due punti bonus per il 100 appare assolutamente fondato e giusto in mancanza di dichiarazioni scritte dalla Commissione sul suo mancato raggiungimento.
Proprio questa mancanza di una dichiarazione scritta da parte della Commissione ha spinto definitivamente i giudici ad accogliere il ricorso della studentessa, stabilendo dunque che il “potere discrezionale” dei commissari è stato usato “in maniera immotivata ed illogica con conseguente fondamento delle censure dedotte con il presente gravame che deve essere accolto”.
A ciò si aggiunge inoltre il confronto con la valutazione su altri studenti della stessa classe che, con un punteggio pari a 97 (di un punto inferiore a quello della maturanda) hanno ottenuto ben tre punti bonus per raggiungere il 100, elemento che ha definitivamente convinto il Tar sulla fondatezza della richiesta della ragazza che vedrà il suo voto di diploma raggiungere il tanto atteso 100.