6' di lettura 6' di lettura
festa di Halloween abusiva alla Statale di Milano

Dopo l’occupazione non autorizzata degli spazi della Statale di Milano avvenuta la sera del 31 ottobre col pretesto offerto dalla festa di Halloween, il rettore dell’ateneo Elio Franzini, dispiaciuto e indignato, ha deciso di pubblicare sul sito le foto del postumi della festa accompagnate da una lettera scritta dopo l’accaduto.


La festa ‘abusiva’, iniziata intorno alle ore 22 del 31 ottobre, sarebbe andata avanti tutta la notte fino alle ore 5 della mattina successiva fra musica, alcool, cibo e materiali di vario genere, anche infiammabili.
Non stupisce forse che ad organizzare e partecipare alla serata, non siano stati solo studenti iscritti all’ateneo, ma per lo più esterni, e cosa ancor più grave, molti dei quali minorenni, “forse inconsapevoli del contesto di illegalità in cui tale evento è maturato”.

Fonte foto: https://lastatalenews.unimi.it/per-riflettere-insieme

Guarda anche:

I postumi della festa: la lettera aperta del rettore

A quanto pare, fatti di questo genere non sono purtroppo nuovi nella Statale di Milano che è stata oggetto dell'“ennesima occupazione illegale” da parte di gruppi che senza alcun senso civico e agendo nella totale illegalità, sono soliti richiedere anche una somma di denaro per l’accesso a questo genere di eventi.
Proprio la previsione di tali atti illegali ripetuti nel corso degli anni, ha imposto giovedì 31 la chiusura anticipata dell’università alle ore 16. Anche questa misura cautelativa però non è bastata a preservare l’ateneo dallo scempio, a cui nelle ore serali successive avrebbe assistito inerme.
Quello che forse spesso sfugge a coloro che organizzano questi eventi vandalici è che ciò che viene meno, quando si verificano episodi di questo tipo, non è solo il rispetto per gli edifici e per il personale dell’ateneo ma anche quello nei confronti degli studenti stessi che vivono gran parte del loro tempo in quegli stessi spazi; senza contare il fatto che i costi necessari per rendere di nuovo agibili e puliti i corridoi e le aule dell'ateneo, ricadono inevitabilmente su tutta la comunità universitaria, studenti compresi.

L’appello del rettore alla comunità universitaria e alle forze dell’ordine

Nella sua lettera, il rettore sottolinea l’urgente necessità di far fronte definitivamente a situazioni del genere che rappresentano veri e propri reati.
La prima cosa da fare per riuscire in questo intento è riflettere su quanto “ogni atteggiamento di passiva indifferenza o rassegnazione nei confronti di atti di palese illegalità sia sbagliato in assoluto e, ancor più, da parte di un’Università pubblica, che da sempre fa della difesa della legalità e dei diritti uno dei suoi essenziali valori, da trasmettere alle giovani generazioni”.
Per questo, l’appello del rettore si rivolge al senso di responsabilità di tutta la comunità universitaria che deve mostrarsi unita e compatta contro il ripetersi di tali atti vandalici, ma non solo; l’appello coinvolge anche le autorità e le forze dell’ordine, autorizzate dal ruolo che compete loro, a controllare gli spazi pubblici e a salvaguardare la sicurezza delle persone che si aggirano in essi.
Bisogna dunque riuscire a trovare una strada condivisa, moderata ed efficace che sappia coinvolgere tutti, comunità universitaria e forze dell’ordine, nell’obiettivo comune di eliminare gli eccessi e, allo stesso tempo, di garantire il rispetto della legalità: “richiede tuttavia un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, dentro e fuori l'Università, in primis dalle autorità deputate alla nostra sicurezza, alle quali rivolgo un appello a nome di tutto il nostro Ateneo. Il nostro auspicio è che si possa e si debba custodire la sicurezza di questo luogo, di coloro che lo frequentano e di chi abita il quartiere senza essere costretti a scegliere tra due estremi, tra le cariche della polizia e una posizione di pericolosa e assuefatta passività – come se non esistessero altre soluzioni ispirate a una pacifica, ma ferma, assunzione di responsabilità, al rispetto assoluto della legalità, alla difesa dei più elementari diritti della convivenza civile”.

Giulia Onofri