Concetti Chiave
- L'articolo 75 della costituzione italiana richiede un quorum strutturale per la validità del referendum abrogativo, garantendo la democrazia diretta e rappresentativa.
- La vittoria dei "sì" in un referendum abrogativo comporta l'abrogazione della legge, che diventa efficace solo dopo la pubblicazione ufficiale da parte del capo dello Stato.
- Storicamente, alcune leggi abrogate tramite referendum sono state reintrodotte dal parlamento, causando sfiducia nell'efficacia del voto referendario.
- Un esempio significativo si è verificato nel 1997, quando il ministero dell'agricoltura, abrogato tramite referendum, fu reintrodotto come "ministero delle politiche agricole".
- La Corte si è interrogata sulla legittimità delle reintroduzioni parlamentari di leggi abrogate, evidenziando il complesso rapporto tra volontà popolare e iniziativa legislativa.
Presupposti del referendum abrogativo
L’articolo 75 della costituzione stabilisce che la validità del referendum abrogativo richiede la maggioranza qualificata degli elettori (tutti i cittadini che hanno compiuto il diciottesimo anno di età). Affinché sia efficace, dunque, il referendum abrogativo richiede il quorum strutturale. I costituenti imposero questo vincolo al fine di tutelare il principio di democrazia diretta (il voto popolare) e, allo stesso tempo, le democrazie rappresentative (la forza parlamentare ).
La vittoria dei «si» in seguito alla votazione determina l’abrogazione della legge oggetto del referendum.
Nel corso della storia giurisprudenziale italiana è accaduto più volte che una legge abrogata dal popolo sia stata reintrodotta dal parlamento. Ciò ha indotto la popolazione a perdere fiducia nell’efficacia del voto referendario. Uno dei casi più evidenti e rilevanti di tale dinamica si è verificato nel 1997: uno dei referendum proposti quell’anno riguardava l’abolizione del ministero dell’agricoltura. Il voto referendario, proposto da più di cinque consigli regionali, ottenne un esito favorevole. L’istituto abrogato (ministero dell’agricoltura), però, venne poco dopo reintrodotto sotto il nome di «ministero delle politiche agricole». Tale contesto, affiancato a moltissimi altri casi simili, ha indotto la Corte a chiedersi se l’iniziativa parlamentare rispettasse la volontà popolare che si era espressa attraverso il referendum abrogativo. Molti giuristi sostennero che, proprio come nel caso del voto sfavorevole all’abrogazione di una legge ad opera del popolo, il parlamento potesse reintrodurre una materia analoga a quella abrogata dal popolo dopo cinque anni. La Corte ha avuto modo di esprimersi a tal proposito nel 2012: poco prima si era tenuto un referendum che aveva visto la vittoria dei «sì». Dopo due sole settimane, però, il governo ha reintrodotto la legge appena abrogata tramite l’emanazione di un decreto legge.
Domande da interrogazione
- Qual è il requisito fondamentale per la validità di un referendum abrogativo secondo l'articolo 75 della costituzione?
- Cosa accade dopo la vittoria dei "sì" in un referendum abrogativo?
- Qual è stato uno dei casi più rilevanti di reintroduzione di una legge abrogata dal popolo?
La validità del referendum abrogativo richiede la maggioranza qualificata degli elettori, ovvero il quorum strutturale, per tutelare sia la democrazia diretta che quella rappresentativa.
La legge oggetto del referendum viene abrogata, ma l'abrogazione diventa efficace solo dopo la pubblicazione di un decreto da parte del capo dello Stato nella gazzetta ufficiale.
Nel 1997, il ministero dell'agricoltura fu abolito tramite referendum, ma venne reintrodotto poco dopo come "ministero delle politiche agricole", sollevando dubbi sul rispetto della volontà popolare.