Concetti Chiave
- Lorenzo Valla, umanista romano, ha vissuto tra Roma, Pavia e Napoli, influenzato da figure come Giovanni Aurispa e Poggio Bracciolini, e ha avuto un ruolo attivo nelle corti italiane.
- Tra le sue opere più importanti vi è "De falso credita et ementita Constantini donatione" (1440), che denuncia la falsità della Donazione di Costantino attraverso un'analisi filologica.
- Il suo lavoro "De voluptate" esalta l'epicureismo e critica la falsa religiosità, riflettendo il suo rifiuto per il bigottismo religioso.
- Valla ha anche influenzato il Cristianesimo con opere come "Adnotationes in Novum Testamentum", cercando di liberare le Sacre Scritture da interpolazioni successive.
- Nonostante le critiche e le tensioni con la Curia romana, Valla ha ottenuto prestigiose cariche, tra cui quella di segretario pontificio, e ha lasciato un'importante eredità intellettuale.

Indice
Una vita passata tra Roma, Pavia e Napoli
Lorenzo Valla nasce, secondo l’iscrizione sepolcrale di San Giovanni in Laterano tra il 2 agosto 1406 e il 1° agosto 1407 e ivi muore nel 1457.
È bene segnalare che nel corso della sua vita lui abbia sempre puntualizzato la sua origine definendosi “Romanus orator”.
Discende da una famiglia di giuristi di Piacenza che avevano anche delle proprietà a Tavasca. In particolare, il padre è Luca Valla, un avvocato concistoriale, mentre la madre è Caterina Scribani.
Successivamente alla nascita di Lorenzo, insieme ai suoi genitori, il fratello Paolo e la sorella Margherita si trasferiscono a Roma.
Nel 1420 Luca Valla muore e Caterina decide di non risposarsi, nonostante avesse venticinque anni, tanto che in più occasioni il figlio elogia la sua illibatezza. Anche egli stesso, in effetti, non è mai convolato a nozze nonostante abbia avuto tre figli.
Da giovane compie studi umanistici inizialmente a Roma e in seguito si reca a Firenze per completarli. Qui si affeziona a due suoi insegnanti di greco: Rinuccio Aretino e, soprattutto, Giovanni Aurispa il quale viene descritto «velut deus [...] Grecarum litterarum». Una figura altrettanto importante per la sua istruzione è stata lo zio Melchiorre Scribani così come i frequenti scambi con le illustre autorità della Curia come Poggio Bracciolini e Antonio Loschi.
Soggiorna a Pavia tra il 1431 e il 1433, dove diviene professore di eloquenza per una paga di 50 fiorini visto che il precedente insegnante, Gasparino Barzizza, e conosce diversi intellettuali, tra i quali Antonio Beccadelli, detto il Panormita. In questa città viva culturalmente egli approfondisce gli studi giuridici.
L'ambiente moderno e spregiudicato di Pavia lo sollecita nella stesura del De voluptate (1431), successivamente intitolato De vero falsoque bono, opera dialogica per esaltare la voluptas. Ciò nonostante non vi era alcun intento irreligioso, ma traspare solo il rifiuto per la falsa religiosità, un po' bigotta. Importante è la rivalutazione dell'epicureismo e dell'aspirazione alla gioia.
Viaggia tra Milano, Firenze, Ferrara e Genova dove è probabile che abbia insegnato privatamente.
Nel 1435 si trasferisce inizialmente a Gaeta e poi a Napoli come segretario di Alfonso d'Aragona. I primi anni sono stati abbastanza turbolenti a causa della tensione politica fortemente sentita nell’Italia meridionale. Egli, inoltre, deve anche personalmente combattere la battaglia di Ponza dell’agosto del 1435 in cui viene fatto prigioniero da Filippo Maria Visconti e la campagna d’Abruzzo tra giugno e agosto del 1348.
Nonostante tutto ciò, in questo periodo nasceranno le opere più significative di Lorenzo Valla grazie anche al fatto che il re lo sovvenziona e lo nomina storiografo della corte: l'opuscolo De falso credita et ementita Costantini donatione (1440), opera importantissima poiché denuncia la falsità della donazione di Costantino, dopo un'accurato studio filologico.
Nel 1444 iniziano a smuoversi delle critiche, talvolta anche feroci e volute, di altri intellettuali verso Valla che si acuiscono sempre di più fino a giungere ad uno scontro aperto tra egli stesso e il francescano Antonio da Bitonto a causa della scrittura del “Simbolo Apostolico”. Solo l’intervento del re riesce a salvarlo dall’Inquisizione.
Pubblica, poi, i sei libri delle Elegantiarum linguae latinae (1447), tornato a Roma.
Nel 1448 Lorenzo ritorna nella sua città natia perché viene eletto un nuovo papa, Niccolò V, e ha stretto amicizie con Bessarione e Tortelli.
Il 13 novembre dello stesso anno il pontefice lo elegge “scriptor litterarum apostolicarum” probabilmente per non inacutire le tensioni già presenti nella Curia romana per l’arrivo di Valla. Particolarmente ostile alla sua presenza è, ad esempio, Poggio Bracciolini.
Negli anni romani Lorenzo Valla ritorna alla sua attività primaria per guadagnarsi da vivere: l’insegnamento privato.
Nel 1450, però, per l’intercessione di alcune sue strette conoscenze riesce ad ottenere la cattedra di eloquenza allo Studium Urbis.
Nell’ottobre del 1455 ha il compito di redigere l’ Oratio in principio sui studii (inaugurazione dell’anno accademico) in cui onora la Sede apostolica perché si adopera nella tutela della lingua latina.
Sotto il pontificato di Callisto III vive anni relativamente sereni poiché viene spesso investito di cariche ed onori prestigiosi come quando è eletto segretario pontificio il 7 luglio 1455 o quando gli sono donati quattro canonicati, due benefici e, nel 1456, San Giovanni in Laterano.
Compone nel 1449 le Adnotationes in Novum Testamentum, alla luce di un Cristianesimo più libero e meno bigotto; la sua opera, qui, consiste nel liberare le Sacre Scritture da interpolazioni successive.
I suoi ultimi due scritti, Sermo de mysterio Eucharistie ed Encomion Sancti Thomae, sono elaborati tra il 1456 e il 1457. Anche se sono brevi, il loro contenuto esprime pienamente la concezione di Valla nei confronti della religione.
Lorenzo Valla muore il 1° agosto 1457 a Roma ed è seppellito a San Giovanni in Laterano.
Le sue opere, però, vengono messe all'Indice con il Concilio Tridentino, sebbene all'inizio del 1500 fosse stato uno degli autori più ammirati.
per maggiori informazioni sulla vita vedi anche qui
Sulla Donazione di Costantino falsamente attribuita e falsificata (De falso credita et ementita Constantini donatione)
È uno dei discorsi più famosi di Lorenzo Valla ed è redatto nel 1440 ma viene pubblicato nel 1517 in ambito protestante per screditare l’immagine della chiesa di papa Leone X durante l’era della Controriforma. Come anche dal titolo si può notare si tratta di un’opera basata sull’analisi del documento della Donazione di Costantino per giungere alla conclusione che si tratti di un falso storico. La carta in questione, infatti, è stata prodotta in un periodo compreso tra il 750 e l’850 e dichiarerebbe che l’imperatore Costantino nel 314 avrebbe concesso a papa Silvestro I la prerogativa civile su tutto l’Occidente. In questo modo da una parte il pontefice diventerebbe colui che possiederebbe le insegne imperiali dall’altra il clero sarebbe un insieme di funzionari pubblici. Inizialmente nessuno riteneva falso questo documento perché era ben radicato nella cultura cristiana e, in un certo senso, rappresentava uno di quegli elementi che costituiscono la tradizione stessa ma, d’altro canto, erano vive le polemiche tra i canonisti e i giuristi al fine di trovare in questa donazione qualcosa di lecito secondo la giurisdizione romana.
In ogni modo, i pontefici difendevano la veridicità di questo documento perché era da considerarsi una giustificazione al loro potere temporale.
Un vero e proprio impulso, però, a dichiarare con certezza che la Donazione di Costantino è un falso proviene proprio dallo studio filologico e linguistico di Valla il quale sostiene che in esso sono presenti dei vocaboli latini che sono stati influenzati dal contatto con le popolazioni barbariche ed è iniziato ad entrare nell’uso vivo della lingua solamente nell’VIII secolo e, quindi, 400 anni dopo Costantino. Ci sono, inoltre, degli accenni al fatto che Costantinopoli è la nuova Roma, cosa che, storicamente, avviene dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente. In più, non è presente nel Decretum Gratiani, un’opera in cui Graziano ha riunito tutti i documenti riguardo il diritto canonico.
Si fanno anche delle premesse basate sulla logica e la morale cristiana: nessun sovrano farebbe a meno di Roma o l’Occidente, anche se si è cristiani si può comunque governare e l’espediente per cui la donazione sarebbe avvenuta in seguito alla guarigione di Costantino dalla lebbra ha solamente funzione retorica.
Adduce, inoltre, a delle motivazioni storiche: il potere temporale dell’imperatore e il potere religioso del Papa sono due cose distinte e le fonti che dovrebbero accertare la veridicità della donazione sono molto scarne e riguardano la cessione del Palazzo Lateranense e il diadema a papa Silvestro e di alcune terre a papa Melchiade.
per maggiori informazioni sulla Donazione di Costantino e il potere temporale dei papi vedi anche qui
Domande da interrogazione
- Chi era Lorenzo Valla e quali erano le sue principali attività?
- Qual è l'importanza dell'opera "De falso credita et ementita Constantini donatione"?
- Quali furono le principali tappe della vita di Lorenzo Valla?
- Come influenzò la Donazione di Costantino la Chiesa e perché Valla la contestò?
- Quali furono le conseguenze delle critiche di Valla alla Donazione di Costantino?
Lorenzo Valla era un umanista italiano nato tra il 1406 e il 1407 a Roma e morto nel 1457. Era noto per i suoi studi filologici e per le sue opere critiche, tra cui "De falso credita et ementita Constantini donatione", che dimostrava la falsità della Donazione di Costantino.
L'opera è fondamentale perché dimostra, attraverso un'analisi filologica, che la Donazione di Costantino era un falso storico. Questo documento era stato usato per giustificare il potere temporale dei papi, ma Valla ne svelò l'inconsistenza storica e linguistica.
Valla visse tra Roma, Pavia e Napoli. Studiò a Roma e Firenze, insegnò a Pavia, e lavorò come segretario di Alfonso d'Aragona a Napoli. Tornò a Roma, dove fu nominato "scriptor litterarum apostolicarum" e insegnò allo Studium Urbis.
La Donazione di Costantino era usata per legittimare il potere temporale dei papi. Valla la contestò dimostrando che il documento era un falso, basandosi su analisi linguistiche e storiche che evidenziavano anacronismi e incongruenze.
Le critiche di Valla suscitarono reazioni contrastanti. Sebbene inizialmente ignorate, le sue scoperte furono successivamente utilizzate in ambito protestante per criticare la Chiesa cattolica durante la Controriforma. Le sue opere furono messe all'Indice dal Concilio di Trento.