Concetti Chiave
- Lorenzo Valla, nato a Roma nel 1403 o 1405, è stato un filologo e linguista che ha influenzato profondamente gli studia humanitatis con le sue opere.
- Tra le sue opere principali, "De vero falsoque bono" cerca di conciliare l'epicureismo con il cristianesimo, riconoscendo il diritto alla felicità terrena.
- Nel periodo napoletano, Valla ha scritto opere polemiche contro l'aristotelismo scolastico e ha dimostrato la falsità della "Donazione di Costantino".
- A Roma, sotto il papa Niccolò V, Valla ha tradotto testi greci in latino e ha ricevuto la cattedra di eloquenza presso lo Studio.
- Con le "Elegantiae linguae latinae", Valla ha contribuito all'affermazione del volgare, dichiarando la fine del latino come lingua d'arte.
Indice
Lorenzo Valla: Gli inizi e l'insegnamento
Lorenzo Valla: da Pavia a Napoli: Nato a Roma nel 1403 o 1405, le sue ricerche nel campo della filologia e della linguistica segnarono una svolta decisiva per gli studia humanitatis. Dopo gli studi, fatti a Roma e a Firenze, passò allo Studio di Pavia, dove insegnò eloquenza dal 1431 al 1433. Nel “De voluptate”, che rielaborò più tardi col nome di “De vero falsoque bono”, tentò una conciliazione fra filosofia epicurea e cristianesimo: l’idea di Valla è riconoscere all’uomo il diritto alla felicità terrena, come gli è riconosciuta l’aspirazione alla beatitudine ultraterrena. Nel 1435 entrò al servizio di Alfonso d’Aragona, il quale nel 1443 entrò trionfalmente a Napoli. E qui Valla rimase fino al 1448, in quello che rimane il suo periodo più fecondo.
Valla a Napoli: Opere e polemiche
Lorenzo Valla: da Napoli a Roma: A Napoli compose nel 1439 due testi polemici nei confronti dell’aristotelismo scolastico, il “De libero arbitrio”, sul contrasto fra libero arbitrio e onnipotenza divina; e le “Dialecticae disputationes”, sulla pretesa del Tomismo scolastico di razionalizzare la fede. Nel 1442 scrive il “De professione religiosorum”, sulla necessità di un Cristianesimo vissuto nella coscienza individuale in contrasto col formalismo dei voti religiosi. Attorno al 1440 portò a termine la sua opera maggiore, le “Elegantiae linguae latinae”, e il “De falso credita et ementita Constantini donatione”, dove dimostrò su basi storico-filosofiche la falsità del documento di donazione e pertanto l’inconsistenza giuridica del potere temporale della Chiesa: il che gli costò l’accusa di eresia. Nel 1448 Valla tornò a Roma, dove il papa umanista Niccolò V, lo incaricò della traduzione latina di testi greci (Omero, Esopo, Erodoto, Tucidide, Senofonte). A Roma entrò in polemica con Poggio. Nel 1455 ottenne la cattedra di eloquenza presso lo Studio. Morì nel 1457.
La filologia di Valla e le Elegantiae
Lorenzo Valla, la filologia e le Elegantiae: Nei sei libri delle Elegantiae egli operò una netta distinzione fra auctoritas antica e tradizione culturale che da quella derivava. Ne conseguiva la necessità di delimitare la lingua e la cultura latina entro i termini ben definiti e storicamente conclusi del classicismo (con l’esclusione della tradizione medioevale). Dichiarando morto il latino, Valla prendeva coscienza dell’inarrestabile affermarsi del volgare, accelerando così la fine del latino come lingua d’arte. Vi si opponeva Poggio, per il quale il latino era stato arricchito, e non inquinato, dalle innovazioni cristiane e medievali, e le sue potenzialità espressive offrivano ancora spazio per nuove sperimentazioni.
Domande da interrogazione
- Chi era Lorenzo Valla e quale fu il suo contributo agli studia humanitatis?
- Quali furono le opere principali di Valla durante il suo soggiorno a Napoli?
- Quali furono le conseguenze delle idee di Valla sulla lingua latina?
- Come reagì Poggio alle idee di Valla sul latino?
Lorenzo Valla, nato a Roma nel 1403 o 1405, fu un importante filologo e linguista che contribuì significativamente agli studia humanitatis. Insegnò eloquenza a Pavia e cercò di conciliare la filosofia epicurea con il cristianesimo, riconoscendo il diritto dell'uomo alla felicità terrena.
Durante il suo soggiorno a Napoli, Valla scrisse opere polemiche come il "De libero arbitrio" e le "Dialecticae disputationes", criticando l'aristotelismo scolastico. Inoltre, completò le "Elegantiae linguae latinae" e il "De falso credita et ementita Constantini donatione", quest'ultimo dimostrando la falsità del documento di donazione di Costantino.
Valla, attraverso le sue "Elegantiae", dichiarò morto il latino classico, sostenendo la necessità di delimitare la lingua e la cultura latina entro i confini del classicismo, escludendo la tradizione medievale. Questo accelerò l'affermazione del volgare come lingua d'arte.
Poggio si oppose alle idee di Valla, sostenendo che il latino era stato arricchito dalle innovazioni cristiane e medievali, e che le sue potenzialità espressive offrivano ancora spazio per nuove sperimentazioni.