Concetti Chiave
- Il sonetto di Giacomo da Lentini utilizza la metafora del fuoco per descrivere l'amore, evidenziando come esso possa apparire bello ma anche pericoloso e doloroso.
- Il poeta esprime il tormento dell'amore non corrisposto, paragonando la passione bruciante al fuoco e sperando che la sua amata provi lo stesso desiderio.
- Nella struttura del sonetto, si evidenzia uno schema metrico con rima alternata nelle quartine e rima ripetuta nelle terzine, tipico della Scuola Siciliana.
- La Scuola Siciliana, attiva tra il 1230 e il 1250, rappresenta un nuovo filone letterario con una lingua distinta, il siciliano illustre, e si opponeva al predominio culturale ecclesiastico.
- I poeti siciliani, tra cui Giacomo da Lentini, introdussero il sonetto come nuovo componimento poetico, caratterizzato da due quartine e due terzine in rima, per un totale di quattordici versi endecasillabi.

Chi non avesse mai veduto foco
Chi non avesse mai veduto focono crederia che cocere potesse,
anti li sembraria solazzo e gioco
lo so isprendor[e], quando lo vedesse.5
Ma s’ello lo tocasse in alcun loco,
be·lli se[m]brara che forte cocesse:
quello d’Amore m’à tocato un poco,
molto me coce - Deo, che s’aprendesse!
Che s’aprendesse in voi, [ma]donna mia,10
che mi mostrate dar solazzo amando,
e voi mi date pur pen’e tormento.
Certo l’Amor[e] fa gran vilania,
che no distringe te che vai gabando,
a me che servo non dà isbaldimento.
Parafrasi
Chi non avesse mai visto il fuoco non crederebbe che potesse scottare, anzi, il suo splendore gli sembrerebbe divertente, quando lo vedesse, ma se lo toccasse ben capirebbe che brucia.
Il fuoco d’Amore mi ha raggiunto: molto mi brucia. Magari si appiccasse in voi, madonna mia, che sembrate dare gioia amandomi e invece mi date solamente pene e tormento. Certo Amore fa una grande offesa, poiché non lega te che ti prendi gioco di lui; a me, che lo servo, non dà gioia.
Analisi e commento
La poesia di Giacomo da Lentini è un sonetto e il suo schema metrico presenta nelle prime due quartine uno schema del tipo “A-B-A-B A-B-A-B” (rima alternata) mentre nelle due terzine uno del tipo “C-D-E C-D-E” (rima ripetuta). C’è una corrispondenza di verbi che nel componimento sono ripetuti più volte, coma ad esempio: veduto – vedesse ; cocere – cocesse – coce ; sembraria – sembrara ; sollazzo – sollazzo ; toccasse – toccato. Per quanto riguarda le figure retoriche è presente la personificazione di amore, che spesso ricorre nei componimenti che riguardano l’amore composti in questi secoli.
Il paragone tra fuoco e amore è una metafora piuttosto ricorrente tra i temi della Scuola Siciliana. L’amore è considerato come qualcosa che appare bello e gioioso, proprio come quando si osserva il fuoco ardere nella brace di un camino, ma è altrettanto pericoloso perché se lo si tocca e dunque se si entra in contatto con esso, può portare ad una percezione sia fisica che morale del dolore. In questo caso, l’amore non contraccambiato porta ad una vera e propria scottatura dell’animo, che può tuttavia guarire se condiviso dall’amata. Il poeta paragona l’amore della sua amata al fuoco.
Spesso, l’amore non contraccambiato spesso scotta, fa male, e l’autore spera che esso si accenda nella sua amata, poiché ella gli dà solo pene e tormento. L’amore è villano perché, oltre a non legare i due, permette alla donna di prendersi gioco del povero innamorato e induce quest’ultimo a provare dolore.
La donna della poesia viene chiamata alla “madonna mia”, cioè signora, perché non contraccambia l’amore dell'autore. L’amata si prende gioco del povero innamorato, nonostante egli sia completamente avvolto dal desiderio di conquistare questa donna. Se non si presenta come un sentimento reciproco, l’amore reca solo pene e tormento a colui che spera che si accenda in lei la fiamma dell’amore.
Il sonetto si può dividere in due parti: la prima riguarda la descrizione del fenomeno naturale e la similitudine con l’amore, la seconda tratta il tema dell’amore non corrisposto. Il poeta tende a non usare la parola fuoco, che è l’argomento principale, ma narra i suoi effetti e le impressioni che farebbe ad una persona che non l’avesse mai visto.
La scuola siciliana
Il sonetto fa parte della corrente letteraria della scuola siciliana, nella quale il tema dell’amore riprende i canoni dell’amore cortese, ma è reso più rarefatto. Il poeta non loda la donna, com’era ricorrente, ma piuttosto riprende l’argomento del servizio d’amore, fonte di gioie e dolori per il poeta.
La Scuola Siciliana si sviluppa tra il 1230 ed il 1250 alla corte di Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa e imperatore più volte scomunicato del Sacro Romano Impero. Il cuore della Scuola Siciliana si trova a Palermo, sede non solo amministrativa dell’imperatore, ma anche culturale. Federico II volle creare un nuovo filone letterario che seguiva i principi e le tematiche dell’amor cortese, ma che, allo stesso tempo, andasse contro al predominio culturale ecclesiastico. A differenza dei trovatori provenzali, i poeti della Scuola Siciliana erano dei funzionari di corte appartenenti all’alta borghesia, che scrivevano testi non da affiancare a motivi musicali e con uno scopo d’intrattenimento, ma destinati alla lettura. La lingua utilizzata per i vari componimenti non era il volgare, bensì il siciliano illustre. I siciliani furono inoltre gl’inventori di un nuovo componimento: il sonetto. Quest’ultimo è costituito da due quartine e due terzine in rima, per un totale di quattordici versi tutti endecasillabi. I poeti federiciani scrivevano anche canzoni, composizioni che trattavano temi seri e costituiti da endecasillabi alternati a settenari, e canzonette, componimenti più leggeri e di contrasto all’ordinario che seguono dunque una struttura più narrativa e più dialogica rispetto a quella della canzone.
Per ulteriori approfondimenti su Giacomo da Lentini vedi anche qua.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto di Giacomo da Lentini "Chi non avesse mai veduto foco"?
- Come viene utilizzata la metafora del fuoco nel sonetto?
- Qual è la struttura metrica del sonetto di Giacomo da Lentini?
- Qual è il ruolo della Scuola Siciliana nella letteratura italiana?
- In che modo l'amore viene descritto come villano nel sonetto?
Il tema principale del sonetto è l'amore non corrisposto, paragonato al fuoco che appare bello e gioioso ma che, se toccato, provoca dolore.
La metafora del fuoco viene utilizzata per descrivere l'amore come qualcosa di attraente ma pericoloso, che può causare dolore se non corrisposto.
Il sonetto presenta uno schema metrico con rima alternata nelle quartine (A-B-A-B) e rima ripetuta nelle terzine (C-D-E C-D-E).
La Scuola Siciliana ha sviluppato un nuovo filone letterario che segue i principi dell'amor cortese, introducendo il sonetto come nuovo componimento e utilizzando il siciliano illustre come lingua letteraria.
L'amore è descritto come villano perché non lega la donna all'innamorato, permettendole di prendersi gioco di lui e causandogli dolore.