Concetti Chiave
- Il sonetto intreccia motivi profani e religiosi, mescolando l'amore terreno per una donna con il desiderio di beatitudine in Paradiso.
- La bellezza della donna amata è descritta attraverso tratti tipici della tradizione cortese, evidenziando la sua grazia e nobiltà.
- Il poeta desidera accedere al Paradiso solo in compagnia della sua amata, sottolineando che la sua felicità eterna è legata alla sua presenza.
- C'è un cambio di prospettiva tra le quartine: dall'intento religioso di servire Dio, il focus si sposta sull'amore per la donna.
- Il testo è una trascrizione in dialetto toscano del siciliano originale, mantenendo alcune peculiarità linguistiche e stilistiche come termini provenzali e latinismi.
Indice
Io m’aggio posto in core a Dio servire
Questo sonetto è tra i componimenti più interessanti di Giacomo da Lentini. La tematica dell’amore si carica di sfumature originali, in quanto vi si intrecciano motivi profani (l’amore, la bellezza della donna) e motivi religiosi (il Paradiso). Il Paradiso contemplato dal poeta ha connotati molto materiali, poiché si allude ad un godimento fisico («sollazzo, gioco e riso») di ispirazione cortese è una meta desiderata ma a condizione che vi sia anche la donna.
Le bellezza della donna
Ritroviamo nel sonetto gli elementi tipici della tradizione cortese sia negli atteggiamenti dell’amante sia negli attributi fisici della dama: capelli biondi, viso luminoso (v. 6) e bello (v. 12); sguardo dolce (v. 12) e onesto, nobile comportamento (il «bel portamento » del v. 11). E soprattutto la donna è colei da cui non è possibile stare divisi (v. 8). La gioia suprema per il poeta quindi consiste nella vicinanza della donna amata.
Amore terreno e amore divino
Il principale tema del sonetto è comunque quello dell’amore, che però l’autore presenta in una variante particolare: egli ama a tal punto la sua donna che non è disposto ad andare in Paradiso senza di lei. Questa decisione è poi giustificata dall’elenco raffinato delle sue straordinarie virtù. Nelle terzine finali il poeta, in modo da eliminare, presso il suo pubblico, qualsiasi fraintendimento o confusione fra il sacro e profano, specifica che il suo intento non è commettere peccato con la donna ma contemplarla affascinato dal portamento e dallo sguardo. Resta però il fatto che la contemplazione della donna, accolta nella gloria dei cieli, sembra prendere il posto della visione di Dio. Ad alimentare l’amore è l’atto del “vedere” fisicamente la donna (v. 11 e v. 14).
Da Dio alla donna
Nella prima quartina il poeta manifesta anzitutto il suo desiderio di servire Dio e quindi di accedere in Paradiso. Sulla base di questo esordio si potrebbe pensare ad una composizione di natura religiosa. Ma già con la seconda quartina si registra un deciso cambiamento di prospettiva: l’io lirico, che è posto in posizione di assoluto rilievo proprio all’inizio del componimento («Io m’aggio»), lascia adesso il posto alla donna, facendo slittare il discorso verso il tema amoroso. In questo contesto si colloca l’affermazione che l’ascesa in Paradiso deve avvenire per l’autore assieme alla donna amata, perché altrimenti la sua beatitudine non sarebbe perfetta. Può sembrare un’affermazione ardita, che perciò richiede una chiarificazione, prontamente fornita nelle terzine conclusive. In esse l’autore spiega che il desiderio di accedere al Paradiso con la sua donna non è frutto di pensieri peccaminosi, ma deriva dal piacere di contemplare la bellezza della donna per tutta l’eternità.
Un siciliano filtrato dal toscano
Il testo è la trascrizione in dialetto toscano dell’originale siciliano, infatti le poesie siciliane sono state tramandate tutte in questa veste linguistica che modifica quindi la grafia del testo. In siciliano, per un diverso sistema fonetico, molte parole presentano suoni e scritture diversi. Nel sonetto rimangono dell’origine siciliana alcune particolarità linguistiche come l’uso del verbo “avere” al posto di “essere” (al v. 1 «m’aggio posto» invece di “mi sono posto”), o l’uso dell’imperfetto congiuntivo («potesse», v. 2) al posto del presente (“possa”). Ad esse si affiancano alcuni latinismi («audito», v. 3; «gaudere», v. 7), e numerosi termini di origine provenzale come «sollazzo» (v. 4), «blonda» (v. 6), «intendimento» (v. 9), «portamento » (v. 11), «consolamento» (v. 13). Lo stile appare nel complesso molto elegante, sostenuto da un lessico raffinato e ricco di elementi derivati dai modelli provenzali.Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto "Io m’aggio posto in core a Dio servire"?
- Come viene descritta la bellezza della donna nel sonetto?
- In che modo il poeta giustifica il suo desiderio di andare in Paradiso con la donna amata?
- Qual è il cambiamento di prospettiva tra la prima e la seconda quartina del sonetto?
- Quali particolarità linguistiche siciliane sono presenti nel sonetto?
Il tema principale del sonetto è l'amore, presentato in una variante particolare dove l'autore desidera andare in Paradiso solo con la sua donna amata, intrecciando motivi profani e religiosi.
La bellezza della donna è descritta con elementi tipici della tradizione cortese, come capelli biondi, viso luminoso e bello, sguardo dolce e onesto, e un nobile comportamento.
Il poeta giustifica il suo desiderio elencando le straordinarie virtù della donna e specificando che il suo intento non è peccaminoso, ma è affascinato dal portamento e dallo sguardo della donna.
Nella prima quartina, il poeta esprime il desiderio di servire Dio e accedere al Paradiso, mentre nella seconda quartina il discorso si sposta verso il tema amoroso, con l'affermazione che la beatitudine in Paradiso deve includere la donna amata.
Nel sonetto sono presenti particolarità linguistiche siciliane come l'uso del verbo "avere" al posto di "essere" e l'uso dell'imperfetto congiuntivo al posto del presente, insieme a latinismi e termini di origine provenzale.