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Concetti Chiave

  • La poesia "A se stesso" di Leopardi esprime la delusione amorosa e il disincanto verso la vita, scritta durante il soggiorno fiorentino tra il 1831 e il 1835.
  • La struttura metrica è una stanza di canzone libera, composta da settenari e endecasillabi, con rime, assonanze e una frammentazione sintattica che richiama alle epigrafi sepolcrali.
  • Il tema centrale è l'accettazione della mortalità umana e la critica alle illusioni e ai desideri che generano sofferenza, contrapposti alla morte vista come liberazione.
  • Leopardi utilizza figure retoriche come enjambement, anafore, metafore e allitterazioni per enfatizzare il tono lapidario e intenso del componimento.
  • La poesia si distingue dagli altri Canti per la sua brevità e il tono pessimista, differente da quello più sereno di opere come "Il sabato del villaggio".
Questo appunto di Italiano per le scuole propone la poesia di Giacomo Leopardi, A se stesso, con analisi, parafrasi e commento delle tematiche presenti in questo brano.
Giacomo Leopardi - A se stesso - descrizione articolo

Indice

  1. A se stesso
  2. Parafrasi
  3. Commento
  4. Analisi metrica

A se stesso

Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.

Parafrasi

Ora troverai pace e tranquillità per sempre,
O mio cuore stanco. Morì l’amore che credevo eterno,
Poiché io stesso mi credevo eterno. Morì. In me e in te
Non solo la speranza, ma anche
Il desiderio delle illusioni è spento.
Trova riposo per sempre. Abbastanza
Palpitasti. Non esiste nulla per cui
Valga la pena di appassionarsi
La terra. Amaro e noia
La vita non nient’altro, mai; e il mondo è fango.
Calmati ormai. Rinuncia a ogni speranza
Per l’ultima volta. Al nostro genere umano il fato
Ha riservato solo il dono della morte. Ormai devi disprezzare
Te stesso, la natura, il maligno
Potere che, di nascosto, domina per il danno di tutti
E [disprezza anche] la vanità di tutte le cose.

Commento

Il canto fu composto nel 1835 in occasione del disinganno a cui andò incontro l’amore per Fanny Targioni Tozzetti: la scoperta della vera realtà della donna amata, che negava l’immagine costruitasi dal poeta. L’opera è infatti tratta dal Ciclo di Aspasia, riguardante l’amore e, più precisamente la delusione amorosa, e scritto nel periodo del soggiorno fiorentino.
Questa canzone fu composta tra il 1831 e il 1835, anno in cui venne pubblicata su Canti come terza poesia del ciclo d'Aspasia insieme a: Il pensiero dominante, Amore e Morte, Consalvo, e Aspasia. Il titolo riprende l'idea della filosofia leopardiana che vede la lirica come un canto rivolto a se stesso e che ha per oggetto se stesso. La canzone si differenzia però da tutti gli altri componimenti dei Canti in quanto risulta particolarmente corto, composto da una sola strofa, in realtà una scelta simile avviene in Alla Luna e L'infinito ma a differenza di questi, si tratta di una sola strofa non di soli endecasillabi, bensì composta da endecasillabi e settenari. Inoltre, questa strofa appare costituita da tre parti particolarmente simmetriche: dal primo al quinto verso, dal sesto al decimo verso e dall'undicesimo al sedicesimo verso. Ognuna di queste sezioni parte con un settenario e termina con un endecasillabo, questa suddivisione si ripete poi a livello concettuale con la ripresa dello stesso avverbio "sempre" o "ormai": al primo verso si dice infatti "or poserai per sempre", al sesto "posa per sempre" e infine all'undicesimo "t'acqueta ormai".
La canzone appare rientrare immediatamente questo testo nel genere delle epigrafi sepolcrali, soprattutto per l'utilizzo frequente di alcuni elementi, come ad esempio le proposizioni, che nel corso del testo di sedici versi si ripetono ben diciotto volte, esse sono tutte coordinate e alcune sono anche estremamente brevi, come avviene al terzo verso con "perì". Questa frammentazione sintattica tuttavia si presenta come una scelta frequente nella prosa e non nella lirica, in cui raramente si riscontrano frasi così brevi e lapidarie. Questa sorta di attrito rappresenta l'elemento più importante della dialettica che intercorre tra la realtà veritiera e le mere illusioni, tra la morte tragica e la vita dolorosa. La canzone, proprio per questo tende anche a presentarsi come una sorta di epitaffio funebre, e sempre sulla linea della contrapposizione, anche come una manifestazione della vitalità. Dopo lo svanimento dell'inganno estremo, la mente sembra dichiarare morte al cuore ma verso la fine del testo questo fatto viene presentato nella sua impossibilità dovuta alla tenace resistenza del cuore alla mente e al suo slancio vitale.
In questo canto il verbo "posare" ha una accezione negativa. Vi si afferma la scomparsa dell’inganno estremo, l’amore, che viene considerato la più grande fra le illusioni perché ci fa credere di essere immortali. Ma in realtà la morte è un limite invalicabile per l’uomo tanto che Leopardi afferma che la vita consista in solo dolore e noia. Tanto che dice al cuore di mettere da parte ogni speranza. È un tono completamente diverso rispetto al Sabato del villaggio e alla Quiete dopo la tempesta: tale tono denota il fatto che la morte, essendo l’assenza di ogni sensazione, sia preferibile all'infelicità. L’uomo ha però un istinto naturale: quello di vivere e ricercare l’oggetto del desiderio che o è irraggiungibile oppure viene raggiunto e nello stesso momento in cui lo raggiungiamo muta.
Leopardi per enfatizzare i concetti utilizza una proposizione senza verbo: "amaro e noia la vita, altro mai nulla" (la vita consiste solo in dolore e noia, nient’altro). Il verbo non serve perché nulla aggiungerebbe, al contrario sottrarrebbe intensità. Il concetto sarebbe ancora più forte senza e.
Giacomo Leopardi - A se stesso - descrizione articolo

Analisi metrica

Dal punto di vista strutturale, il componimento è una stanza di canzone libera, articolata in versi settenari e endecasillabi con qualche rima e diverse assonanze: queste ultime sono presenti, soprattutto, alla fine del verso (es. “vanità del tutto” – assonanza delle dentali, “e fango è il mondo” – assonanza delle nasali, “cosa nessuna” – assonanza delle sibilanti).
Nel testo sono presenti varie figure retoriche; il testo quindi, attraverso una punteggiatura che scompone i versi in brevi frasi, risulta frammentato ed evidenti sono gli enjambement (vv. 3-4, 7-8, 6-7, 8-9, 11-12, 12-13, 13-14, 14-15) e le ripetizioni.
Numerose sono anche le allitterazioni (v. 1; v. 2; v. 5; vv. 4-5; vv. 14 e 15).
Al verso 2 si nota un’apostrofe (Stanco mio cor) che è anche un’anastrofe; l’anastrofe è presente anche nel v. 8 (i moti tuoi) e nel verso 16 (infinita vanità).
L’anafora è presente nei vv. 2-3 (Perì… Perì…).
Una metafora è presente al verso 10 (fango è il mondo).
Per ulteriori approfondimenti sulla poesia A se stesso vedi anche qua.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della poesia "A se stesso" di Giacomo Leopardi?
  2. Il tema principale è la delusione amorosa e la consapevolezza della vanità della vita, espressa attraverso il disinganno dell'amore e la riflessione sulla morte come unico destino certo per l'uomo.

  3. Come si struttura la poesia "A se stesso" dal punto di vista metrico?
  4. La poesia è una stanza di canzone libera composta da versi settenari e endecasillabi, con rime e assonanze, e presenta una struttura simmetrica divisa in tre parti.

  5. Quali figure retoriche sono presenti nel testo?
  6. Il testo contiene varie figure retoriche come enjambement, allitterazioni, anastrofi, anafore, apostrofi e metafore, che contribuiscono alla frammentazione e intensità del messaggio.

  7. In che modo Leopardi esprime la sua visione della vita nella poesia?
  8. Leopardi esprime una visione pessimistica della vita, descrivendola come amara e noiosa, e sottolinea l'inevitabilità della morte come unico sollievo dall'infelicità.

  9. Qual è il significato dell'uso del verbo "posare" nella poesia?
  10. Il verbo "posare" ha un'accezione negativa, indicando la cessazione delle illusioni e la rassegnazione alla realtà della morte come unico destino certo, in contrasto con l'illusione dell'amore eterno.

Domande e risposte

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