Concetti Chiave
- "A se stesso" di Leopardi fa parte del ciclo d'Aspasia nei Canti, caratterizzato da una sola strofa di endecasillabi e settenari.
- La struttura simmetrica della poesia è suddivisa in tre parti, ognuna con un settenario e un endecasillabo, enfatizzando l'uso degli avverbi "sempre" e "ormai".
- Il testo richiama il genere delle epigrafi sepolcrali attraverso l'uso frequente di proposizioni brevi e coordinate, creando una tensione poetica.
- La frammentazione sintattica e gli enjambements nel testo sottolineano la dialettica tra realtà e illusioni, vita e morte.
- La canzone si manifesta come epitaffio e vitalità, con il cuore che resiste alla mente nonostante il disincanto finale.
Composizione e pubblicazione
Questa canzone fu composta tra il 1831 e il 1835, anno in cui venne pubblicata su Canti come terza poesia del ciclo d'Aspasia insieme a: Il pensiero dominante, Amore e Morte, Consalvo, e Aspasia. Il titolo riprende l'idea della filosofia leopardiana che vede la lirica come un canto rivolto a se stesso e che ha per oggetto se stesso.
Struttura e simmetria
La canzone si differenzia però da tutti gli altri componimenti dei Canti in quanto risulta particolarmente corto, composto da una sola strofa, in realtà una scelta simile avviene in "Alla Luna" e "L'infinito" ma a differenza di questi, si tratta di una sola strofa non di soli endecasillabi, bensì composta da endecasillabi e settenari. Inoltre, questa strofa appare costituita da tre parti particolarmente simmetriche: dal primo al quinto verso, dal sesto al decimo verso e dall'undicesimo al sedicesimo verso. Ognuna di queste sezioni parte con un settenario e termina con un endecasillabo, questa suddivisione si ripete poi a livello concettuale con la ripresa dello stesso avverbio "sempre" o "ormai": al primo verso si dice infatti "or poserai per sempre", al sesto "posa per sempre" e infine all'undicesimo "t'acqueta ormai".
Epigrafi e tensione poetica
La canzone appare rientrare immediatamente questo testo nel genere delle epigrafi sepolcrali, soprattutto per l'utilizzo frequente di alcuni elementi, come ad esempio le proposizioni, che nel corso del testo di sedici versi si ripetono ben diciotto volte, esse sono tutte coordinate e alcune sono anche estremamente brevi, come avviene al terzo verso con "perì". Questa frammentazione sintattica tuttavia si presenta come una scelta frequente nella prosa e non nella lirica, in cui raramente si riscontrano frasi così brevi e lapidarie. Questa coraggiosa scelta, o meglio, licenza poetica va a provocare nel testo una tensione concretizzata anche dall'uso frequente di enjambements molto evidenti nel testo. Questa sorta di attrito rappresenta l'elemento più importante della dialettica che intercorre tra la realtà veritiera e le mere illusioni, tra la morte tragica e la vita dolorosa. La canzone, proprio per questo tende anche a presentarsi come una sorta di epitaffio funebre, e sempre sulla linea della contrapposizione, anche come una manifestazione della vitalità. Dopo lo svanimento dell'inganno estremo, la mente sembra dichiarare morte al cuore ma verso la fine del testo questo fatto viene presentato nella sua impossibilità dovuta alla tenace resistenza del cuore alla mente e al suo slancio vitale.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto di composizione e pubblicazione della canzone?
- Come si distingue la struttura della canzone rispetto agli altri componimenti dei Canti?
- Quali elementi caratterizzano la tensione poetica della canzone?
- In che modo la canzone si avvicina al genere delle epigrafi sepolcrali?
La canzone fu composta tra il 1831 e il 1835 e pubblicata come terza poesia del ciclo d'Aspasia nei Canti, insieme ad altre poesie come "Il pensiero dominante" e "Amore e Morte".
La canzone è particolarmente corta, composta da una sola strofa di endecasillabi e settenari, suddivisa in tre parti simmetriche, ognuna iniziando con un settenario e terminando con un endecasillabo.
La tensione poetica è creata dall'uso frequente di proposizioni brevi e coordinate, enjambements evidenti e la dialettica tra realtà e illusioni, morte e vita, culminando in una resistenza del cuore alla mente.
La canzone si avvicina al genere delle epigrafi sepolcrali attraverso l'uso di proposizioni brevi e lapidarie, creando una tensione che riflette la contrapposizione tra la morte tragica e la vitalità.