Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La lirica "Sono una creatura" di Ungaretti esplora l'analogia tra la pietra del Carso e il pianto del poeta, simbolizzando l'aridità emotiva e il senso di colpa.
  • Il componimento è diviso in tre strofe di versi liberi con una sintassi semplice, caratteristica della poesia ungarettiana, e utilizza anafore e climax per intensificare le immagini.
  • La conclusione della poesia è un ossimoro che sottolinea l'idea di una vita vissuta come espiazione, senza esternare il dolore interiore.
  • La poetica di Ungaretti si ispira a scrittori dell'Ottocento e alla filosofia di Bergson, ricercando un linguaggio puro e assoluto attraverso l'uso dell'analogia.
  • Ungaretti intende la poesia come strumento per collegare elementi distanti, esprimendo esperienze autentiche legate al suo vissuto storico e al vitalismo.
In questo appunto di letteratura italiana presenteremo il testo e un commento alla lirica “Sono una creatura” di Giuseppe Ungaretti, poeta e scrittore italiano del Novecento la cui poesia è caratterizzata da versi brevissimi e uso di analogie, tanto da venire considerato dal mondo della critica come un anticipatore del movimento dell’ermetismo.
Giuseppe Ungaretti: commento della poesia “Sono una creatura” articolo

Indice

  1. Giuseppe Ungaretti: la morte si sconta vivendo
  2. Sono una creatura: analisi e commento
  3. La poetica ungarettiana

Giuseppe Ungaretti: la morte si sconta vivendo

Nella lirica “Sono una creatura” il poeta prende ispirazione dall’altura del San Michele del Carso, sul fronte di Gorizia.

Nella zona avvennero grandi scontri e operazioni militari durante la Prima guerra mondiale, e in particolare il poeta imposta la poesia sulla similitudine tra la pietra del Carso e il suo pianto. Il componimento, in versi liberi, presenta una suddivisione in tre strofe: otto versi nella prima, tre nella seconda e nella terza. Ne riportiamo il breve testo per procedere poi con un commento:
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
Per ulteriori approfondimenti sulle poesie di Ungaretti vedi qui

Sono una creatura: analisi e commento

La lirica “Sono una creatura” è tutta costruita sul rapporto di analogia tra la pietra e il pianto. La stessa pietra carsica è paragonata all’animo del poeta. Come il suo animo infatti, la pietra è caratterizzata dall’assenza di sentimenti perché è fredda, dura, prosciugata, refrattaria e quindi totalmente priva di emozioni e quindi insensibile. Allo stesso modo, l’animo del poeta è privo di sensibilità ed è segnato dal senso di colpa dovuto al fatto di essere scampato alla morte. Come abbiamo accennato, la lirica è articolata in tre strofe, composte da versi liberi, senza rime, con una sintassi ridotta al massimo della semplicità, come è tipico della poesia ungarettiana. Le prime due strofe esprimono entrambe un paragone in cui il secondo termine, introdotto in entrambi i casi da “come”, è posto all’inizio e il primo termine (il pianto del poeta) è collocato alla fine. La presenza nelle due strofe di anafore (a ripetersi sono proprio le parole che introducono l’analogia: così / come) introduce una scelta di aggettivi in cui si può individuare una gradazione di intensità, il tipico climax. Infatti, all’inizio la pietra è fredda, poi diventa dura, quindi prosciugata, poi refrattaria (come se il poeta avesse perso ogni forma di solidarietà e quindi di umanità) ed infine disanimata. L’enjambement “totalmente / disanimata” accentua, al punto massimo, l’immagine di aridità per la mancanza di acqua (associata di conseguenza alla mancanza di vita) peraltro sottolineata anche dalle allitterazioni in “d” e “t”. La terza strofa è la conclusione tragicamente lapidaria e anche paradossale, la struttura è quasi quella di un aforisma: si tratta di un ossimoro perché avvicina due elementi che nella norma sono in opposizione (la morte e la vita). Il significato è questo: vivendo come se si fosse pietrificati, senza esternare il proprio dolore (il pianto del poeta è tutto interiore e non si vede), si sconta il privilegio di non essere morto. Infine, in molte liriche ungarettiane, proprio come in questa, la conclusione non solo è lapidaria ma ha un forte valore di sentenza.
Giuseppe Ungaretti: commento della poesia “Sono una creatura” articolo
Per ulteriori approfondimenti sulle figure retoriche vedi qui

La poetica ungarettiana

La poetica ungarettiana si ispira alla scrittura visionaria dei grandi autori dell’Ottocento come Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé. La sua lirica è impostata sull’analogia e sulla ricerca di un linguaggio puro e assoluto. Ad essere di grande ispirazione per la sua opera fu la filosofia di Bergson, dal quale Ungaretti riprese i concetti di durata e memoria, che unisce alla sua ricerca stilistica e all’uso di un linguaggio diretto. A tal proposito, e riguardo l’uso dell’analogia, che come abbiamo visto è presente anche nella lirica “Sono una creatura” egli stesso disse in un’intervista del 1929: “La poesia si propone di mettere in contatto ciò che è distante. maggiore è la distanza, superiore è la poesia. Quando tali contatti danno luce, è toccata poesia. In breve, uso, forse abuso di forme ellittiche. Come vede anche la poesia corre dietro alla velocità”. Per poter esprimere al meglio la sensazione assoluta, la poesia dovrà essere rarefatta e breve, e dovrà essere (a differenza di come fu quella francese dei poeti maledetti) incentrata sull’io del poeta. Solo così l’esperienza sarà autentica e non semplicemente riportata a livello concettuale. Per questo motivo la poesia ungarettiana è strettamente legata al suo vissuto storico: “Il punto di partenza è la disperazione spinta ai suoi estremi. Le circostanze catastrofiche e vertiginose hanno finito, come primo risultato, col disgregare interamente l’individuo, e quindi il poeta ch’è individuo per eccellenza. Alle prese con la morte e col sesso, gettati nel buio smisurato, ridotti a terrori elementari, ecco - miracolo della poesia! - ecco i poeti lanciati al polo opposto, dov’è originario ‘profonda pace, salute corporale e spirituale nella sua perfezione’”. In questo modo Ungaretti intendere unire all’esistenza il vitalismo, il suo progetto di conoscenza di questa, un’esistenza che, come dicono proprio le parole della lirica sopra riportata “si sconta vivendo”.
Per ulteriori approfondimenti su Giuseppe Ungaretti vedi qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'ispirazione principale della lirica "Sono una creatura" di Giuseppe Ungaretti?
  2. La lirica è ispirata dall'altura del San Michele del Carso, teatro di grandi scontri durante la Prima guerra mondiale, e si basa sull'analogia tra la pietra carsica e il pianto del poeta.

  3. Come è strutturata la poesia "Sono una creatura"?
  4. La poesia è suddivisa in tre strofe di versi liberi: la prima di otto versi, la seconda e la terza di tre versi ciascuna, caratterizzate da una sintassi semplice e l'uso di anafore e climax.

  5. Qual è il significato dell'ossimoro presente nella terza strofa della poesia?
  6. L'ossimoro "La morte si sconta vivendo" esprime il paradosso di vivere come pietrificati, senza esternare il dolore, come un modo di scontare il privilegio di essere sopravvissuti.

  7. Quali sono le influenze letterarie nella poetica di Ungaretti?
  8. Ungaretti è influenzato dalla scrittura visionaria di autori come Baudelaire, Rimbaud e Mallarmé, e dalla filosofia di Bergson, che lo ispira nella ricerca di un linguaggio puro e assoluto.

  9. Come si caratterizza la poesia ungarettiana rispetto al vissuto storico del poeta?
  10. La poesia di Ungaretti è strettamente legata al suo vissuto storico, esprimendo disperazione e vitalismo, e cercando di unire l'esperienza personale con una conoscenza profonda dell'esistenza.

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