Concetti Chiave
- La poesia "Sono una creatura" di Giuseppe Ungaretti esprime un profondo senso di abbandono e desolazione, paragonando lo stato d'animo del poeta al paesaggio del Carso.
- La struttura della poesia è caratterizzata da tre strofe con versicoli privi di punteggiatura e numerosi enjambement, creando un ritmo fluido e continuo.
- Ungaretti utilizza figure retoriche come il climax, l'anticlimax, l'anafora e l'anadiplosi per intensificare l'espressione del dolore e della solitudine.
- Esiste un contrasto tra il titolo e il messaggio della poesia, dove il titolo suggerisce un'apparente disconnessione che in realtà sottolinea un messaggio di fratellanza e comprensione.
- Il pianto invisibile del poeta rappresenta un dolore così profondo che non può essere espresso visibilmente, sottolineando la gravità della sofferenza causata dalla guerra.
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
Così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
Indice
Analisi della poesia di Ungaretti
“Sono una creatura” è una poesia scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1916. In questa poesia si sente ormai in condizione di completo abbandono e paragona il suo stato d’animo, triste e sconsolato per l’atrocità dell’esperienza della guerra, al paesaggio arido e desolato del Carso.
Struttura e figure retoriche
La poesia è composta da tre strofe composte da versicoli, è priva di punteggiatura e sono presenti molti enjambement.
Nella poesia ci sono un climax (susseguirsi di aggettivi senza uso di punteggiatura) e un anticlimax (diminuzione del singolo verso). È presente una anafora (così) e un’anadiplosi (ripetizione del verso uguale solo a inizio strofa) “come questa pietra”.
Contrasto tra titolo e messaggio
C’è un contrasto tra titolo e il messaggio di fratellanza che Ungaretti vuole trasmettere. Il titolo apparentemente è in contrasto con la poesia, ma serve per capire il messaggio positivo. Il poeta sostiene che il suo pianto non si vede perché il suo dolore è talmente forte che non si può concretizzare in un pianto.