Concetti Chiave
- Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, è una figura centrale del Verismo, influenzato dal Realismo e Naturalismo francese, e noto per ritrarre la vita degli umili e dei perdenti.
- Il Verismo di Verga si distingue per un linguaggio oggettivo e impersonale, con un focus antropologico sui siciliani, negando la possibilità di felicità sia per i ricchi che per gli umili.
- Le opere giovanili come "Amore e Patria", "I carbonari della montagna" e "Sulle lagune" riflettono un forte patriottismo e affrontano temi storici e amorosi.
- "Storia di una capinera" esplora le restrizioni sociali delle donne, con la protagonista Maria che sperimenta un amore proibito e la conseguente depressione in un contesto conventuale opprimente.
- Nel romanzo "Nedda", Verga torna alle sue radici siciliane, raccontando la tragica storia di una contadina, evidenziando la durezza della vita rurale e il fallimento del progresso sociale.

Indice
- Vita e opere di Giovanni Verga: la nascita del Verismo
- Le caratteristiche principali della poetica di Giovanni Verga
- Le opere giovanili e il patriottismo: “Amore e Patria”, “I carbonari della montagna”, “Sulle lagune”
- Trama e temi del romanzo “Storia di una capinera”
- Il romanzo "Nedda": il verismo e il ritorno alle radici
Vita e opere di Giovanni Verga: la nascita del Verismo
Giovanni Verga, nasce a Catania nel 1840 in un'agiata famiglia di proprietari terrieri, in cui Verga è il maggiore di cinque fratelli.
Si iscriverà a Giurisprudenza ma mostrerà presto un particolare interesse per la letteratura. All'arrivo dei Mille (1860), dopo diverse sommosse popolari e contadine a in Sicilia, Giovanni Verga si arruola nella Guardia Nazionale Garibaldina, partecipando anche ad azioni militari.
Dal 1869 soggiorna a Firenze, dopo aver definitivamente abbandonato i suoi studi di Legge, iniziando a frequentare gli ambienti letterari, e gli scrittori Luigi Capuana e Federico De Roberto che, con Verga, saranno i principali esponenti di un nuovo movimento letterario: il Verismo.
Nel 1871 Giovanni Verga pubblica "Storia di una capinera", il suo primo romanzo di successo. L'anno successivo si trasferisce a Milano, dove partecipa all'intensa vita intellettuale della città. Entra in contatto con le opere degli autori del tempo, come Honoré de Balzac, Gustave Flaubert ed Émile Zola, esponenti delle correnti letterarie del Realismo e del Naturalismo francese, che assegna alla letteratura il compito di studiare con metodo scientifico la società e la psicologia dell'uomo. Con la raccolta di novelle "Vita dei campi (1880) e, poi, i "Malavoglia"(1881), le "Novelle rusticane"(1883) e il "Mastro-don Gesualdo"(1889), Giovanni Verga mette in primo piano il mondo degli uomini, dei senza speranza e di coloro i quali sono destinati a soccombere nella dura lotta per l'esistenza. Il pubblico rimane perplesso e non comprende la grande innovazione introdotta dall'autore con le sue opere "veriste". Nel 1893 lo scrittore Giovanni Verga si ritira a Catania, dove trascorrerà il resto della sua vita, in solitudine, lontano da ogni impegno e dedicandosi in minima parte alla scrittura a causa dell'ormai indubbio pessimismo assoluto. Nel 1920 diventa senatore a vita e nel 1922 muore a Catania, riposando oggi nel cimitero monumentale siciliano.
Per approfondimenti sulla vita e le opere di Giovanni Verga vedi anche qua
Le caratteristiche principali della poetica di Giovanni Verga
Di seguito viene presentata una Mappa concettuale Giovanni Verga incentrata sulle caratteristiche della sua poetica.
L'ideologia di Verga, molto prima della comparsa del pessimismo assoluto negli ultimi anni di vita, vede una forte influenza delle idee naturaliste e positiviste degli autori del tempo, i quali, ispirati dalle teorie come quella del darwinismo, credevano nell'importanza dell'approccio scientifico verso l'oggetto di studio, in questo caso l'uomo. La poetica di Verga è verista e non naturalismo perché, a differenza di Zola, Verga sembra conoscere maggiormente la classe degli umili, italiani e siciliani dell'epoca e negare il progresso come motivo di cambiamento della società. Verga nega per gli umili e per i ricchi qualsiasi possibilità di felicità e serenità, né provvidenziale né sociale e laica. Infatti, secondo lo scrittore, erano veramente poche le occasioni di un riscatto e gli uomini potevano solo confidare in alcuni valori come quelli della famiglia o del lavoro, che comunque non li avrebbero riscattati dall'ingiustizia e dalla sofferenza della vita. L'approccio verghiano è decisamente meno scientifico e maggiormente antropologico, poiché, seppure appartenente ad una classe alta e colta siciliana, Verga è immerso totalmente nella realtà delle difficoltà italiane e, in particolare, siciliane. Per esprimere tali consapevolezze, l'autore utilizza un linguaggio oggettivo e impersonale, non ponendosi mai al centro della scena e privando il lettore di giudizi e "linee guida", permettendogli invece di avere una visione globale e realista. Altri autori autori come Zola, invece, porteranno il loro alto giudizio al di sopra della voce dei personaggi, indicando al lettore quale, secondo loro, era la verità dei fatti.
I protagonisti delle opere di Verga sono i vinti, vale a dire coloro che non sono riusciti a seguire e stare al passo con il progresso e la modernità che la società del tempo permetteva (solo ad alcuni). Pertanto, con le sue opere Verga gli conferisce la voce che non avevano potuto usare nella vita reale.
Per approfondimenti su Giovanni Verga vedi anche qua
Le opere giovanili e il patriottismo: “Amore e Patria”, “I carbonari della montagna”, “Sulle lagune”
"Amore e patria" è la prima opera di Giovanni Verga. Si tratta di un romanzo tipicamente patriottico in cui il protagonista, il colonnello Edoardo di Walter vive e racconta la sua esperienza nella guerra d'indipendenza americana e la sua esperienza amorosa con Eugenia di Redward.
"I carbonari della montagna" è un romanzo ambientato in Calabria durante la resistenza antifrancese. Anche questo è un romanzo patriottico, in cui il protagonista Corrado, un carbonaro ribelle, lotta contro l'esercito nemico.
"Sulle lagune" è la terza opera di Giovanni Verga, scritta sotto forma di racconto, evidentemente ispirato allo scritto Jacopo Ortis di Foscolo. Il racconto è ambientato in Italia durante l'occupazione austriaca a Venezia e tratta la storia d'amore tra un eroe ungherese e la giovane italiana.
Trama e temi del romanzo “Storia di una capinera”
Nel 1970, Giovanni Verga inizia a dedicarsi alla scrittura di opere con protagoniste femminili, che avrà modo di incontrare nei salotti milanesi e fiorentini del tempo. Grazie a questi incontri, darà vita a “Storia di una capinera”, uno dei suoi romanzi più famosi. La protagonista del romanzo è Maria, orfana di madre e costretta in un convento, la quale, grazie al colera avrà modo di uscire e tornare dalla sua famiglia per un po'. In questo periodo conoscerà un giovane vicino di cui si innamorerà pazzamente. Ma, essendo l'amore un sentimento totalmente sconosciuto alla giovane, Maria inizierà a chiedersi il motivo della sua malinconia. Riuscirà infine a comprendere di aver, secondo lei, tradito Dio e inizierà ad essere preda di forti crisi depressive e nevrotiche. Rinchiusa di nuovo in convento morirà contornata dai suoi unici averi: un libro su Dio, i suoi capelli strappati e lettere scritte nei momenti di pazzia.
Il titolo dell’opera fa riferimento ad un uccello che l’autore aveva visto chiuso nella sua gabbia, triste e malinconico, proprio come Maria, la quale, triste e malinconica, era morta dentro alla sua prigione: la sua mente e il convento.
Il romanzo mette in primo piano uno dei gravi problemi sociali del tempo: la restrizione forzata delle giovani donne all'interno dei monasteri. Il romanzo è epistolare, scelta narrativa che consente al personaggio di esprimere il proprio punto di vista.
Per approfondimenti sul romanzo “Storia di una capinera” di Giovanni Verga vedi anche qua
Il romanzo "Nedda": il verismo e il ritorno alle radici
Nel 1874, Giovanni Verga pubblica Nedda, un ritorno alle origini siciliane. In quest’opera viene espressa una nuova volontà dello scrittore: un romanticismo passionale e commovente in cui suscitare il phatos diviene il primo obiettivo dello scrittore, stranamente ispirato agli scritti borghesi. Inedita è anche l'ambientazione: una Sicilia rurale, non molto tipica degli scritti melodrammatici e soprattutto non presente nella realtà del periodo che stava vivendo Verga, ovvero la Milano dei salotti culturali. Il punto di vista principale è quello del protagonista, una giovane contadina addetta alla raccolta delle olive che si innamora del suo aiutante Janu. L'idillio cessa presto di esistere quando Janu muore nel campo di lavoro e Nedda rimane sola con sua figlia, nata rachitica, la quale presto morirà per indigenza.
Per approfondimenti sul romanzo “Nedda” di Giovanni Verga vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali influenze sulla poetica di Giovanni Verga?
- Qual è il tema centrale del romanzo "Storia di una capinera"?
- Come si caratterizza il romanzo "Nedda" rispetto alle altre opere di Verga?
- Quali sono le opere giovanili di Verga e i loro temi principali?
- In che modo Verga si differenzia dagli autori naturalisti come Zola?
La poetica di Verga è influenzata dalle idee naturaliste e positiviste del suo tempo, ispirate dal darwinismo, ma si distingue per un approccio meno scientifico e più antropologico, focalizzato sulla realtà degli umili italiani e siciliani.
Il tema centrale è la restrizione forzata delle giovani donne nei monasteri, rappresentato attraverso la storia di Maria, che vive una tragica esperienza d'amore e sofferenza mentale.
"Nedda" segna un ritorno alle origini siciliane di Verga, con un'ambientazione rurale e un focus sul romanticismo passionale, differente dai salotti culturali milanesi che frequentava.
Le opere giovanili includono "Amore e Patria", "I carbonari della montagna" e "Sulle lagune", caratterizzate da temi patriottici e storie di resistenza e amore durante periodi di conflitto.
Verga si differenzia per il suo approccio più antropologico e meno scientifico, dando voce agli umili senza imporre giudizi, a differenza di Zola che sovrappone il suo giudizio alla narrazione.