Concetti Chiave
- Giovanni Verga, nato e morto a Catania, ha basato la sua scrittura su eventi storici vissuti come il Risorgimento e l'emigrazione meridionale.
- A Milano, Verga si unì agli scapigliati e scrisse romanzi critici sulla società borghese, evidenziando la decadenza causata da figure femminili fatali.
- Le sue prime opere trattavano tematiche risorgimentali, mentre a Firenze si avvicinò alla letteratura rusticana, focalizzandosi sulle condizioni del Sud Italia.
- Verga sviluppò una tecnica narrativa impersonale e di straniamento, dove il narratore si eclissa per dare voce alla realtà popolare.
- Nel "Ciclo dei Vinti", Verga esplora il tema dei meridionali sconfitti dalla modernizzazione e dal progresso industriale.
Indice
La vita e le esperienze di Verga
Verga nacque a Catania nel 1840 e morì sempre a Catania nel 1922. Le sua scrittura è fondata su ciò che ha visto e vissuto: Garibaldi, il passaggio dalla monarchia borbonica ai Savoia, l’emigrazione dei meridionali. Quando si trasferì a Milano, capì che doveva far parte degli scapigliati.
Le prime opere e influenze letterarie
Le prime opere le scrisse a Catania e a Firenze dal 1869 al 1872. Le tematiche erano risorgimentali, storicistiche. Egli scrisse anche due opere: “I carbonari della montagna”, in cui descriveva le guerre d’indipendenza e “Sulle lagune”, in cui analizza la Prima guerra d’indipendenza. A Firenze Verga si avvicinò alla letteratura rusticana, ovvero alle condizioni del meridione. Egli ha scritto “Una peccatrice” e “Storia di una capinera”. Verga abbatteva quello che divideva lo scrittore e il personaggio.
Il periodo milanese e la critica sociale
I romanzi milanesi erano: “Eros”, “Tigre reale”, ed “Eva”. Si trattava di romanzi scapigliati, dove egli criticava la società borghese; essi raccontavano le vicende di un giovane meridionale che si trsferì al nord, venendo rovinato però da una donna fatale. Verga nel 1874 scrisse “Nedda” (raccoglitrice di olive) che fu il primo testo verista.
Il verismo e la filosofia di Verga
Nel 1878 scrisse “Rosso Malpelo”. Nel 1880 Verga pubblicò i "Malavoglia". Per Verga la storia doveva sembrare essersi scritta da sola (il narratore si eclissa); il narratore doveva essere impersonale; vi era la regressione (il narratore regredisce come al tempo dei personaggi). Il narratore descriveva i personaggi come se li conoscesse tutti, ma non sarebbe dovuto essere onnisciente. L’autore diventava così una voce popolare. Inoltre in Verga vi era lo straniamento, ovvero il rendere strano ad esempio un luogo in cui il personaggio vive. Era pessimista e per lui la vita era una lotta per la vita. Se l’uomo vinceva, distruggeva la natura e cosi si era costretti a perdere. Secondo Verga, la letteratura non poteva aiutare.
Il Ciclo dei Vinti e il pessimismo
Nel 1881 pubblicò il romanzo intitolato il “Ciclo dei Vinti”, dove vi erano: "I Malavoglia", "Mastro Don Gesualdo", "La duchessa di Leyra", "L’onorevole Scipioni", "L’uomo di lusso". In questo ciclo Verga mise in risalto i Vinti, ovvero i meridionali che furono vinti dalle fiumare del progresso, le industrie.
Domande da interrogazione
- Quali sono stati gli eventi storici che hanno influenzato la scrittura di Verga?
- Quali sono le caratteristiche principali del verismo secondo Verga?
- Quali opere fanno parte del "Ciclo dei Vinti" e cosa rappresentano?
- Come si è evoluta la critica sociale di Verga durante il suo periodo milanese?
Verga è stato influenzato da eventi come le guerre d'indipendenza, il passaggio dalla monarchia borbonica ai Savoia e l'emigrazione dei meridionali.
Il verismo di Verga si caratterizza per l'impersonalità del narratore, la regressione temporale e lo straniamento, con una visione pessimista della vita come lotta continua.
Il "Ciclo dei Vinti" include "I Malavoglia", "Mastro Don Gesualdo", "La duchessa di Leyra", "L’onorevole Scipioni" e "L’uomo di lusso", rappresentando i meridionali sconfitti dal progresso e dalle industrie.
Durante il periodo milanese, Verga ha criticato la società borghese attraverso romanzi scapigliati come "Eros", "Tigre reale" ed "Eva", evidenziando la rovina di un giovane meridionale trasferitosi al nord.