Concetti Chiave
- Le figure retoriche dell'ordine delle parole, come l'anastrofe e l'iperbato, creano effetti evocativi invertendo l'ordine delle parole nel testo.
- L'anafora è una figura retorica che consiste nella ripetizione di parole all'inizio di versi consecutivi, accentuando l'espressione e l'emozione del testo.
- Il chiasmo organizza gli elementi in modo incrociato, creando un effetto di simmetria e contrasto all'interno della frase.
- Il climax rappresenta una progressione di intensità nei termini utilizzati, sia crescente (ascendente) che decrescente (discendente).
- L'asindeto e il polisindeto influenzano il ritmo del testo rispettivamente omettendo o ripetendo le congiunzioni tra le parole o frasi.
In questo appunto di italiano si approfondisce la conoscenza delle principali figure retoriche che attraverso l’inversione o un determinato posizionamento delle parole all’interno della frase, conferiscono una musicalità e una profondità di significato al testo. Per ogni tipo di figura retorica, anastrofe, iperbato, anafora, chiasmo, climax, asindeto e polisindeto, si offrono famosi esempi letterari, utili a inquadrarne maggiormente il funzionamento.
Indice
Figure retoriche dell'ordine delle parole: l’anastrofe e l’iperbato
Le figure retoriche, sono artifici letterari e stilistici che aiutano a creare effetti evocativi nei testi, dando spessore e profondità ai significati.
Quelle che riguardano la disposizione delle parole o la loro ripetizione all'interno di un testo poetico o di prosa si chiamano appunto figure retoriche dell’ordine delle parole. Le più comuni sono ad esempio l’anastrofe, nella quale avviene l’inversione del corretto ordine delle parole, e l’Iperbato, che inverte l'ordine delle parole inserendo tra due elementi della frase che dovrebbero essere uniti un altro elemento. Vediamo alcuni esempi di anastrofe:
- sempre caro mi fu quest'ermo colle. (Leopardi): In questo caso i due aggettivi sono seguiti dal predicato e il soggetto viene dopo.
- O belle agli occhi miei tende latine. (Nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso) in cui l’autore inverte le parole “O tende latine belle agli occhi miei”.
Troviamo invece esempi di iperbato nella frase: “l'acque/ cantò fatali” (Foscolo) Oppure l'iperbato può anche anticipare un elemento della frase: “Forse perchè della fatal quiete / tu sei l'imago” (Foscolo). O ancora: Ove più il Sole
Per me alla terra non fecondi questa
Bella d’erbe famiglia e d’animali
(Ugo Foscolo, da Dei Sepolcri)
Per ulteriori approfondimenti sulle figure retoriche vedi qui
L’anafora: la figura retorica della ripetizione
L’anafora è la figura retorica il cui nome, che viene dal greco anaphérein, vuol dire ripetere. Questo artificio stilistico molto comune consiste nella ripetizione di una parola o di un gruppo di parole all'inizio di versi consecutivi. In letteratura, specialmente in poesia, sono molti gli esempi e gli usi di questa figura. Ce n’è un valido esempio nella strofa dantesca dell’Inferno in cui la ripetizione di “Per me si va” enfatizza l'espressione e la tragicità del momento:
“Per me si va ne la città dolente
Per me si va ne l'eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente”
(Dante Alighieri)
Un altro famoso esempio di anafora è visibile nella famosa poesia di Cecco Angiolieri “S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo”, in cui si ripete la formula S’i’ fosse che aiuta a ribadire il concetto portante della poesia:
“S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil ’en profondo”.
Per ulteriori approfondimenti sull’anafora vedi qui
Chiasmo, Climax e le altre figure retoriche
La figura retorica del chiasmo prevede la disposizione incrociata di elementi in frasi corrispondenti. La parola viene dal greco kiasmos, che deriva dalla lettera greca X. In questa figura retorica infatti il collegamento ideale tra i termini in relazione tra loro forma una “X”. Ad esempio, nel verso 17 della poesia Davanti a San Guido di Carducci troviamo “bei cipressetti, cipressetti miei” in cui l’aggettivo bei inizialmente precede cipressetti, ma poi cipressetti è seguito dal possessivo miei. Un altro esempio di chiasmo lo troviamo, nella sua struttura ABBA nella prima Ottava del primo canto dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: Le donne(A), i cavallier (B), l’arme (B’), gli amori (A’)".
Il climax invece, parola a sua volta proveniente dal greco Klimax, significa scala. L'ordine di frasi, sostantivi e aggettivi è basato sulla crescente intensità del loro significato (climax ascendente) o anche sulla diminuzione dell'intensità (climax discendente). Alcuni esempi di climax famosi in letteratura li ritroviamo sempre nella Divina Commedia, dove Dante, attraverso i termini sospiri, pianti e guai (inteso come lamenti) offre l’immagine di una progressione nei gemiti dei dannati dell’Inferno:
"Quivi sospiri, pianti ed alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai…"
(Dante, Inferno, III, vv.22-23)
L’asindeto è invece la figura retorica della soppressione delle congiunzioni coordinative o disgiuntive, avente lo scopo di aumentare la rapidità. Ne sono un esempio le parole di Manzoni nei Promessi Sposi: “Metton la stanga, metton puntelli, corrono a chiuder le finestre, come quando si vede venir avanti un tempo nero, e s'aspetta la grandine, da un momento all'altro.” Oppure il famoso “Veni, vidi, vici” che Giulio Cesare pronunciò nel 47 a.C. dopo la battaglia di Zela.
Il polisindeto invece, figura retorica volendo opposta alla precedente, ripete la congiunzione di coordinazione tra parola o frasi per dare omogeneità al significato del testo. Sempre Manzoni ci viene in aiuto con un esempio tratto dalla poesia “Il cinque maggio”: "…e ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,80
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir.…"
(A. Manzoni, Il cinque maggio, vv.79-84).
Oppure Dante: "…e videmi e conobbemi e chiamava…"
(Dante, Purgatorio, Canto XI, v.76).
Per ulteriori approfondimenti sull’asindeto vedi qui
Domande da interrogazione
- Quali sono le figure retoriche dell'ordine delle parole menzionate nel testo?
- Come viene definita l'anafora e quali sono alcuni esempi letterari?
- Cosa caratterizza il chiasmo e quali esempi sono forniti?
- Qual è la differenza tra climax ascendente e discendente?
- In che modo l'asindeto e il polisindeto differiscono tra loro?
Le figure retoriche dell'ordine delle parole menzionate sono l'anastrofe e l'iperbato, che coinvolgono l'inversione o il posizionamento delle parole per creare effetti evocativi.
L'anafora è definita come la ripetizione di una parola o gruppo di parole all'inizio di versi consecutivi. Esempi includono la ripetizione di "Per me si va" nell'Inferno di Dante e "S’i’ fosse" nella poesia di Cecco Angiolieri.
Il chiasmo è caratterizzato dalla disposizione incrociata di elementi in frasi corrispondenti, formando una "X". Esempi includono "bei cipressetti, cipressetti miei" di Carducci e "Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori" di Ariosto.
Il climax ascendente si basa sulla crescente intensità del significato di frasi o parole, mentre il climax discendente si basa sulla diminuzione dell'intensità. Un esempio di climax ascendente è "sospiri, pianti ed alti guai" di Dante.
L'asindeto elimina le congiunzioni per aumentare la rapidità, come in "Veni, vidi, vici" di Cesare, mentre il polisindeto ripete le congiunzioni per dare omogeneità, come in "e ripensò le mobili tende, e i percossi valli" di Manzoni.