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Concetti Chiave

  • Il fascismo in Italia ebbe inizio con Benito Mussolini, che, dopo essere stato espulso dal Partito Socialista, fondò il Movimento dei Fasci da Combattimento nel 1919, caratterizzato da ideali nazionalisti e anticlericali.
  • La presa del potere avvenne con la Marcia su Roma nel 1922, quando Mussolini fu incaricato di formare il nuovo governo dal re Vittorio Emanuele III, consolidando il suo potere attraverso azioni violente e leggi autoritarie.
  • Sotto il regime fascista, il potere fu rafforzato con la soppressione delle opposizioni e l'adozione di plebisciti invece di libere elezioni, mentre la propaganda fascista permeava tutti gli aspetti della vita sociale e culturale.
  • Il consolidamento del potere includeva l'uso della scuola e della cultura come strumenti di propaganda, con istituzioni come il GIL e il MINCULPOP che diffondevano i valori fascisti attraverso l'educazione e il controllo culturale.
  • La famiglia sotto il fascismo era vista come un'istituzione patriarcale, con l'uomo come capofamiglia, mentre la donna aveva un ruolo subordinato; il regime promuoveva famiglie numerose attraverso incentivi e la celebrazione della "befana del duce".
In questo appunto viene descritto il regime totalitario del fascismo con analisi accurata delle vicende che si susseguirono sotto di esso. Si descrive la presa del potere da parte di Benito Mussolini, l'ascesa del movimento fascista fino al declino. Si descrive brevemente la famiglia sotto il regime fascista.
L'ascesa e il declino del fascismo: Mussolini e il regime totalitario articolo

Indice

  1. Il fascismo in Italia
  2. La presa del potere
  3. Il consolidamento del potere sotto il fascismo
  4. La famiglia sotto il fascismo

Il fascismo in Italia

Benito Mussolini

nacque in provincia di Forlì nel 1883.

Entrò a far parte del Partito socialista fino a diventarne uno dei maggiori esponenti e ad essere nominato direttore del giornale del partito “L’Avanti!”.
Nel 1914 però Mussolini si schierò per l’entrata dell’Italia in guerra ed entrò in contrasto con le idee socialiste: fu così espulso dal Partito socialista. Da quel momento condusse una campagna interventista nelle pagine di un giornale da lui creato, “il Popolo d’Italia”.
Mussolini fu inoltre molto abile nel costruire il mito della propria persona, si mostrava infatti agli italiani come un uomo instancabile e capace di svolgere molte attività anche se in realtà non lo era. Questa figura fu anche usata dalla propaganda fascista che incarnava in Mussolini l’uomo nuovo.
Alla fine della guerra Mussolini tornò alla direzione del suo giornale e nel 1919 fondò il Movimento dei Fasci da combattimento, associazione a cui aderirono soprattutto nazionalisti ed ex-combattenti.
Il programma del movimento era caratterizzato da posizioni nazionaliste repubblicane, anticlericali e soprattutto avverse al socialismo.
Mussolini sosteneva che i sindacati dovessero essere contrastati, così fondò delle squadre d’azione, la cui divisa erano delle camicie nere, che con metodi vilenti reprimevano qualsiasi pericolo rivoluzionario.
Nel 1921 Mussolini trasformò il movimento nel “Partito Nazionale Fascista (PNF)”. Nello stesso anno ci furono le elezioni e i fascisti si presentarono nelle liste dei liberali i quali, sottovalutando il pericolo pensavano di utilizzare i fascisti contro i socialisti. Ecco che per la prima volta i fascisti entrarono in parlamento.
per ulteriori approfondimenti sul fascismo vedi anche qua

La presa del potere

Il 24 ottobre 1922 Mussolini concentrò a Napoli migliaia di camicie nere. Si decise di prendere il potere con la forza, di marciare su Roma, questa marcia iniziò 4 giorni dopo. Il capo del governo Facta chiese al re Vittorio Emanuele III di far intervenire l’esercito ma il re decise di affidare a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo.
Durante il primo governo Mussolini mantenne un atteggiamento moderato anche se le sue squadracce continuavano le spedizioni contro i socialisti tanto da essere organizzate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una vera e propria forza armata.
Le elezioni del 1924 si svolsero in un clima di violenze e irregolarità, la maggioranza andò ai fascisti ma Giacomo Matteotti denunciò le gravi irregolarità in un coraggioso discorso alla camera. Dieci giorni dopo fu rapito e assassinato dagli squadristi, collaboratori di Mussolini.
Per protesta i rappresentanti dei partiti anti-fascista lasciarono il parlamento e si riunirono in un’altra alula all’Aventino sperando di convincere il re ad intervenire ma il re non fece niente.
Mussolini aveva oramai la strada spianata per la costruzione dello Stato totalitario che iniziò nel 1925 con le leggi fascistissime, chiamate così perché diedero pieni poteri a Mussolini.
Nel 1926 furono sciolti i partiti dell’opposizione, vennero chiusi i giornali antifascisti e perseguitati tutti coloro che erano contro Mussolini. La formazione dello stato totalitario fu completata con una legge elettorale del 1928 che prevedeva la sostituzione delle libere elezioni con i plebisciti, cioè i cittadini non potevano più scegliere i loro rappresentanti ma potevano solo approvare o respingere la lista proposta dal partito fascista.
per ulteriori approfondimenti sulla Marcia su Roma vedi anche qua

Il consolidamento del potere sotto il fascismo

Il fascismo consolidò inoltre il suo potere attraverso l’eliminazione dei nemici e degli oppositori. Cercò però anche di ottenere il consenso della popolazione così tentò di controllare ogni aspetto della vita della gente.
Dalla scuola al tempo libero, l’importante era che tutti conoscessero i valori fascisti.
Nel 1937 tutte le organizzazioni giovanili furono inquadrate nel GIL (gioventù italiana del Littorio) come l’Opera Nazionale Balilla (ragazzi da 8 a 14 anni) che educavano sin da bambini alla dottrina fascista. Infatti la scuola fu un ottimo mezzo di diffusione delle idee fasciste. L’inquadramento fascista comprendeva anche ragazzi universitari che facevano parte del GUF (gruppo universitari fascisti). Inoltre gli insegnanti, come tutti i dipendenti pubblici dovevano avere la tessera del Partito fascista.
Poi tutte le organizzazioni culturali si concentrarono nel MINCULPOP (Ministero della cultura popolare).
Mussolini pensava che la cinematografia fosse l’arma più forte come mezzo di propaganda. I film e i documentari furono infatti sfruttati a questo fine.
Poi per ottenere il consenso dei lavoratori costituì circoli del dopolavoro dove gli operai potevano passare il loro tempo libero. La propaganda fascista creò dei punti di contatto tra l’antica Roma e il regime di Mussolini. La potenza, la forza, i trionfi dell’antica Roma venivano interpretati come segni della potenza dei fascisti.
Il fascismo riprese dalla Roma antica anche alcuni gesti e il linguaggio.
Ad esempio il saluto romano con cui i soldati salutavano i loro capi (braccio destro steso in alto con la mano tesa).
L’appellativo di “Duce” che nell’antica Roma era un capo amato e apprezzato che era trionfante nella guerra.
Il Fascio Littorio che era il simbolo del fascismo e rappresentava anticamente i consoli ed è formato da alcuni bastoni legati insieme a cui era unita un’ascia. Da esso prese il nome il Movimento dei Fasci di combattimento
Il fascismo impose un “suo” dizionario come ad esempio l’uso del “voi” invece del “lei” o l’introduzione della parola “camerata” per indicare un compagno. Questo contribuì anche alla diffusione degli slogan fascisti.
Infine i termini per classificare i giovani come:

  1. figli della lupa;
  2. balilla;
  3. avanguardisti.

Il nazionalismo fascista si impegnò inoltre a italianizzare tutti i nomi stranieri e infatti furono cambiati più di 100000 cognomi.
Il regime spese molte energie per plasmare un italiano “nuovo” ma cercò anche di rafforzare alcuni valori tradizionali come quello della famiglia.
La propaganda fascista esaltò il mito della famiglia numerosa. Per incoraggiare le famiglie a fare tanti figli vennero istituiti i “premi alla natalità” e fu imposta una tassa per i celibi. Fu inoltre istituita la “befana del duce” giorno in cui tutti i bambini ricevevano dei doni perché il fascismo doveva apparire sempre buono e generoso.
Non era così per tutti. Gli antifascisti erano:

  • I liberali; Giolitti, Nitti e Benedetto Croce.
  • I democratici; volevano la collaborazione tra borghesia e classe operaia, ne facevano parte Giovanni Amendola e Pietro Gobetti che pagarono con la loro vita l’antifascismo.
  • Il Movimento di Giustizia e Libertà; Carlo Rosselli che fu ucciso insieme al fratello, Emilio Lussu e Gaetano Salvemini.
  • Il Partito d’Azione; che era un distaccamento del movimento di Giustizia e Libertà ed ebbe un ruolo fondamentale nella creazione della repubblica.
  • Il Partito Popolare; don Sturzo e Alcide De Gasperi entrambi costretti all’esilio.
  • Il Partito Socialista; Francesco Turati, Sandro Pertini e Pietro Nenni.
  • Il Partito Comunista; Gramsci che fu fatto arrestare da Mussolini e rimase in prigione fino alla morte periodo in cui scrisse i Quaderni dal Carcere e Palmiro Togliatti.
  • Lavoratori e gente comune che venivano puniti con carcere o esilio.

Mussolini credeva che superare il conflitto tra stato e chiesa avrebbe garantito grande popolarità tra gli italiani.
I contatti tra la Chiesa e Mussolini iniziarono nel 1926 ma furono tenuti segreti. Alla fine Mussolini e il Cardinale Gasparri (segretario del Papa Pio XI) l’11 febbraio 1929 firmarono i Patti Lateranensi che prevedevano:

  • La sovranità della Chiesa sullo Stato.
  • Il cattolicesimo come sola religione dello stato da insegnare nelle scuole.
  • Il matrimonio religioso equivalente a quello civile.

Il Papa espresse soddisfazione per l’accordo raggiunto.

La famiglia sotto il fascismo

L'istituzione della famiglia sotto il regime fascista fu molto importante. Se da un lato è molto importante per il regime fascista consolidare l'istituzione della famiglia tradizionale, che fosse impostata secondo una visione di tipo patriarcale, dall'altro lato in Italia in questo periodo storico esisteva anche la famiglia vista come tipicamente rurale legata all'idea di grande famiglia del sud. Questo secondo modello di famiglia era fondata su alcuni capisaldi importanti:

  • famiglia tradizionale;
  • famiglia estesa;
  • famiglia come portatrice di valori e tradizioni cementate saldamente.
L'ascesa e il declino del fascismo: Mussolini e il regime totalitario articolo

L’articolo 147 del codice civile del 1942 stabiliva che la famiglia italiana dovesse essere di tipo patriarcale, capeggiata da un capofamiglia che doveva educare i suoi figli secondo i valori del fascismo. Qualora un pater familias non provvedesse a quanto stabilito, rischiava anche di perdere la patria potestà dei figli. Lo Stato fascista infatti aveva tra i suoi capisaldi la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza che poneva tra i suoi principi fondamentali. La donna invece veniva vista in una posizione di inferiorità e di sudditanza rispetto al marito e doveva assolvere semplicemente ai suoi doveri di buona madre e buona moglie. Quindi il regime fascista fece della famiglia patriarcale uno dei suoi cavalli di battaglia, cercando di tutelarla al massimo come Istituzione.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono i passaggi chiave dell'ascesa al potere di Mussolini?
  2. Mussolini iniziò la sua carriera politica nel Partito Socialista, ma fu espulso per le sue posizioni interventiste. Fondò il Movimento dei Fasci da combattimento nel 1919, trasformato poi nel Partito Nazionale Fascista nel 1921. La marcia su Roma nel 1922 e il sostegno del re Vittorio Emanuele III furono cruciali per la sua ascesa al potere.

  3. Come consolidò Mussolini il suo potere una volta al governo?
  4. Mussolini consolidò il suo potere attraverso le leggi fascistissime del 1925, che gli diedero pieni poteri, e la soppressione dei partiti di opposizione nel 1926. Inoltre, controllò la vita pubblica e privata attraverso la propaganda e l'educazione fascista.

  5. Qual era il ruolo della propaganda nel regime fascista?
  6. La propaganda era fondamentale per il regime fascista, utilizzata per diffondere i valori fascisti attraverso la scuola, il cinema e le organizzazioni giovanili come il GIL. La propaganda creò un legame tra l'antica Roma e il regime di Mussolini, esaltando la figura del Duce.

  7. In che modo il fascismo influenzò la struttura familiare in Italia?
  8. Il fascismo promosse la famiglia patriarcale come modello ideale, con il capofamiglia responsabile dell'educazione dei figli secondo i valori fascisti. La donna era vista in una posizione subordinata, con il ruolo di madre e moglie. Il regime incentivò le famiglie numerose con premi alla natalità.

  9. Quali furono le relazioni tra il regime fascista e la Chiesa cattolica?
  10. Le relazioni tra il regime fascista e la Chiesa cattolica culminarono nei Patti Lateranensi del 1929, che riconoscevano la sovranità della Chiesa e il cattolicesimo come religione di Stato. Questo accordo migliorò la popolarità di Mussolini tra gli italiani.

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