Concetti Chiave
- Mussolini trasforma lo Stato in un regime totalitario, unendo partito e governo e disciplinando la vita degli italiani attraverso istituzioni come la Carta del lavoro e l'Opera nazionale dopolavoro.
- Il Concordato con la Chiesa, attraverso i Patti Lateranensi del 1929, segna la fine dello Stato laico e un avvicinamento strategico alla Chiesa cattolica per consolidare il potere di Mussolini.
- La politica economica fascista evolve attraverso diverse fasi, culminando nell'autarchia e nell'adozione delle leggi razziali nel 1938, influenzata dall'alleanza con Hitler.
- La cultura e l'educazione vengono "fascistizzate" per sostenere l'ideologia del regime, con il controllo dei media e l'influenza su scuola e società attraverso il Ministero della Cultura popolare.
- Il colonialismo fascista si manifesta con l'impresa d'Etiopia del 1935 e giustificazioni ideologiche basate sul mito della "razza civilizzatrice", portando a sanzioni internazionali e ulteriori politiche autarchiche.

Indice
Il fascismo entra nella vita degli italiani
Una volta al potere, Mussolini trasforma lo Stato in uno Stato fascista.
Il Gran Consiglio del fascismo diventa un organo costituzionale (9 dicembre 1928), dunque non c’è più dualismo tra partito e governo. Il fascismo non è solo un partito: è lo Stato. E Mussolini è capo del partito, capo del governo e capo degli italiani. Lo Stato fascista disciplina anche la vita degli italiani.
Il “duce”, così si faceva chiamare Mussolini, tenta di vincere la radicata diffidenza della classe lavoratrice: promulga la Carta del lavoro (1927) ideando lo “Stato corporativo”, con un solo sindacato che unisce i lavoratori al partito. Crea l’istituto nazionale fascista per le assicurazioni sugli infortuni sul lavoro e l’istituto nazionale fascista della previdenza sociale. Crea per i giovani la Gioventù italiana del littorio (1937), un’organizzazione nata dai Fasci giovanili di combattimento che voleva formare i ragazzi da un punto di vista spirituale, sportivo e militare sull’ideologia fascista. Per i lavoratori crea l’Opera nazionale dopolavoro, un’associazione che si occupava del tempo libero dei lavoratori. Per le donne si cerca di adottare una politica di assistenza sociale e sanitaria, organizzata nei Fasci Femminili.
Per ulteriori approfondimenti sul Fascismo vedi qui
Il Concordato, la politica economica del regime, le opere pubbliche di Mussolini
Inizialmente Mussolini è anticlericale. Poi cerca un avvicinamento con la Chiesa (ricordiamo che lui non aveva in realtà degli ideali religiosi da difendere, voleva solo il potere) con i Patti Lateranensi (1929), sottoscritti dal Regno d’Italia e la Santa Sede con i quali si riconosce l’indipendenza dello Stato Vaticano e il rapporto reciproco tra i due firmatari. Lo Stato non è più laico.
La politica economica fascista, invece, attraversa quattro fasi:
- liberismo fino al 1925;
- lotta all’inflazione fino alla stabilizzazione della lira nel 1927;
- crisi economica mondiale con il crollo della Borsa di New York del 1929. Per arginare alla crisi nasce l’Istituto mobiliare italiano, a sostegno delle imprese, e l’Istituto per la ricostruzione industriale, per salvare banche e industrie. Nel 1934 nascono le corporazioni, e con la nascita della Camera dei fasci e delle corporazioni del 1939 si sostituisce la Camera dei deputati. Con quest’ultimo provvedimento la situazione cambia drasticamente: non si elegge più il parlamento ed è la fine della democrazia;
- Si sceglie l’autarchia, quindi l’autosufficienza sul piano delle risorse e delle produzioni: lo Stato si avvia al razzismo (nel 1938 Mussolini si allea con Hitler e introduce anche in Italia le leggi razziali, rivolte prevalentemente contro le persone di origine ebraica).
Da un punto di vista sociale, per arginare la crisi, Mussolini investe sui lavori pubblici. E lo fa soprattutto nel settore agricolo, che ovviamente era il maggiore (50%, ricordiamo che Mussolini era una bandiera e dove volava il vento lui andava), con la bonifica integrale di terreni paludosi inutilizzabili, tra cui Littoria.
Per ulteriori approfondimenti sul Fascismo al potere vedi qui
Capo, Stato totalitario e partito nel fascismo
Facendo proprio il mito della romanità, durante il fascismo si giustificano le espansioni territoriali dell’Italia. Ma fascismo, oltre che romanità, significava anche modernità, nel senso malsano del termine. Romanità e modernità sono il culto di Mussolini e il culto per Mussolini. Ovviamente Mussolini è il capo indiscusso e unico del partito e dello Stato. In quegli anni continuano, per garantire il potere, le repressioni degli oppositori fino al confino. I casi venivano seguiti dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Liberali, democratici, socialisti e comunisti dovevano per forza scegliere l’esilio.
Negli anni Trenta, in Italia, si vuole rivoluzionare e “fascistizzare” la cultura e gli italiani. Il filosofo e ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile è il pensatore del nascente regime, che inizialmente promuove il fascismo come motore della rigenerazione morale e politica degli italiani (Manifesto degli intellettuali fascisti). La scuola inoltre diviene un mezzo fondamentale perché deve educare e formare i futuri dirigenti d’Italia (Riforma Gentile del 1923). Viene istituito il Ministero della Cultura popolare (1937) che esercita un rigidissimo controllo su stampa, radio e cinema, ottimi strumenti per diffondere l’ideologia e plasmare le masse.
Per ulteriori approfondimenti sulla società fascista vedi qui
Imperialismo e impresa d’Etiopia, le leggi razziali
In campo coloniale prima si consolidano le conquiste prefasciste: la Libia, la Somalia e l’Eritrea vengono “ricolonizzate”. Si cerca però una nuova colonia e Mussolini opta per l’Etiopia (1935). La Società delle Nazioni multa l’Italia con sanzioni economiche e Mussolini allora replica con l’autarchia.
Mussolini deve giustificare l’aggressività e lo fa con il mito della “razza civilizzatrice” che porta progresso e ordine nelle terre selvagge. Mussolini si avvicina a Hitler. Si comincia con il Manifesto della razza (15 luglio del 1938) e si termina con le leggi razziali (primo settembre 1938) dando inizio alla persecuzione degli ebrei. Gli ebrei diventano un nemico “oggettivo” come gli oppositori politici.
Per ulteriori approfondimenti sul colonialismo fascista vedi qui
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo di Mussolini nella trasformazione dello Stato italiano?
- Come ha cercato Mussolini di avvicinarsi alla Chiesa cattolica?
- Quali furono le principali fasi della politica economica fascista?
- In che modo il fascismo ha influenzato la cultura e l'istruzione in Italia?
- Quali furono le conseguenze dell'impresa d'Etiopia e delle leggi razziali?
Mussolini ha trasformato lo Stato italiano in uno Stato fascista, eliminando il dualismo tra partito e governo e diventando il capo del partito, del governo e degli italiani.
Mussolini ha cercato un avvicinamento con la Chiesa attraverso i Patti Lateranensi del 1929, riconoscendo l'indipendenza dello Stato Vaticano e stabilendo un rapporto reciproco tra il Regno d'Italia e la Santa Sede.
La politica economica fascista attraversò quattro fasi: liberismo fino al 1925, lotta all'inflazione fino al 1927, gestione della crisi economica mondiale post-1929, e infine l'autarchia con l'introduzione delle leggi razziali nel 1938.
Il fascismo ha cercato di "fascistizzare" la cultura e l'istruzione, promuovendo il fascismo come rigenerazione morale e politica, e utilizzando la scuola per formare i futuri dirigenti d'Italia, sotto il controllo del Ministero della Cultura popolare.
L'impresa d'Etiopia portò a sanzioni economiche contro l'Italia, mentre le leggi razziali del 1938 segnarono l'inizio della persecuzione degli ebrei, giustificata dal mito della "razza civilizzatrice".