Concetti Chiave
- Nel Settecento, l'Illuminismo si afferma come un movimento di rinascita culturale, opponendosi al barocco e promuovendo la ragione e la natura come principi guida, favorendo la nascita di accademie come l'Arcadia.
- Il Rococò sostituisce il Barocco in ambito artistico, valorizzando l'eleganza e i temi bucolici, mentre l'Accademia dell'Arcadia diventa centro di diffusione culturale, sostenendo l'arte classica e un messaggio morale.
- La rivoluzione scientifica e industriale del periodo porta alla formazione di una società di massa e all'emergere di nuovi diritti umani, influenzando profondamente il pensiero illuminista che promuove la ragione sopra le dottrine religiose.
- Intellettuali come Beccaria e Rousseau, attraverso opere come "Dei delitti e delle pene" e l'Enciclopedia, diffondono idee di giustizia e progresso, opponendosi all'oscurantismo e promuovendo la conoscenza scientifica.
- Il pensiero illuminista, pur sostenendo la ragione e i diritti umani, si confronta con diverse posizioni ideologiche, come il deismo e il cosmopolitismo culturale, anticipando alcune tematiche che caratterizzeranno l'età romantica.
Indice
- Contrasti tra Barocco e Illuminismo
- L'Accademia dell'Arcadia e il Rococò
- La Rivoluzione Industriale e il Proletariato
- Illuminismo e Diritti dell'Uomo
- Cosmopolitismo e Cultura Illuminista
- Il Romanzo Inglese e la Letteratura Civile
- La Rivoluzione Francese e l'Italia
- L'Illuminismo Italiano e le Accademie
- Cesare Beccaria e la Giustizia
- Il Deismo e l'Enciclopedia
- La Lingua Italiana e la Poesia
- Goldoni e la Commedia dell'Arte
- La Riforma del Teatro di Goldoni
- Parini e l'Impegno Civile
- Le Odi di Parini
- Alfieri e l'Inquietudine Romantica
- Le Tragedie di Alfieri
Contrasti tra Barocco e Illuminismo
Cosa capita nel 700? Rivoluzione industriale, rivoluzione scientifica ecc…
Galilei fu molto contrastato, ma alla fine si affermano; quindi i principi da cui partiva Galilei, che erano la natura e la ragione, sono due fari di guida per gli intellettuali di questo periodo. Infatti cercano di innovare e contrastare le manifestazioni del barocco, cioè di quello stile che aveva puntato sull’irrazionalità. Noi avevamo notato come il barocco e la scienza partivano da basi comuni, però si erano volti in direzioni opposte. Quindi nel secolo in cui finalmente per la libertà di cui godono molti intellettuali si afferma la scienza, era chiaro che si ripudiava tutto ciò che era irrazionale; quindi quella lotta che si vede attuare, soprattuto nella prima metà del 700, è contro quella cultura appariscente, fatta di vuoti contenuti e che badava più a sorprendere, invece che a dare dei messaggi morali, e che aveva caratterizzato l’arte e la letteratura del barocco.
L'Accademia dell'Arcadia e il Rococò
Anche dal punto di vista artistico c’è un passaggio fondamentale: si passa dal barocco al ROCOCÒ che è una corrente artistica che predilige questi ornamenti un po’ leziosi fatti di cose aggraziate; c’è questo stile che va sul grazioso / sul tema classico dell’idillio, della bucolica, cioè del paesaggio sereno ecc… quindi nei dipinti e nell’arte si assiste a questo cambiamento. Contro la maestosità / l’imponenza delle forme barocche, che erano fatte di linee, si afferma un’arte che invece vuole essere elegante; quindi una moda che si afferma in questa prima metà del 700 e che ha come luogo di diffusione e di propagazione l’accademia dell’Arcadia.
L’Arcadia è un’accademia che raduna degli intellettuali accomunati dal desiderio di veder rinascere l’arte classica, ma è un tipo di arte classica che punta sul lezioso, sul grazioso, sulle forme gentili e si ispira, come genere letterario, all’idillio bucolico. Fu fondata da Gravina e radunò gli intellettuali che si riunivano a casa di un intellettuale, Cristina di Svezia, e da lì parte tutta questa rivoluzione che porta ad identificare gli esponenti di questo gruppo come dei pastori e succede quello che succedeva già nelle bucoliche di Virgilio, cioè i pastori non sono veri e propri pastori, ma sono dei poeti; quindi prendono il nome di personaggi mitologici o dei pastori delle bucoliche di Virgilio e il loro protettore è il bambin Gesù, quindi si pongono in linea con il credo cristiano (sono legittimati dalla chiesa). Propongono un’ideale di stile elegante, molto più sobrio rispetto al barocco e vuole essere anche portatore di un messaggio morale / messaggio di riedificazione dell’arte.
Queste tendenze si diffondono talmente tanto, soprattutto in Italia, che tutti gli intellettuali si iscrivono a quest’accademia dell’Arcadia; quindi non c’è letterato del 700 che non si è iscritto ad un’accademia.
Poi vedremo che, oltre all’accademia dell’Arcadia, nella seconda metà del 700, nasceranno in Italia due altre accademie importanti che sono centri di cultura e di diffusione delle idee illuministiche e sono l’accademia dei Pugni e l’accademia dei Trasformati.
La Rivoluzione Industriale e il Proletariato
La scienza si impone, tanto è vero che questo processo scientifico unito all’applicazione pratica porterà poi, nella seconda metà del 700, alla rivoluzione industriale che è basata sull’invenzione della macchina a vapore che consentirà un rapido progresso della scienza, dei commerci ecc… è la prima trasformazione della società in società di massa. Si formerà da lì in poi una classe proletaria che è la classe di lavoratori che dalle campagne fanno a lavorare nelle industrie e la formazione del proletariato è un fenomeno che negli altri paesi europei prende piede già dalla fine del 700 e da noi arriverà molto più tardi (1 secolo dopo, dopo l’unità di Italia - 1861).
Questa è anche la conseguenza per cui, in Italia, d’ora in poi attecchiranno in maniera tardiva o fenomeni che nelle altre zone si impongono prima.
Es.: rivoluzione francese che non è solo importante dal punto di vista politico, ma è importante per le idee che ha portato avanti, cioè diritti fondamentali dell’uomo che nessuno può violare: diritto di vita, di uguaglianza, di felicità (ribadito sopratutto dalla costituzione americana)
Illuminismo e Diritti dell'Uomo
Queste rivoluzioni sfociano in dichiarazioni dei diritti dell’uomo che compendiano tutto un processo di pensiero che si svolge per tutto l’arco della seconda metà del 700 ed è importante perché queste idee poi verranno diffuse anche in altri paesi.
Sono idee che vengono radunate sotto il nome di illuminismo.
Perché si rifà riferimento agli illumini? Perché prima ci si affidava più alle dottrine della chiesa, adesso invece si tende dare maggiore importanza alla ragione e al proprio pensiero.
Quindi ci si oppone all’oscurantismo medievale, ma anche al barocco che aveva rialzato la controriforma e aveva seguito questi dettami della chiesa; quindi ripristinato la paura per la sorte dell’uomo, la superstizione, il fanatismo e anche l’ostilità alle nuove idee della ragione che erano state portate avanti dalla scienza.
Quindi l’illuminismo sorge in opposizione all’età del medioevo.
Cosmopolitismo e Cultura Illuminista
È il secolo dei lumi perché i lumi sono simbolo della ragione. Loro devono illuminare le tenebre dell’ignoranza, quindi dappertutto gli intellettuali si uniscono sotto questi ideali comuni e per la prima volta, in età moderna, si afferma un’ideale cosmopolita della cultura.
Cosa significa cosmopolitismo culturale? Prima si pensa agli intellettuali, quindi tutti gli intellettuali si capiscono perché parlano una lingua comune, cioè la lingua della scienza che dà il primato alla ragione e alla natura (come aveva detto Galilei). Quindi sulla base di questo tutta la scienza progredisce (si faranno un sacco di scoperte), ma soprattutto tutti gli intellettuali si sentono uniti da questo comune interesse e cioè quello di illuminare il mondo, quindi far conoscere a quante più persone possibili le possibilità dello sviluppo umano.
⚠️Perciò l’arte e la letteratura dell’illuminismo sono impegnate dal punto di vista civile, non si concepisce un’arte o una letteratura che non sia portatrice di un messaggio morale. Quindi assumono l’impegno civile come il loro primo impegno.
Il Romanzo Inglese e la Letteratura Civile
I letterati che si dedicano alle opere quest’eta, per esempio, i romanzieri inglesi.
Es.: abbiamo visto con Servantes l’inizio del romanzo del 600.
Chi eredita questo genere, che lo porta poi al successo, sono sopratutto gli scrittori dei romanzi inglesi. Perché proprio l’Inghilterra? Perché, nel 1688, si impone la monarchia costituzionale ed è quindi lo Stato che, in Europa, è più libero perché finalmente dà voce anche ad altre classi. Non possiamo parlare di democrazia vera e propria, però il parlamento limita il potere del re (diversamente da quanto succedeva in Francia).
Quindi proprio dall’Inghilterra partono gli esponenti di questa cultura illuminata che vuole diffondersi tra la gente. Gli autori di questi romanzi sono spesso anche giornalisti e questo la dice lunga sulla volontà di voler diffondere la nuova sensibilità per la verità che è frutto della ricerca nazionale e le conquiste della scienza moderna.
La Rivoluzione Francese e l'Italia
Anche la Francia però, nonostante il regime oppressivo della monarchia autoritaria, si ribella a questo stato di cose e la rivoluzione francese nasce da una lotta di classe che poi si risolve con una dichiarazione sancisce anche i diritti naturali dell’uomo. Quindi si contesta il fatto che solo pochi privilegiati possano accedere … e la rivoluzione francese è fondamentale perché anche l’Italia arriverà poi attraverso Napoleone involontariamente e arriva perché la cultura si laicizza con Napoleone, si svincola dal controllo della chiesa e si proietta verso la modernità.
In Italia, nella seconda parte del 700, il fenomeno arriverà di riflesso dalla Francia; quindi l’Italia ha in qualche modo anticipato, ma poi i veri diffusori della cultura dei lumi sono stati i francesi e gli inglesi. Quindi noi vediamo che sorgono i primi organi dell’illuminismo, in Italia, ad imitazione dei pensatori francesi e dei romanzieri inglesi.
L'Illuminismo Italiano e le Accademie
E ha il suo fulcro l’illuminismo italiano nell’accademia dei Pugni che fa capo alla rivista del caffè (fondata da Verri). Quindi è tutta un intellettualità che si muove nella città di Milano, ma il centro all’avanguardia nel pensiero illuminista italiano fu Napoli; tanto è vero che proprio a Napoli poi ci sarà la rivoluzione e i napoletani si rifugeranno nel lombardo veneto. La caratteristica di questi centri è quella di proporsi come diffusori di una cultura laica razionale basata sullo studio della natura e sulla preservazione dei diritti umani.
Cesare Beccaria e la Giustizia
Tanto è vero che lo studio di Cesare Beccaria, il trattato dei delitti e delle pene, tratta un testo di fama internazionale perché basa la sua contrarietà sulla pena di morte e sulla tortura dal fatto che ci sia un contratto dove i cittadini rinunciano una parte della loro libertà per affidarla al re; quindi rinunciano di conseguenza anche ai diritti che sono il diritto alla vita, alla felicità, alla giustizia (uguale per tutti —> concetto che deriva dal giusnaturalismo).
Il Deismo e l'Enciclopedia
Questo periodo è un periodo ricco di fermenti perché, oltre al giusnaturalismo, in campo religioso, si afferma il deismo —> Dio ha creato il mondo e non intralcia le azioni dell’uomo. Gli illuministi sono in gran parte atei, cioè sono materialisti: non pensano ad un aldilà, la loro eccessiva attenzione alla ragione li porta a considerare che la fede non ha significato (tutto deve essere spiegato secondo la ragione).
Poi un altro concetto che nasce è l’amore verso il prossimo, cioè considerare che tutti gli uomini sono uguali. Sopratutto gli illuministi francesi si fanno portatori di questi ideali, per esempio, c’è Rousseau che parla dello stato di natura, ci sono i fondatori dell’enciclopedia (Diderot e D’Alembert) —> era una specie di dizionario che voleva raccogliere tutto il sapere su basi scientifiche ed è importante perché non è come la nostra enciclopedia che è un testo dove si trovano le definizioni delle parole che ci interessano, ma era un testo che discuteva e che portava, attraverso il ragionamento, il lettore all’acquisizione di quelle verità perché bisognava insegnare / istruire nella cultura, cioè bisognava portare il lettore a capire le ragioni per cui quelle erano le teorie da accettare ed era impostato su un metodo scientifico perché c’erano gli aggiornamenti che uscivano ogni anno.
Cosa sono gli aggiornamenti? Le nuove scoperte che possono mettere in discussione quelle vecchie.
Il fatto stesso di mettere in discussione quelli che già si era acclarato è il principio della scienza, quindi è un testo che va di pari passo con la concezione scientifica. Era un testo che non compilarono soltanto i suoi fondatori, ma chiamavano a collaborare tutti gli esperti nei vari settori. Era fornito di tavole grafiche che davano spiegazioni anche illustrando le macchine, il funzionamento ecc… quindi era un testo ricchissimo perché andava in direzione dei nuovi ideali.
E poi i romanzieri inglesi furono anche autori dei fogli volanti, cioè dei giornali che uscivano quotidianamente (venivano lanciati e raccolti per strada) e che testimoniavano l’idea di propagandare il sapere —> è questo che noi dobbiamo ancora oggi all’illuminismo: il tributo che porterà poi anche un intellettuale come Leopardi che faceva della cultura illuministica il vero secolo della scoperta, della civiltà e della scienza.
Quindi è questa nuova mentalità che si impone e che si oppone a tutto il passato, cercando di dare nuovi principi. Finalmente ci si libera un po’ dalla costrizione della chiesa. La chiesa non è più dominatrice neanche in Italia e si afferma questo principio in quest’età.
Quindi autori come i fratelli Verri, Cesare Beccaria, ma anche esponenti della cultura napoletana oppure Muratori che ha fatto tanto per la storia e ha aperto le strade a Giambattista Vico che parla dei corsi e ricorsi storici, quindi la teoria secondo cui la storia ci insegna sempre qualcosa perché sono fatti umani. Quindi derivando dall’uomo noi possiamo trarre le conseguenze, possiamo cercare di capire come l’uomo in passato ha agito e di evitare che si commettano gli stessi errori.
Per esempio Muratori per primo, e siamo ancora in periodo antecedente alla nascita dell’illuminismo francese, parla di un’ideale di repubblica dei letterati italiani che si devono unire proprio in nome delle comuni concezioni del sapere, cioè è un inno alla cultura che può da sola senza che ancora ci sia l’unità politica (concetto di unità politica tardo in Italia).
Ma poi dal confine italiano ci si allarga agli intellettuali di tutto il mondo perché il concetto di cosmopolitismo sarà affermato con gli ideologi francesi.
Sempre in quest’età comincia ad affermarsi, a partire delle ricerche degli storici italiani, il concetto di nazione che deve unire tutti quelli rappresentati in una data cultura, ma non deve chiudere le porte agli influssi esterni. È il concetto di nazione moderna che è consapevole e gelosa della sua identità, ma collaboratrice / propagatrice di idee che devono essere condivise anche dagli altri Stati. È il concetto della comune convivenza perché la terra è una sola e dobbiamo viverla senza sfruttarla e violentarla.
L’illuminismo è molto attuale anche nel concetto del rispetto dell’ambiente naturale.
La natura e la ragione sono i due principi base su cui si sposta tutto il pensiero illuministico.
Concetto che verrà narrato nuovamente nel secolo successivo perché a partire dal concetto di nazione si formano i nazionalismi autoritari, cioè è dall’800 che si impone il concetto della supremazia sugli altri popoli (concetto da cui partono anche le filosofie dittatoriali), il principio della conquista delle colonie in Africa e del dominio sui mari che viene dall’Inghilterra.
Quindi, come dice Leopardi, l’800 ha fatto passi indietro rispetto al pensiero illuminista cioè, con il ripristino del 1815 del Ancien Régime, si è un po’ riportata agli ideali di lotta, di nazione contro nazione, agli ideali di sopraffazione dei popoli più deboli. Quindi rinnegando tutte le conquiste che l’illuminismo, anche a livello di diritti umani, aveva fatto (fratellanza, uguaglianza e libertà).
Sempre in quest’età un altro movimento importante è il liberismo da Adam Smith che prevedeva il libero commercio, cioè lasciare libera la concorrenza per lo sviluppo economico. Questa teoria verrà abbracciata dai nostri primi governanti, ma produrrà effetti disastrosi perché, mentre tutti gli altri paesi … solo con … che verrà istituito il protezionismo in modo da difendere le nostre merci dalla concorrenza europea. Fino ad allora eravamo un paese agricolo e sopratutto con una grande differenza tra nord e sud. Il sud si era indebolito. Anche le conquiste dei Borboni avevano garantito al regno delle due Sicilie e al regno di Napoli verranno dimenticate e si naufragheranno nei primi governi dell’unità d’Italia.
In questo periodo i governi illuminati sono un fenomeno di quest’età in Italia.
Il lombardo veneto passa sotto il dominio austriaco e i regnanti illuminati saranno Maria Teresa e il suo successore Giuseppe. In altre zone d’Europa si affermano regimi che sono illuminati come quello di Russia con Caterina 2. Che cosa propugnano queste monarchie illuminate? Pensano che l’unica maniera per tenere a bada i sudditi / la popolazione sia concedere le riforme e quindi soprattuto il lombardo veneto, in Italia, attuerà questa politica per cui intellettuali, come Parini, saranno dei fedeli sostenitori di una monarchia del genere che si fa porta voce di rinnovamento, di rimedio ai disagi della povera gente ecc…
Accademie: prima abbiamo detto dell’Arcadia che, fondata nel 1690, domina la cultura per tutta la prima metà del 700. Poi si diffondono l’accademia dei Pugni e dei Trasformati che sono centri di cultura e di diffusione delle idee illuministiche. Si rafforza l’accademia della Crusca che era nata nel secolo precedente e fa un’altra edizione del vocabolario sempre attenendosi a quei principi arretrati per cui i modelli di scrittura sono individuati dagli scrittori del 1300.
Quindi questa difficoltà della lingua letterale si avverte sopratutto in quest’età.
Perché cosa succede in Italia? Si era affezionati a quel modo di scrivere, soprattuto in poesia; quindi aulico, magniloquente ecc… e al tempo stesso si pretende con questa poesia, come fa Parini, di portare dei messaggi civili che dovrebbero interessare a tutta la popolazione.
In Foscolo c’è un miglioramento nella poesia rispetto a Parini: c’è un’apertura maggiore verso la quotidianità, però comunque il ricorso ai miti classici e il ricorso ai termini aulici impediscono che questa poesia abbia una larga diffusione. In quest’epoca si allarga notevolmente la frattura tra lingua scritta e lingua parlata —> la lingua scritta, specialmente sul versante poetico, non è in grado di sostenere il messaggio civile che vuole portare avanti, non è in grado di essere compresa perché è troppo sofisticata.
Chi penserà a risolvere la questione? Manzoni che scrive in un linguaggio che noi comprendiamo perché è il linguaggio vicino all’italiano che si affermerà. Linguaggio che si basa su che cosa? Nella prima edizione del poema ci sono molti termini lombardi, ma alla fine dice che è andato a risciacquare i panni in Arno = andato a ispirarsi al fiorentino parlato dalle persone colte. Quindi fa una scelta che è decisiva.
Ai tempi di Manzoni, anche dopo l’unità d’Italia, ognuno a casa parlava il dialetto.
Quando viene imposto con l’unità d’Italia il servizio militare obbligatorio, che durava 5 anni, i giovani da sud vanno a nord e sono costretti a parlare con i propri coetanei che parlano una lingua diversa. Quindi si forma un italiano che è un misto di tutti i dialetti e di tutte le possibili influenze che l’italiano concede. Un’influenza importante, per esempio, sull’italiano, nell’800, è data dal francese: a partire da Napoleone il francese si impone; tutti i termini della nostra lingua derivano dal francese.
Es.: bidet, biberon.
Cesare Beccaria: dice che la pena di morte non è un deterrente perché non ti educa.
Perché non è rieducativo per quelli che non l’hanno ancora fatto e dovrebbe dissuaderli dal farlo?
Perché la pena è troppo veloce, cioè fa più effetto una pena che sia protratta nel tempo perché si tende a dimenticare quello che dura poco; quindi si allontana l’idea di morte e ci si dimentica. Non può garantire che gli altri, che assistono ad un’esecuzione, non commettano più lo stesso delitto —> è proprio una natura umana quella di allontanare l’idea di morte, quindi non ha effetto. Invece lui propone una pena rieducativa, cioè il principio rivoluzionario di Beccaria è quello di avere insistito sul fatto che le pene devono rieducare per reinserire il cittadino che ha sbagliato nella comunità e ancora non ci riusciamo perché anche nelle nostre società moderne spesso capita che, uscendo dal carcere, si ricommettano gli stessi delitti e ciò vuol dire che non sono stati rieducati.
Romanzo inglese: continuando la lezione di Servantes si concepisce questo genere come un genere che ha la più ampia libertà rispetto alle regole poste dalla tradizione per gli altri genere. Il romanzo è il genere più libero che esista, ma esistono diversi tipi: cavalleresco, cortese (poesia - in versi), romanzo giallo, nero, rosa (amore) ecc… Quindi ha uno sviluppo. Qual è il secolo in cui trionfa il romanzo? 800 - il romanticismo lo elegge per eccellenza proprio perché consente questa grande libertà all’autore di manifestare i propri sentimenti e anche di dare una particolare visione del mondo.
Nel 900 poi nascerà il romanzo relativistico per cui varrà soprattutto l’opinione di chi ci presenta un dato storico o non storico, ma una vicenda. Tutto è soggettivo, non è attendibile, ma è ciò che viene raccontato, in senso soggettivo perché dipende da chi l’ha raccontato e questa è un’evoluzione ulteriore del romanzo che attecchirà nel 900. Le teorie di Einstein, la scoperta dell’inconscio nel 900 ecc… sono tutte cose che spingono in questa digressione.
Adesso vediamo la nascita / la persecuzione da parte degli inglesi dei romanzi che, come tutta la letteratura illuministica, si impongono di avere una funzione civile e di insegnamento per la società che va a cercare di migliorare le condizioni anche della gente che sta peggio (dei diseredati) in nome di quei principi di uguaglianza, solidarietà che ha portato avanti la rivoluzione francese.
Quindi, per esempio, abbiamo, in Inghilterra, Daniel Defoe e anche Swift che ha scritto “i viaggi di Gulliver” che racconta le disavventure per mare di un medico di bordo, Gulliver, che incontra esseri e popolazioni fantastiche su isole immaginarie —> al di là dell’elemento fantastico, che è inserito in questo romanzo, vuole essere un insegnamento per la società perché vuol far vedere qual è la sua idea di civiltà.
Generalmente questi romanzieri inglesi sono anche scrittori di articoli di giornale, quindi contribuiscono anche con la diffusione dei fogli periodici alla propagazione delle idee dei lumi (idee basate sulla convivenza civile).
Tra l’altro, in Inghilterra, fiorisce un genere (già in quest’età, poi avrà uno sviluppo notevole nell’800) che è il romanzo epistolare —> romanzo scritto attraverso le lettere scambiate dal protagonista con un altro personaggio.
Francia: in Francia, oltre all’enciclopedia, ci sono vari autori come Rousseau, Voltaire ecc…
E sono diffusori che intendono propagandare queste nuove idee: idee di civiltà, di progresso che si basano sulle scoperte scientifiche.
Quindi questo periodo si pone come il periodo in cui si esalta la ragione, ma anche tutti quei principi basilari del rispetto dell’uomo, quindi l’esaltazione dei diritti naturali dell’uomo.
La Lingua Italiana e la Poesia
Lingua: in quest’età ci sono dei tentativi di rinnovamento nella lingua italiana proprio perché si sente l’esigenza di propagandare nuove idee. Se questo obiettivo viene in parte perseguito dalla prosa, specialmente con gli intellettuali del caffè che sono il nucleo di formazione del pensiero illuministico italiano, non altrettanto avviene in poesia perché gli autori / i poeti, primo fra tutti Parini (progressista/ riformatore che ha collaborato con il regime di Maria Teresa in modo attivo), non riescono a svincolarsi dalla tradizione e quindi si assiste a questa anomalia nella poesia italiana tra la forma che, in Italia aristocratica, può essere appresa e assimilata soltanto da gente esperta, quindi da intellettuali, e un contenuto che invece vorrebbe essere di diffusione molto più ampia, ma non riesce proprio perché è vincolato ad una forma troppo aulica.
In generale si assiste in Parini questo contrasto tra i contenuti che vogliono essere civili, progressisti, di insegnamento ecc… quindi rivolti ad un alto pubblico e una forma che invece fa ricorso ai miti classici nei contenuti e, dal punto di vista formale, usa termini aulici della tradizione, quindi cose che non tutto il pubblico riesce a comprendere.
Questo divario tra scritto e parlato si fa ancora più ampio in quest’età, cioè proprio si crea una frattura per cui si assiste sempre al fatto che all’interno delle case si parla normalmente il dialetto; l’italiano è riservato solo allo scritto oppure alle occasioni ufficiali. Nelle università spesso ancora si utilizza il latino come lingua di comunicazione con le università scientifiche. Quindi l’affermazione di una lingua nazionale è ancora molto lontana dall’avvenire.
Per esempio, a Venezia, lo testimonia anche l’opera di Goldoni, il veneziano veniva usato anche nelle occasioni ufficiali; quindi va a segnare la diversità dei veneziani rispetto all’italiano. Si rifiutava di usare l’italiano e si continuava a usare il veneziano anche quando parlava il consiglio e il doge con i suoi collaboratori.
La lingua che lui usa è una lingua che si adatta al personaggio. Quindi un nobile, nella sua commedia, non parlerà mai come un popolare. Si dice che ha una capacità mimetica, cioè di riprodurre la realtà / natura del personaggio stesso attraverso il suo linguaggio che non è accademico o letterario. Lui non cerca di far ridere attraverso espressioni oscene o un linguaggio volgare. Quindi si mantiene sempre su un livello medio, però è una lingua da illuso (a differenza invece della lingua letteraria che molti continuavano a usare seguendo i precetti dell’accademia della Crusca).
Locandiera: è la storia di Mirandolina che è una locandiera e dentro questa locanda troviamo tre personaggi: un cavaliere, un conte e un marchese. Tutti e tre cercano di provare a sedurre Mirandolina. Il cavalieri all’inizio è misogino e non vuole innamorarsi di Mirandolina, però non ci riesce e alla fine cede. Mirandolina alla fine sposerà il servitore Fabrizio.
Cosa dimostra? In questa commedia ci sono tre nobili, tre rappresentanti della classe nobiliare.
C’è una borghese molto attiva ed energica, una donna che regge questa impresa della locanda. Poi c’è anche la classe più bassa anche perché poi lei alla fine si adatta a sposare Fabrizio che è un gradino sotto di lei (si capisce dal finale).
Quindi mette in luce la divisione in classi della società che è un po’ accettata da Goldoni, però mette in crisi la nobiltà perché la nobiltà di quel tempo è decaduta.
Avete idea della società 700esca, specialmente in Francia, che cosa era prima della rivoluzione? C’era Luigi 16. I nobili vivevano con parrucche ecc… però era una vita dedita ai piaceri e al lusso. Erano quasi tutti proprietari terrieri, vivevano di rendita i nobili.
Quindi era diventata una classe che non faceva niente tutto il giorno e sarà oggetto di critica sia da parte di Goldoni sia da parte di Parini —> il giovin signore di Parini che viene messo in ridicolo nel giorno.
Quindi gli autori di quest’età (Goldoni, Parini e Alfieri) sono importanti nella misura in cui vivono il contesto storico nella quale sono inseriti e manifestano, oltre le idee che vanno verso i principi illuministici della rivoluzione e quindi l’idea di convivenza civile pacifica, di rispetto dei diritti umani, di laboriosità che è un elemento importante. Goldoni (rappresentante della classe borghese) mette in evidenza la LABORIOSITÀ della classe media rispetto ai nobili che invece sono oziosi, vivono di rendita e non sono più capaci di fare niente. Tanto è vero che, tra la fine del 700 e soprattutto nell’800, si assisterà ad una progressiva decadenza delle classi nobiliari proprio dal punto di vista anche economico perché saranno spesso ingannati da amministratori che sono molto più capaci di loro e riescono a prenderli in giro e a ridurli in miseria.
I nobili, anche nella locandiera, non ci fanno una bella figura perché uno è uno spendaccione (conte), l’altro è un avaro (marchese) e l’altro misogino (cavaliere) che alla fine cade pure nelle reti di Mirandolina. Quindi non c’è speranza che ognuno di questi rappresentanti possa rappresentare dei buoni valori.
Goldoni e la Commedia dell'Arte
Vita: Goldoni nasce a Venezia, nel 1707. Venezia allora era uno dei centri più liberi dal condizionamento ecclesiastico e continua in quest’età a manifestare questa libertà / spregiudicatezza anche nell’aderire ai nuovi movimenti di cui arrivano gli influssi da oltre mare.
È figlio di un medico, quindi è un rappresentante della classe borghese (classe laboriosa che è il nervo della società del 700) e viene mandato a studiare prima a Perugia.
* Le notizie biografiche le ricaviamo da un’opera che lui ha scritto alla fine della sua vita, in Francia, ed è intitolata “Mémoires” (le memorie) e qua ci parla di alcuni fatti importanti nella sua vita.
Poi viene mandato a fare gli studi superiori a Rimini da dove fuggirà ad un certo punto con una compagnia di commedianti e raggiungerà la madre a Chioggia. Poi viene avviato agli studi universitari in Leggi (è uno dei pochi letterati che è laureato, infatti lo chiamavano l’avvocato) e all’università di Pavia dove lì ha contrasti con il collegio in cui era ospitato perché aveva scritto una satira contro le donne della città e quindi viene espulso. Poi alla fine, sopratutto per la morte del padre che avviene nel 1731, è costretto ad affrettare il conseguimento della laurea e si laurea a Padova.
La Riforma del Teatro di Goldoni
Nonostante fosse laureato in leggi e abbia anche esercitato l’avvocatura per diversi anni, Goldoni manifesta sin da subito, come lui stesso ci racconta, questa vocazione per il TEATRO. Allora le compagnie di attori erano governate da un capo comico che era una sorta di regista il quale si occupava di tutto come, per esempio, di gestire la compagnia degli attori, quindi di esaminare chi dovesse far parte di questa compagnia che veniva chiamata, come a Roma, “il Gregge degli attori”. Il capo comico si occupava anche di prenotare / affittare i teatri e, a Venezia (patria - luogo più significativo per il Carnevale), fiorivano tanti teatri in cui c’erano rappresentazioni perché il pubblico era abituato ad andare a vedere le rappresentazioni teatrali.
La commedia dell’arte aveva preso piede soprattutto a Venezia. I maggiori attori della commedia dell’arte si trovavano lì, erano originari di lì o comunque del Veneto.
Quindi conosce a Verona un capo comico, IMER, che gli fa firmare un contratto per la scrittura di commedie per il teatro di San Samuele di Venezia. La collaborazione con questo teatro andrà dal 34 al 43 e sono anni significativi perché Goldoni, in questo periodo, già matura l’idea di voler riformare la commedia dell’arte.
Quali erano le caratteristiche di questa commedia? Non avevano un copione, quindi basavano tutto sull’improvvisazione (avevano un canovaccio). Poi c’erano le maschere, cioè i personaggi erano sempre gli stessi, quindi si puntava sulla bravura degli attori che interpretavano sempre lo stesso personaggio. Però, mentre all’inizio questo teatro divertiva e gli attori erano capaci di fare cose spettacolari, alla fine stava andando sempre sulla monotonia e sull’indipendenza delle azioni, delle scene e dei gesti. Per far ridere il pubblico ricorrevano alla volgarità del linguaggio.
Quindi alla fine era un teatro che Goldoni giudicava abbastanza arretrato e pesante, voleva riformarlo dando una parte precisa agli attori in maniera che non ci si basasse sull’improvvisazione, ma che ci fosse una trama definita e che fosse portatrice di valori morali secondo l’idea che è propria di tutta la letteratura dell’illuminismo.
Per far questo però, siccome il genere teatrale è un genere che si deve adattare ai gusti del pubblico (il rapporto è diretto e quindi devi fare in modo che il publico ti apprezzi perché altrimenti è un fiasco), Goldoni capisce che la riforma, che lui voleva fare, non poteva essere attuata tutta in una volta, ma gradualmente e questa fu la cosa più intelligente che fece. Quindi cominciò con una prima commedia, che è il “MOMOLO CORTESAN” (1738), a scrivere la parte del protagonista, mentre tutto l’altro era affidato al canovaccio.
Poi, nel 1743, completò questa sua riforma scrivendo le parti di tutti gli attori con la “DONNA DI GARBO”. Nel 43 finisce la collaborazione con il teatro di San Samuele e ci sono alcuni anni di interruzione dell’attività della scrittura teatrale da parte di Goldoni in cui si dedica esercitare l’avvocatura a Pisa.
Poi conosce un altro capocomico, MEDEBAC, che gli offre una collaborazione con il teatro Sant’Angelo sempre di Venezia, dal 1749 al 1753. In questi anni di collaborazione con Medebac, particolarmente fruttuosa fu la stagione teatrale dell’anno 50-51 in cui Goldoni promise al capocomico di scrivere 10 commedie e ne fece addirittura 17, quindi è l’anno della piena maturità di Goldoni.
⚠️ Nel 1750 scrive una commedia, la PAMELA (ispirata ad un romanzo inglese dallo stesso titolo di Richardson), in cui toglie per la prima volta tutte le maschere e quindi porta a compimento la riforma.
Inoltre, rispetto alla commedia dell’arte, approfondiva la psicologia dei personaggi; quindi li sottraeva al fatto di essere stereotipati / di essere delle maschere ripetitive e li dava una personalità / un carattere.
Nel 1753, che è l’ultimo anno di collaborazione con Medebac, scrive la LOCANDIERA che fu interpretata da un’attrice molto famosa: Maddalena Marliani.
Come ha fatto Goldoni a far digerire agli attori, che erano abituati a improvvisare, questo nuovo sistema di studiarsi la parte? Cercava di studiare la personalità degli attori e di adattare il personaggio a quell’attore in particolare. Quindi Maddalena Marliani fu identificata come l’attrice che più poteva impersonare il personaggio di Mirandolina nella Locandiera, ma fece così per molti altri personaggi delle sue commedie.
Finisce la collaborazione con Medebac e ne inizia un’altra, subito dopo, con VENDRAMIN, al teatro San Luca (sempre a Venezia). Con questo capocomico avrà un rapporto contrastato perché in quegli anni Goldoni dovrà patire l’opposizione di alcuni autori di commedie, Chiari e Gozzi, che gli criticheranno il fatto di aver abbandonato un teatro fantasioso e fantastico dove era presente ancora la commedia dell’arte perché l’obiettivo di Goldoni è anche quello di rappresentare delle vicende verosimili in linea con i principi illuministi. Lui doveva, nel suo teatro, rappresentare la realtà / il mondo per far sì che i borghesi vedessero rappresentate le proprie vicende quotidiane sul palcoscenico.
Sono anni difficili in cui incomincia a lavorare tipi di commedie basate su trame un po’ fantasiose e questo per andare incontro ai gusti del pubblico perché il pubblico condiziona sempre nella posizione teatrale. L’ultima fase di collaborazione con il teatro San Luca vede la produzione di commedie in cui, contrariamente a quanto aveva fatto nella fase più matura, se la prende anche contro la classe borghese. Commedie come “i Rusteghi” o “Sior Todero Brontolon” mettono in ridicolo personaggi della borghesia che ormai non sono più intraprendenti e attivi come prima, ma sono anche loro affezionati ai propri beni e quindi diventano avari.
Sempre di questa fase sono le “Baruffe chiozzotte”, ambientate a Chioggia (piccolo villaggio vicino a Venezia), dove vengono invece celebrate le virtù della povera gente, dei pescatori di Chioggia. Quindi sembra quasi che Goldoni si volga verso gli strati più umili della società e veda in loro quei fattori che prima aveva esaltato nella classe mercantile, cioè quei fattori di intraprendenza, di energia e di vitalità. Le baruffe chiozzotte sono scritte in dialetto chiozzotto che è una varietà del veneziano.
Nel 1762 fa rappresentare “Una delle ultime sere di carnevale” e con questa commedia si congeda dal pubblico veneziano per trasferirsi a Parigi perché accetta l’invito della compagnia italiana di teatro che stava in Francia e lì all’inizio è un periodo felice perché diventa precettore delle figlie del re. Quindi ha un’entrata fissa che gli consente di vivere agevolmente però la sua produzione teatrale, dal punto di vista della qualità, ne risente perché il pubblico francese non era abituato alle riforme che lui con tanta fatica aveva fatto in Italia.
Tra l’altro Goldoni riusciva a rappresentare nelle commedie proprio l’ambiente veneziano, quindi i borghesi si ritrovavano in quell’ambiente, in quei modi di fare ecc… era difficile invece riuscire a interpretare i gusti del pubblico francese, quindi la commedia di Goldoni fa un passo indietro dal punto di vista della caratterizzazione psicologica dei personaggi.
C’è ne solo una che i critici considerano di qualità ed è il “Burbero benefico”.
Il protagonista appare approfondito dal punto di vista psicologico, ma è un po’ estraneo all’ambiente che lo circonda.
Nell’ultimo periodo Goldoni subisce le ripercussioni della rivoluzione francese per cui gli viene tolta la rendita (89) di quando aveva servito il re e gli viene restituita soltanto nell’anno della morte. Nel 1793 morirà, in Francia, in miseria.
Letteratura: Come si comporta Goldoni ai principi illuministi che si stanno diffondendo?
Goldoni non è un rivoluzionario, cioè non pensa che la società debba essere rivoluzionata e governata dalle classi più povere. Lui dall’illuminismo apprende gli aspetti che mirano soprattutto alla convivenza civile e pacifica tra le varie classi sociali.
Critica la nobiltà perché secondo lui dovrebbe assumere un ruolo di guida nella società, un ruolo che non ha più e in questo è molto vicino a Parini perché anche lui non pensa che la nobiltà vada cancellata, ma che vada investita di quell’importanza che aveva un tempo; quindi c’è una sorta di nostalgia per i tempi passati in quanto la nobiltà si capisce che è decaduta e non dà più il buon esempio.
Goldoni apprende questo principio in cui tutti quanti nella società dovrebbero contribuire al suo benessere e quindi critica in particolare le classi nobili per questo motivo.
Nella fase centrale della sua produzione esalta invece la borghesia come portatrice di quei valori di intraprendenza, laboriosità ed energia che incarna il personaggio di Mirandolina.
C’è una prima fase nella produzione goldoniana che occupa le prime due collaborazioni (San Samuele e Sant’Angelo) in cui la borghesia è al centro delle sue opere: il mercante è attivo, energico e costituisce il fulcro della sua elaborazione. Quindi tutte le commedie scritte fino a questo periodo sono tese ad esaltare la borghesia e a rappresentarla nella sua quotidianità proprio per avere l’apprezzamento del pubblico —> un pubblico veneziano che amava veder rappresentare se stesso e la realtà quotidiana.
Poi, a partire invece dalla collaborazione con Vendramin, si assiste ad un periodo di crisi e questo periodo di crisi si giustifica anche con il fatto che molti borghesi della città di Venezia, per le vicende politiche, avevano perso i loro possedimenti oltre mare e quindi erano gelosi delle proprie ricchezze e non investivano più nel commercio, ma si assimilavano ai nobili come comportamento (gelosi delle proprie proprietà e avidi e avari).
Le figure dei Rusteghi e di Sior Todero Brontolon rappresentano questa borghesia che ha dimenticato le proprie qualità e virtù; si è rifugiata in una vita oziosa e per nulla comprensiva dei bisogni degli altri, sopratutto dei giovani che gli si oppongono e anche delle donne per cui Goldoni ha una grande simpatia, cioè rappresentano l’elemento energico / attivo della società.
* Nell’ultimo periodo, quello francese, scrive le MEMORIE dove ci riporta notizie importanti della sua vita che è rappresentata come una progressiva dimostrazione della sua vocazione per il teatro, cioè delle vicende della vita che lo portano a dedicarsi a quel genere sin dall’inizio quando ci parla della sua fuga da Rimini, ancora adolescente, con questa compagnia di commedianti.
Lui dice nella prefazione alla prima edizione delle sue commedie che due sono i libri su cui lui ha studiato e sono il:
MONDO = perché nelle sue commedie intende dare una rappresentazione verosimile della realtà e quindi per fare questo Goldoni girava per la città per osservare i comportamenti delle persone (aveva un quadro chiaro dei comportamenti reali)
Commedia dell’arte ricorreva all’assurdo / al fantastico e a personaggi fissi.
La sua proposta di riforma è rivoluzionaria.
Teatro = mondo della scena / rappresentazione
In parte avvalendosi anche dello studio dei testi antichi, che non rinnega (commedia plautina e classica), vede quali soluzioni siano migliori difronte al pubblico che ha davanti.
Per esempio la locandiera rappresenta 3 tipi di nobili: un conte, un marchese e un cavaliere.
Il cavaliere è toscano, il conte è napoletano e il marchese emiliano. Anche per la regione di provenienza lui dà ai personaggi delle caratteristiche particolari che si adattano bene per le loro origini. Quindi è uno studioso attento, oltre che del carattere, anche dell’ambiente.
Generalmente gli studiosi distinguevano le commedie di Goldoni tra commedie di carattere e commedie di ambiente, cioè le distinguevano in base al fatto che l’autore avesse dato più importanza ad un aspetto o all’altro. La commedia di carattere era per esempio la locandiera perché si svolgeva attorno al carattere di Mirandolina e le commedie d'ambiente, per esempio, i Rusteghi perché non c’è un personaggio principale, ma una serie di personaggi che danno un’idea dell’ambiente in cui vivono.
Questa distinzione per gli studiosi moderni non ha più ragione d’essere, nel senso che le commedie di Goldoni sono contemporaneamente di carattere e di ambiente; nessun carattere che lui rappresenta è spiegabile senza quell’ambiente che lo circonda. Ecco perché il fallimento delle commedie a Parigi: anche se lui tentava di rappresentare i caratteri, non si adattavano all’ambiente in cui operavano.
Lo vediamo molto impegnato nell’attività di collaborazione con la monarca illuminata del regno lombardo veneto, cioè Maria Teresa D’Austria.
Parini e l'Impegno Civile
Vita: Giuseppe Parini nasce nel 1729, in Brianza (una regione vicino a Milano), da una famiglia modesta. Il padre era un commerciante di seta. A 10 anni va ad abitare con la pro-zia a Milano perché questa pro-zia, Anna Maria Lattuada, gli promette una rendita solo alla condizione che, alla sua morte, si sarebbe fatto sacerdote; questo avviene e prende gli ordini nel 1754.
Si distingue per le sue doti letterarie, comincia a comporre delle poesie sin da giovane. Entra nell’accademia dei Trasformati che è un’accademia di indirizzo più moderato, rispetto a quella dei Pugni, a cui fanno capo tutti gli illuministi lombardi dai fratelli Verri a Beccaria.
Per guadagnarsi da vivere, per arrotondare la rendita, va a fare il precettore, siccome come era abitudine allora per i nobili avere precettori privati, anziché mandare i figli a scuola. Va a fare il precettore presso il duca Gabrio Serbelloni, però poi ad un certo punto va via, si licenzia per una discussione avuta con la moglie che aveva maltrattato la figlia del maestro di musica.
In seguito, negli anni successivi (dal 63 al 68), fa di nuovo il precettore per un’altra illustre famiglia: fa il precettore al figlio di conte Giovanna Maria Imbonati, Carlo, il quale poi diventerà l’amante di Giulia Beccaria. Nel 1768 cominciano a conferirgli i primi incarichi di collaborazione: il governatore di Milano lo mette a capo della rivista / gazzetta milanese e lo nomina poeta del teatro locale di Milano. Poi, nel 1769, va a ricoprire l’insegnamento di “belle lettere” nelle scuole Palatine che erano state istituite da Maria Teresa.
Le scuole Palatine verranno poi unite all’accademia di Belle Arti, trasferite nel palazzo di Brera.
Nel 1771 scrive il testo per un’opera lirica di Mozart, Ascanio in Alba, che era stata eseguita per le nozze di Ferdinando, figlio di Maria Teresa. Poi, nel 1791, viene nominato sovrintendente nelle scuole di Brera. Nel 1796 entrano le truppe napoleoniche a Milano e lui non viene punito per aver collaborato con il precedente governo, ma viene inserito in una commissione per l’istruzione e la religione; questo incarico dura poco per contrasti avuti col nuovo governo. Nel 1799 ritornano di nuovo gli austriaci a Milano e la politica che lui adotta in questo momento è sì di ringraziamento per gli austriaci che sono tornati, però con una posizione più critica e meno collaborativa nei confronti del governo anche perché a Maria Teresa si era sostituito Giuseppe 2, che aveva una politica più unitaria e meno dominata rispetto alla madre, e Parini in quello stesso anno muore.
Le Odi di Parini
Letteratura italiana: Parini è un autore che rappresenta abbastanza bene l’illuminismo, cioè principalmente il fare della letteratura o l’impegno civile; quindi per concepire la letteratura come uno strumento di impegno civile (almeno per quanto riguarda la sua prima fase che è quella di collaborazione con Maria Teresa). Anche se, rispetto al pensiero illuminista, presenta diverse differenze: si schiera contro la posizione religiosa degli intellettuali illuministi che o erano atei o erano aderenti al deismo e lui invece crede che la religione sia un ottimo strumento per garantire la convivenza civile dei popoli e per dare un messaggio morale. (Lui era cristiano - sacerdote)
Poi, per quanto riguarda i rapporti con l’illuminismo, critica il suo impegno e soprattuto la nobiltà; quindi si richiama ai principi ugualitari del cristianesimo e li concilia con questa idea di solidarietà di comunione fra i popoli e critica invece la classe nobiliare che è inutile intellettualmente, civilmente e anche economicamente e comincia da adesso il processo di decadenza della nobiltà che non si impegna più tanto per garantire le sue rendite e quindi a poco a poco, nel secolo successivo, molte famiglie andranno in decadenza.
Poi, per quanto riguarda il rapporto con gli intellettuali del caffè, non condivide l’idea del cosmopolitismo perché pensa che l’Italianità vada preservata, sopratutto per quanto riguarda la forma poetica; quindi lui è fedele alla tradizione che, dal punto di vista contenutistico, si richiama ai miti classici e, dal punto di vista della forma, predilige un linguaggio aulico / sublime anche se, soggetto anche lui alle mode del tempo, mischia questo linguaggio aulico ai termini scientifici.
Il risultato è che i suoi testi non sono di grande divulgazione cioè, pur essendo le odi della prima fase impegnate civilmente, non riescono a raggiungere un vasto pubblico proprio per la difficoltà della lettura (difetto degli italiani). Sarà così fino a Manzoni, non nella prosa perché gli intellettuali del caffè si aprono a un linguaggio più condiviso, però nella poesia perché qua gli italiani sono affezionati proprio a quel modo di poetare e non si distaccano neanche quando devono impegnarsi dal punto di vista civile, cioè dare un messaggio importante ad un vasto pubblico.
Poi è avverso Parini anche alla concezione che la letteratura debba essere strumento della scienza cioè, sempre per preservare la sua bellezza, ritiene che possa si anche diffondere contenuti scientifici, ma non debba mai essere sottomessa; quindi non debba tradursi in un linguaggio arido e caustico.
Poi altro motivo di differenza con gli intellettuali del caffè è il fatto che lui, come forma economica, prediliga l’agricoltura (appartiene infatti alla scuola fisiocratica) perché l’agricoltura, con la forma economica che si richiama alla terra e quindi alle origini, garantisce un onesto lavoro; quindi sostanzialmente è ricca di messaggi morali.
Nella sua produzione distinguiamo una PRIMA FASE in cui opera attivamente in collaborazione con il governo austriaco per delle riforme importanti che Maria Teresa attuò (a partire dall’istruzione con quest’istituzione della scuola di Brera) e compone, in questa prima fase, le ODI CIVILI —> componimenti poetici, in endecasillabi sciolti, che si rifanno molto alla tradizione e quindi prediligono un linguaggio elevato e che però per contrasto, dal punto di vista del contenuto, contengono dei messaggi civili importanti.
7 ODI (vanno dal 56 al 69): Tra queste, per esempio, ce n’è una che è stata intitolata L’INNESTO DEL VAIOLO che è un’esaltazione della scienza che è progredita siccome ha trovato una cura per questa malattia, quindi é un incoraggiamento a prendere fiducia davanti alle nuove scoperte come quella del vaccino.
Poi altra ode impegnata dal punto di vista civile è la SALUBRITÀ DELL’ARIA che parla dell’inquinamento della città di Milano.
Poi altra ode importante è la MUSICA dove si scaglia contro la moda di evirare i cantanti perché conservassero delle voci bianche. Moda barbara / incivile.
Poi la Vita rustica dove vediamo che c’è un’ideale fisiocratico, quindi di esaltazione della campagna e del lavoro della terra.
Poi l’impostura in cui si scaglia contro la corruzione e l’ipocrisia che regna nella città di Milano.
Poi altra ode importante, che prelude al giorno, è l’educazione che vuole dare dei consigli sul modo di educare i nobili.
E poi il bisogno che identifica, nella povertà, il bisogno di molti elementi delle classi sociali più basse di compiere delitti o rapine proprio perché spinti dalle loro condizioni economiche.
Poi, dopo questa fase, nella produzione delle odi c’è una fase intermedia dove Parini compone delle Odi occasionali che sono:
le NOZZE = evento celebrativo
la LAUREA = dedicata ad una donna che aveva preso una laurea (caso più unico che raro)
Queste odi sono del 1777.
Infine c’è la fase neoclassica, che va dal 83 al 95, dove Parini compone diverse ODI dove è quasi assente l’impegno civile e sono dette neoclassiche proprio perché c’è un gusto nuovo nello stile e nel tentativo di aderire a questa corrente del neoclassicismo che era appena nata.
Nasce nell’età napoleonica e vedremo che è completamente assorbito da queste nuove tendenze Foscolo e nasce sulla scorta dei ritrovamenti archeologici di Pompei che avvengono alla fine del 1700.
Però questa assenza di impegno civile è stata interpretata da alcuni studiosi come un nuovo indirizzo per le scelte politiche di Parini e un rifiuto di collaborare con il nuovo monarca Giuseppe II che intanto era più autoritario di Maria Teresa perché aveva fatto meno riforme, e poi privilegiava le scienze rispetto alla letteratura delle arti umanistiche; quindi c’è quasi un ripiegamento in se stessi, cioè non c’è più quella volontà di collaborare e quell’impegno che aveva sviluppato nei primi anni.
Poi l’opera più conosciuta è il Giorno —> poemetto didascalico e satirico che doveva essere composto da 3 parti:
- il mattino;
il mezzogiorno;
- la sera.
Quest’opera parla della giornata tipo, quindi non è una narrazione di una vicenda, ma prevale la parte descrittiva rispetto a quella narrativa perché il tempo è ripetuto, cioè è un tempo che non
segna una successione cronologica di eventi, ma riguarda la descrizione di una giornata tipica di un giovane nobile.
Parini si mette nelle vesti di precettore, cioè è impegnato a suggerire una serie di passatempi a questo nobile che vive quasi tutta la giornata nell’hotio.
Lo fa con un procedimento chiamato ANTIFRASI che è una forma di ironia, cioè dire una cosa e pensarne un’altra. E come si capisce che ne sta pensando un’altra? Si capisce perché quella cosa che viene detta è espressa in termini iperbolici.
In questo modo lui mette in ridicolo il personaggio del nobile, fingendo invece di apprezzare i suoi passatempi; quindi è un’ironia piuttosto spinta perché è un’ironia che dura per tutto il componimento e si avvale di queste immagini iperboliche / di questa esagerazione nella celebrazione di ciò che il nobile deve fare, quando in realtà non sta facendo niente di utile, sopratutto per la comunità.
Il progetto dell’opera era quello di distinguere le varie fasi della giornata. In realtà Parini pubblica il mattino nel 1763 e il mezzogiorno nel 1765; invece per la sera comincia durante questi anni, lavora continuamente e alla fine la divide in due: il VESPRO e la NOTTE —> queste due parti, che escono definitivamente solo postume, hanno cambiato un po’ lo spirito. Così come succede nel passaggio dalle odi civili alle odi della fase più tarda sembra che l’impegno civile venga via via sempre più a sfumare da parte di Parini e quindi il vespro e la notte non hanno più quel tono sarcastico / parodico che caratterizzava le prime due parti; quindi non sono significative dal punto di vista del progetto e dello scopo dell’opera.
Il tempo, che abbiamo detto si identifica con una giornata tipica del nobile, dà l’idea di un tempo banale cioè di un qualche cosa che, ripetuto così costantemente durante tutti i giorni, finisce per essere vano; quindi nella nobiltà viene messo in rilievo il fatto che sia diventata una classe inutile. Il tentativo di Parini sarebbe quello di rieducarla ai valori antichi; infatti contrappone continuamente la nobiltà antica, che si prodigava anche nella guerra per difendere la propria patria e per portare avanti dei valori che dovevano essere quelli propri di una guida per la società, alla nobiltà dei tempi presenti che ormai non serve più nulla e che ha disprezzo per gli altri.
Lo dimostra, per esempio, l’episodio della Vergine cuccia che parla di un servo che viene licenziato perché ha dato un calcio alla cagnolina della duchessa che la stava mordendo. Oppure un altro episodio è quando i nobili prendono le carrozze e si trasferiscono da una casa all’altra perché lo spazio è comunque sempre molto ristretto, si vive sempre negli ambienti chiusi; quindi, quando prendono le carrozze, le carrozze corrono all’impazzata , travolgono anche i passanti che non hanno nessuna colpa.
Quindi la contrapposizione tra la nobiltà che vive nell’hotio e i passatempi inutili.
Un’altra contrapposizione che viene fatta è con la classe dei contadini e degli artigiani che si svegliano quando i nobili vanno a letto, quindi prima che sorga il sole, e che pazientemente continuano a lavorare, come hanno sempre fatto, mostrando molta più dignità rispetto alla classe nobile. Questo non viene detto in maniera esplicita, ma sempre in modo ironico (con l’antifrasi).
All’interno del giorno sono inserite due favole: la favola di Amore e Imene e la favola del Piacere —> favole che vengono raccontate al banchetto dei nobili; queste sono narrate con procedimento antifrastico.
Il Piacere parla dell’origine della nobiltà e Parini dice che, secondo il mito, la nobiltà sarebbe nata in questo modo: all’inizio tutti gli uomini erano uguali, poi però agli dei dispiaceva questa monotonia, cioè il fatto che fossero tutti uguali e allora cercarono di differenziare gli uomini mandando un genietto / uno spirito (il piacere) che, volando sulla terra, riuscì a coinvolgere nel gusto per le cose belle soltanto una parte degli uomini (quelli più sensibili) e quindi questi col tempo si affermarono sopra gli altri e gli altri, che non apprezzavano abbastanza le cose belle, furono relegate al ruolo delle classi subalterne, condannati a lavorare la terra.
Invece Amore e Imene è la critica ad una moda che si stava diffondendo, anche in Italia, nelle classi nobili ed è il cosiddetto cicisbeismo che si riallaccia alla concezione dell’amor cortese dei cavalieri serventi. In questa favola marito e moglie potevano permettersi un’amante, cioè una persona che li dovesse accompagnare in tutti gli impegni quotidiani e che poi diventarono anche amanti; quindi era praticamente un adulterio legalizzato, addirittura certe volte, quando si faceva il contratto di matrimonio, si indicavano anche i nomi degli accompagnatori. Per spiegare questo Parini dice che in origine Amore e Imene, i due figli di Venere, inizialmente andavano d’accordo; però successivamente entrarono in conflitto per decretare chi dovesse avere più potere, allora Venere intervenne e divise i compiti: amore avrebbe sorvegliato gli amori di notte, quelli che non si vedono, e imene invece sarebbe stato protettore delle nozze (Catullo - canto imeneo = canto per le nozze); quindi a uno l’amore del giorno e all’altro l’amore della notte.
Anche Parini manifesta nel suo testo il fatto di essersi formato in un particolare ambiente culturale, cioè quello accademie del 700. Abbiamo parlato dell’Arcadia perché è quella che ha una più larga diffusione che comincia dalla prima metà del 700. Non c’era un intellettuale, in Italia, che non fosse iscritto a un’accademia. L’accademia promulgava un gusto che, dal punto di vista artistico e letterario, può essere avvicinato al rococò —> è questa ripresa dei classici in opposizione al barocco, ma di un classicismo che è molto lezioso, cioè che prende come riferimento la letteratura bucolica / pastorale; quindi particolari graziosi, il gusto per le belle cose ecc… ecco anche Parini, pur criticando i nobili, il loro lusso sfrenato e la loro oziosità, sembra che in certi passi del poema provi quasi piacere ad esprimere dei particolari, sopratutto degli oggetti d’arredamento delle case; quindi molti studiosi hanno notato questa ambiguità: da una parte li critica, dall’altra però ha quasi un gusto, che deriva dalla sua formazione accademica, nel descrivere questi particolari descrivendoli in tutte le loro particolarità e anche nelle loro bellezze.
Il 700 è il secolo in cui nelle case nobiliari si trova un concentrato di oggetti d’arredamento.
Il vespro e la notte non sono significative così come l’ultima fase delle odi e vediamo quindi che c’è questo ripiegamento di Parini in una sfera intatta e in un’amore per la letteratura che diventa fine a se stessa e un disinteresse per i fatti dell’attualità; è possibile che, in quest’ultimo periodo, come hanno detto alcuni studiosi, si stesse indirizzando verso le opinioni del caffè, che nella prima fase invece aveva contestato, in nome di un moderatismo che gli aveva comunque consentito di collaborare con il governo austriaco.
Alfieri e l'Inquietudine Romantica
Vita: Nasce ad Asti, nel 1749, e appartiene ad una famiglia aristocratica. Viene mandato da giovane a studiare alla Reale Accademia di Torino e poi, sempre in gioventù, compì il GRAN TOUR, che era riservato ai membri delle famiglie aristocratiche, cioè un giro di tutta l’Europa, e sta in giro per diversi anni (dal 1767 al 1772). A questi viaggi però non era spinto tanto da quello spirito cosmopolita da cui erano animati gli illuministi, ma più che altro aveva un bisogno: quello di cercare un senso alla sua vita, era tormentato dall’inquietudine interiore e in questo atteggiamento Alfieri anticipa lo spirito dell’intellettuale romantico che evade, cerca un’alternativa e quindi cerca anche di crearsi degli ideali a cui ancorarsi. Però di tutti i posti che vede, innanzitutto vede l’Europa centrale, la Francia e non approva la monarchia assoluta perché è un potere che limita troppo la libertà dell’individuo. Invece si appassiona molto agli Stati dell’Europa settentrionale, in particolare i paesi Scandinavi, e rimane impressionato da questi luoghi in sfida perenne con la natura, questi paesaggi tenebrosi / oppressi dal gelo che toccano un po la sua anima.
Quando ritorna in patria si innamora di una marchesa, Gabriella Turinetti di Prié, ma è un amore non corrisposto. In seguito alla delusione amorosa, conosce un periodo di forte sconforto. Nel 1773 scrive “Schizzo del giudizio universale” che è una satira contro la nobiltà e poi, nel 1774, la sua prima tragedia intitolata “Antonio e Cleopatra”; entrambe le opere sono scritte in francese.
Per i nobili di quel tempo il francese era la seconda lingua.
Il 1775 è quello che viene definito da lui stesso “l’anno della conversione”, conversione definitiva alla letteratura e in particolare alla forma tragica. Quindi porta a termine la tragedia che aveva iniziato e ne scrive anche altre passando dal francese all’italiano. Per affinare la preparazione linguistica / conformarsi alla tradizione italiana va a soggiornare in Toscana, dal 1776 al 1780, e qui conosce un’altra donna che diventerà poi l’amante della sua vita —> una donna sposata con il pretendente al trono d’Inghilterra, la contessa di Albany.
Nel 1783, a Siena, pubblica una prima edizione delle sue tragedie. Poi dal 1785 va a vivere a Parigi con la sua amante e ci sta fino al 1792; qui a Parigi, tra l’87 e l’89, pubblica la seconda edizione delle sue tragedie.
Difronte alla rivoluzione francese inizialmente prova un grande trasporto, sembra appoggiare la ribellione; poi con l’instaurazione del regime del terrore si ritira disgustato, anzi è costretto a fuggire da Parigi con la compagna e ritornare in Toscana (dove muore nel 1803).
⚠️Per quanto riguarda la sua vita privata, nel 1788, rinunciò all’eredita paterna a favore della sorella in cambio di un vitalizio, cioè di uno stipendio / un’entrata fissa. (I nostri parlamentari hanno i vitalizi)
Le Tragedie di Alfieri
Letteratura: Vive in un’epoca di transizione, cioè si è formato agli ideali illuministici, quindi rimane anche lui convinto di alcune teorie filosofiche illuministe come, per esempio, il materialismo; però manifesta già dei segnali che sono anticipatori di quello spirito romantico che poi si formerà.
Primo elemento che lo colloca in epoca romantica è quest’inquietudine interna di cercare qualche ideale per dare un senso alla sua vita —> questa inquietudine esistenziale che è tipica degli intellettuali del romanticismo, cioè è una perenne insoddisfazione / una ricerca di un’ideale sublime e mai raggiungibile che poi si sposa un po’ anche con la sua educazione aristocratica; quindi con la convinzione di essere un personaggio d’eccezione, una sorta di megalomania che lo pervade dagli anni dell’infanzia fino alla maturità.
In che cosa differisce dall’illuminismo? Intanto contesta l’idea cosmopolita.
Gli illuministi pensavano di essere cittadini del mondo, lui invece è contrario a quest’idea. La sua ansia di viaggiare è spinta soltanto da un suo bisogno personale / da una sua inquietudine e anzi, nell’ultimo periodo della sua vita, manifesta anche ideali nazionalisti.
Poi contesta anche l’ateismo: non si può dire un credente neanche lui, però ha un’idea quasi mistica della ricerca dell’infinito; quindi di un qualche cosa che possa sublimare l’esperienza umana e renderla significativa.
Contesta agli illuministi il valore dato da questi alla scienza / al progresso: secondo lui (ma questo lo pensava anche Parini) la letteratura è disgiunta dalla scienza perché non può soffocare l’istinto dell’autore, cioè l’ispirazione poetica che può venire solo dal culto della bellezza e dell’arte.
Contesta poi la fiducia / l’ottimismo nelle possibilità umane perché secondo lui l’uomo è fragile e impotente. E poi ha un po’ un’ideale aristocratico di intellettuale cioè, per esempio, le sue tragedie furono raramente rappresentate in teatro perché ripudiava il pubblico borghese del teatro e quindi le fece rappresentare spesso in privato, a casa, dove anche lui recitava delle parti. Quindi un’ideale solitario / di uno sdegnoso isolamento.
Come è insicuro dal punto di vista ideologico, lo è anche dal punto di vista politico perché contesta la monarchia assoluta in quanto secondo lui priva l’uomo della libertà di poter agire, concentrando i poteri nelle mani di uno solo; però ad un certo punto giustifica la tirannide perché, solo sotto la tirannide, l’uomo può attuare gesti di ribellione e di eroismo contro il tiranno e quindi avere la possibilità di diventare glorioso. Il cosiddetto titanismo diventa um tema portante in tutte le sue tragedie, in particolare quelle della prima fase (cioè l’opposizione eroica ad un regime assoluto).
Contesta la borghesia perché troppo occupata a perseguire il successo economico e quindi è troppo interessata a un’ideale vile per cui non va molto d’accordo, però disprezza anche la plebe perché è ignorante.
L’unica sua soddisfazione è costituita dalla letteratura tragica a cui si dedica a partire dal 1775. Nella letteratura tragica lui trova il campo per soddisfare tutte le sue irrequietudini e per trovare un senso alla sua vita, anche se spesso nelle sue tragedie viene rappresentato un eroe che combatte contro la tirannide e contro l’oppressione e che però viene quasi sempre sconfitto. Quindi è vero che celebra il titanismo, ma allo stesso tempo evidenzia la debolezza umana —> queste sono caratteristiche tipiche dell’ intellettuale romantico.
Quello che non è propriamente del romanticismo è questa concezione aristocratica della letteratura: noi vedremo che il romanticismo italiano sarà civilmente impegnato perché noi avremo un problema grosso da risolvere in quegli anni, cioè il problema dell’unità d’Italia; quindi generalmente gli intellettuali italiani romantici sono anche risorgimentali, sono patriottici e quindi hanno a cuore l’interesse a fare la propria letteratura un veicolo di informazione e messaggi civili. A differenza di quella europea che invece è una letteratura isolata perché, in Europa, sono più avanti di noi; arriveremo a questo isolamento dell’intellettuale quando attecchirà l’industria anche da noi, cioè dovremmo aspettare l’unità d’Italia.
Alfieri anticipa il romanticismo europeo.
Che cosa ha scritto? La sua produzione più vasta è la raccolta delle tragedie pubblicate in due edizione ma, prima delle tragedie, lui compose anche satire che sono scritte in terzine, in versi, e affrontano i temi politici.
Satire: In una satira intitolata “I Grandi” contesta l’aristocrazia e qui riprende un po’ Parini perché dice che l’aristocrazia non è più in grado, come l’aristocrazia dei tempi passati, di svolgere il ruolo di guida per la società; non ha più quella serietà e quei principi morali che avevano ispirato la nobiltà del passato.
Poi “Nella plebe e sesquiplebe” (plebe a metà = borghesia) —> polemizza sia contro la classe plebea, che è ignorante, sia contro la borghesia che ha sostituito ai valori dell’intelletto i valori economici.
Poi “nell'antireligioneria” difende la religione contro l’ateismo propagandato dagli intellettuali illuministi. E nella “Filantropineria” contesta il principio filantropico degli illuministi.
Filantropia = era l’amore verso il prossimo, il considerarsi tutti uguali perché i diritti dell’uomo sono tutti uguali
Quindi li contesta affermando la necessità che la nobiltà sia superiore a tutti gli altri, quindi la difesa dei privilegi aristocratici.
Poi nel “Commercio” contesta l’attività economica che invece era esaltata dalla classe borghese e, come Parini, aveva fatto celebre invece la grande proprietà terriera.
Queste composizioni sono satire e dalla satira antica riprende l’elemento dell’ironia e la varietà degli argomenti stando su un piano economico e politico.
Trattati: Poi ci sono delle opere in prosa dedicate all’argomento politico dove lui cerca di esporre le sue idee contraddicendosi.
Il primo è il trattato della Tirannide —> la tirannide è contestata da una parte perché nega la libertà dell’individuo, però dall’altra è vista anche come necessaria perché nei regimi tirannici l’individuo può esprimere il suo eroismo titanico arrivando o ad uccidersi o ad uccidere il tiranno stesso. Qui manifesta anche l’odio per i regimi illuminati (paternalistici come quello di Maria Teresa) perché mascherano la concentrazione dei poteri sotto l’apparenza di concessioni e di riforme.
Poi il secondo è il trattato del Principe e delle Lettere —> qui trova una soluzione al problema della tirannide. In un regime tirannico l’intellettuale deve volgersi alla letteratura, sfogare nella letteratura tutte le sue irrequietudini; quindi in quest’opera esalta la superiorità della poesia su ogni altro genere di attività (anche sull’attività politica).
E poi l’ultimo trattato è il Misogallo che è un misto in prosa e versi, scritto nel 93.
Misogallo = odio contro i galli, quindi contro i francesi colpevoli di aver fatto sbocciare la rivoluzione francese nel regime del terrore e poi anche contesta Napoleone che era appena arrivato in Italia e si augura che i francesi vengano scacciati dall’Italia.
Commedie (sempre di carattere politico) —> Le commedie sono 4:
l’uno = monarchia
i pochi = oligarchia
i troppi = democrazia
l’antidoto = costituzione mista (idea che risale e Polibio e dopo anche a Cicerone)
Però la produzione più notevole è quella delle tragedie. Abbiamo 3 fasi nella tragedia di Alfieri.
Fasi della tragedia.
Nonostante tutta la sua ribellione ostentata, quello che fa Alfieri è di obbedire alle regole aristoteliche nella composizione della tragedia, quindi unità di luogo, di tempo e di azione; quindi ha bisogno di obbedire a certi canoni una forma rigorosa difronte ad una materia complessa.
Qual è il male di obbedire alle regole aristoteliche? È molto difficile poter descrivere l’evoluzione di una passione nel breve spazio di quel tempo perché certe passioni hanno bisogno di più tempo per essere spiegate e per individuare una gradualità progressiva nella loro maturazione.
Però Alfieri in linea di massima, soprattutto nell’ultima fase, riesce a soddisfare questo requisito. Le tragedie di Alfieri sono delle opere pregevoli.
La prima fase ha soprattutto titoli tratti dalla tragedia classica, quindi riguardano miti classici.
Il protagonista è quasi sempre un eroe che sfida il destino o il volere degli dei e ne esce sconfitto. Quello che viene celebrato in questa tragedia della prima fase è il titanismo.
Titani = semidei che si oppongono a Zeus
Il titano è il nome che serve a definire uno che sfida il potere costituito per una soddisfazione / una libertà. Il più famoso è Prometeo che si era ribellato perché Zeus aveva sottratto il fuoco agli uomini e lui lo aveva riportato e allora, per punirlo in maniera definitiva, l’aveva legato e condannato a essere mangiato nel fegato da un’aquila per poi rigenerarsi ogni volta. Da questa pena lo salva Ercole che era figlio di Zeus; quindi per non togliere il merito ad Ercole, Zeus lo perdona. Però Zeus gli aveva mandato anche un’altra punizione: Pandora.
Poi c’è una fase intermedia in cui si dà molta importanza all’intreccio e si sperimentano anche tematiche diverse: la più celebre in questo periodo è la congiura dei pazzi, a Firenze (avevano ammazzato il fratello di Lorenzo il magnifico).
Poi l'ultima fase (più bella) in cui si dice che è la crisi del titanismo perché i protagonisti di questa fase riconoscono le proprie debolezze e combattono prima di tutto con la loro mente (con i problemi psicologici); quindi non tanto un avversario esterno, quanto un conflitto che avviene all’interno di loro stessi. Questa fase è il culmine della tragedia di Alfieri, cioè quella dove dà le prove più belle della sua arte perché si manifestano più chiaramente i segni del romanticismo che sta per avvenire. (Indagine così profonda sull’animo umano, sui conflitti interiori che sono quelli che causano la crisi)
Tra queste opere le più celebri sono due:
il Saul = era il re di Israele
Qua si narra di questo contrasto tra Saul e il genero David. Saul immagina che David gli voglia sottrarre il regno e quindi David è costretto a stare in isolamento perché ha paura del suocero. Anche se la figlia (la sposa di David) e il fratello di lei tentano di convincere il padre che David è affidabile, lui inizialmente ci crede, quindi gli dà il comando delle truppe perché in quel momento Israele era minacciata dai Filistei, poi però continua a sospettare, pensa sempre che David gli voglia sottrarre il regno e rimane sconfitto dalle sue stesse paure perché esilia David e poi l’esercito israeliano rimane sconfitto; quindi lui, non avendo altre alternativa, capisce di aver fallito e si uccide.
la Mirra = è una tragedia che sposta il dramma individuale psicologico all’interno di una persona comune perché Mirra è tormentata da un’amore segreto per il padre.
I genitori non capiscono perché lei sia talmente tormentata da non voler sposare il suo promesso sposo. Lei ovviamente non può confessare la verità. Lo svela solo alla sua nutrice. Quindi il dramma non viene svelato se non alla fine in cui presa dalla disperazione, condotta all’altare e rifiutando l’amore dello sposo, alla fine decide di uccidersi per porre fine alle sue sofferenze. E solo alla fine i genitori apprendono qual è il vero problema di Mirra.
Quindi è un dramma interiore che riguarda una persona comune, è un dramma meno importante dal punto di vista sociale perché non si tratta qui di un governatore, ma di una persona comune che viene presa da una passione incestuosa e che morirà vittima proprio dalle sue stesse passioni.
Si vede come la tragedia di Alfieri si sia evoluta per cui dal conflitto prima esterno tra un sostenitore di un’ideologia eroica e un oppositore, si è sostituito qui un dramma psicologico / interiore che aprirà la strada per l’età romantica.
Quindi Alfieri è un intellettuale chiave perché ci aiuta a comprendere il periodo di passaggio dall’illuminismo all’età successiva dove si maturano nuovi ideali. Anzi, in Europa, si sta già presentando perché, già dalla seconda metà del 700, si comincia a parlare di correnti pre romantiche —> tra queste una fra tutte, quella che si dice che abbia dato origine al movimento romantico: lo STUMUNDRAG, un gruppo di intellettuali tedeschi riuniti sotto questo nome. Il nome vuol dire “tempesta e assalto” e indica la volontà di ribellione di questi intellettuali, il loro isolamento rispetto a una società che predilige altri valori (economici) e quindi l’intellettuale si sente sempre più isolato e cerca di manifestare le sue idee in movimenti che invece puntano verso altri ideali (genio creatore, nazione, dove si esprimono i sentimenti dell’autore ecc…)
⚠️ Alfieri ha scritto un testo dove narrava la sua vita, un testo autobiografico, intitolato “LA VITA”. Ci si dedica a partire dal 1790, come per il Memoires (memuar) di Goldoni, anche la vita di Alfieri è la storia di una vocazione letteraria, cioè vuol mostrare come sin dall’inizio lui fosse portato per quella strada; quindi molte notizie che abbiamo sulla sua biografia le ricavavamo da lui stesso. All’inizio della vita lui dà delle indicazioni teoriche per chi deve comporre poesia e dice che, quando uno deve comporre tragedie, deve attraversare 3 fasi:
- ideare;
- stendere;
- verseggiare.
La prima fase è quella dell’ispirazione poetica, cioè quando uno ha un’idea.
Alfieri dice che è la fase più importante perché anche se l’idea non si concretizza subito e passa un po’ di tempo, se è buona, resiste; mentre se è fallimentare, si vede subito nelle fasi successive, cioè non si può più andare avanti. Quali sono le fasi successive? Lo stendere in prosa in modo ordinato gli argomenti, quindi stendere un copione di massima della tragedia, e l’ultima fase è l’elaborazione in versi che è la fase più raffinata; però lui dice, se non è buona l’idea originale, tutto quanto cadrà. (Atteggiamento romantico).
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali differenze tra il Barocco e l'Illuminismo?
- Qual è il ruolo dell'Accademia dell'Arcadia nel passaggio dal Barocco al Rococò?
- Come ha influenzato la Rivoluzione Industriale la società del 700?
- In che modo l'Illuminismo ha contribuito ai Diritti dell'Uomo?
- Qual è l'importanza del cosmopolitismo nella cultura illuminista?
Il Barocco si concentrava sull'irrazionalità e l'appariscenza, mentre l'Illuminismo enfatizzava la natura e la ragione, opponendosi all'oscurantismo e promuovendo la scienza e la libertà intellettuale.
L'Accademia dell'Arcadia promuoveva un'arte classica elegante e sobria, in contrasto con la maestosità del Barocco, favorendo uno stile grazioso e morale che si diffondeva tra gli intellettuali italiani.
La Rivoluzione Industriale, grazie all'invenzione della macchina a vapore, ha trasformato la società in una società di massa, creando una nuova classe proletaria e portando a un rapido progresso scientifico e commerciale.
L'Illuminismo ha portato alla formulazione di dichiarazioni dei diritti dell'uomo, enfatizzando la ragione e opponendosi all'oscurantismo, promuovendo idee di libertà, uguaglianza e felicità.
Il cosmopolitismo illuminista univa intellettuali di diverse nazioni sotto ideali comuni di ragione e progresso, promuovendo una cultura globale basata sulla scienza e la diffusione del sapere.