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In classe senza voti, uno studente: "Ci prendono in giro ma io mi sento fortunato" articolo

Niente voti per interrogazioni e compiti in classe, né pagelle di metà quadrimestre. E' il metodo adottato dall'Istituto 'Marco Polo' di San Bartolo a Cintoia, a Firenze. Un esperimento a tutti gli effetti che ha spedito in 'pensione' il tradizionale sistema di valutazione basato sui voti numerici e che vede protagonisti 26 studenti di una classe prima del liceo linguistico.

É l'unica scuola in Toscana ad avere adottato questo criterio, mentre su tutto il territorio nazionale si contano una trentina di casi uguali.

La redazione de 'Il Corriere della Sera' ha trascorso una giornata insieme a questi alunni e ai loro prof, per cercare di capire come funziona la scuola senza voti e se davvero gli studenti ne traggono giovamento.

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Il sistema funziona molto semplicemente: in occasione di interrogazioni o verifiche, i prof non assegnano più voti numerici, ma giudizi di tipo descrittivo, con il voto vero e proprio che arriva solo alla fine dell'anno. La metodologia è basata “sul lavoro cooperativo, sulle relazioni all’interno del gruppo classe e sullo sviluppo delle competenze trasversali” fanno notare i prof intervistati. Tra i ragazzi gli umori sono contrastanti, ma da tutti traspare un certo senso di serenità.

I miei amici mi prendono in giro, dicono che frequento la scuola dello scherzo, ma io mi sento fortunato perché nella mia classe si è instaurato un clima di collaborazione e studio meglio” spiega Federico, il primo dei 26 studenti a essere intervistato dal quotidiano. Un altro studente, invece, ha rivelato di non essere molto convinto del nuovo sistema: “Io preferisco i voti mi fanno capire subito come sono andato a un’interrogazione, sono sintetici e più chiari”. “Io invece studio megliointerviene Matildeè più divertente, con i compagni c’è uno scambio continuo e quando non so una cosa imparo anche da loro”. 

A inizio anno studenti e famiglie non sapevano che avrebbero fatto lezione in questa maniera. Così c'è chi ha accolto con entusiasmo la nuova metodologia, ma anche chi si è detto spiazzato. Non deve essere facile per ragazze e ragazzi, abituati da otto anni ad essere giudicati con numeri e segni, adattarsi al nuovo approccio. Ma quando poi entrano nel meccanismo vedono i vantaggi: “I miei amici delle altre scuole — fa notare Niccolò — mi dicono: 'che ti prepari a fare? Tanto i professori non ti mettono il voto'. Io però studio lo stesso e mi sento più rilassato, più tranquillo quando vengo a scuola.

 

Imparare divertendosi

Stiamo facendo fatica a scalfire l’idea, il voto è rassicurante pure per i ragazzi, in genere per quelli che ottengono voti buoniha spiegato Francesco Filipperi, docente di tedesco. “Ma quello che mi ha spinto ad aderire a questo progetto, oltre alla voglia di cambiare e rinnovare qualcosa nel mio modo di lavorare è questo continuo: allora il voto? Allora la media? Non ne potevo più. È rassicurante e anche più facile, metti il voto, scrivi velocemente il commentino e si fa molto prima. Era diventato l’unico obiettivo per i ragazzi, allora ho detto: proviamo a spostare l’attenzione da quel voto a un percorso: alle cose che so, che non so, cosa devo recuperare, cosa devo migliorare, cosa ho già consolidato. E questo non è sempre numericamente esprimibile” ha detto l'insegnante di lingua. E per chi pensa che la scuola senza voti possa trasformarsi nella 'scuola dello scherzo', la preside ha un messaggio: “Quando si capirà che si può imparare anche divertendosi, non per forza angosciandosi, avremo fatto un grandissimo passo in avanti”.