
A causa del perdurare dell'emergenza sanitaria e dell'aumento di casi anche, e soprattutto, all'interno della scuola, il governo ha recentemente modificato le direttive sulle quarantene che gli studenti devono seguire in presenza di uno o più contagiati. Le regole però non sono sempre chiare.
In particolare per quanto riguarda gli studenti di scuole medie e superiori. I vaccinati o guariti da meno di 120 giorni o con dose booster, infatti, in presenza di compagni positivi in aula, non dovranno fare la quarantena, ma potranno seguire le lezioni in presenza senza obbligo di tampone.
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Positivi in classe: gli studenti vaccinati non devono fare il tampone
Arriva dal Governo un chiarimento in merito allo svolgimento della quarantena da parte delle scuole: i ragazzi che hanno completato il ciclo vaccinale (o sono guariti dal virus) da meno di 120 giorni o che hanno ricevuto la dose booster, potranno continuare a seguire le lezioni in presenza, sottoponendosi a regime di autosorvegliarza, che consiste nell'uso obbligatorio delle mascherine Ffp2 in aula per 10 giorni, senza dover effettuare il tampone, a meno che non si siano sviluppati dei sintomi nel corso dei giorni.
Per tutti gli altri studenti, non vaccinati o vaccinati da più di 120 giorni, in presenza di più di due contagi in classe, dovranno svolgere la quarantena e seguire lezioni solo in Dad.
Bianchi lavora per semplificare le procedure di gestione dei casi positivi a scuola
Studenti, genitori, docenti e dirigenti scolastici dal rientro dalle vacanze hanno sviluppato un coro unanime contro la gestione dei casi positivi in classe. Troppe regole, differenti in base all'ordine e grado della scuola, e confusionarie: questo il reclamo più sentito fatto al governo e al Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi.
E' lo stesso capo del dicastero di Viale Trastevere a rassicurare, promettendo delle modifiche che possano aiutare a unificare i comportamenti tra gli studenti, soprattutto in caso di rientro a scuola dopo la malattia da Covid.
Bianchi starebbe pensando, riferisce Il Sole 24 Ore, a una "certificazione di fine malattia" che potrà essere rilasciata dai pediatri o medici di base, come avviene già per altre patologie.