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Bocciato, ricorre per la versione di latino "troppo difficile": ma il Tar non lo salva articolo

A volte è difficile accettare una sconfitta. Potrebbe essere questa la morale della storia che vede come protagonisti i genitori di uno studente iscritto al primo anno di liceo scientifico, rimandato perché carente in alcune discipline.

Vedendo il figlio non ammesso al secondo anno, i genitori hanno pensato di rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale, portando diverse argomentazioni sull’illegittimità di alcune dinamiche. Il Tar, però, non lo ha salvato e i genitori dello studente hanno deciso di appellarsi al Consiglio di Stato: questa volta hanno inserito nelle motivazioni la presenza di una versione di latino molto difficile e non adatta alla preparazione degli studenti iscritti al primo anno che sarebbe stata addirittura la causa della bocciatura. Ecco la vicenda completa.

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I genitori di uno studente iscritto al primo anno di liceo scientifico non ammesso alla classe successiva hanno deciso di fare ricorso al Tribunale amministrativo della loro regione per chiedere l’annullamento della bocciatura. Come riportato da Orizzontescuola, tra le motivazioni, i genitori hanno evidenziato la mancata attivazione da parte della scuola dei corsi di recupero e il non aver ricevuto adeguate spiegazioni circa il giudizio negativo dato dai docenti al ragazzo. I genitori hanno poi denunciato l’illegittimità della composizione dei lavori del collegio dei docenti che ha valutato lo studente e una serie di dinamiche a loro avviso irragionevoli. Analizzando il caso, il Tar, tuttavia, ha osservato che in realtà i corsi di recupero erano stati attivati e analizzando gli atti scolastici ha scoperto che la madre non aveva concesso la partecipazione al proprio figlio, seppur a conoscenza delle sue lacune scolastiche. Il Tar ha dunque rigettato il ricorso e i genitori hanno deciso di continuare con la richiesta di ottenere l’annullamento della bocciatura del figlio appellandosi al Consiglio di Stato.

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I genitori hanno dunque inserito nelle loro motivazioni la difficoltà del figlio a svolgere la versione di latino, ritenuta non adatta a studenti del primo anno. Anche il Consiglio di Stato, però, come il tribunale amministrativo regionale, ha rigettato la richiesta ed è stato chiarito che “le valutazioni delle Commissioni di esame in materia scolastica sono connotate da discrezionalità tecnica ed espressione di un giudizio riservato dalla legge ai suddetti organi, che riflette specifiche competenze solo da essi possedute”. La versione di latino, dunque, era adatta alla preparazione acquisita da un qualsiasi studente dopo un'anno di studio di latino e per questo la motivazione dei genitori non aveva motivo di sussistere.
Del resto, anche l’organo di rilievo costituzionale ha evidenziato dopo aver esaminato la documentazione del caso come lo studente avesse avuto una caduta di rendimento durante l’anno scolastico. Non solo, se il voto di due materie a fine anno era 5, all’esame integrativo il suddetto studente aveva preso 4, senza mostrare nessun margine di miglioramento. Anche per questo, lo studente non meritava di passare all’anno successivo.