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Tutti gli sbocchi lavorativi dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza

Gli studenti che, una volta ottenuto il diploma di Maturità, hanno intenzione di continuare gli studi, accanto alle proprie passioni e attitudini, devono necessariamente considerare anche gli sbocchi lavorativi a cui un determinato percorso di studi prepara.


Uno dei corsi di laurea che riscuote più successo in termini di immatricolazioni è sicuramente quello in Giurisprudenza che conta ogni anno un grande numero di iscritti. Questo corso di laurea offre una preparazione approfondita nelle materie giuridiche e amministrative ma anche nelle discipline tributarie, economiche, di ambito penale, civile o in materia di diritti della famiglia o del lavoro. La specializzazione che ognuno sceglierà sarà determinante infatti per scegliere la direzione di propri studi tra le diverse materie.

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Laurea in Giurisprudenza: gli sbocchi lavorativi

Il corso di laurea in Giurisprudenza si configura perlopiù in una laurea magistrale a ciclo unico della durata di 5 anni, anche se in alcuni atenei esistono anche formule con percorsi di laurea triennale. In ogni caso, nella maggior parte delle professioni a cui è possibile accedere con la laurea in Giurisprudenza, il solo titolo triennale non è sufficiente per immettersi nel mondo del lavoro.
È chiaro quindi che completando una laurea magistrale in Giurisprudenza, gli sbocchi professionali da intraprendere, si arricchiscono di tante possibilità diverse dall’attività di avvocatura vera e propria che inizialmente, per essere avviata, richiede un investimento di capitale.
Vediamo allora tutti i possibili sbocchi lavorativi a cui è possibile accedere con il titolo di laurea in Giurisprudenza.

  • Avvocato
  • Per diventare avvocati, dopo aver conseguito il titolo di laurea magistrale, è necessario fare due anni di praticantato, una sorta di tirocinio presso uno studio legale a titolo gratuito o al massimo con un rimborso spese. Una volta conclusi i due anni di tirocinio, bisogna superare un Esame di Stato molto complicato strutturato in tre prove scritte (redazione di due pareri, uno civile e l’altro penale; redazione di un atto giudiziario che verte su determinati argomenti) e una prova orale (discussione su almeno 5 materie di giurisprudenza scelte dal candidato e sulla deontologia e sulla pratica forense).
    A questo punto, in base alla specializzazione scelta, si può esercitare la professione di avvocato sia in proprio, aprendo uno studio personale, sia presso studi di altri avvocati già avviati.

  • Notaio
  • Una delle professioni più remunerate in assoluto e per questo più ambite è quella di notaio, anche se riuscire a diventarlo è spesso un’impresa impossibile. Anche in questo caso è previsto il superamento di un Esame di Stato ma ciò rende ardua l’impresa di diventare notai è il numero limitato di posti che vengono definiti in base a criteri demografici. Il numero dei posti, solitamente molto ristretto, è stabilito infatti da un concorso pubblico che è indispensabile superare.

  • Magistrato (Giudice o Pubblico Ministero)
  • Tutti i magistrati sono dipendenti dal Ministero di Grazia e Giustizia. Per aspirare a tale professione, alla laurea in Giurisprudenza deve necessariamente seguire la frequenza presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali, sostitutiva dei due anni di praticantato obbligatorio per gli avvocati. A differenza di questi ultimi però, nel caso dei magistrati, la frequenza del tirocinio, in qualità di uditore giudiziario, è prevista dopo il superamento del concorso. In questo caso il tirocinio viene pagato e alla sua conclusione è possibile ricoprire il ruolo di magistrato, di inquirente o di giudicante.
    La prova di concorso consiste in una prova scritta divisa in tre atti in cui è richiesta la conoscenza di specifici argomenti in materia legale.
    L’impiego da magistrato è un lavoro delicato e complesso poiché consiste nell’amministrare la giustizia facendo le veci dello Stato a cui si appartiene.

  • Consulente del lavoro
  • Con la sola laurea in Giurisprudenza è possibile accedere alla professione di consulente in materia di lavoro. La mansione di consulente prevede infatti l’attività di organizzare i contratti lavorativi, di dare pareri in qualità di perito e di gestire gli aspetti fiscali e contributivi presso aziende o privati.

  • Diplomatico
  • Lavorare come diplomatico presso un’ambasciata rappresenta sicuramente una posizione prestigiosa. Tra i requisiti per ricoprire una tale carica è richiesta la laurea, in cui rientra quella in Giurisprudenza. Accanto al titolo accademico, è necessario possedere anche la conoscenza di almeno due lingue straniere e superare un concorso.

  • Funzionario o dirigente della PA
  • Per diventare funzionari e dirigenti della Pubblica Amministrazione è richiesta la laurea, e fra le favorite svetta proprio quella in Giurisprudenza. È richiesto comunque il superamento di un concorso pubblico per accedere a tale professione.

  • Impiegato in assicurazioni e banche
  • Con una laurea in Giurisprudenza è possibile aspirare al ruolo di dirigente presso le assicurazioni o le banche, una professione ben remunerata.

  • Docente di materie legali
  • Con la laurea in Giurisprudenza, integrando eventuali CFU mancanti per accedere all’insegnamento, è possibile ottenere una cattedra nella classe di concorso corrispondente, sia presso le scuole secondarie sia di livello accademico. Anche per la strada dell’insegnamento sarà necessario comunque superare un concorso per diventare docenti di ruolo, senza essere più supplenti e precari.