
Stiamo parlando di Margherita Tercon che, prima di essere una content creator, è innanzitutto una sibling.
Termine che viene utilizzato per indicare fratelli e sorelle di persone con disabilità. Difatti, insieme al fratello Damiano ha messo in piedi un trio artistico per sfatare sui social stereotipi e luoghi comuni sull'autismo.Margherita nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato di come sia riuscita a trovare la sua strada grazie al fratello e di quanto sia importante non rinunciare ai propri sogni.
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Gli anni della scuola tra ansia e teatro
Come sottolinea subito Margherita, "ero una studentessa abbastanza secchiona anche se vivevo tutto con un'ansia costante. Studiavo tanto al mattino, mi svegliavo presto, non dormivo la notte... Sicuramente avevo un po' di pressione sociale addosso".Accanto alla passione per lo studio però c'era anche quella per il teatro. "Ho iniziato da piccola, quando avevo circa nove anni, e poi ho continuato anche durante le scuole medie e superiori. Un bel modo per sfogarsi e conoscere persone nuove: mi ha aiutato tanto ad aprirmi visto che ero molto timida".
"Quando ho finito le scuole superiori ho fatto anche l'esame di ammissione alla Paolo Grassi di Milano, una scuola d'arte drammatica, e quando inaspettatamente mi hanno presa mi sono da subito trasferita. Tra l'altro, visto che non mi bastava fare teatro otto ore al giorno, ho cercato anche altre attività e così ho iniziato a frequentare l'ambiente e il cabaret milanese".
Parigi e gli anni dell'università
Nonostante l'impegno però "finita l'accademia ho fatto un po' fatica a trovare lavoro nel mondo dello spettacolo. Dicono che non sia facile e beh,in effetti non è facile, ma allo stesso tempo non è impossibile. Credo tanto nell'importanza di credere nei propri sogni e impegnarsi per realizzarli. A quei tempi forse non ero ancora pronta, quindi ho deciso di lasciare tutto e con un biglietto di sola andata mi sono trasferita a Parigi"."A Parigi" - continua Margherita - "ho fatto prima la cameriera e poi, visto che avevo già 24 anni, mi son detta: che faccio? Mi scrivo all'università. Tra l'altro avevo studiato teatro, non sapevo che lavoro fare e ho scelto un indirizzo molto utile per trovare lavoro ovvero Filosofia. Mi sono iscritta e ho fatto due anni alla Sorbonne e l'ultimo anno l'ho fatto in Erasmus in Irlanda all'University College di Dublino".
"Devo dire che purtroppo mi sono trovata a Parigi proprio nel 2015-16 ovvero il periodo prima di Charlie Hebdo e poi del Bataclan. Un periodo particolarmente difficile visto che c'erano costanti allarmi bomba in metropolitana, frequenti attacchi di panico tra le vie di Parigi... Una sera mi sono ritrovata a scappare per non essere travolta dall'altra gente in fuga: ricordo un signore che aprì la porta di casa sua per far entrare più persone possibili".
La mail del fratello Damiano e il suo sogno di fare il cantante
Andata in Irlanda, mentre era in biblioteca un giorno le arriva una mail "da mio fratello maggiore, Damiano, che è autistico e che allora aveva 35 anni. In questa mail c'era scritto 'Margherita mi aiuterai nonostante tutti mi dicano che per me le possibilità sono limitate'. E io ci sono rimasta un po' male perché mi sono resa conto che effettivamente tutti gli sbattevano le porte in faccia"."Lui provava a fare qualcosa e le persone gli dicevano che non era all'altezza, che non era capace, aveva subito bullismo a scuola e continuava a non riuscire a realizzare niente, neanche un piccolo sogno. E quindi gli ho detto 'sì Damiano ti aiuto, che cosa vuoi fare?' E lui mi ha risposto 'il cantante'. E io 'ma vuoi fare qualcosa di preciso perché non so come aiutarti, non so come si diventa cantante'. E lui mi ha detto 'voglio partecipare a Italia's Got Talent'. Ci aveva già provato da solo ma non l'avevano preso".
"Così" - continua Margherita - "ho ritirato fuori un po' la mia passione per il teatro e per la scrittura e visto che lui sapeva cantare gli ho detto 'invece che presentarti con la solita aria lirica riscriviamo un po' un testo in modo tale che racconti di te, che racconti della tua vita e che faccia vedere quali sono i tuoi punti di forza, quali sono le tue capacità'. Abbiamo scritto questo pezzo e poi ci hanno presi ai provini".
"Siamo andati in trasmissione e Damiano liricamente davanti a tutti ha cantato 'mia sorella mi rompe le balle'. Difatti la nostra presentazione consisteva nel dire 'io sono Margherita, io accompagno questo qui che è mio fratello ed è autistico'. Lì fingevo di interpretare un po' i luoghi comuni che c'erano sull'autismo. E lui invece mi rispondeva a tono cantando e dicendo 'intanto è mia sorella che mi rompe le balle perché dice che io sono autistico e che non so fare le cose, ma in realtà se guardiamo tra noi due, io più o meno ce l'ho un lavoretto, lei non ce l'ha. Io so cucinare, so guidare, so fare tante cose..."
L'importanza di inseguire i proprio sogni e la lotta contro i luoghi comuni
Su quel palco Margherita ha capito cosa significasse "ascoltare mio fratello, prendere sul serio i suoi desideri: cosa che tante persone non fanno. Poi se ci pensiamo, tante volte non lo facciamo nemmeno con i nostri stessi desideri: ci diciamo 'sì vorrei cantare' poi ci chiediamo quante siano le persone che fare la stessa cosa e così fine magari ci arrendiamo, rinunciamo perché pensiamo di non essere abbastanza capaci, di non avere abbastanza carattere, un po' come avevo fatto io con il teatro"."Io mi ero arresa perché pensavo che alla fine non facesse per me, anche se era la mia passione. Invece Damiano con la sua forza di volontà, nonostante per 35 anni tutti gli avessero detto di no, è sempre andato avanti, ha sempre continuato a provarci e questa sua voglia di fare mi ha coinvolta e poi travolta. Anche io ho iniziato a vedere le cose come lui e dal momento in cui abbiamo deciso di credere realmente in noi stessi e di provarci, nonostante le difficoltà, tutto è diventato possibile".
"Con i nostri contenuti" - sottolinea Margherita - "proviamo a sfatare i luoghi comuni che ci sono sulla disabilità spesso associata alla tristezza, all'incapacità di fare le cose...Noi cerchiamo di parlarne con ironia, cerchiamo di normalizzarla perché fa parte della quotidianità, fa parte della vita e alla fine potremmo definirla come una caratteristica. Così come le persone hanno capelli biondi, capelli castani, ci sono persone che hanno una disabilità. Tra l'altro, grazie all'ironia persone che magari non sarebbero interessate all'argomento vedono un nostro video, si fermano a guardarlo e imparano qualcosa".
Paolo Di Falco