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di paolodifalco01
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Pegah Moshir PourNata tra i racconti del Libro dei Re e cresciuta tra i versi de La Divina Commedia, oltre a parlare nelle scuole di empowerment femminile e di etica digitale, ha portato sul palco di Sanremo il dramma che migliaia di ragazzi e ragazze vivono quotidianamente in Iran.

Siamo parlando di Pegah Moshir Pour, attivista di origini iraniane innamorata della cultura, che è stata anche premiata a Palazzo Montecitorio con lo Standout Woman Award e inserita nella lista delle 100 innovatrici e innovatori che hanno fatto la differenza nel 2022 di StartupItalia.

Pegah nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha raccontato com'è nato il suo attivismo e quello che sta succedendo nel suo Paese d'origine.

La passione per la cultura e l'attivismo nelle scuole

Consulente in Ernst & Young e attivista per i diritti umani e digitali, Pegah è nata in Iran e cresciuta in Italia "dall'età di nove anni ho incontrato sulla mia strada stereotipi e tante differenze culturali. A 15 anni ho scoperto di non essere cittadina italiana e da quella scoperta è iniziato il mio attivismo. Inizialmente mi sono concentrata sui temi digitali e quelli relativi all'inclusione sociale".

Innamorata della Divina Commedia, per lei la cultura è qualcosa di fondamentale e proprio per questo cerca di "trovare delle vicinanze culturali letterarie tra l'Iran e l'Italia". Questa sua passione l'ha anche portata nelle scuole dove, tra le tante cose, racconta la sua storia esempio di inclusione ma anche di scelte scolastiche fuori dalla norma visto che "dopo il liceo linguistico ho intrapreso ingegneria edile ed architettura: un modo per dire che è possibile lasciare un percorso umanistico per intraprenderne uno scientifico. L'obiettivo è quello di incoraggiare i ragazzi e le ragazze ad andare oltre quelli che sono gli stereotipi e i luoghi comuni".

L'Iran tra voglia di emancipazione e i diritti negati

Pegah, durante la seconda puntata del Festival di Sanremo ha raccontato quello che sta succedendo nel suo Paese scosso, dallo scorso settembre, dalle proteste seguite all’uccisione della ventiduenne Mahsa Amini colpevole di non aver indossato correttamente il velo. "In Iran le donne da 44 anni combattono ogni giorno per avere la loro libertà: dall'abolizione dell'obbligo del velo passando per l'ingresso nel mondo della politica fino alla parità salariale".

"Le donne in Iran" - sottolinea Pegah - "sono profondamente qualificate e altamente formate: circa il 97% di loro è alfabetizzata e il 70% è laureata soprattuto nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Questo è un dato molto importante che fa capire quanto le donne attraverso lo studio vogliano arrivare ad emanciparsi". Donne e uomini che però non sono liberi di essere quello che vogliono visto che, per esempio, "un ragazzo non può andare in giro con i pantaloncini, una ragazza non può andare in giro senza velo, non ci si può abbracciare o baciare per strada oppure non si possono pubblicare sui social video in cui si balla".

Alle proteste che hanno riempito le piazze iraniane, inoltre, ha fatto seguito l'adozione di misure repressive da parte del regime che "non ha mai smesso di arrestare, strupare, uccidere per intimorire i ragazzi in modo da tenerli chiusi in casa impedendo loro di unirsi alle proteste. Nelle scuole, per esempio, hanno anche lanciato gas tossici, hanno avvelenato le mense universitarie: si pensa che nelle scuole si sia al sicuro ma in Iran non è cosi visto che da un momento all'altro la polizia può fare irruzione e può ritirare i cellulari, chiedere di cantare l'inno forzatamente o picchiare le ragazze che non portano il velo. Non possiamo accettare che il sangue scorra nei luoghi del sapere".

Donna, Vita, Libertà

Tra le tante storie che Pegah cerca di far conoscere nel nostro Paese e che raccontano bene il clima che si respira in Iran c'è quella della 17enne Nika Shakarami che per il regime rappresentava una nemica visto che "i suoi video in cui la si vede ballare e cantare felicemente hanno fatto il giro del mondo. Anche lei è scesa in piazza a protestare ma è stata inseguita e uccisa a manganellate in testa da alcuni agenti. Un chiaro messaggio: quella testa che ha chiesto libertà non penserà più".

"Per spiegare la sua morte è stata inventata la storia del suo suicidio e difatti il suo corpo è stato gettato dal palazzo di casa sua. Per avvalorare questa tesi i parenti sono stati costretti dal regime a confermare alla televisione nazionale il suicidio di Nika adducendo a problemi inesistenti di alcol e droghe. Queste bugie adesso non possono essere più accettate".

In conclusione Pegah ci tiene a ribadire come i ragazzi e le ragazze in Iran protestano "senza armi e con un unico slogan "Donna, Vita, Libertà" vanno avanti per conquistare il diritto ad essere liberi. Anche noi possiamo fare molto per loro condividendo le notizie che ci arrivano, supportando le manifestazioni che si fanno o aiutando gli studenti iraniani che sono qui in Italia e che non possono tornare in questo momento nel loro Paese. L'appello è quello di sostenere questa rivoluzione di cui beneficerà il mondo: l'Iran a livello geopolitico si trova in un punto strategico e se diventasse una repubblica democratica potrebbe cambiare le sorti del mondo".

Paolo Di Falco