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di paolodifalco01
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Marco CarraraTutto è iniziato con la lettura prematura di quelle guide Tv che per lui avevano lo stesso valore del sacro graal e oggi, sfogliandole, è possibile anche trovare qualche sua intervista.

Stiamo parlando di Marco Carrara, il conduttore più giovane della Rai che con il suo Timeline ogni settimana cerca di spiegarci la complessità del luogo che frequentiamo quotidianamente, i social.

Marco nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha raccontato com'è nata la sua passione per la televisione e come cerca di evitare che siano i social a dettargli l'agenda.

La passione per il mondo della televisione

"Io non ho ricordi di me non appassionato alla Tv" - ci dice sin da subito Marco Carrara, conduttore trentenne di Timeline. "Da piccoli i bambini solitamente leggono i fumetti, io invece facevo comprare a mia mamma tutte le guide Tv. Leggerle era per me un modo per conoscere il mondo della televisione visto che così riuscivo a sbirciare dentro quello scrigno magico e guardare i retroscena, le indiscrezioni, i conduttori..."

Tra i programmi che amava di più c'erano "le edizioni straordinarie dei telegiornali: sai quando tu stai facendo tutt'altro, hai la Tv in sottofondo, parte il jingle del Tg e un po' ti spaventi visto che quando accade solitamente è successo qualcosa che sicuramente non è molto piacevole. Avevo sempre delle cassette pronte per le registrazioni last minute e appena sentivo il jingle subito inserivo il VHS e registravo. A casa infatti ho tante registrazioni non solo delle edizioni straordinarie ma anche di tanti programmi tv, telegiornali e tanti film visto che, a parte noleggiarli, non c'era molta occasione per poterli vedere".

"Registravo molto e, ripensandoci, mi rivedo molto in quella pratica: ci sono molti conduttori a cui non piace rivedersi, io credo fortemente che riguardarsi sia fondamentale. Ovviamente non per un esercizio di vanità ma perché, essendo estremamente critico su di me, in questo modo noto ciò che posso migliorare".

La finta Striscia la Notizia e la carriera in Rai

Dalla passione per la televisione è nato anche il suo sogno di fare il conduttore, qualcosa che avevano intuito anche i suoi compagni di classe delle elementari visto che "li costringevo a fare i finti telegiornali a scuola. Tra l'altro facevo la finta 'Striscia la Notizia': durante l'intervallo facevamo dei finti telegiornali satirici in cui improvvisavamo le notizie leggendo i giornali locali. Io facevo Ezio Greggio, costringevo un mio compagno ad essere Enzo Iacchetti e poi trovavamo delle compagne per fare le veline e così in un quarto d'ora mettevamo su la finta 'Striscia la Notizia'".

Carrara è poi entrato in Rai all'età di 19 anni, "sono entrato semplicemente con un casting: mi capita spesso che ragazzi mi scrivano sui social di voler fare il mio percorso ma non esiste una formula magica. Può darsi che se io avessi seguito il percorso di un conduttore del passato non avrei raggiunto gli stessi risultati di oggi. Credo infatti che ognuno sia un caso a sé stante: l'importante è fare bene anche le cose più piccole. Per esempio, quando ho iniziato a montare in una tv locale non pensavo che poi quello che avevo imparato mi sarebbe stato utile in Rai e in Mediaset. Il consiglio più grande è quello di non sprecare le occasioni che possono sembrare piccole ma che, in realtà, sono grandi".

Timeline e la sfida di raccontare la complessità dei social

Ogni domenica mattina su Rai 3 Marco ripercorre con il suo programma, Timeline, la linea del tempo della settimana per capire tutto ciò che anima il web: i temi dibattuti, le storie virali, i video di tendenza per poi commentarli in compagnia dei personaggi social più amati e di esperti del settore.

"Credo che il compito del servizio pubblico sia quello di rappresentare i social nella loro complessità: sarebbe sbagliato dire che va tutto male come sarebbe sbagliato rappresentare solo il bello. Sui social puoi trovare persone con talenti straordinari, persone che fanno attivismo; allo stesso modo i social possono essere utili per connettere persone lontanissime tra loro oppure possono servire a scoprire cosa accade in Iran, in Cina. Ma c'è anche tanto di negativo quindi, secondo me, il compito è quello di raccontare la complessità visto che sarebbe sbagliato fare una narrazione a senso unico".

Una delle maggiori sfide che si trova davanti è quella di "non farsi dettare l'agenda dai social e lo dico anche da autore televisivo che da 12 anni lavora in questo mondo. Molte volte, infatti, c'è un caso social talmente forte che non può essere ignorato. Diciamo che, da un lato, è bene che la Tv ne parli perché poi può anche confutarlo ma tutto ciò che passa sui social non può di certo arrivare in televisione. E' importante che la Tv rappresenti i social ma con una selezione anche perché altrimenti noi autori non serviremmo più: noi ci occupiamo di selezionare dal bacino del web le notizie che meritano di essere veicolate ai telespettatori".

Paolo Di Falco

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