
Stiamo parlando di Giorgia Pagliuca, green influencer 24enne con ben tre lauree alle spalle e con oltre 36mila follower su Instagram. Come si capisce dal titolo del suo ultimo libro, Aggiustiamo il mondo: diario di un'ecologista in crisi climatica, il suo obiettivo è quello di provare a salvare il pianeta a partire dai piccoli gesti quotidiani che, se messi in pratica da tutti, possono fare la differenza.
Giorgia nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato dell'impronta ambientale che lasciamo con i nostri gesti e dell'importanza di agire per provare a cambiare un futuro che è sempre più vicino.
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L'odio per le ingiustizie quotidiane e la sostenibilità
Come sottolinea subito Giorgia, "ero una studentessa un po' rompiballe, lo sono sempre stata: mi è sempre piaciuto studiare però ho sempre avuto un qualcosa che mi portava a scontrarmi con qualche docente di fronte alle piccole ingiustizie quotidiane".In sostanza "quando c'era qualcosa che non andava, cercavo sempre di dire la mia. Poi, quando mi sono resa conto che esisteva un'ingiustizia ben più grande rispetto a quella che vivevo sui banchi di scuola ovvero l'ingiustizia climatica e le conseguenze del cambiamento climatico mi son detta 'Ok, iniziamo a capire come il cambiamento climatico genera queste ingiustizie'".
"Così all'università mi sono dedicata prima alle scienze sociali e poi ho cercato di elaborare dei ragionamenti relativi alla produzione alimentare e agli effetti che il cambiamento climatico ha su quest'ultima scoprendo che la produzione alimentare è tutt'altro che sostenibile".
I suoi consigli non richiesti e la laurea sostenibile
Sui social Giorgia si definisce dispensatrice di consigli non richiesti visto che "quando ho iniziato a parlare online di queste tematiche effettivamente non erano richiesti: si parlava molto meno di sostenibilità e soprattuto non era iniziato il fenomeno del greenwashing, questa sorta di tintura verde che va a ricoprire azioni insostenibili facendole diventare all'occhio umano un po' più green quando in realtà non lo sono"."Uno degli elementi di base dei miei consigli non richiesti" - continua Giorgia - "è lo studio. Io stessa ho cercato di formarmi e informarmi quanto più possibile. Il primo consiglio che dò a chiunque è quello di continuare a studiare e a specializzarsi in questo momento sul fronte della sostenibilità".
Frasca di laurea magistrale Giorgia ha deciso di inaugurare la laurea sostenibile riutilizzando "lo stesso abito che avevo indossato nelle altre due cerimonie di laurea per lanciare il messaggio del 'Non c'è problema se nelle cerimonie importanti riutilizziamo lo stesso abito, non è rilevante, nessuno si ricorderà di quell'abito'. Inoltre ho scelto una stampa locale per la tesi in modo da non dover emettere ulteriori emissioni per la spedizione a casa e ho riutilizzato gli stessi fiori secchi che mi ero fatta regalare per la laurea triennale per suggellare il tutto".
L'impatto ambientale del nostro cibo
Ad avere un impatto ambientale ma anche economico e sociale rilevante è il cibo. Quest'ultimo, dal punto di vista ambientale, "viene prodotto in un ambiente agricolo e si relaziona con questo subendone anche le conseguenze climatiche. Se piove troppo, piove troppo poco, fa troppo caldo o arriva improvvisamente la grandine il raccolto viene meno: possibilità che, vista la frequenza e la violenza dei cambiamenti climatici, non è poi così tanto remota"."A questo si aggiungono le pratiche agricole che stiamo utilizzando: quest'ultime portano all'aumento delle emissioni che causiamo con il sistema cibo portando ad un conseguente aumento dell'imprevedibilità del clima. Inoltre, consumiamo anche cibi non vegetali e nel tempo c'è stato un aumento sistematico di proteine di origine animale in quanto la dieta occidentale, sotto anche l'influenza americana, è radicalmente cambiata".
"Ovviamente serve una componente vegetale per sfamare gli animali ma se, in un momento dove il clima è difficile da controllare, riversiamo i nostri sforzi su campi da destinare poi ai mangimi animali la situazione diventa ancora più complessa. Cosa causa questo tipo di produzione? Tutto quello che si crea genera un'impronta e se noi andiamo a vedere qual è in termini di emissioni, noteremo come quest'ultima è più alta per alcuni tipi di carne rispetto ai prodotti vegetali. Quindi, il primo consiglio che dò quando si parla di clima e di cibo è quello di ridurre la quantità di proteine animali e di hamburger che magari mangiamo nelle solite catene di derivazione americana".
L'importanza dell'azione di tutti per provare a cambiare le cose
Dal punto di vista politico sicuramente "dovremmo fare molto di più, la questione che mi preme far arrivare è relativa all'urgenza di tutto questo: dobbiamo darci una mossa, servono piani concreti di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico"."Dobbiamo cercare di capire che non si sta parlando di un futuro lontano ma di un futuro molto vicino e di un presente reale: stiamo già avendo a che fare con gli effetti del cambiamento climatico e sarà sempre peggio se da oggi non cambiamo qualcosa". Spesso però preferiamo perderci in cose marginali come "la disputa generazionale tra giovani che sembrerebbero più attenti alla tematica ambientale rispetto ai Boomer".
"Non apprezzo mai" - dice Giorgia - "questa retorica dei giovani nullafacenti o super attenti alle tematiche green, non c'è mai una via di mezzo. Non siamo tutti Greta, purtroppo o per fortuna, così come non tutti i Boomer sono il male del mondo. C'è sempre una via di mezzo. In parte è vero che forse la Gen Z è cresciuta con una consapevolezza maggiore rispetto alle tematiche del cambiamento climatico visto che le stiamo sperimentando sulla nostra pelle ma dovremmo abbandonare questa lotta intergenerazionale per abbracciare un percorso di crescita comune".
Il futuro: in gioco la qualità della vita della nostra specie su questo pianeta
Diversi sono i metodi che le nuove generazioni stanno utilizzando per far capire l'urgenza della lotta contro il cambiamento climatico e tra questi ci sono anche le azioni di protesta messe in campo dagli attivisti di Ultima Generazione."Condivido l'urgenza del loro messaggio e in parte anche la modalità che stanno utilizzando: se in questo momento nessuno è disposto a mettere sul piatto i discorsi sul cambiamento climatico allora lo facciamo noi occupando lo spazio pubblico diversamente da quanto non stanno facendo i politici. Il problema nasce poi da come i media riportano la notizia concentrandosi troppo sulle modalità di condivisione del messaggio anziché sul messaggio stesso".
"Per esempio" - sottolinea Giorgia - "non è vero che rovinano le opere d'arte: l'arte è anche un veicolo per amplificare la portata dei messaggi, è una modalità di rendere attuale quello che magari era passato e che potrebbe essere futuro. Perché non utilizzare tutto quello che è in nostro possesso per fare qualcosa?".
Se c'è un ultimo consiglio che Giorgia vuole dare è quello di "attivarsi per rendere questo futuro climatico leggermente meno tragico di come appare in questo momento. Parlando di tragedia, di elementi negativi rischiamo di spaventare chi vuole fare qualcosa che magari potrebbe pensare 'Se è già tutto nero allora non faccio nulla, mi godo le ultime gioie che sono rimaste'. In realtà non è così: il mondo non finirà nel 2050, stiamo parlando della qualità della vita della nostra specie su questo pianeta ma se vogliamo vivere in un mondo che sia effettivamente più accessibile e inclusivo per chiunque il tempo è ora".
Paolo Di Falco